Cina

Le Tappe della Controrivoluzione

(traduzione dallo spagnolo da "Antorcha", rivista teorica-ideologica del PCE(r) n.l, ottobre l997)

 

1976 Morte di Mao Tse-Tung ed arresto dei principali dirigenti maoisti.

1977 Deng Tsiao-Ping va al potere.

1978 Inizia lo smantellamento della collettivizzazione delle campagne.

1979 Viene autorizzata la creazione di imprese miste cinesi-stra­niere e vengono inaugurate quattro "zone speciali".

1984 Dopo un rallentamento delle riforme causato dalla ostilità con cui sono viste nelle fila del Partito Comunista Cinese (PCC) e nella popolazione, quattordici città costie­re vengono autorizzate ad accogliere capitali ed imprese straniere.

1987 Nella Relazione al XIII Congresso, il nuovo segretario generale Zhao Ziyang afferma che la Cina si trova nello "sta­dio iniziale del socialismo". Il PCC adotta la teoria se­condo cui "lo Stato controlla il mercato, il mercato diri­ge l'economia".

1988 Vengono bloccate le riforme a causa delle rivolte contadi­ne di massa.

1989 Il tentativo controrivoluzionario di Tienanmen crolla. Zhao Ziyang viene destituito.

1992 Spettacolare rilancio delle riforme dopo una visita di Deng alle "zone speciali". Il XIV Congresso dei PCC approva il concetto della "economia socialista di mercato".

1993 Il Plenum del CC approva un progetto di privatizzazione delle imprese pubbliche che sarà immediatamente affossato.

1997 Il XV Congresso del PCC riabilita questo progetto.

 

Conseguenze Economiche , Sociali, Politiche, delle Riforme Capitaliste

Nel 1978, il 78% della popolazione industriale proveniva dalle im­prese pubbliche, appartenenti ai lavoratori, mentre il 22% veniva dalle imprese collettive, proprietà dei popoli, municipalità, ecc.. Nel 1994, solo il 34% della popolazione industriale viene dalle imprese pubbliche, il 40% da quelle collettive, il 26% dalle imprese private, comprese quelle straniere. Attualmente rappresen­tano solo il 30% della produzione industriale, danno impiego al 70% della popolazione urbana e lo Stato trae da queste imprese il 60% delle sue entrate fiscali, il che spiega il deficit che si trascina da quindici anni.

 

- La prudente installazione di imprese private e la liquidazione di quelle comuni nelle campagne ha lasciato l'immensa popolazione della Cina senza alcuna protezione sociale. Le sorti della popola­zione sono nelle mani dell’ "iniziativa privata", creando istituti di sicurezza sociale particolari in alcuni luoghi, instaurandone in altri di simili a quelli europei o, semplicemente, non creandone nessuno. Il risultato è che, ad eccezione delle tuttora grandi imprese sta­tali o collettive, il resto della popolazione è privo di qualunque tipo di copertura sociale.

 

- I 900 milioni di contadini, che precedentemente contavano su una protezione sociale a carico della amministrazione della Comune a cui appartenevano, si trovano oggi del tutto abbandonati. 80 milioni di loro vivono, come riconoscono gli stessi dirigenti ci­nesi, nella miseria più assoluta. Il nuovo sistema di protezione sanitaria garantisce solo 1 milione di persone mentre solo 82 milioni di lavoratori urbani possono contare su un posto di lavoro sicuro.

 

- Nel 1995 la mano d'opera "eccedente" nelle campagne era il 48.7%, il che significa 175 milioni di contadini  disoccupati. In quella stessa data il numero dei disoccupati nelle città si calcolava in 15,5 milioni, vale a dire il 7,5% della popolazione attiva.

 

- Le riforme economiche di tipo capitalista hanno significato un passo indietro in tutti i campi. Uno di questi arretramenti è il ritorno alle istituzioni feudali.

Il potere centrale si ritrova adesso un serio concorrente nelle estese province cinesi: il Clan. In numerosi villaggi si sono ricostituiti gli antichi clan familiari, con i suoi capi, le sue norme, i suoi “tribunali” o consigli di clan, ecc. I clan sfidano il governo, si oppongono apertamente al Partito, si scontrano con i suoi quadri, colpiscono le leggi nazionali, si rifiu­tano di pagare le imposte e di consegnare la quota di cereali, si oppongono alla pianificazione familiare, costituiscono un reale contropotere. In alcune regioni i membri del Partito sono giunti ad un accordo con loro: il Partito si occupa di tutto ciò che riguarda la produzione, ed il clan al resto dei problemi; in altre regioni, sono gli stessi membri del  Partito ad aver costituito il loro clan.

- In numerosi villaggi, i due terzi dei quadri del PCC sono at­tualmente dei piccoli padroni. L'apparizione di questa nuova ca­tegoria di piccoli impresari (padrone-segretario di cellula) è una diretta conseguenza della direttiva dell’“arricchimento” lan­ciata dai denghisti. Approfittando della loro maggiore preparazione, della loro influenza, dell'accesso all'informazione, dei prestiti, numerosi quadri di provincia costituiscono una impresa "familiare" che successivamente diviene "focolare specializzato" per giungere infine a creare una impresa privata con alcuni lavoratori salariati, il che non impedisce che il "padrone" continui ad avere l'incarico di segretario di cellula. Molti altri, vecchi responsabili di piccole imprese collettive, acquisiscono i diritti della pro­duzione, convertendosi autonomamente in capi di una impresa privata. Non è strano che, in una recente inchiesta effettuata tra i contadini, circa l'88% di loro considerano che i responsabili del Partito agiscono in funzione dei loro interessi o di quelli del loro clan, mentre solo Il 12% ritiene che "sono al servizio dei contadini".

- Tra l'inverno del 96 e del 97, la stampa asiatica riportò il dato statistico di 230 rivolte violente in 9 province cinesi. Secondo queste stesse fonti, circa 500.000 contadini parteciparo­no a circa 300 manifestazioni nelle province di Hunan, Hubei, Anhui e Jiangxi. Le loro rivendicazioni erano quasi sempre le stesse: denunciare gli arbitri della amministrazione ed esigere un abbassamento delle imposte che lo Stato o le municipalità impongono loro.

- Nel luglio passato, le manifestazioni degli operai di varie fabbriche dichiarate “in rovina” furono violentemente represse. In molte di queste manifestazioni si grida un solo slogan: "Mao, Mao". Il governo ha riconosciuto ufficialmente che nel primo se­mestre del '97 vi sono stati 26.000 scioperi operai, con un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell'an­no precedente.

- L'8 luglio 1997, dall'alto degli edifici centrali di Shangai, furono lanciati volantini dal titolo "Appello ai cittadini di Shangai", nel quale si denunciava "la classe dei privilegiati che sfrutta ed opprime il popolo", si faceva appello alla popolazione affinché si sollevasse "per salvare la Costituzione della Repub­blica Popolare Cinese", e per "impedire che coloro che sono al pote­re calpestino: i nostri diritti", concludendo dicendo che "è il popolo che ha dato il potere al Partito Comunista, ma che se il Partito non esercita questo potere nell'interesse pubblico, allora il popolo ha il diritto di riprenderselo e di esercitarlo al suo posto. In una vera società socialista, il potere viene dal popolo".

 

Esportazione di Mano d’Opera e di Capitale

 

Dopo la decollettivizzazione delle campagne, la Cina iniziò ad esportare mano d'opera a buon mercato,  principalmente verso il Giappone, la Corea del Sud ed altri paesi industrializzati dell'Asia, e manodopera specializzata in direzione dei paesi sottosviluppati. Ma, oltre alla manodopera, viene l'esportazione di capitali. Nel 1993, la China International Trust, una "impresa pilota nel cammino del paese verso l'economia del libero mercato", acquis­tò a Melbourne (Australia) la Metro Meat, una delle imprese più grandi dell'Australia. Da parte sua, la Shoungan Co. acquistò una Acciaieria della California Steel, a Los Angeles; successivamente, approfittando della privatizzazione peruviana avviata dal carnefice Fujimori, acquistò Hierroperù, una miniera di ferro, mentre iniziavano i preparativi per fare lo stesso con l'impresa nazionale siderurgica Siderperù. I capitalisti cinesi sono anche i principali investitori nella zona speciale di Nakhodka (Russia). Secondo alcune stime, già nel 1993 si erano installate all'estero più di  4.000 imprese cinesi e presso la Borsa di Hong Kong vennero acquistate massicciamente azioni appartenenti ad imprese di tutto il mondo.

Gli Imperialisti Si Fregano le Mani

I responsabili del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), riuniti ad Hong Kong poco dopo lo svolgimento del XV Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC), hanno fatto a gara per lodare il Congresso e i suoi risultati. Men­tre Michel Camdessus, direttore generale del FMI, riconosceva che gli accordi presi facevano molto ben "sperare", e che i dirigenti cinesi potevano contare su tutto il suo appoggio al momento di con­vertire le grandi imprese pubbliche in "imprese efficaci", i caporioni della Banca Mondiale sono andati più lontano, sottolineando  il ruolo giocato dal PCC negli ultimi 20 anni ("Ha operato chiaramente come una forza di unità e di riforma") per conclude­re con una imperiosa affermazione: "E così bisogna continuare".

(traduzione a cura di Paolo Dorigo, 1999, Opera)