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testo accompagnatorio biografia di

Burhan Karkutli

dal cd realizzato da P.Dorigo e W.Pano a Opera nel 1998-1999

traduzione dal tedesco di Marco Camenisch, 1998, Novara, 

e correzione italiano di Paolo Dorigo, 1998, Opera

 

LA RESISTENZA PALESTINESE - UNA FONTE DI ARTE MODERNA ARABA

Un'intervista con Burhan Karkutli

(B. K., pittore arabo e grafico siriano, diventato noto per le sue grafiche politiche atte a risvegliare le coscienze, che si interessano alla lotta nazionale del popolo Palestinese e alla resistenza contro l'aggressione e il terrore sionista. "PALESTINE" intervistò B. K., che ora vive soprattutto nella Germania dell’Est, nell'autunno 1979 - P.L.O. information Bullletin -Palestine – vol. 6 No. 1, 1980, Beirut)

Qual’è il ruolo del movimento di resistenza Palestinese nello sviluppo dell'arte araba?

R. - La Rivoluzione Palestinese non ha solo una grande influenza sull’arte figurativa araba, ma su tutta la cultura araba. Negli ultimi anni l'arte democratica e progressista e anche tutte le altre attività culturali si dovettero confrontare con delle difficoltà in vari paesi arabi. In alcuni paesi arabi non esiste più libertà d’opinione; alcuni governi arabi diffondono una sorta di cultura, che all'estero viene considerata come una forma "arabesca", che però ha perso il suo significato democratico.

La cultura democratica e progressista ora si nutre dalla rivoluzione Palestinese e da questa trae anche la possibilità di svilupparsi oltre. Non è un caso che tanti poeti, scrittori e pittori arabi che sono alla ricerca di un contenuto rivoluzionario, il cui sviluppo viene osteggiato nei relativi paesi, si sono rivolti al movimento di liberazione Palestinese. Non sono venuti solo alla ricerca di un atmosfera salubre, ma anche perché sentono che la Rivoluzione Palestinese è anche la loro Rivoluzione. È una Rivoluzione di tutti gli arabi.

L'aggressione sionista non è rivolta solo contro la terra Palestinese e la gente pa1estinese, ma contro tutti i paesi arabi. Come artista per es. la sento come un'aggressione contro me stesso, la mia identità, politicamente e fisicamente, contro il mio sogno di arabo di una nuova civilizzazione araba. L'aggressione sionista è una minaccia alla via verso questo rinascimento arabo. Vogliamo costruire un futuro arabo nuovo e contro questo sviluppo, questa aggressione si contrappone come un muro. Perciò se dipingo e disegno per la Rivoluzione Palestinese lo faccio pure per me stesso. Dipingo per difendermi.

- C'è un'influenza proveniente dalla Resistenza Palestinese sullo stile dei pittori progressisti arabi ?

R. - Sono tre le fonti principali a influire sull'attuale arte araba progressista e democratica: il realismo moderno degli anni '60, l'arte palestinese e l'arte popolare tradizionale araba.

Parallelamente all'insorgere della resistenza araba nei primi anni '60, per es. in Egitto ai tempi di Nasser durante la lotta per la nazionalizzazione del canale di Suez, nacque un movimento realista moderno nell'arte araba. I pittori erano alla ricerca di un nuovo stile realista, uno stile che rispecchia la realtà della gente, che seguiva il richiamo alla lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo. La ricerca del realismo era una ricerca del realismo estetico, e anche di una nuova forma estetica araba. Questo nuovo stile poi fu minacciato da una crisi, che aveva a che fare con il clima politico nei paesi arabi.

Il pericolo era che i governi accettavano questo stile ma solo esteriormente, svuotato da ogni contenuto politico. Se poi c'era un contenuto politico, allora consisteva nella propaganda a favore ai governi. I contenuti Rivoluzionari devono venire dalla libertà di decisione dell'artista stesso. La Resistenza Palestinese ha aperto le porte a questo stile, gli ha dato nuova forza.

La seconda fonte, che si collegò con il movimento democratico in vari paesi arabi, è l'arte palestinese stessa. Dall'inizio aveva una linea realista: più tardi vi si aggiunse un contenuto politico. Iniziò in modo tragico e drammatico con la cacciata dalle proprie terre. Con la necessità della lotta politica larte palestinese rispecchiò questa lotta. Velocemente si svilupparono tre differenti correnti: si poteva trovare arte simbolica realistica e anche d'orientamento classico. Risalta l'assenza quasi totale di pittura astratta. Io credo che gli artisti palestinesi volevano fare qualcosa di concreto per la loro gente, per la loro lotta. Non dipingevano solo per amor di bellezza, bei colori e belle forme. Sentirono che dovevano fare qualcosa.

Credo che negli anni a venire l'arte palestinese sarà esemplare e all'avanguardia dell'arte araba moderna. Attualmente arte palestinese non vuol dire che deve essere creata solo da un Palestinese. Anche altri arabi possono crearla. Palestinese ne è solo il contenuto, infatti però è arte araba.

La terza fonte è l'arte tradizionale araba. Se osserviamo antichi quadri arabi e la pittura tradizionale popolare araba, scopriamo che ambedue sono da sempre state realistiche. Se guardiamo i quadri acquistati dai contadini, commercianti e lavoratori nei bazar, vediamo che vi sono rappresentati degli antichi eroi popolari arabi in lotta contro dei poteri e degli uomini malvagi. Chi sono questi uomini malvagi ? Nei quadri questi uomini malvagi violano leggi religiose. Ma il pittore intendeva la violazione dei valori buoni giusti, che determinavano la loro vita quotidiana. Uno di questi eroi è per es. Antar del periodo preislamico. Il poeta Antar lottava per la verità e la uguaglianza. Doveva confrontarsi con molti pregiudizi sociali, essendo nero e amando una donna araba. O Ali Bin Abi Taleb e i suoi due figli Hassan e Hussein, che fino ai giorni d'oggi sono dei simboli nell'arte popolare. Nell'Islam Ali rappresenta la lotta per la giustizia sociale. Dopo che fu ucciso, suo figlio Hussein continuò la lotta fino all'ultimo uomo, martire per la questione socia1e nell'Islam.

Questo tipo di arte si può ancora trovare dappertutto per le strade. La definizione "arte naif" non è del tutto giusta. Consiste di elementi dell'arte classica araba e infatti la scrittura è una componente integrata della pittura. È una specie di grafica colorata -linee nere con superfici colorate- molto decorativa. Prima si stampava in litografia, oggi al più come offset. La puoi trovare dappertutto nei bazar di Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Libano, Irak e Siria. Ho visto che lo stile quasi dappertutto si assomiglia: uno stile arabo. Durante la Rivoluzione algerina ho visto questo tipo di stampe colorate in Marocco, dove venivano rappresentati gli eroi della Rivoluzione algerina. Erano molto a buon mercato, 1/4 di Lira circa (ca. 25 centesimi di marchi).

Quel che volevo dire è che l'arte moderna araba politica non è cascata dal cielo né proviene da influenze europee. Ha un'antica tradizione, non nei musei, ma una tradizione ancora viva per strada. Naturalmente c'è una influenza dell'arte moderna europea , di alcuni suoi periodi, nella nostra arte moderna e realistica. Na non fa niente. Viviamo in un altra era; l'arte è diventata internazionale e dobbiamo e possiamo elaborare influenze da ogni dove.

- Ha accennato al ruolo della scrittura nell'arte araba e palestinese !

R.- La scrittura araba di per sé è già arte. È una sorte di grafica. La si ritrova integrata anche in architettura. Ho studiato la scrittura araba e ho scoperto che a partire dalla fondazione dell'Islam si è sviluppata esattamente nello stesso modo dell’arte figurativa moderna. La scrittura araba iniziò in forma realista, chiara e severa, cosicché la gente, che di solito stava nelle moschee, poteva riconoscerla e leggerla facilmente per comprendere il significato delle parole scritte sulle pareti. Nel periodo più tardo, quando la civilizzazione araba classica e la sua cultura raggiunse il suo apice e poi il suo stallo, la scrittura iniziò ad astrarsi. Si vede una forma scritta bella, una decorazione carina, ma infatti non é più possibile leggerla. Il quadro scritto, il disegno scritto attira l'attenzione. Non è più d'interesse il contenuto. Per es., la frase "Bismilaah el-rahman al-rahim" ci vuole un interprete per decifrarla. Ma è una bella forma -un arabesca- in ogni caso astratta. Oggi possiamo constatare che non solo l'arte figurativa araba è alla ricerca di una nuova forma realista, ma anche l'arte della scrittura. Questo vale soprattutto per la lotta di resistenza Palestinese. Vedo che sui manifesti, sui titoli e sulle prime pagine di pubblicazioni della Rivoluzione Palestinese c'è il tentativo di riattivare l'antica scrittura araba, come quando era ancora chiara e severa. Si può ripercorrere le antiche linee ma nel contempo osservare uno sviluppo. Così la Rivoluzione non solo ha contribuito allo sviluppo dell'arte figurativa moderna araba ma anche a uno nuovo stile della nostra scrittura.

- Esisteva una grafica artistica politica prima della Rivoluzione Palestinese ?

R. - A quei tempi una grafica autenticamente politica esisteva solo in un quadro molto ridotto. Solo la Rivoluzione Palestinese le diede una direzione chiara e forte. È l'arte per il popolo, per svilupparne la coscienza politica. L'attuale grafica politica palestinese rappresenta anche la lotta armata, sui manifesti, poster, cartoline postali, copertine dei libri e giornali. In poco tempo queste rappresentazioni si poterono trovare in vari paesi arabi, ora anche in Europa e dappertutto. (Questo è esattamente il compito dell'arte politica, cioè raggiungere il grande pubblico e non le gallerie. La grafica politica si è liberata dalle pastoie delle gallerie, perché se si limita alle gallerie non è più grafica politica. Cosa ci ricavo se posso offrire la mia grafica solo a una galleria stile europeo, stile europeo-borghese? Forse viene un ricco o un mercante d'arte e me la compera. Ma così rimane solo in un luogo. A cosa serve, se come abitudine delle gallerie occidentali, di un originale non si riproducono, numerano e firmano più di 100 copie a mano? È sufficiente se 100 persone posseggono una stampa? Grafica politica è grafica per le masse, non solo per 100 persone. Io desidero che le mie grafiche fanno il giro del mondo come una pellicola del cinema. Un libro politico, un romanzo, un tascabile spesso hanno una tiratura di varie centinaia di migliaia di copie. Perché allora dovrei numerare la mia grafica? L'abitudine verso questo tipo di diffusione appartiene al medioevo dove un libro si scriveva a mano e si vendevano 20 copie a 20 persone.

Se stampo una grafica la faccio in offset a 1000 o 2000 pezzi - in grandezza originale - e ci tengo a una buona realizzazione tecnica e a una buona carta. Per me la stampa offset è un'ottima cosa. I proprietari delle gallerie invece dicono che le stampe offset non sono stampe artistiche. Perché ? Le mie grafiche vengono realizzate al 100% fedeli all'originale. A richiesta le firmo e una stampa la vendo a 10 o 5 marchi. Nei tempi lunghi poi guadagno altrettanto che se avessi venduto l'originale. Molta gente nella RFT mi dice che così sto distruggendo il mio buon nome. Io rispondo che non mi interessa il mio buon nome, bensì le mie grafiche e la loro diffusione. Ho anche fatto l'esperienza che ad appendere le mie grafiche sono per lo più giovani studenti e altra gente con la mente aperta, che non le ritiene troppo "deprimenti" o "dure". Ma un originale non lo possono pagare. Se voglio permettergli di acquistare le mie grafiche devo pensare alla loro situazione economica. La mia grafica politica appartiene al popolo. La vendo alle fiere, tramite librerie politiche, nelle iniziative politiche e riunioni e soprattutto in ogni occasione dove si fa appello alla solidarietà con il popolo palestinese. Partecipo anche ai bazar natalizi ecc.. Inoltre collaboro con un gruppo artistico tedesco, "Tendenze", con un Cileno, con socialdemocratici di sinistra, amici del Partito Comunista, indipendenti - ma tutti appartenenti allo stile realista. Il nostro intento primario è la creazione di opere realiste comprensibili al pubblico.

- Da dove prende ispirazione per il suo lavoro ?

R. - La mia natura é quella del pittore politico. Mi piace. Da artista mi piace esteticamente l'espressione politica. Per me è bella come dei fiori, una bella donna, un bel cielo. Esprimersi politicamente è bello, anche perché il soggetto della pittura politica è il sogno dell'uomo di una vita nuova e migliore. La lotta politica è il ponte che conduce a una vita nuova. Esprimere la bellezza di questa vita è il senso e l'obiettivo della pittura politica. Visto da questo punto di vista, la forma politica per me è anche molto estetica. Anche la rappresentazione della lotta armata secondo me è estetica, poiché è motivata dal desiderio di una vita nella quale l'uomo si possa sentire in armonia con il suo ambiente, potersi sentire tutt’uno con esso.

- Come vede, da artista arabo residente nella Repubblica Federale, gli sviluppi e le tendenze dell'arte occidentale ?

R. - Lì era molto forte l'influenza americana negli ultimi trent'anni. Ad ogni insorgere di una nuova moda negli USA, questa veniva subito seguita nella RFT. Pare che sia tutto pianificato. E' come una mafia. Televisione, giornali, mensili, gallerie, pubblicità, tutti i media adottano ogni nuova moda o tendenza nell'andamento artistico tedesco occidentale. Dura più o meno da 6 mesi a 1 anno, poi svanisce di nuovo, e il ciclo ricomincia. Anche il pubblico è stanco di queste ondate. L'arte astratta non è morta. Si è trasformata nel decorativo, nelle tecniche materiali, nell’architettura e nel design, nella pubblicità.

Oggi possiamo osservare una tendenza nuova e forte al realisrmo, che si basa sull'espressionismo tedesco. Pittori come Grosz, Beckmann, Kollwitz, Baerlach e Otto Dix sono di nuovo visti come degli eroi e vengono molto esposti e ristampati nei libri. Ci sono tanti giovani pittori che seguono questa direzione. Ovviamente non è ancora del tutto realizzato. Nella nuova scuola realista possiamo anche elaborare lo sviluppo dell'arte astratta. Non tutto è negativo. Il pericolo sta laddove si va con la moda per ragioni di affarismo. Dovremmo veramente utilizzare la tecnica, il materiale, l'invenzione delle forme, tutte queste prestazioni della scuola astratta, e buttare via il resto. Non si dovrebbe solo dire che questa è arte borghese e chiudere gli occhi. No, è un aspetto del nostro tempo, del nostro sviluppo. È la stessa cosa come con ogni altra tecnica. Nel sistema capitalista si svluppa una rivoluzione tecnica che non è né buona né cattiva. Ne possiamo sfruttare i vantaggi. È come con le armi: nelle mani di un mercenario capitalista sono micidiali e assassine; nelle mani di un rivoluzionario servono la causa rivoluzionaria.

Prenda il mio esempio. Ho lavorato per sei anni come grafico pubblicitario. Per vivere. Spesso era noioso. Ma ho anche appreso molto. Ho appreso tutte le specie di grafica commerciale e a sapere molto sui problemi pratici di stampa. Si deve per es. sempre partire dal fatto di come raggiungere nel migliore dei modi il grande pubblico. Quale deve essere l'effetto della scrittura, del lay-out ecc.? Ovvio che tutto ciò ha un contenuto capitalista. Ma il capitalista non è scemo. Vorrebbe che i suoi prodotti raggiungessero un pubblico più vasto possibile. Ora che lavoro da pittore e grafico libero, rifletto sempre come posso stabilire tra il pubblico e me nell'interesse della causa, della rivoluzione, il miglior contatto possibile.

 

- Quale è l'obiettivo e quali sono le attività dell’associazione degli artisti figurativi arabi, creata di recente nella Rep. Federale ?

R. - Artisti arabi hanno partecipato per prima volta nel 1974 a una mostra collettiva durante la settimana culturale araba a Tuebingen, provenienti dagli stessi paesi arabi e dalla Rep. Federale. Spiccava il fatto che malgrado gli stili differenti si poteva osservare una omogeneità, che tutti provenivano da una stessa cultura. Neanche i visitatori potevano crederci che i quadri provenissero da paesi diversi. Infatti l’arte ci dice il vero. Apparteniamo tutti a una cultura, a una nazione divisa solo dal colonialismo.

Dopo l'esperienza di Tuebingen nella RFT iniziammo una collaborazione più stretta. Nel 1977 la società tedesco-araba insieme alla Lega Araba organizzò una mostra artistica araba ad Aachen. Fu un grosso successo. Con due cose importanti: Primo, la Palestina era presente come paese in questa mostra. Secondo, furono esposti dei quadri rappresentanti la lotta armata come parte dell'arte araba moderna. Seguirono altre mostre a Wuerzburg e nel 1978 a Bonn, dove parteciparono 23 pittori arabi. Questi li abbiamo organizzati noi stessi in associazione, con l'aiuto dell'ufficio dell’OLP e della Lega araba, che ci mise a disposizione le sedi.

La propaganda sionista nella RFT è tuttora molto forte e vorrebbe far credere alla gente che gli arabi vivono nel deserto senza basi economiche, sociali e cultura. Con le nostre mostre collettive abbiamo potuto rispondere a questo. Quadri e grafiche possono dare a volte una risposta anche più idonea delle dichiarazioni politiche. La gente comprende subito senza pensarci tanto.

A causa della politica di Sadat sono sorti alcuni problemi, per cui fu congelata una mostra sostenuta dalla Lega araba, già in corso in tutte le città della RFT e della Francia. Ci sono anche alcune difficoltà interne causate dalle differenti concezioni artistiche. Ma in generale la nostra esperienza è positiva. Ci sono due punti su cui tutti concordiamo: 1° vogliamo tutti fare qualcosa per la causa palestinese. Deve sapere che ogni arabo sostiene per sentimento naturale la lotta armata palestinese. 2° Tutti noi siamo alla ricerca di un carattere arabo nella nostra arte per liberarci dalla tutela occidentale anche se viviamo nella RFT. Questa è una parte della lotta stessa, poiché la liberazione della cultura araba serve anche agli obiettivi della lotta palestinese.

- Quali le reazioni sulle vostre attività

R. - Alcuni visitatori vengono per vedere dell'arte stile 1000 e una notte e dapprima sono delusi quando trovano arte moderna. Nelle discussioni spieghiamo loro che il mondo arabo non consiste nel 1000 e una notte ma che e una parte del XX Secolo e che ha i suoi problemi particolari.

In genere il pubblico dimostra molta simpatia. Con le mostre viene a sapere che da noi ci sono persone realmente esistenti e dei paesi, e ciò è positivo.

Spesso ho delle difficoltà con gli organizzatori per le mie grafiche politiche. Preferiscono esporre i miei lavori "arabeschi" ma non i miei quadri politici. Ma le grafiche politiche e i miei altri quadri e disegni sono come il mio secondo occhio. Non mi posso strappare un occhio. Quasi sempre accettano quando dico loro: se volete arte araba, ok, ma le due cose vanno insieme. Si preoccupano di più per la paura dei conflitti; a volte dipende anche dalla paura di rappresaglie sioniste. Le reazioni sioniste in genere sono più sottili. Per es. durante la mostra a Bonn all'improvviso venne indetta una settimana culturale israeliana radiotrasmessa; un giornale illustrato di grande tiratura riportò un articolo clamoroso su un pittore israeliano.

Quando vendo le mie grafiche per strada spesso mi capitano anche delle reazioni ostili. Una volta un tipo della NPD si incazzò per il mio poster che attacca Camp David, Carter, Begin e Sadat. Urlò: "Quando i tempi saranno maturi i tuoi grafici saranno bruciati qui per strada !" Io rimasi calmo e risposi solo che questo tipo di procedura c'era già stata ai tempi di Hitler. Vennero anche ufficiali della città di Francoforte per convincermi a mettere via il poster su Camp David, altrimenti avrei avuto "dei problemi". Ci sono tendenze a una acutizzazione della repressione nella RFT. In alcune zone, in particolare quelle governate dalla CDU/CSU, degli artisti progressisti sono stati esclusi dalle associazioni. C'è anche una nuova legge che ha un effetto restrittivo sulla libertà culturale e l'arte. Dice che ogni scrittore, pittore o poeta che esprime "simpatia" per il "terrorismo" o la 'violenza viene punito. È un'espressione alquanto vaga. Cosa significa ? Un tale legge sicuramente non viene applicata se si dimostrassero simpatie per le aggressioni di massa israeliane o altri esempi di terrorismo di stato.

- Come valuta il concetto di arte israeliana ?

R. – Una volta visitai una grande mostra artistica israeliana a Heidelberg. Rimasi colpito della mancanza di unità, nessuna lingua comune, nessuna tradizione comune. Trovai influenze britanniche, russe, polacche e francesi. Ma non si può nemmeno dire che era internazionale. Era un miscuglio di diversi stili e di diverse influenze. Riflette anche lo stato della società israeliana; una società senza unità culturale. Interessante il fatto che la mia impressione fu anche riportata da un critico della stampa locale. Asserì che vi si potevano vedere diversi tipi di indirizzi artistici europei ma non un'arte israeliana. Ma non disse nulla sul significato politico di questo fatto.

Al contrario, mi ricordo della mostra di pittori arabi dai diversi paesi arabi, quando tutti i visitatori pensarono che sarebbe la mostra di un solo paese. Questa differenza tra la mostra araba e quella israeliana è di grande significato politico.

 

 

 

 

 

"QUESTA È LA MIA ESISTENZA"

Un Artista Arabo Si Oppone alla Censura della RFT

Intervista con Burhan Karkutli

(Palestina-Bulletin, Bonn: No. 7 del 15.2.1980)

- Prima di natale hai suscitato un bel po' di clamore a Francoforte con i tuoi quadri e le tue grafiche. Cos’è successo esattamente ?

R. - Da alcuni anni a Francoforte si teneva un bazar natalizio nel quale possono esporre e vendere anche gli artisti. La città dà agli artisti, che sono organizzati nell'associazione federale arti figurative questa possibilità. Ogni pittore ha il suo banchetto. È una tradizione molto carina, poiché così il pittore può stabilire così un buon contatto con la popolazione. Vi partecipo da cinque anni. Molta gente di Francoforte mi conosce per questo motivo e sanno che sono un pittore politico. Nell'occasione vendo anche un bel po' delle mie grafiche politiche.

A Francoforte lavoro con un gruppo di artisti che si chiama TENDENZE. Tutti pittori politici. Da quando siamo in questo posto abbiamo a volte alcuni problemi minori. Come puoi immaginare, con dei fanatici. Per es. abbiamo esposto un manifesto per il Cile o contro Strauss, contro i divieti di praticare una professione. E naturalmente manifesti per i diritti del popolo palestinese. A volte c'è allora gente che inizia a urlare a squarciagola davanti ai nostri banchetti.

Quest'anno tutto iniziò così. Per es. c'erano alcuni nazi noti nella città che ci hanno importunati. O anche degli "amanti dell'arte" ! Anche loro se la presero con noi, perché vogliono solo "arte" ma nessuna propaganda". Già, e poi anche un gruppo di sionisti.

- Quali erano le grafiche che non andavano giù ai sionisti ?

R. - Avevo un sacco di quadri e cartoline postali sul mio banchetto, tra cui quattro che condannano l'aggressione israeliana nel Libano del sud, la politica di Begin e Camp David. Queste quattro cartoline hanno fatto innervosire alcuni sionisti in modo tale che hanno iniziato a esercitare una pressione massiccia sul comune. Hanno chiesto che la città mi espellesse dal bazar.

- Erano sionisti singoli o organizzati ?

R. - Dapprima pensai che erano dei singoli. Perciò non li ho neanche presi troppo sul serio. Ma dopo poco tempo il municipio ha veramente chiesto che togliessi le quattro cartoline. Allora si chiarì che dietro queste pressioni c'era la comunità ebraica di Francoforte. Infatti mi ha denunciato penalmente per presunta istigazione contro il popolo ebraico, di fare uso di simboli nazisti e di oltraggio di capo di stato estero.

Non ho accettato la richiesta del comune. Ho detto: "No, questa è la mia libertà artistica. Questa libertà non è un giocattolo." Quando si accorsero che non avrei mollato il comune mi ha mandato sotto un membro della direzione dell'associazione professionale degli artisti figurativi. Questo signore ha fatto proprio completamente sua la posizione del municipio. Ciò nonostante non ho mollato. Ero deciso a comparire davanti al tribunale. Ho detto: "Se tolgo le cartoline non esisto più come artista. Questa è la mia esistenza." Infine il municipio ha minacciato di chiudere tutto il capannone. Questo naturalmente per minacciare anche tutti i miei colleghi che come me avevano esposto e venduto qui le loro opere. Una parte di loro ha reagito di modo che posso dire che erano dalla mia parte, circa il 40%. Gli altri non erano necessariamente contro di me. Ma erano diventati inquieti. Al che abbiamo cercato un compromesso e l'abbiamo anche trovato. Le cartoline rimanevano sul tavolo, ma le ho coperte con un pezzo dì carta bianca. Su cuesta carta ho scritto: "Qui sotto ci sono cartoline postali contro l'aggressione fascista israeliana contro il popolo palestinese.".

E di nuovo la città e la comunità ebrea si incazzarono. Vanno chiesto di far sparire il testo. Non l'ho fatto, poiché avevo accettato il compromesso solo per i miei colleghi ma non per fare un favore alla città. E di nuovo una serie di tentativi di intimidazione. Un giorno lo stesso signore della associazione apparì al mio banchetto con due ufficiali della polizia criminale. Hanno chiesto i miei documenti e un esemplare di ognuna delle quattro cartoline. Un'altra volta furono diffuse delle voci che sarei stato espulso dalla BRD se avessi continuato a vendere queste cartoline. Ho solo risposto che sarei disposto ad andare in tribunale. Che poi non sarebbe la prima volta che degli artisti sarebbero trascinati davanti ai tribunali, in Germania. George Grosz per es. fu accusato ben dieci volte per i suoi quadri.

·         Cosa ne è stato della denuncia ?

R. La tensione durò dieci giorni. Quasi ogni giorno c’erano nuove storie. Ma con ciò mi sono attratto grande rispetto da parte di una parte dei miei colleghi. Erano veramente molto solidali. Non tanto con me personalmente, erano solidali con la lotta per la libertà dell'arte. Hanno preso le mie cartoline e iniziato a venderle ai loro banchetti.

Mi sembra interessante, chi si è trovato di fronte alla lotta per la libertà dell'arte: la politica culturale della CDU e la comunità ebrea di Francoforte. In quanto alla denuncia, prima di natale ho ricevuto una lettera da parte della sezione criminale di Francoforte. Nella successiva discussione nella stessa sezione si scusarono per i disturbi nel periodo prenatalizio. Ci informarono che la questione era stata controllata dalla procura, che le mie grafiche non violerebbero le leggi. Che acconsentono l'uso dei simboli nazisti in due casi: 1. se un simbolo viene utilizzato per motivi artistici, 2. se viene utilizzato per informare contro i nazi. Ambedue i casi corrisponderebbero per le mie grafiche. Perciò la denuncia venne messa da parte.

- Hai parlato di un punto d 'incontro tra la CDU di Francoforte e la comunità ebrea. Come è successo ?

R. La politica culturale della CDU a Francoforte é arcinota. Ci sono alcuni precedenti ben chiari. Nel mio caso credo che abbiano tentato per la prima volta l'applicazione di misure repressive contro un artista. Hanno tentato di stabilire un precedente. Mi hanno scelto perché sono conosciuto a Francoforte come pittore politico. E anche se il procedimento contro di me è stato fermato, la CDU ha tratto un vantaggio dall'affare. Ha aperto le porte per future misure di censura. Al penultimo giorno il magistrato ha informato la nostra associazione che il contratto per l'uso del capannone veniva immediatamente receduto[?], che per l'ultimo giorno ogni artista singolo avrebbe dovuto dare un contratto individuale. Il giorno dopo ci siamo andati lo stesso senza un tale contratto. Infatti la città ha poi tralasciato di inviare qualcuno per fare questi contratti. In pratica eravamo illegali nel bazar. Il problema è che questa lettera avrà validità per il prossimo bazar. Probabilmente non potremo più esporre passando per l'associazione ma con dei contratti individuali dove ovviamente le possibilità di censura sono molto maggiori.

In quanto alla comunità ebrea di Francoforte si deve dire che singoli membri della comunità hanno chiamato la nostra associazione e espresso di non essere assolutamente d'accordo con il procedere della comunità ebrea. Per la parte reazionaria della comunità il procedere insieme alla CDU non é casuale. In altri settori questo funziona a meraviglia. Alcuni imprenditori edili grossi appartengono alla comunità ebrea e la CDU ha molti interessi negli affari immobiliari. Se funziona in questo settore perché non in quello della politica culturale ?

- Cosa dissero i tuoi colleghi artisti in merito a questo scontro ?

R. Già le ho parlato. Non ho detto delle pressioni di buttarmi fuori dall'associazione artisti. La direzione mi ha chiesto di andarmene da solo. Ovviamente ho declinato l'offerta e ho chiesto che se ne decidesse democraticamente in una riunione degli associati. Una settimana. fa, il 1° febbraio, c'è stata questa riunione dove si è discusso per tre ore del mio caso. C’è stato un confronto molto duro. Si trattava meno della mia persona che non della libertà nell'arte. La direzione in questo scontro ha fatto la richiesta di avere in futuro il diritto di pretendere l'allontanamento del suo quadro a un artista, anche contro la volontà dell'artista stesso. Questo ha indignato molti colleghi. Si chiese al direttore se era diventato pazzo e se in futuro voleva assumere il ruolo della polizia che evidentemente la direzione sarebbe disponibile che in futuro ci controllassimo da soli. Altri colleghi asserirono che l'arte po1itica danneggerebbe i nostri affari. Noi gli abbiamo risposto che eravamo artisti e non commercianti.

Alla fine il 70% dei colleghi si pronunciò contro le richieste della direzione. E ci fu un compromesso nella forma che è stata eletta una nuova direzione.

- La stampa cosa ha detto di questo scontro ?

R. Nei giorni prima di Natale quasi ogni giorno c'era qualcosa nella stampa di Francoforte. Nel merito risaltava che le loro informazioni se le prendevano sempre della città. Mai da me. Con l'unica eccezione di un collaboratore DPA. E' venuto da me e gli ho detto la mia opinione, che vedo Begin sullo stesso livello di Hitler, che ciò che faceva Begin contro il popolo palestinese nel Libano del sud, i bombardamenti dei campi profughi con le bombe a frammentazione, è lo stesso crimine di Hitler in Europa. Mi fu chiesto se avevo a che fare con l’OLP. Gli ho risposto che come tutti gli arabi avevo delle simpatie per l’OLP. DPA ha poi anche riportato correttamente le mie opinioni. Ma dopo ho visto che i giornali non lo avevano scritto, bensì ciò che pareva loro. Le mie opinioni non sono mai state divulgate correttarnente nella stampa. Eccetto che da TAGESZEITUNG di Berlino. Ma era proprio l'unica eccezione.

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GRAFICHE ORIENTALI

La ricerca dell'unità e dell'armonia tra contenuti e forma nei miei quadri è la mia preoccupazione quotidiana, quale che sia il contenuto delle mie grafiche, drammatico, critico politico o tradizional-estetico. E in questa ricerca mi sembra di dover iniziare sempre da capo. Attualmente troviamo un rinascimento arabo nei paesi arabi, nel quadro del quale si tenta di dare ai vari rami artistici e culturali uno stile arabo nuovo, libero dall'eredità dell'influenza coloniale. In questa serie tento, da pittore, di dare un mio contributo come risposa alla questione in quale direzione potrebbe andare questo rinascimento all'interno della pittura e dove si potrebbe iniziare con questa nuova riflessione. In questo mi riferisco alla pittura. popolare araba storica, che è molto diffusa in tutti i paesi arabi e che così vorrei ravvivare. Ciò facendo ho attinto da varie fonti arabe: dalla calligrafia e dal tappeto orientale come anche contadino, da antiche civilizzazioni dell'alto oriente e dell’Islam, dall'arabesca e dall'arte andalusa, come infine anche dall'arte del contadino arabo.

Di questi stili artistici differenti ho tentato di trovare una nuova forma araba senza con ciò chiudere i miei occhi davanti al le direzioni d'arte moderna. Ma questo era solo la metà del cammino. Questo tentativo formale arabo secondo me é maturo quando serve a un contenuto politico e rivoluzionario.

Purtroppo qualche critico d'arte occidentale ha ritenuto questo tentativo "folclore" e "pittura naif".

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Visto che su quasi tutti i quadri presenti si trovano racconti o parti scritte in arabo, che nel modo fiorito dicono qualcosa sul contenuto del relativo quadro, più sotto si trova la traduzione del testo di ogni quadro.

Le tre vergini

Dio, come sono belli i vostri occhi!

Amore e perdono (semicerchio superiore)

Vi auguro un felice matrimonio, una felicità adornata di fiori, bambini belli come principi e di tutte le cose il più bello!

sotto:

Siate buoni con le donne! (dal corano)

Il matrimonio (sposo è il cavallo, che porta la sposa)

A destra: Oh, non toccate la dormiente, oh non disturbate la dormiente, o, tu sciolta, la tua anca si muove come un ventaglio, o, tu dormiente, adornata di henna, per te desidero una vita. felice!

In mezzo vicino alla sposa: Divina, divina, bella, fiore nel giardino rigoglioso, garofano in fiore, una sposa sei, tutte le rose e i fiori attorno a noi ci fanno da tenda.

A sinistra vicino allo sposo: Apri la. tua borsa e dammi il prezzo della. sposa, i miei capelli lunghi giocano come piume d1oca sulla mia pelle, sono vergine e ti dono. la mia prima notte.

 

Sotto: Oh, mio sposo, non fare una faccia tanto seria, i tuoi baffi odorano come ???, Ja leili, Ja leili, ja ain.

Due vergini

A destra in alto: Il pregio di ogni donna conquista il principe !

A sinistra: questo é l’ornamento (onore, virtù, ecc. il trad) di tutte le donne.

A destra in basso (scritta nel vestito): Questa è la. vergine triste che non poté conquistare il principe.

L'albero genealogico (iniziando in alto a destra.) Nel nome di Dio, il misericordioso ! La mia storia d'amore con questa ragazza è lunga. Una volta vive a Berlino, scuro e solo, il paese straniero faceva a pezzi il mio cuore. In una notte del mese di giugno, il 24, 1962, ero in un tram. Si sentiva della musica che proveniva da un caffé, dolce e irresistibile. Il caffè era pieno di gente, ma trovai posto vicino ad una ragazza, bella e seducente come Jasmin. Lei mi disse:

Oggi è il mio compleanno - il mio 20° Oh, popolo del profeta ! Il mio cuore si apre, e il suo compleanno diventò il compleanno della mia vita e del nostro amore, apri le porte al piacere, alla felicità e alla divinità.

Abu Fahed e le sue donne (Iniziando in alto a destra)

Sentite o gente, questa storia! Abu Fahed dal vicolo del quercio sul terreno della sua casa trovò un tesoro d'oro ! Diventato ricco, andò e sposò a sua moglie Um Selim altre tre giovani ragazze, belle come rose, e disse: oh; ora sono giunti i giorni felici ! Ma, voi gente, le giovani donne vogliono sempre più gioielli, vestiti, bracciali e collane. Dopo un anno Abu Fahed fu rovinato, e tutte e quattro le donne lo lasciarono!

Fuga nella fantasia

A sinistra in alto: la verità e l'amore sono le nostre vere virtù (caratteristiche).

Braccio sinistro: Noi non conosciamo nessuna sottomissione.

Braccio destro: Gli Arabi sono un popolo antico, glorioso e magnanime.

Il falco

Questo è l’uomo di tutti gli uomini.

Ricordi del villaggio

Oh, voi giorni trascorsi nel villaggio, tornerete e giammai vi ricorderete di me ?

Animo e cuore unito

nastro di scrittura a semicerchio: Saade e Nesaud si sposeranno - che Dio doni loro felicità !

in basso: Ornamento di tutti i giovani uomini, Auguri a te, Hai ricevuto qualcosa di straordinario, le figlie di tutti i soli verranno da te !

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DIARIO CRITICO

Per criticare la società borghese e il suo sistema, iniziai con delle caricature semplici. Constatai che queste caricature non disponevano di un impatto sufficiente. Così iniziai a studiare degli artisti critici della società: Goya - Daumier - Grosz - Dix - Barlach - Kollwitz - Picasso così come il realismo messicano. Inoltre studiai le maschere dell’Africa e dell'Asia orientale,. per creare una lingua critica dei tempi attuali, parallelamente alla mia forma drammatica, per esprimere i conflitti con il mio ambiente. Così questa serie critica è una parte di questi conflitti.

"Striptease"

Durante una visita a Parigi una sera andai in un locale striptease. Tutto ciò che si "deve" avere visto a Parigi io lho visto: musei, tombe reali, chiese, palazzi, torri... Ora, di notte si visita un locale striptease francese. La ballerina era ancora abbastanza giovane e mostra tutto ciò che aveva. Ma nei suoi occhi vidi che aveva pesantemente coperto il suo carattere e la sua natura femminile, e la sua nudità era artefatta.

Gli spettatorì sedevano, vestiti da buoni borghesi, in attesa sulle loro sedie e guardavano la donna. All'improvviso ebbi la sensazione che realmente eravamo noi uomini ad essere nudi, con sguardi da. animali aggressivi. In molti scopri addirittura la voglia di violentare. Eravamo noi a ballare lo striptease davanti a una donna vestita.. Depresso abbandonai il locale.

"Canzone dal buco"

Arrivai in Germania senza lavoro, in questo paese del1e meraviglie economiche. E anche qui dopo alcuni anni ero di nuovo disoccupato. Qui ci sono dei musei meravigliosi, pieni di quadri, libri d'arte, accademie delle arti, pagine dei giornali pieni d'arte. Ma un pittore come me sta seduto insieme a centinaia di disoccupati nei corridoi dell 'ufficio di collocamento. Anche la tela costava troppo per me.

Mi sentivo come in un buco profondo e scuro, in una tomba vivente. Chiusa con una pietra pesante. Le figure sulla pietra non volevano sentire nulla, né vedere, né udire. Ma io voglio continuare a cantare la mia canzone nel buco, finché arriva alle orecchie di tutti.

"High society party"

Poco dopo il mio arrivo in Germania molti anni fa tentai di offrire i miei quadri a varie gallerie. Ero novellino, ingenuo, pieno di fiducia. Nei miei quadri si rispecchiava la situazione sociale della mia patria: miseria povertà e lotta contro il colonialismo. Condito con sguardi arroganti la risposta stereotipa era: "Cose del genere qui da noi non si vendono." Più tardi rividi alcuni di questi proprietari di gallerie nell'occasione di un cosiddetto 'vernissage'. Parlavano di "arte". Quando ripresi la strada, questo quadro lo avevo già ridipinto.

"Buon Giorno"

Per alcuni anni lavorai in una casa editrice di Francoforte come grafico. Il mio studio si trovava alla fine di un lungo corridoio, uno dei tanti. La mattina nei corridoi echeggiava la parola "Buon Giorno" nei corridoi. Ma non aveva alcun significato, tanto era privo di piacere e breve. Appena ti guardavi in giro, tutti avevano una. fretta nervosa. Non ci volle molto e sentii questi corridoi come se fossero dei corridoi di una galera. E mi chiesi come mai gli altri prigionieri vi camminavano superbi e a testa alta.

"Città Moloch"

Da dieci anni vivo a Francoforte. Ci ho camminato in ogni direzione per esplorarla, per conoscerne le facce di giorno e di notte. Vivevo in un continuo conflitto per proteggere la mia anima umana dall'influenza di questa città. La sentivo come un Moloch, che si nutre di aggressività, di affarismo freddo, di indifferenza di suicidio e dalla lenta morte democrazia. E vidi che le migliaia di persone che ogni giorno vanno al lavoro come un fiume in piena, non si accorgevano dell'attacco del Moloch. Solo un unico bambino sente cosa succede. Ma essendo un bambino nessuno lo ascolta.

"Mai più fascismo"

Questo quadro nacque dalla preoccupazione per il mantenimento della democrazia.

"Locale a Madrid"

Durante i miei tempi di studente a Madrid mi impressionavo anzitutto l'espressione dei visi duri e tristi delle persone spagnole sotto il regime di Franco. Una sera visitai un "locale intellettuale" pieno di scrittori, pittori e altri artisti. Parlarono per ore di cultura antica e cultura recente, ma nessuno disse una parola dell'oppressione. Ci si compiaceva delle proprie parole altisonanti. "Non è un magnifico locale" mi chiese un amico. Andai a casa e dipinsi questo quadro.

"L'americano brutto"

Non c'è molto da dire. Solo: che l'ho dipinto una volta e lo ridipingerei sempre ancora.

"Bordello"

Un giorno d'estate prima della guerra civile a Beirut. Ne avevo piene le scatole di questi scorci della città tipo cartoline postali e di tutti questi turisti che stavano fotografando. Andai nella strada dei bordelli e assimilai l'atmosfera e le sensazioni. Dopo un po' di tempo non sopportai oltre questo bagno di sangue dell’animo. Non riuscii più a respirare e avevo la sensazione che questa vita da bordello simbolizzasse la vita politica in generale del Libano - Prostituzione, Corruzione e Sfruttamento.

"Impressione di Beirut"

Anche questo quadro nacque alcuni anni prima della guerra civile in Libano. Per un giorno intero dovevo risolvere alcune piccole faccende in città. Era un giorno come molti altri. La gente passeggiava, chiacchierava e si compiaceva. Di nuovo a casa sentii un incubo schiacciarmi il cuore, e vidi la città come un cadavere bruciato. Non potevo spiegarmelo, ma mi sentii molto infelice e dipinsi ouesto quadro. Degli amici mi chiesero: "Come mai questo brutto quadro ?" Rivedendolo ora dicono: "Così è ora la nostra città".

"La città"

Iniziai la mia vita in Germania in una grande città. Le prime impressioni furono la solitudine della gente e la loro chiusura l'uno in confronto all’altro. Dei grandi animali aggressivi chiamati "automobili" sfrecciavano sulle strade, antenne delle televisioni perforavano la luce del sole come delle lance.

"Gli ingordi" (nel senso di cibo)

Cosa succede ?

Perché dobbiamo distruggere le cose belle ?

Cosa ci è successo ?

Perché non possiamo godere delle cose buone invece di ingozzarcene ? Prima ci siamo ingoiati noi stessi, finché siamo diventati dei piccoli mostri.

Lo sappiamo questo, di noi stessi ?

Abbiamo rosicchiato braccia e gambe della vita e anche del torso non vogliamo lasciare nulla.

perché siamo tanto orgogliosi per essere diventati così brutti ?

I nostri fiori sono più forti della violenza fascista

Tante volte, quando sto seduto da solo nel bar, mi ricordo quegli apici che caddero vittima politica di una assassinio fascista. Per me erano dei sognatori di un futuro ricco di fiori.

La mia solitudine in questo momento racconta la seguente favola:

C'era una volta un mostro che odiava tutti i fiori della terra. Giurò di distruggerli e ne strappò tanti dalla terra. Finché arrivò ad un campo dove dei grandi fiori rossi formavano un bosco, con spine e aghi. Nella sua rabbia vi entra dentro. Le spine gli lacerano la pelle. Una spina gli si conficca in un occhio: diventa cieco; un'altra spina gli si conficca nel cuore; il mostro è morto.

Più tardi piove, e la primavera fa rifiorire in tutto il loro splendore colorato tutti i fiori.

VIVA LA REVOLUCION

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Grafiche dal Messico

L

Cosa dovrei fare in Messico come pittore? Sono stato in Messico per un anno. Nei primi sei mesi non ho dipinto affatto, non ne avevo voglia. E' molto semplice vagabondare con quaderno e matite per il mercato o nei villaggi e disegnare il "tipico messicano". In Messico ci sono tanti pittori quotati (o meglio essenziali) e molti dei loro dipinti mostrano i colori abbondanti del Messico. Si dice sempre che il Messico offre tanti colori. Io vengo dall'Oriente, il paradiso dei colori, e non devo fare un viaggio così lungo per scoprire i colori. Avevo un'altro obiettivo. Non mi sentivo ancora completo come pittore politico. Mi interessava la questione dell'estetica dell'arte rivoluzionaria, ed ero alla ricerca di una via per esprimere tutto il mio sentimento in una forma estetico-politica. Anche su questo piano il Messico ha molto da offrire.

Due le osservazioni che per es. mi hanno spianato la via come pittore politico:

1° Un quadro di Siqueiros, uno dei maggiori pittori del Messico. Mostra una pietra vulcanica che rappresenta una testa umana senza viso con ambo le braccia tese. Ci vuole dire qualcosa, ma è di pietra e non può parlare.

2° Gli occhi di Emiliano Zapata, l’eroe della Rivoluzione Messicana del 1910, sopratutto una delle sue ultime foto riprese poco prima del suo assassinio. Nei suoi occhi fieri pieni di tristezza é contenuta tutta la storia più recente del Messico. Così ho stretto la mano tesa e ho viaggiato per il Messico con gli occhi di Zapata.

Dopo sei mesi la testa di pietra mi parlò con la voce del contadino e operaio messicano. Mi disse che era alla ricerca dell'unione con la sua terra e con il suo passato autentico.

E fu così che iniziai a dipingere, a ravvivare le forme dell'antica cultura messicana, vestito con l'attuale contadino messicano con le sue contraddizioni sociali e politiche. La Rivoluzione tra l'altro è anche la rivitalizzazione della cultura del popolo.

Questa serie è un primo tentativo di rappresentare la realtà messicana come la vedo io come pittore.

Viva Zapata - Viva Abdel Kader Al Husseini

Tra la Rivoluzione Messicana e la Rivoluzione Palestinese ci sono molte cose in comune. In Messico gli spagnoli hanno colonizzato il paese, hanno scacciato i contadini dai Toro campi, li sfruttarono come servi in campagna e come operai edili, e i nuovi signori feudali si impossessarono dei loro campi.

In Palestina la situazione è simile. I sionisti scacciano i contadini dai loro campi e creano un nuovo sistema feudale collettivo - il Kibbuz. I Palestinesi diventano braccianti sulla propria terra. Nel 1948 in Palestina ci fu una massiccia resistenza contro la potenza coloniale israeliana.

Abdel Kader Al Huesseini fu il capo della lotta contadina, era il nostro Zapata. Questo fu il mio primo pensiero in Messico. Zapata e Abdel Kader Al Huesseini - due fratelli rivoluzionari storici.

Attentato contro la galleria "Viva Messico", Caracas

Con la mia mostra "Arte della Rivoluzione Palestinese" ho fatto un giro nel Venezuela. Il Direttore del museo di arte moderna a Merida, Dr.Carlos Contramaestre, e l'università della città mi avevano invitato ad esporre i miei quadri in occasione del "Mese della Cultura Palestinese".

Nel mio programma era anche prevista una mostra nella galleria "Viva Messico" a Caracas. Zapata è il simbolo dì questa galleria. Il proprietario dilla galleria è il regista teatrale messicano Jorge Godoy, la sua galleria è nota per le sue mostre politiche. Due settimane prima dell'apertura della. mia mostra un gruppo di fascisti cubani attaccò la galleria con delle mitragliatrici (2.11.1980). I proiettili colpirono il vetro e le grafiche esposte ("Grafiche con proiettili originali"). Le grafiche erano di artisti cubani e cileni dirette contro il fascismo in America Latina.

Artisti, sindacalisti, studenti, scrittori e il Partito Democratico in Venezuela dichiararono la. loro solidarietà con la galleria. Malgrado l'attentato notturno la mia mostra nella galleria "Viva Messico" fu aperta come previsto. Questa grafica è il mio contributo in solidarietà con questa galleria. Nella mia dedica assicuro a Jorge Godoy, che l'arte rivoluzionaria é più forte della violenza fascista.

Contadino Bracciante - Disoccupato - Zapatista - Campesino – Cavatore Messicano

Nell'anno che ho vissuto in Messico crebbe nello stesso modo il mio amore per i Messicani quanto quello per la loro cultura. Più tardi questo amore diventò un tutt'uno. Nella cultura messicana vedevo i Messicani e nei Messicani la cultura messicana (evito coscientemente l’espressione di cultura precolombiana che è colonialistico). Lo stile coloniale mi fece una. impressione noiosa e arrugginita, la cultura messicana autentica mi diede un’impressione molto fresca e vivace come un giovane fiore, lo stile coloniale invece è "premessicano".

Albert Camus disse una volta in Algeria che gli edifici coloniali francesi sembravano molto vecchi e morti, le rovine romane invece sono molto vivaci.

E così ho ritrovato la cultura messicana dei musei nei contadini e operai. Il museo vive per strada, e la voce della vita parla nel museo. 0gnuna di queste grafiche è coniata dalle culture tradizionali conosciute.

Una volta accarezzai una scultura, era come se in questa pietra battesse un cuore, il cuore della cultura. messicana.

Solidarietà del Popolo Messicano con la Rivoluzione in Salvador

I messicani stanno anima e corpo dalla parte della Rivoluzione in El Salvador, come anche con la Rivoluzione in Nicaragua. Quasi ogni settimana ci sono manifestazioni in solidarietà del popolo di El Salvador, manifestazioni contro l'invasione americana, azioni di collette, iniziative con canti politici ecc. Una volta ci fu un tribunale internazionale contro i fascisti di El Salvador. Tutti i gruppi politici, sindacati, studenti e vari gruppi di solidarietà si aggregarono al programma del Comitato di Solidarietà con il popolo di El Salvador. In Messico avevo sempre la impressione, che tutto il paese partecipa la lotta contro i fascisti in Salvador. Non solo gli USA ma anche Israele e i fascisti con armi e consiglieri militari. Come pittore palestinese non potevo rimanere passivo, così ho partecipato attivamente ai movimento di solidarietà; il mio manifesto é una espressione di questa attività.

La vittoria della Rivoluzione in El Salvador è di grande significato storico. Il popolo combatte contro il simbolo del fascismo internazionale, contro i signori feudali, contro la mafia del capitale, contro l'invasione USA, contro i consiglieri militari israeliani e le armi israeliane, contro i vecchi nazisti tedeschi... un nuovo Vietnam in America Latina.

La canzone del nuovo El Salvador

Il Comitato di Solidarietà con il popolo di El Salvador chiamò tutti gli articoli del Messico ad un’ azione comune. Più di 200 artisti, tra cui boliviani, colombiani e cubani, parteciparono a questa azione, addirittura musei statali e collezionisti d'arte borghesi si aggregarono. Così si riunirono 600 opere d'arte per una mostra, opere che alla fine furono vendute all'asta in favore del Popolo di El Salvador nel museo San Carlos.

Io come pittore Pa1estinese partecipai pure a questa azione con tre grandi grafici originali, Questa è una delle tre. L'idea mi venne in Messico in una festa musicale "Canzoni per El Sa1vador". La chitarra quella sera era come una mitragliatrice, ambedue sono strumenti di libertà. Ciò che mi affascinò così tanto di questa iniziativi, era la grande gioia tra musicisti e ascoltatori: la Rivoluzione è nonostante tutto piena di grazia e bellezza.

Abu Nadim - il portatore di fiori

Nelle strade del Messico spesso ho visto un quadro bello - il portatore dei fiori. Ognuno di noi può portare dei fiori, se dentro di sé porta l'amore e la speranza per la liberazione di tutti i popoli. I rivoluzionari sono anche portatori di fiori. In questo grafico esprimo il mio desiderio di essere io stesso un portatore di fiori.

Quanto sei bello nello specchio - quanto sei bello senza di lui

Questo quadro l'ho dipinto poco prima del mio viaggio in Messico, il motivo messicano Chac Mol sotto forma di una bellezza araba. Era un tentativo di gettare un ponte tra la tradizione araba e quella messicana. Per mia sorpresa dovetti constatare che questo ponte esisteva già da molto tempo. Nell'arte moderna messicana ho trovato tracce della calligrafia e geometria araba. A Wahka (Oaxaca) scoprii nei vestiti delle contadine delle tracce dei vestiti tradizionali palestinesi, e vidi case in stile arabo. Alcune sculture messicane antiche hanno forme orientali.

Come pittore arabo non mi sono mai sentito estraneo in Messico. Ora, dopo il mio ritorno dal Messico, ho la sensazione di aver lasciato una a seconda patria.

 

 

 

 

 

Mostre personali

  1. Damasco/Siria
  1. Mannheim/Germania
  1. Beirut/Libano
  2. Praga/Cecoslovacchia

1972          Seligenstadt bei Offenbach/Germania

  1. Bad Villbel bei Francoforte sul Meno/Germania
  1.             Dortmund/Germania
  2.             Francoforte sul Meno/Germania
  3.             Wiesbaden-Bierstadt/Germania
  4.             Damasco/Siria
  5.             Città del Messico:Salone dell’arte plastica Messicana

            Università di Chapingo

            Casa Nicaragua

            Oaxaca/Messico: Atelier Siqueiros

            Mérida/Venezuela: Museo dell’Arte Moderna

            Guanare/Venezuela: Centro Culturale

            Caracas/Venezuela: Galleria Viva México

            Centro Arabo Palestinese

            Unione Democratica Arabo-Venezuelana

  1. Maracaibo/Venezuela: Collegio Adonis

            Università Sulia

            Città del Messico: "Palestina Woche"

            Bonn/Germania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostre collettive

  1. Damasco/Siria
  2. Damasco/Siria (1.Premio della mostra della giovane arte siriana)
  3. Il Cairo/Egitto

Alessandria d’Egitto (3.Premio del V.A.R. Gruppo)

Berlino/Germania democratica: mostra di arte siriana

1962   Berlino, Leipzig, Dresda, Greifswald: mostra itinerante di arte araba

  1. Leipzig/Germania democratica: Intergrafica
  1. Berlino/Germania democratica: Intergrafica
  2. Francoforte sul Meno/Germania: mostra della giovane arte Francoforte

Tubingen/Germania: Cultura woche araba

1975   Francoforte sul Meno/Germania: mostra della giovane arte

1976   Dresda/Germania democratica, Sofia/Bulgaria: mostra di arte araba

           Francoforte sul Meno/Germania: mostra di arte dell’Assia

  1. Aachen/Germania: "Arte Araba": mostra itinerante araba nella arte contemporanea in RFT
  2. Wurzburg/Germania: "Arte Araba"

Beirut/Libano: mostra di Arte Internazionale per la Palestina

  1. Bonn/Germania: "Arte Araba"

Beirut/Libano: Conferenza degli artisti palestinesi

Beirut/Libano: in ricordo di Tal-Al Zaatar

Leipzig/Germania democratica: Intergrafica, nell’ambito dell’Arte palestinese

Mosca/URSS: mostra di Arte palestinese Francoforte sul Meno/Germania: Arte Jahreausstellung Francoforte

  1. Gottingen/Germania: "Arte Araba"
  2. Weissenburg/Bayern/Germania: "Arte Araba"

Francoforte sul Meno/Germania: "Dell’arte araba"

 

 

Burhan Karkutli con le sue grafiche partecipò anche a varie iniziative politiche nella Rep.Federale, Austria e Messico

 

 

LA RESISTENZA PALESTINESE - UNA FONTE DI ARTE MODERNA ARABA

Un'intervista con Burhan Karkutli

(B. K., pittore arabo e grafico siriano, diventato noto per le sue grafiche politiche atte a risvegliare le coscienze, che si interessano alla lotta nazionale del popolo Palestinese e alla resistenza contro l'aggressione e il terrore sionista. "PALESTINE" intervistò B. K., che ora vive soprattutto nella Germania dell’Est, nell'autunno 1979 - P.L.O. information Bullletin -Palestine – vol. 6 No. 1, 1980, Beirut)

Qual’è il ruolo del movimento di resistenza Palestinese nello sviluppo dell'arte araba?

R. - La Rivoluzione Palestinese non ha solo una grande influenza sull’arte figurativa araba, ma su tutta la cultura araba. Negli ultimi anni l'arte democratica e progressista e anche tutte le altre attività culturali si dovettero confrontare con delle difficoltà in vari paesi arabi. In alcuni paesi arabi non esiste più libertà d’opinione; alcuni governi arabi diffondono una sorta di cultura, che all'estero viene considerata come una forma "arabesca", che però ha perso il suo significato democratico.

La cultura democratica e progressista ora si nutre dalla rivoluzione Palestinese e da questa trae anche la possibilità di svilupparsi oltre. Non è un caso che tanti poeti, scrittori e pittori arabi che sono alla ricerca di un contenuto rivoluzionario, il cui sviluppo viene osteggiato nei relativi paesi, si sono rivolti al movimento di liberazione Palestinese. Non sono venuti solo alla ricerca di un atmosfera salubre, ma anche perché sentono che la Rivoluzione Palestinese è anche la loro Rivoluzione. È una Rivoluzione di tutti gli arabi.

L'aggressione sionista non è rivolta solo contro la terra Palestinese e la gente pa1estinese, ma contro tutti i paesi arabi. Come artista per es. la sento come un'aggressione contro me stesso, la mia identità, politicamente e fisicamente, contro il mio sogno di arabo di una nuova civilizzazione araba. L'aggressione sionista è una minaccia alla via verso questo rinascimento arabo. Vogliamo costruire un futuro arabo nuovo e contro questo sviluppo, questa aggressione si contrappone come un muro. Perciò se dipingo e disegno per la Rivoluzione Palestinese lo faccio pure per me stesso. Dipingo per difendermi.

- C'è un'influenza proveniente dalla Resistenza Palestinese sullo stile dei pittori progressisti arabi ?

R. - Sono tre le fonti principali a influire sull'attuale arte araba progressista e democratica: il realismo moderno degli anni '60, l'arte palestinese e l'arte popolare tradizionale araba.

Parallelamente all'insorgere della resistenza araba nei primi anni '60, per es. in Egitto ai tempi di Nasser durante la lotta per la nazionalizzazione del canale di Suez, nacque un movimento realista moderno nell'arte araba. I pittori erano alla ricerca di un nuovo stile realista, uno stile che rispecchia la realtà della gente, che seguiva il richiamo alla lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo. La ricerca del realismo era una ricerca del realismo estetico, e anche di una nuova forma estetica araba. Questo nuovo stile poi fu minacciato da una crisi, che aveva a che fare con il clima politico nei paesi arabi.

Il pericolo era che i governi accettavano questo stile ma solo esteriormente, svuotato da ogni contenuto politico. Se poi c'era un contenuto politico, allora consisteva nella propaganda a favore ai governi. I contenuti Rivoluzionari devono venire dalla libertà di decisione dell'artista stesso. La Resistenza Palestinese ha aperto le porte a questo stile, gli ha dato nuova forza.

La seconda fonte, che si collegò con il movimento democratico in vari paesi arabi, è l'arte palestinese stessa. Dall'inizio aveva una linea realista: più tardi vi si aggiunse un contenuto politico. Iniziò in modo tragico e drammatico con la cacciata dalle proprie terre. Con la necessità della lotta politica larte palestinese rispecchiò questa lotta. Velocemente si svilupparono tre differenti correnti: si poteva trovare arte simbolica realistica e anche d'orientamento classico. Risalta l'assenza quasi totale di pittura astratta. Io credo che gli artisti palestinesi volevano fare qualcosa di concreto per la loro gente, per la loro lotta. Non dipingevano solo per amor di bellezza, bei colori e belle forme. Sentirono che dovevano fare qualcosa.

Credo che negli anni a venire l'arte palestinese sarà esemplare e all'avanguardia dell'arte araba moderna. Attualmente arte palestinese non vuol dire che deve essere creata solo da un Palestinese. Anche altri arabi possono crearla. Palestinese ne è solo il contenuto, infatti però è arte araba.

La terza fonte è l'arte tradizionale araba. Se osserviamo antichi quadri arabi e la pittura tradizionale popolare araba, scopriamo che ambedue sono da sempre state realistiche. Se guardiamo i quadri acquistati dai contadini, commercianti e lavoratori nei bazar, vediamo che vi sono rappresentati degli antichi eroi popolari arabi in lotta contro dei poteri e degli uomini malvagi. Chi sono questi uomini malvagi ? Nei quadri questi uomini malvagi violano leggi religiose. Ma il pittore intendeva la violazione dei valori buoni giusti, che determinavano la loro vita quotidiana. Uno di questi eroi è per es. Antar del periodo preislamico. Il poeta Antar lottava per la verità e la uguaglianza. Doveva confrontarsi con molti pregiudizi sociali, essendo nero e amando una donna araba. O Ali Bin Abi Taleb e i suoi due figli Hassan e Hussein, che fino ai giorni d'oggi sono dei simboli nell'arte popolare. Nell'Islam Ali rappresenta la lotta per la giustizia sociale. Dopo che fu ucciso, suo figlio Hussein continuò la lotta fino all'ultimo uomo, martire per la questione socia1e nell'Islam.

Questo tipo di arte si può ancora trovare dappertutto per le strade. La definizione "arte naif" non è del tutto giusta. Consiste di elementi dell'arte classica araba e infatti la scrittura è una componente integrata della pittura. È una specie di grafica colorata -linee nere con superfici colorate- molto decorativa. Prima si stampava in litografia, oggi al più come offset. La puoi trovare dappertutto nei bazar di Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Libano, Irak e Siria. Ho visto che lo stile quasi dappertutto si assomiglia: uno stile arabo. Durante la Rivoluzione algerina ho visto questo tipo di stampe colorate in Marocco, dove venivano rappresentati gli eroi della Rivoluzione algerina. Erano molto a buon mercato, 1/4 di Lira circa (ca. 25 centesimi di marchi).

Quel che volevo dire è che l'arte moderna araba politica non è cascata dal cielo né proviene da influenze europee. Ha un'antica tradizione, non nei musei, ma una tradizione ancora viva per strada. Naturalmente c'è una influenza dell'arte moderna europea , di alcuni suoi periodi, nella nostra arte moderna e realistica. Na non fa niente. Viviamo in un altra era; l'arte è diventata internazionale e dobbiamo e possiamo elaborare influenze da ogni dove.

- Ha accennato al ruolo della scrittura nell'arte araba e palestinese !

R.- La scrittura araba di per sé è già arte. È una sorte di grafica. La si ritrova integrata anche in architettura. Ho studiato la scrittura araba e ho scoperto che a partire dalla fondazione dell'Islam si è sviluppata esattamente nello stesso modo dell’arte figurativa moderna. La scrittura araba iniziò in forma realista, chiara e severa, cosicché la gente, che di solito stava nelle moschee, poteva riconoscerla e leggerla facilmente per comprendere il significato delle parole scritte sulle pareti. Nel periodo più tardo, quando la civilizzazione araba classica e la sua cultura raggiunse il suo apice e poi il suo stallo, la scrittura iniziò ad astrarsi. Si vede una forma scritta bella, una decorazione carina, ma infatti non é più possibile leggerla. Il quadro scritto, il disegno scritto attira l'attenzione. Non è più d'interesse il contenuto. Per es., la frase "Bismilaah el-rahman al-rahim" ci vuole un interprete per decifrarla. Ma è una bella forma -un arabesca- in ogni caso astratta. Oggi possiamo constatare che non solo l'arte figurativa araba è alla ricerca di una nuova forma realista, ma anche l'arte della scrittura. Questo vale soprattutto per la lotta di resistenza Palestinese. Vedo che sui manifesti, sui titoli e sulle prime pagine di pubblicazioni della Rivoluzione Palestinese c'è il tentativo di riattivare l'antica scrittura araba, come quando era ancora chiara e severa. Si può ripercorrere le antiche linee ma nel contempo osservare uno sviluppo. Così la Rivoluzione non solo ha contribuito allo sviluppo dell'arte figurativa moderna araba ma anche a uno nuovo stile della nostra scrittura.

- Esisteva una grafica artistica politica prima della Rivoluzione Palestinese ?

R. - A quei tempi una grafica autenticamente politica esisteva solo in un quadro molto ridotto. Solo la Rivoluzione Palestinese le diede una direzione chiara e forte. È l'arte per il popolo, per svilupparne la coscienza politica. L'attuale grafica politica palestinese rappresenta anche la lotta armata, sui manifesti, poster, cartoline postali, copertine dei libri e giornali. In poco tempo queste rappresentazioni si poterono trovare in vari paesi arabi, ora anche in Europa e dappertutto. (Questo è esattamente il compito dell'arte politica, cioè raggiungere il grande pubblico e non le gallerie. La grafica politica si è liberata dalle pastoie delle gallerie, perché se si limita alle gallerie non è più grafica politica. Cosa ci ricavo se posso offrire la mia grafica solo a una galleria stile europeo, stile europeo-borghese? Forse viene un ricco o un mercante d'arte e me la compera. Ma così rimane solo in un luogo. A cosa serve, se come abitudine delle gallerie occidentali, di un originale non si riproducono, numerano e firmano più di 100 copie a mano? È sufficiente se 100 persone posseggono una stampa? Grafica politica è grafica per le masse, non solo per 100 persone. Io desidero che le mie grafiche fanno il giro del mondo come una pellicola del cinema. Un libro politico, un romanzo, un tascabile spesso hanno una tiratura di varie centinaia di migliaia di copie. Perché allora dovrei numerare la mia grafica? L'abitudine verso questo tipo di diffusione appartiene al medioevo dove un libro si scriveva a mano e si vendevano 20 copie a 20 persone.

Se stampo una grafica la faccio in offset a 1000 o 2000 pezzi - in grandezza originale - e ci tengo a una buona realizzazione tecnica e a una buona carta. Per me la stampa offset è un'ottima cosa. I proprietari delle gallerie invece dicono che le stampe offset non sono stampe artistiche. Perché ? Le mie grafiche vengono realizzate al 100% fedeli all'originale. A richiesta le firmo e una stampa la vendo a 10 o 5 marchi. Nei tempi lunghi poi guadagno altrettanto che se avessi venduto l'originale. Molta gente nella RFT mi dice che così sto distruggendo il mio buon nome. Io rispondo che non mi interessa il mio buon nome, bensì le mie grafiche e la loro diffusione. Ho anche fatto l'esperienza che ad appendere le mie grafiche sono per lo più giovani studenti e altra gente con la mente aperta, che non le ritiene troppo "deprimenti" o "dure". Ma un originale non lo possono pagare. Se voglio permettergli di acquistare le mie grafiche devo pensare alla loro situazione economica. La mia grafica politica appartiene al popolo. La vendo alle fiere, tramite librerie politiche, nelle iniziative politiche e riunioni e soprattutto in ogni occasione dove si fa appello alla solidarietà con il popolo palestinese. Partecipo anche ai bazar natalizi ecc.. Inoltre collaboro con un gruppo artistico tedesco, "Tendenze", con un Cileno, con socialdemocratici di sinistra, amici del Partito Comunista, indipendenti - ma tutti appartenenti allo stile realista. Il nostro intento primario è la creazione di opere realiste comprensibili al pubblico.

- Da dove prende ispirazione per il suo lavoro ?

R. - La mia natura é quella del pittore politico. Mi piace. Da artista mi piace esteticamente l'espressione politica. Per me è bella come dei fiori, una bella donna, un bel cielo. Esprimersi politicamente è bello, anche perché il soggetto della pittura politica è il sogno dell'uomo di una vita nuova e migliore. La lotta politica è il ponte che conduce a una vita nuova. Esprimere la bellezza di questa vita è il senso e l'obiettivo della pittura politica. Visto da questo punto di vista, la forma politica per me è anche molto estetica. Anche la rappresentazione della lotta armata secondo me è estetica, poiché è motivata dal desiderio di una vita nella quale l'uomo si possa sentire in armonia con il suo ambiente, potersi sentire tutt’uno con esso.

- Come vede, da artista arabo residente nella Repubblica Federale, gli sviluppi e le tendenze dell'arte occidentale ?

R. - Lì era molto forte l'influenza americana negli ultimi trent'anni. Ad ogni insorgere di una nuova moda negli USA, questa veniva subito seguita nella RFT. Pare che sia tutto pianificato. E' come una mafia. Televisione, giornali, mensili, gallerie, pubblicità, tutti i media adottano ogni nuova moda o tendenza nell'andamento artistico tedesco occidentale. Dura più o meno da 6 mesi a 1 anno, poi svanisce di nuovo, e il ciclo ricomincia. Anche il pubblico è stanco di queste ondate. L'arte astratta non è morta. Si è trasformata nel decorativo, nelle tecniche materiali, nell’architettura e nel design, nella pubblicità.

Oggi possiamo osservare una tendenza nuova e forte al realisrmo, che si basa sull'espressionismo tedesco. Pittori come Grosz, Beckmann, Kollwitz, Baerlach e Otto Dix sono di nuovo visti come degli eroi e vengono molto esposti e ristampati nei libri. Ci sono tanti giovani pittori che seguono questa direzione. Ovviamente non è ancora del tutto realizzato. Nella nuova scuola realista possiamo anche elaborare lo sviluppo dell'arte astratta. Non tutto è negativo. Il pericolo sta laddove si va con la moda per ragioni di affarismo. Dovremmo veramente utilizzare la tecnica, il materiale, l'invenzione delle forme, tutte queste prestazioni della scuola astratta, e buttare via il resto. Non si dovrebbe solo dire che questa è arte borghese e chiudere gli occhi. No, è un aspetto del nostro tempo, del nostro sviluppo. È la stessa cosa come con ogni altra tecnica. Nel sistema capitalista si svluppa una rivoluzione tecnica che non è né buona né cattiva. Ne possiamo sfruttare i vantaggi. È come con le armi: nelle mani di un mercenario capitalista sono micidiali e assassine; nelle mani di un rivoluzionario servono la causa rivoluzionaria.

Prenda il mio esempio. Ho lavorato per sei anni come grafico pubblicitario. Per vivere. Spesso era noioso. Ma ho anche appreso molto. Ho appreso tutte le specie di grafica commerciale e a sapere molto sui problemi pratici di stampa. Si deve per es. sempre partire dal fatto di come raggiungere nel migliore dei modi il grande pubblico. Quale deve essere l'effetto della scrittura, del lay-out ecc.? Ovvio che tutto ciò ha un contenuto capitalista. Ma il capitalista non è scemo. Vorrebbe che i suoi prodotti raggiungessero un pubblico più vasto possibile. Ora che lavoro da pittore e grafico libero, rifletto sempre come posso stabilire tra il pubblico e me nell'interesse della causa, della rivoluzione, il miglior contatto possibile.

 

- Quale è l'obiettivo e quali sono le attività dell’associazione degli artisti figurativi arabi, creata di recente nella Rep. Federale ?

R. - Artisti arabi hanno partecipato per prima volta nel 1974 a una mostra collettiva durante la settimana culturale araba a Tuebingen, provenienti dagli stessi paesi arabi e dalla Rep. Federale. Spiccava il fatto che malgrado gli stili differenti si poteva osservare una omogeneità, che tutti provenivano da una stessa cultura. Neanche i visitatori potevano crederci che i quadri provenissero da paesi diversi. Infatti l’arte ci dice il vero. Apparteniamo tutti a una cultura, a una nazione divisa solo dal colonialismo.

Dopo l'esperienza di Tuebingen nella RFT iniziammo una collaborazione più stretta. Nel 1977 la società tedesco-araba insieme alla Lega Araba organizzò una mostra artistica araba ad Aachen. Fu un grosso successo. Con due cose importanti: Primo, la Palestina era presente come paese in questa mostra. Secondo, furono esposti dei quadri rappresentanti la lotta armata come parte dell'arte araba moderna. Seguirono altre mostre a Wuerzburg e nel 1978 a Bonn, dove parteciparono 23 pittori arabi. Questi li abbiamo organizzati noi stessi in associazione, con l'aiuto dell'ufficio dell’OLP e della Lega araba, che ci mise a disposizione le sedi.

La propaganda sionista nella RFT è tuttora molto forte e vorrebbe far credere alla gente che gli arabi vivono nel deserto senza basi economiche, sociali e cultura. Con le nostre mostre collettive abbiamo potuto rispondere a questo. Quadri e grafiche possono dare a volte una risposta anche più idonea delle dichiarazioni politiche. La gente comprende subito senza pensarci tanto.

A causa della politica di Sadat sono sorti alcuni problemi, per cui fu congelata una mostra sostenuta dalla Lega araba, già in corso in tutte le città della RFT e della Francia. Ci sono anche alcune difficoltà interne causate dalle differenti concezioni artistiche. Ma in generale la nostra esperienza è positiva. Ci sono due punti su cui tutti concordiamo: 1° vogliamo tutti fare qualcosa per la causa palestinese. Deve sapere che ogni arabo sostiene per sentimento naturale la lotta armata palestinese. 2° Tutti noi siamo alla ricerca di un carattere arabo nella nostra arte per liberarci dalla tutela occidentale anche se viviamo nella RFT. Questa è una parte della lotta stessa, poiché la liberazione della cultura araba serve anche agli obiettivi della lotta palestinese.

- Quali le reazioni sulle vostre attività

R. - Alcuni visitatori vengono per vedere dell'arte stile 1000 e una notte e dapprima sono delusi quando trovano arte moderna. Nelle discussioni spieghiamo loro che il mondo arabo non consiste nel 1000 e una notte ma che e una parte del XX Secolo e che ha i suoi problemi particolari.

In genere il pubblico dimostra molta simpatia. Con le mostre viene a sapere che da noi ci sono persone realmente esistenti e dei paesi, e ciò è positivo.

Spesso ho delle difficoltà con gli organizzatori per le mie grafiche politiche. Preferiscono esporre i miei lavori "arabeschi" ma non i miei quadri politici. Ma le grafiche politiche e i miei altri quadri e disegni sono come il mio secondo occhio. Non mi posso strappare un occhio. Quasi sempre accettano quando dico loro: se volete arte araba, ok, ma le due cose vanno insieme. Si preoccupano di più per la paura dei conflitti; a volte dipende anche dalla paura di rappresaglie sioniste. Le reazioni sioniste in genere sono più sottili. Per es. durante la mostra a Bonn all'improvviso venne indetta una settimana culturale israeliana radiotrasmessa; un giornale illustrato di grande tiratura riportò un articolo clamoroso su un pittore israeliano.

Quando vendo le mie grafiche per strada spesso mi capitano anche delle reazioni ostili. Una volta un tipo della NPD si incazzò per il mio poster che attacca Camp David, Carter, Begin e Sadat. Urlò: "Quando i tempi saranno maturi i tuoi grafici saranno bruciati qui per strada !" Io rimasi calmo e risposi solo che questo tipo di procedura c'era già stata ai tempi di Hitler. Vennero anche ufficiali della città di Francoforte per convincermi a mettere via il poster su Camp David, altrimenti avrei avuto "dei problemi". Ci sono tendenze a una acutizzazione della repressione nella RFT. In alcune zone, in particolare quelle governate dalla CDU/CSU, degli artisti progressisti sono stati esclusi dalle associazioni. C'è anche una nuova legge che ha un effetto restrittivo sulla libertà culturale e l'arte. Dice che ogni scrittore, pittore o poeta che esprime "simpatia" per il "terrorismo" o la 'violenza viene punito. È un'espressione alquanto vaga. Cosa significa ? Un tale legge sicuramente non viene applicata se si dimostrassero simpatie per le aggressioni di massa israeliane o altri esempi di terrorismo di stato.

- Come valuta il concetto di arte israeliana ?

R. – Una volta visitai una grande mostra artistica israeliana a Heidelberg. Rimasi colpito della mancanza di unità, nessuna lingua comune, nessuna tradizione comune. Trovai influenze britanniche, russe, polacche e francesi. Ma non si può nemmeno dire che era internazionale. Era un miscuglio di diversi stili e di diverse influenze. Riflette anche lo stato della società israeliana; una società senza unità culturale. Interessante il fatto che la mia impressione fu anche riportata da un critico della stampa locale. Asserì che vi si potevano vedere diversi tipi di indirizzi artistici europei ma non un'arte israeliana. Ma non disse nulla sul significato politico di questo fatto.

Al contrario, mi ricordo della mostra di pittori arabi dai diversi paesi arabi, quando tutti i visitatori pensarono che sarebbe la mostra di un solo paese. Questa differenza tra la mostra araba e quella israeliana è di grande significato politico.

 

 

 

 

 

"QUESTA È LA MIA ESISTENZA"

Un Artista Arabo Si Oppone alla Censura della RFT

Intervista con Burhan Karkutli

(Palestina-Bulletin, Bonn: No. 7 del 15.2.1980)

- Prima di natale hai suscitato un bel po' di clamore a Francoforte con i tuoi quadri e le tue grafiche. Cos’è successo esattamente ?

R. - Da alcuni anni a Francoforte si teneva un bazar natalizio nel quale possono esporre e vendere anche gli artisti. La città dà agli artisti, che sono organizzati nell'associazione federale arti figurative questa possibilità. Ogni pittore ha il suo banchetto. È una tradizione molto carina, poiché così il pittore può stabilire così un buon contatto con la popolazione. Vi partecipo da cinque anni. Molta gente di Francoforte mi conosce per questo motivo e sanno che sono un pittore politico. Nell'occasione vendo anche un bel po' delle mie grafiche politiche.

A Francoforte lavoro con un gruppo di artisti che si chiama TENDENZE. Tutti pittori politici. Da quando siamo in questo posto abbiamo a volte alcuni problemi minori. Come puoi immaginare, con dei fanatici. Per es. abbiamo esposto un manifesto per il Cile o contro Strauss, contro i divieti di praticare una professione. E naturalmente manifesti per i diritti del popolo palestinese. A volte c'è allora gente che inizia a urlare a squarciagola davanti ai nostri banchetti.

Quest'anno tutto iniziò così. Per es. c'erano alcuni nazi noti nella città che ci hanno importunati. O anche degli "amanti dell'arte" ! Anche loro se la presero con noi, perché vogliono solo "arte" ma nessuna propaganda". Già, e poi anche un gruppo di sionisti.

- Quali erano le grafiche che non andavano giù ai sionisti ?

R. - Avevo un sacco di quadri e cartoline postali sul mio banchetto, tra cui quattro che condannano l'aggressione israeliana nel Libano del sud, la politica di Begin e Camp David. Queste quattro cartoline hanno fatto innervosire alcuni sionisti in modo tale che hanno iniziato a esercitare una pressione massiccia sul comune. Hanno chiesto che la città mi espellesse dal bazar.

- Erano sionisti singoli o organizzati ?

R. - Dapprima pensai che erano dei singoli. Perciò non li ho neanche presi troppo sul serio. Ma dopo poco tempo il municipio ha veramente chiesto che togliessi le quattro cartoline. Allora si chiarì che dietro queste pressioni c'era la comunità ebraica di Francoforte. Infatti mi ha denunciato penalmente per presunta istigazione contro il popolo ebraico, di fare uso di simboli nazisti e di oltraggio di capo di stato estero.

Non ho accettato la richiesta del comune. Ho detto: "No, questa è la mia libertà artistica. Questa libertà non è un giocattolo." Quando si accorsero che non avrei mollato il comune mi ha mandato sotto un membro della direzione dell'associazione professionale degli artisti figurativi. Questo signore ha fatto proprio completamente sua la posizione del municipio. Ciò nonostante non ho mollato. Ero deciso a comparire davanti al tribunale. Ho detto: "Se tolgo le cartoline non esisto più come artista. Questa è la mia esistenza." Infine il municipio ha minacciato di chiudere tutto il capannone. Questo naturalmente per minacciare anche tutti i miei colleghi che come me avevano esposto e venduto qui le loro opere. Una parte di loro ha reagito di modo che posso dire che erano dalla mia parte, circa il 40%. Gli altri non erano necessariamente contro di me. Ma erano diventati inquieti. Al che abbiamo cercato un compromesso e l'abbiamo anche trovato. Le cartoline rimanevano sul tavolo, ma le ho coperte con un pezzo dì carta bianca. Su cuesta carta ho scritto: "Qui sotto ci sono cartoline postali contro l'aggressione fascista israeliana contro il popolo palestinese.".

E di nuovo la città e la comunità ebrea si incazzarono. Vanno chiesto di far sparire il testo. Non l'ho fatto, poiché avevo accettato il compromesso solo per i miei colleghi ma non per fare un favore alla città. E di nuovo una serie di tentativi di intimidazione. Un giorno lo stesso signore della associazione apparì al mio banchetto con due ufficiali della polizia criminale. Hanno chiesto i miei documenti e un esemplare di ognuna delle quattro cartoline. Un'altra volta furono diffuse delle voci che sarei stato espulso dalla BRD se avessi continuato a vendere queste cartoline. Ho solo risposto che sarei disposto ad andare in tribunale. Che poi non sarebbe la prima volta che degli artisti sarebbero trascinati davanti ai tribunali, in Germania. George Grosz per es. fu accusato ben dieci volte per i suoi quadri.

·         Cosa ne è stato della denuncia ?

R. La tensione durò dieci giorni. Quasi ogni giorno c’erano nuove storie. Ma con ciò mi sono attratto grande rispetto da parte di una parte dei miei colleghi. Erano veramente molto solidali. Non tanto con me personalmente, erano solidali con la lotta per la libertà dell'arte. Hanno preso le mie cartoline e iniziato a venderle ai loro banchetti.

Mi sembra interessante, chi si è trovato di fronte alla lotta per la libertà dell'arte: la politica culturale della CDU e la comunità ebrea di Francoforte. In quanto alla denuncia, prima di natale ho ricevuto una lettera da parte della sezione criminale di Francoforte. Nella successiva discussione nella stessa sezione si scusarono per i disturbi nel periodo prenatalizio. Ci informarono che la questione era stata controllata dalla procura, che le mie grafiche non violerebbero le leggi. Che acconsentono l'uso dei simboli nazisti in due casi: 1. se un simbolo viene utilizzato per motivi artistici, 2. se viene utilizzato per informare contro i nazi. Ambedue i casi corrisponderebbero per le mie grafiche. Perciò la denuncia venne messa da parte.

- Hai parlato di un punto d 'incontro tra la CDU di Francoforte e la comunità ebrea. Come è successo ?

R. La politica culturale della CDU a Francoforte é arcinota. Ci sono alcuni precedenti ben chiari. Nel mio caso credo che abbiano tentato per la prima volta l'applicazione di misure repressive contro un artista. Hanno tentato di stabilire un precedente. Mi hanno scelto perché sono conosciuto a Francoforte come pittore politico. E anche se il procedimento contro di me è stato fermato, la CDU ha tratto un vantaggio dall'affare. Ha aperto le porte per future misure di censura. Al penultimo giorno il magistrato ha informato la nostra associazione che il contratto per l'uso del capannone veniva immediatamente receduto[?], che per l'ultimo giorno ogni artista singolo avrebbe dovuto dare un contratto individuale. Il giorno dopo ci siamo andati lo stesso senza un tale contratto. Infatti la città ha poi tralasciato di inviare qualcuno per fare questi contratti. In pratica eravamo illegali nel bazar. Il problema è che questa lettera avrà validità per il prossimo bazar. Probabilmente non potremo più esporre passando per l'associazione ma con dei contratti individuali dove ovviamente le possibilità di censura sono molto maggiori.

In quanto alla comunità ebrea di Francoforte si deve dire che singoli membri della comunità hanno chiamato la nostra associazione e espresso di non essere assolutamente d'accordo con il procedere della comunità ebrea. Per la parte reazionaria della comunità il procedere insieme alla CDU non é casuale. In altri settori questo funziona a meraviglia. Alcuni imprenditori edili grossi appartengono alla comunità ebrea e la CDU ha molti interessi negli affari immobiliari. Se funziona in questo settore perché non in quello della politica culturale ?

- Cosa dissero i tuoi colleghi artisti in merito a questo scontro ?

R. Già le ho parlato. Non ho detto delle pressioni di buttarmi fuori dall'associazione artisti. La direzione mi ha chiesto di andarmene da solo. Ovviamente ho declinato l'offerta e ho chiesto che se ne decidesse democraticamente in una riunione degli associati. Una settimana. fa, il 1° febbraio, c'è stata questa riunione dove si è discusso per tre ore del mio caso. C’è stato un confronto molto duro. Si trattava meno della mia persona che non della libertà nell'arte. La direzione in questo scontro ha fatto la richiesta di avere in futuro il diritto di pretendere l'allontanamento del suo quadro a un artista, anche contro la volontà dell'artista stesso. Questo ha indignato molti colleghi. Si chiese al direttore se era diventato pazzo e se in futuro voleva assumere il ruolo della polizia che evidentemente la direzione sarebbe disponibile che in futuro ci controllassimo da soli. Altri colleghi asserirono che l'arte po1itica danneggerebbe i nostri affari. Noi gli abbiamo risposto che eravamo artisti e non commercianti.

Alla fine il 70% dei colleghi si pronunciò contro le richieste della direzione. E ci fu un compromesso nella forma che è stata eletta una nuova direzione.

- La stampa cosa ha detto di questo scontro ?

R. Nei giorni prima di Natale quasi ogni giorno c'era qualcosa nella stampa di Francoforte. Nel merito risaltava che le loro informazioni se le prendevano sempre della città. Mai da me. Con l'unica eccezione di un collaboratore DPA. E' venuto da me e gli ho detto la mia opinione, che vedo Begin sullo stesso livello di Hitler, che ciò che faceva Begin contro il popolo palestinese nel Libano del sud, i bombardamenti dei campi profughi con le bombe a frammentazione, è lo stesso crimine di Hitler in Europa. Mi fu chiesto se avevo a che fare con l’OLP. Gli ho risposto che come tutti gli arabi avevo delle simpatie per l’OLP. DPA ha poi anche riportato correttamente le mie opinioni. Ma dopo ho visto che i giornali non lo avevano scritto, bensì ciò che pareva loro. Le mie opinioni non sono mai state divulgate correttarnente nella stampa. Eccetto che da TAGESZEITUNG di Berlino. Ma era proprio l'unica eccezione.

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GRAFICHE ORIENTALI

La ricerca dell'unità e dell'armonia tra contenuti e forma nei miei quadri è la mia preoccupazione quotidiana, quale che sia il contenuto delle mie grafiche, drammatico, critico politico o tradizional-estetico. E in questa ricerca mi sembra di dover iniziare sempre da capo. Attualmente troviamo un rinascimento arabo nei paesi arabi, nel quadro del quale si tenta di dare ai vari rami artistici e culturali uno stile arabo nuovo, libero dall'eredità dell'influenza coloniale. In questa serie tento, da pittore, di dare un mio contributo come risposa alla questione in quale direzione potrebbe andare questo rinascimento all'interno della pittura e dove si potrebbe iniziare con questa nuova riflessione. In questo mi riferisco alla pittura. popolare araba storica, che è molto diffusa in tutti i paesi arabi e che così vorrei ravvivare. Ciò facendo ho attinto da varie fonti arabe: dalla calligrafia e dal tappeto orientale come anche contadino, da antiche civilizzazioni dell'alto oriente e dell’Islam, dall'arabesca e dall'arte andalusa, come infine anche dall'arte del contadino arabo.

Di questi stili artistici differenti ho tentato di trovare una nuova forma araba senza con ciò chiudere i miei occhi davanti al le direzioni d'arte moderna. Ma questo era solo la metà del cammino. Questo tentativo formale arabo secondo me é maturo quando serve a un contenuto politico e rivoluzionario.

Purtroppo qualche critico d'arte occidentale ha ritenuto questo tentativo "folclore" e "pittura naif".

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Visto che su quasi tutti i quadri presenti si trovano racconti o parti scritte in arabo, che nel modo fiorito dicono qualcosa sul contenuto del relativo quadro, più sotto si trova la traduzione del testo di ogni quadro.

Le tre vergini

Dio, come sono belli i vostri occhi!

Amore e perdono (semicerchio superiore)

Vi auguro un felice matrimonio, una felicità adornata di fiori, bambini belli come principi e di tutte le cose il più bello!

sotto:

Siate buoni con le donne! (dal corano)

Il matrimonio (sposo è il cavallo, che porta la sposa)

A destra: Oh, non toccate la dormiente, oh non disturbate la dormiente, o, tu sciolta, la tua anca si muove come un ventaglio, o, tu dormiente, adornata di henna, per te desidero una vita. felice!

In mezzo vicino alla sposa: Divina, divina, bella, fiore nel giardino rigoglioso, garofano in fiore, una sposa sei, tutte le rose e i fiori attorno a noi ci fanno da tenda.

A sinistra vicino allo sposo: Apri la. tua borsa e dammi il prezzo della. sposa, i miei capelli lunghi giocano come piume d1oca sulla mia pelle, sono vergine e ti dono. la mia prima notte.

 

Sotto: Oh, mio sposo, non fare una faccia tanto seria, i tuoi baffi odorano come ???, Ja leili, Ja leili, ja ain.

Due vergini

A destra in alto: Il pregio di ogni donna conquista il principe !

A sinistra: questo é l’ornamento (onore, virtù, ecc. il trad) di tutte le donne.

A destra in basso (scritta nel vestito): Questa è la. vergine triste che non poté conquistare il principe.

L'albero genealogico (iniziando in alto a destra.) Nel nome di Dio, il misericordioso ! La mia storia d'amore con questa ragazza è lunga. Una volta vive a Berlino, scuro e solo, il paese straniero faceva a pezzi il mio cuore. In una notte del mese di giugno, il 24, 1962, ero in un tram. Si sentiva della musica che proveniva da un caffé, dolce e irresistibile. Il caffè era pieno di gente, ma trovai posto vicino ad una ragazza, bella e seducente come Jasmin. Lei mi disse:

Oggi è il mio compleanno - il mio 20° Oh, popolo del profeta ! Il mio cuore si apre, e il suo compleanno diventò il compleanno della mia vita e del nostro amore, apri le porte al piacere, alla felicità e alla divinità.

Abu Fahed e le sue donne (Iniziando in alto a destra)

Sentite o gente, questa storia! Abu Fahed dal vicolo del quercio sul terreno della sua casa trovò un tesoro d'oro ! Diventato ricco, andò e sposò a sua moglie Um Selim altre tre giovani ragazze, belle come rose, e disse: oh; ora sono giunti i giorni felici ! Ma, voi gente, le giovani donne vogliono sempre più gioielli, vestiti, bracciali e collane. Dopo un anno Abu Fahed fu rovinato, e tutte e quattro le donne lo lasciarono!

Fuga nella fantasia

A sinistra in alto: la verità e l'amore sono le nostre vere virtù (caratteristiche).

Braccio sinistro: Noi non conosciamo nessuna sottomissione.

Braccio destro: Gli Arabi sono un popolo antico, glorioso e magnanime.

Il falco

Questo è l’uomo di tutti gli uomini.

Ricordi del villaggio

Oh, voi giorni trascorsi nel villaggio, tornerete e giammai vi ricorderete di me ?

Animo e cuore unito

nastro di scrittura a semicerchio: Saade e Nesaud si sposeranno - che Dio doni loro felicità !

in basso: Ornamento di tutti i giovani uomini, Auguri a te, Hai ricevuto qualcosa di straordinario, le figlie di tutti i soli verranno da te !

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DIARIO CRITICO

Per criticare la società borghese e il suo sistema, iniziai con delle caricature semplici. Constatai che queste caricature non disponevano di un impatto sufficiente. Così iniziai a studiare degli artisti critici della società: Goya - Daumier - Grosz - Dix - Barlach - Kollwitz - Picasso così come il realismo messicano. Inoltre studiai le maschere dell’Africa e dell'Asia orientale,. per creare una lingua critica dei tempi attuali, parallelamente alla mia forma drammatica, per esprimere i conflitti con il mio ambiente. Così questa serie critica è una parte di questi conflitti.

"Striptease"

Durante una visita a Parigi una sera andai in un locale striptease. Tutto ciò che si "deve" avere visto a Parigi io lho visto: musei, tombe reali, chiese, palazzi, torri... Ora, di notte si visita un locale striptease francese. La ballerina era ancora abbastanza giovane e mostra tutto ciò che aveva. Ma nei suoi occhi vidi che aveva pesantemente coperto il suo carattere e la sua natura femminile, e la sua nudità era artefatta.

Gli spettatorì sedevano, vestiti da buoni borghesi, in attesa sulle loro sedie e guardavano la donna. All'improvviso ebbi la sensazione che realmente eravamo noi uomini ad essere nudi, con sguardi da. animali aggressivi. In molti scopri addirittura la voglia di violentare. Eravamo noi a ballare lo striptease davanti a una donna vestita.. Depresso abbandonai il locale.

"Canzone dal buco"

Arrivai in Germania senza lavoro, in questo paese del1e meraviglie economiche. E anche qui dopo alcuni anni ero di nuovo disoccupato. Qui ci sono dei musei meravigliosi, pieni di quadri, libri d'arte, accademie delle arti, pagine dei giornali pieni d'arte. Ma un pittore come me sta seduto insieme a centinaia di disoccupati nei corridoi dell 'ufficio di collocamento. Anche la tela costava troppo per me.

Mi sentivo come in un buco profondo e scuro, in una tomba vivente. Chiusa con una pietra pesante. Le figure sulla pietra non volevano sentire nulla, né vedere, né udire. Ma io voglio continuare a cantare la mia canzone nel buco, finché arriva alle orecchie di tutti.

"High society party"

Poco dopo il mio arrivo in Germania molti anni fa tentai di offrire i miei quadri a varie gallerie. Ero novellino, ingenuo, pieno di fiducia. Nei miei quadri si rispecchiava la situazione sociale della mia patria: miseria povertà e lotta contro il colonialismo. Condito con sguardi arroganti la risposta stereotipa era: "Cose del genere qui da noi non si vendono." Più tardi rividi alcuni di questi proprietari di gallerie nell'occasione di un cosiddetto 'vernissage'. Parlavano di "arte". Quando ripresi la strada, questo quadro lo avevo già ridipinto.

