Dal sito http://www3.autistici.org/reati_associativi/ (aprile-maggio 2005)

 

Se la repressione ed il "clima di caccia alle streghe" è il linguaggio dello stato bisogna evitare che esso riesca nello scopo di isolare e dividere coloro che ne sono colpiti dal resto del movimento di classe.

(dal documento preparatorio)

scritto 13-4-2005 per l'assemblea del 23-4-2005
Intervento di Paolo, militante comunista prigioniero m-l-m

in detenzione domiciliare per motivi di salute

Porto il mio saluto a questa assemblea ed ai compagni che discutono e stanno organizzandosi in questi mesi sul problema dell'abolizione del reato di associazione sovversiva (270 cp). La citazione che ho portato in testa a questo breve messaggio di saluti vuole rimandare alla situazione cui spesso abbiamo assistito negli ultimi anni a causa delle campagne di mistificazione ed attacco al movimento comunista nel suo complesso ed a numerose realtà di movimento proletario ed antagonista, anche anarchiche, con la scusa di questo “titolo di reato” di mussoliniana fattura, sorto non già per impedire attentati quanto per impedire l'organizzazione di classe contro la borghesia ed il fascismo, e non a caso caduto quasi in disuso dalla fine degli anni '70 alla fine degli anni '90, allorquando era frequente il ricorso al 270 bis, che per la sua natura richiede in qualche modo a livello di ipotesi sbirresca, il collegamento con realtà cosiddette “eversive”, che ciè pongno l'accento centrale sulla commissione di azioni militari (lotta armata). Anche se il concetto di “eversione” è del tutto una aberrazione giuridica cossighiana, in Italia, il limitarsi in questa sede al problema del 270, se ho capito bene, è una scelta di difesa naturale ed ovvia da parte dei comunisti oggi (dato che gli anarchici rifuggono per loro natura da forme partitiche e di organizzazione che non siano sindacali rivoluzionarie), nel nostro paese, necessaria ad imporre un superamento di questa violenza storicamente impostaci dal fascismo; attuale come rivendicazione politica e di diritto perchè pone il problema del fascismo a delle istituzioni che democratiche non sono, come la storia del nostro paese dimostra ampiamente.

In pratica questo intervento vuole però incentrarsi sulle cacce alle streghe ai prigionieri, che sono un po' il fulcro delle campagne di mistificazione della borghesia sin dal 1999, dopo anni in cui questo aspetto pareva affrontato solo rispetto a fatti concreti (rivolte, ecc.) e non certo rispetto alla sola espressione delle proprie idee da parte nostra.

La demonizzazione della identità politica dei prigionieri da parte dello Stato, se in qualche modo non è contrastata dai militanti prigionieri della lotta armata perchè considerata in qualche modo inevitabile e da non affrontare in punto di diritto, facendo peraltro così regalo politico allo Stato imperialista, da parte dei comunisti e dei proletari criminalizzati con il reato associativo, è invece da vedersi come la “palestra” pratica della controrivoluzione.

Il carcere come terreno di sperimentazione nella repressione scientifica controrivoluzionaria, nella differenziazione specifica e studiata a tavolino, a volte con l'ausilio di altri prigionieri, ha prodotto una situazione, quella di oggi, in cui pochi irriducibili sono il frutto di una politica di resistenza al regime ma anche di centinaia e migliaia di abiure che si sono susseguite nell'arco di vent'anni da parte di chi si è dissociato o anche solo defilato, sottraendosi allo scontro con il (necessario, oggi come ieri) processo di rottura ed accettando di difendersi dalle accuse in aula.

Nel caso dell'attacco ai compagni che furono processati ad Udine per l'azione di Aviano, il problema dopo una divisione politica (1995) fu quello di attaccare quello che secondo lo Stato poteva essere il cosiddetto “anello debole” ossia la posizione di minoranza, ossia il sottoscritto, che all'appello si presentò con una posizione politica diversamente definita, ma non per questo funzionale, anzi, a riconsiderare il reato associativo come promotore. Seguì una fase, che continua ancora adesso, e dal 1996 con l'utilizzo di particolari tecnologie, marcata dalla tortura del controllo mentale e della produzione scientifica (e, per anni, inconsapevole) di forme (peraltro generalmente da me rifiutate) di allucinazioni e paranoie, attraverso sistemi di distruzione ed annientamento psico-fisico molto particolari e specifici, che negli ultimi tre anni ha potuto produrre in qualche rara occasione e per periodi limitati (in particolare, ma non solo, nei periodi di maggiore ed intensa tortura ed impedimento al sonno con interferenza costante di pensiero, intercorsi dal 12-5-2002 al 14-6-2002 circa, poi dal 10 al 20 aprile 2004, e dal 10 al 24 gennaio 2005) dei momenti di dipendenza mentale (in particolare nelle settimane in  cui mi si impediva il sonno) e quindi la produzione di forme di desolidarizzazione non solo subita ma anche da me in qualche caso generata in seguito al perdurarsi della tortura. In cui ho scelto di rifiutare IL LORO DESIDERIO (di suicidarmi) per poter sconfiggere documentandola sul campo, questa forma di tortura altamente scientifica e specializzata che ho documentato come i compagni sanno, nel sito a me intestato. Al di là del ricentramento solidale che ogni riaffermazione di coscienza è riuscita a ridarsi in me durante ed al termine di questi ed altri periodi di tortura (che continua ancora, con molto minore effetto, anche oggi nella abitazione ove sono in detenzione domiciliare), lo scopo molto sottile degli strateghi della controrivoluzione rispetto alle mie denunce e documentazione è stato, per cercare di strapparmi al campo proletario e comunista di appartenenza (SIC),  proprio questo, di generare follie studiate a tavolino sulla base dei dati oggettivi e di quelli provenienti dallo spionaggio carcerario nell'ottica CASELLIANA della mistificazione utilizzata sin dagli anni '70 da certi INFAMI ambienti della magistratura emergenziale, di approfondirle con il trattamento di tortura uditiva e di lettura del pensiero, onde farmi nelle loro intenzioni “sentire in colpa” dei miei stessi pensieri (cosa che invece superavo razionalizzando poi cosa era avvenuto, magari in dormiveglia o appena svegliato di soprassalto nel cuore della notte con questi strumenti), e del mio stesso ricorrere alla documentazione e denuncia di questi loro film, generati dalla loro malignità fascistoide ed autoritarista (deformati dalla loro visione del comunismo, come speculare al fascismo anche nell'affrontamento delle “contraddizioni in seno al popolo” che Mao Tse-Tung ha ben spiegato come vanno e non vanno affrontate), onde convincermi che erano miei cosiddetti “pensieri” e crearmi una sorta di verità parallela che esasperasse e  moltiplicasse all'ennesima potenza le differenze e desolidarizzazioni che in carcere si erano create tra me ed altri compagni della lotta armata o della prigionia ultradecennale nelle carceri speciali, per poterne speculare poi. 

Sono in grado di documentare con precisione a chiunque e su qualunque aspetto specifico quanto ho qui affermato e denunciato in questa sede e in molte altre precedenti occasioni.

Se questo argomento afferisce metodologicamente più alla mia realtà specifica di militante catturato con accuse di partecipazione ed organizzazione di banda armata ed associazione eversiva, lo menziono e denuncio anche in questa sede perchè ritengo che questi metodi siano stati già applicati, come nella montatura verso Iniziativa comunista, ma certo anche in altri casi, contro il movimento comunista nel suo complesso (visto che i magistrati che hanno fatto il cosiddetto “antiterrorismo” e quelli che oggi, come ieri, con i ROS e la Digos, fanno le montature anticomuniste, sotto l'egida deformata della cosiddetta “antimafia” e con le sue metodologie CASELLIANE ancora più gravi ed anticostituzionali di quelle degli anni '70). Peraltro va denunciato che lo Stato, se nella pratica carceraria cerca di approfondire i caratteri della desolidarizzazione, in quella istruttoria tende ad esasperare a fini di criminalizzazione, invece, l'appiattimento delle posizioni politiche, la confusione e la mistificazione, onde poter criminalizzare e colpire, come un'idra feroce e folle, in tutte le direzioni. Questa pratica è in genere prodroma ai periodi della ricostruzione del movimento rivoluzionario, e ha colpito in particolare nel movimento comunista, alla fine degli anni '70, con la montatura del 7 aprile e gli attacchi agli avvocati del Soccorso rosso, così come nel 1985-1986, con la montatura che ha preso il nome dal sedicente “magistrato” che la portò avanti, Mastelloni. