11 gen 2006, 01:26:01

[laconscience] Samir Kintar a Walid Joumblatt

ci scusiamo per il ritardo ma i torturatori di governo han problemi con i sionisti e hanno

sabotato la formattazione di questa pagina per ritardarne la pubblicazione e la leggibilità

ore 13:45 – ore 14 del 11-1-2006

Samir Kintar scrisse a Walid Jumblatt « Io rifiuto scrive a Walid Jumblatt » 

Lasciando le coste del Sud, questa sera del 22 aprile 1979, io mi ricordavo 

il filo degli avvenimenti che avevano segnato la mia infanzia e la mia prima

giovinezza. Io me ne sono ricordato, in questo istante preciso e cruciale, nel

momento stesso in cui ogni individuo deve essere in pieno possesso

delle sue capacità psicologiche e morali. Kamal Jumblatt, nella sua statura elevata,

che era stato presente nel mio spirito, si indirizzava  a quelli che non portavano la camicia:

“La vita è una vittoria per quelli che possiedono una forza interiore, e non per i deboli.”

Questa parola rimase nel mio spirito in tutti i momenti difficili ed amari, mentre il rumore delle onde

non cancellava il rumore del canotto pneumatico che mi trasportava,

con i miei compagni, verso la terra amata di Palestina, allorquando la schiera dei rancorosi sionisti

mi ha accerchiato, mentre io non avevo più la capacità di muovermi, essendo stato

colpito da 5 colpi in tutto il corpo, e che loro si misero a supplicarmi, sul luogo di battaglia, mentre l’istruttore teneva le sue sigarette nella mano [per torturarlo in più punti  

contemporaneamente] ], nelle buie della tortura del carcere di Sarafand, 
mentre io ero isolato, 
l’anno scorso, nel carcere di Jalameh, per 8 giorni, senza mangiare, e la fame 
rodeva il mio corpo.  
Queste parole furono la mia risorsa ultima, di cui io sono fiero e mi inorgoglisco.
Oggi, io sono seduto, triste, ma nella cella del carcere di Haddarim. Io ricordo alla 
televisione  i figli di questo uomo rimarchevole che ha detto un giorno: “le armi sono 
la parure degli uomini, la vittoria, o miei compagni, è ineluttabile”. Io lo vedo, subito, 
mentre sta pronunciando un discorso a qualche metro dal luogo dove stava Kamal Jumblatt.
Walid Kamal Jumblatt, mi è faticoso, e mi rende triste, comprendere, di vederti, 
teso, far dichiarazioniche non hanno a che vedere nulla con il tuo passato militante, 
né con la storia politica radicata di questa famiglia che ha subito mali su mali, per secoli, 
ma che è rimasta la fortezza della resistenza e della tenacità di fronte agli invasori.
Walid Kamal Jumblatt, io, sottolineò, Samir Kintar, cresciuto alla scuola di Kamal Jumblatt 
e di Jamal Abdel Nasser, figli della montagna dell’arabismo, dalla quale sono sorti i 
difensori delle cittadelle, io dichiaro che ogni parola che rimette in causa le armi della 
resistenza e dei fratelli di Hezbollah, mi pugnala nel più profondo e lascia una ferita aperta
che non si cicatrizzerà che allorquando tu ritornerai al tuo luogo naturale, Walid Jumblatt,
piccolo-figlio di Shakib Arslan, figlio di Kamal Jumblatt e discendente della montagna che 
non può essere che quella della resistenza.
Io spero che questo appello troverà una rapida risposta e che non sarà considerata 
come una accusa di tradimento o di raggiro.
Ciò che mi ha spinto a scrivere, questo mio ardente desiderio di vedere il giorno della mia 
libertà e della mia accoglienza sul suolo della mia Patria e del mio villaggio 
e non di vedere gli invasori dell’Iraq ritornare là da dove sono venuti, ad attendermi, 
all’aeroporto, per condurmi alla prigione di Guantanamo.
Prigione di Haddarim, Palestina
Samir Kintar
http://www.aloufok.net/article.php3?id_article=2766