"Buon Giorno"

Per alcuni anni lavorai in una casa editrice di Francoforte come grafico. Il mio studio si trovava alla fine di un lungo corridoio, uno dei tanti. La mattina nei corridoi echeggiava la parola "Buon Giorno" nei corridoi. Ma non aveva alcun significato, tanto era privo di piacere e breve. Appena ti guardavi in giro, tutti avevano una. fretta nervosa. Non ci volle molto e sentii questi corridoi come se fossero dei corridoi di una galera. E mi chiesi come mai gli altri prigionieri vi camminavano superbi e a testa alta.

"Città Moloch"

Da dieci anni vivo a Francoforte. Ci ho camminato in ogni direzione per esplorarla, per conoscerne le facce di giorno e di notte. Vivevo in un continuo conflitto per proteggere la mia anima umana dall'influenza di questa città. La sentivo come un Moloch, che si nutre di aggressività, di affarismo freddo, di indifferenza di suicidio e dalla lenta morte democrazia. E vidi che le migliaia di persone che ogni giorno vanno al lavoro come un fiume in piena, non si accorgevano dell'attacco del Moloch. Solo un unico bambino sente cosa succede. Ma essendo un bambino nessuno lo ascolta.

"Mai più fascismo"

Questo quadro nacque dalla preoccupazione per il mantenimento della democrazia.

"Locale a Madrid"

Durante i miei tempi di studente a Madrid mi impressionavo anzitutto l'espressione dei visi duri e tristi delle persone spagnole sotto il regime di Franco. Una sera visitai un "locale intellettuale" pieno di scrittori, pittori e altri artisti. Parlarono per ore di cultura antica e cultura recente, ma nessuno disse una parola dell'oppressione. Ci si compiaceva delle proprie parole altisonanti. "Non è un magnifico locale" mi chiese un amico. Andai a casa e dipinsi questo quadro.

"L'americano brutto"

Non c'è molto da dire. Solo: che l'ho dipinto una volta e lo ridipingerei sempre ancora.

"Bordello"

Un giorno d'estate prima della guerra civile a Beirut. Ne avevo piene le scatole di questi scorci della città tipo cartoline postali e di tutti questi turisti che stavano fotografando. Andai nella strada dei bordelli e assimilai l'atmosfera e le sensazioni. Dopo un po' di tempo non sopportai oltre questo bagno di sangue dell’animo. Non riuscii più a respirare e avevo la sensazione che questa vita da bordello simbolizzasse la vita politica in generale del Libano - Prostituzione, Corruzione e Sfruttamento.

"Impressione di Beirut"

Anche questo quadro nacque alcuni anni prima della guerra civile in Libano. Per un giorno intero dovevo risolvere alcune piccole faccende in città. Era un giorno come molti altri. La gente passeggiava, chiacchierava e si compiaceva. Di nuovo a casa sentii un incubo schiacciarmi il cuore, e vidi la città come un cadavere bruciato. Non potevo spiegarmelo, ma mi sentii molto infelice e dipinsi ouesto quadro. Degli amici mi chiesero: "Come mai questo brutto quadro ?" Rivedendolo ora dicono: "Così è ora la nostra città".

"La città"

Iniziai la mia vita in Germania in una grande città. Le prime impressioni furono la solitudine della gente e la loro chiusura l'uno in confronto all’altro. Dei grandi animali aggressivi chiamati "automobili" sfrecciavano sulle strade, antenne delle televisioni perforavano la luce del sole come delle lance.

"Gli ingordi" (nel senso di cibo)

Cosa succede ?

Perché dobbiamo distruggere le cose belle ?

Cosa ci è successo ?

Perché non possiamo godere delle cose buone invece di ingozzarcene ? Prima ci siamo ingoiati noi stessi, finché siamo diventati dei piccoli mostri.

Lo sappiamo questo, di noi stessi ?

Abbiamo rosicchiato braccia e gambe della vita e anche del torso non vogliamo lasciare nulla.

perché siamo tanto orgogliosi per essere diventati così brutti ?

I nostri fiori sono più forti della violenza fascista

Tante volte, quando sto seduto da solo nel bar, mi ricordo quegli apici che caddero vittima politica di una assassinio fascista. Per me erano dei sognatori di un futuro ricco di fiori.

La mia solitudine in questo momento racconta la seguente favola:

C'era una volta un mostro che odiava tutti i fiori della terra. Giurò di distruggerli e ne strappò tanti dalla terra. Finché arrivò ad un campo dove dei grandi fiori rossi formavano un bosco, con spine e aghi. Nella sua rabbia vi entra dentro. Le spine gli lacerano la pelle. Una spina gli si conficca in un occhio: diventa cieco; un'altra spina gli si conficca nel cuore; il mostro è morto.

Più tardi piove, e la primavera fa rifiorire in tutto il loro splendore colorato tutti i fiori.

VIVA LA REVOLUCION

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Grafiche dal Messico

L

Cosa dovrei fare in Messico come pittore? Sono stato in Messico per un anno. Nei primi sei mesi non ho dipinto affatto, non ne avevo voglia. E' molto semplice vagabondare con quaderno e matite per il mercato o nei villaggi e disegnare il "tipico messicano". In Messico ci sono tanti pittori quotati (o meglio essenziali) e molti dei loro dipinti mostrano i colori abbondanti del Messico. Si dice sempre che il Messico offre tanti colori. Io vengo dall'Oriente, il paradiso dei colori, e non devo fare un viaggio così lungo per scoprire i colori. Avevo un'altro obiettivo. Non mi sentivo ancora completo come pittore politico. Mi interessava la questione dell'estetica dell'arte rivoluzionaria, ed ero alla ricerca di una via per esprimere tutto il mio sentimento in una forma estetico-politica. Anche su questo piano il Messico ha molto da offrire.

Due le osservazioni che per es. mi hanno spianato la via come pittore politico:

1° Un quadro di Siqueiros, uno dei maggiori pittori del Messico. Mostra una pietra vulcanica che rappresenta una testa umana senza viso con ambo le braccia tese. Ci vuole dire qualcosa, ma è di pietra e non può parlare.

2° Gli occhi di Emiliano Zapata, l’eroe della Rivoluzione Messicana del 1910, sopratutto una delle sue ultime foto riprese poco prima del suo assassinio. Nei suoi occhi fieri pieni di tristezza é contenuta tutta la storia più recente del Messico. Così ho stretto la mano tesa e ho viaggiato per il Messico con gli occhi di Zapata.

Dopo sei mesi la testa di pietra mi parlò con la voce del contadino e operaio messicano. Mi disse che era alla ricerca dell'unione con la sua terra e con il suo passato autentico.

E fu così che iniziai a dipingere, a ravvivare le forme dell'antica cultura messicana, vestito con l'attuale contadino messicano con le sue contraddizioni sociali e politiche. La Rivoluzione tra l'altro è anche la rivitalizzazione della cultura del popolo.

Questa serie è un primo tentativo di rappresentare la realtà messicana come la vedo io come pittore.

Viva Zapata - Viva Abdel Kader Al Husseini

Tra la Rivoluzione Messicana e la Rivoluzione Palestinese ci sono molte cose in comune. In Messico gli spagnoli hanno colonizzato il paese, hanno scacciato i contadini dai Toro campi, li sfruttarono come servi in campagna e come operai edili, e i nuovi signori feudali si impossessarono dei loro campi.

In Palestina la situazione è simile. I sionisti scacciano i contadini dai loro campi e creano un nuovo sistema feudale collettivo - il Kibbuz. I Palestinesi diventano braccianti sulla propria terra. Nel 1948 in Palestina ci fu una massiccia resistenza contro la potenza coloniale israeliana.

Abdel Kader Al Huesseini fu il capo della lotta contadina, era il nostro Zapata. Questo fu il mio primo pensiero in Messico. Zapata e Abdel Kader Al Huesseini - due fratelli rivoluzionari storici.

Attentato contro la galleria "Viva Messico", Caracas

Con la mia mostra "Arte della Rivoluzione Palestinese" ho fatto un giro nel Venezuela. Il Direttore del museo di arte moderna a Merida, Dr.Carlos Contramaestre, e l'università della città mi avevano invitato ad esporre i miei quadri in occasione del "Mese della Cultura Palestinese".

Nel mio programma era anche prevista una mostra nella galleria "Viva Messico" a Caracas. Zapata è il simbolo dì questa galleria. Il proprietario dilla galleria è il regista teatrale messicano Jorge Godoy, la sua galleria è nota per le sue mostre politiche. Due settimane prima dell'apertura della. mia mostra un gruppo di fascisti cubani attaccò la galleria con delle mitragliatrici (2.11.1980). I proiettili colpirono il vetro e le grafiche esposte ("Grafiche con proiettili originali"). Le grafiche erano di artisti cubani e cileni dirette contro il fascismo in America Latina.

Artisti, sindacalisti, studenti, scrittori e il Partito Democratico in Venezuela dichiararono la. loro solidarietà con la galleria. Malgrado l'attentato notturno la mia mostra nella galleria "Viva Messico" fu aperta come previsto. Questa grafica è il mio contributo in solidarietà con questa galleria. Nella mia dedica assicuro a Jorge Godoy, che l'arte rivoluzionaria é più forte della violenza fascista.

Contadino Bracciante - Disoccupato - Zapatista - Campesino – Cavatore Messicano

Nell'anno che ho vissuto in Messico crebbe nello stesso modo il mio amore per i Messicani quanto quello per la loro cultura. Più tardi questo amore diventò un tutt'uno. Nella cultura messicana vedevo i Messicani e nei Messicani la cultura messicana (evito coscientemente l’espressione di cultura precolombiana che è colonialistico). Lo stile coloniale mi fece una. impressione noiosa e arrugginita, la cultura messicana autentica mi diede un’impressione molto fresca e vivace come un giovane fiore, lo stile coloniale invece è "premessicano".

Albert Camus disse una volta in Algeria che gli edifici coloniali francesi sembravano molto vecchi e morti, le rovine romane invece sono molto vivaci.

E così ho ritrovato la cultura messicana dei musei nei contadini e operai. Il museo vive per strada, e la voce della vita parla nel museo. 0gnuna di queste grafiche è coniata dalle culture tradizionali conosciute.

Una volta accarezzai una scultura, era come se in questa pietra battesse un cuore, il cuore della cultura. messicana.

Solidarietà del Popolo Messicano con la Rivoluzione in Salvador

I messicani stanno anima e corpo dalla parte della Rivoluzione in El Salvador, come anche con la Rivoluzione in Nicaragua. Quasi ogni settimana ci sono manifestazioni in solidarietà del popolo di El Salvador, manifestazioni contro l'invasione americana, azioni di collette, iniziative con canti politici ecc. Una volta ci fu un tribunale internazionale contro i fascisti di El Salvador. Tutti i gruppi politici, sindacati, studenti e vari gruppi di solidarietà si aggregarono al programma del Comitato di Solidarietà con il popolo di El Salvador. In Messico avevo sempre la impressione, che tutto il paese partecipa la lotta contro i fascisti in Salvador. Non solo gli USA ma anche Israele e i fascisti con armi e consiglieri militari. Come pittore palestinese non potevo rimanere passivo, così ho partecipato attivamente ai movimento di solidarietà; il mio manifesto é una espressione di questa attività.

La vittoria della Rivoluzione in El Salvador è di grande significato storico. Il popolo combatte contro il simbolo del fascismo internazionale, contro i signori feudali, contro la mafia del capitale, contro l'invasione USA, contro i consiglieri militari israeliani e le armi israeliane, contro i vecchi nazisti tedeschi... un nuovo Vietnam in America Latina.

La canzone del nuovo El Salvador

Il Comitato di Solidarietà con il popolo di El Salvador chiamò tutti gli articoli del Messico ad un’ azione comune. Più di 200 artisti, tra cui boliviani, colombiani e cubani, parteciparono a questa azione, addirittura musei statali e collezionisti d'arte borghesi si aggregarono. Così si riunirono 600 opere d'arte per una mostra, opere che alla fine furono vendute all'asta in favore del Popolo di El Salvador nel museo San Carlos.

Io come pittore Pa1estinese partecipai pure a questa azione con tre grandi grafici originali, Questa è una delle tre. L'idea mi venne in Messico in una festa musicale "Canzoni per El Sa1vador". La chitarra quella sera era come una mitragliatrice, ambedue sono strumenti di libertà. Ciò che mi affascinò così tanto di questa iniziativi, era la grande gioia tra musicisti e ascoltatori: la Rivoluzione è nonostante tutto piena di grazia e bellezza.

Abu Nadim - il portatore di fiori

Nelle strade del Messico spesso ho visto un quadro bello - il portatore dei fiori. Ognuno di noi può portare dei fiori, se dentro di sé porta l'amore e la speranza per la liberazione di tutti i popoli. I rivoluzionari sono anche portatori di fiori. In questo grafico esprimo il mio desiderio di essere io stesso un portatore di fiori.

Quanto sei bello nello specchio - quanto sei bello senza di lui

Questo quadro l'ho dipinto poco prima del mio viaggio in Messico, il motivo messicano Chac Mol sotto forma di una bellezza araba. Era un tentativo di gettare un ponte tra la tradizione araba e quella messicana. Per mia sorpresa dovetti constatare che questo ponte esisteva già da molto tempo. Nell'arte moderna messicana ho trovato tracce della calligrafia e geometria araba. A Wahka (Oaxaca) scoprii nei vestiti delle contadine delle tracce dei vestiti tradizionali palestinesi, e vidi case in stile arabo. Alcune sculture messicane antiche hanno forme orientali.

Come pittore arabo non mi sono mai sentito estraneo in Messico. Ora, dopo il mio ritorno dal Messico, ho la sensazione di aver lasciato una a seconda patria.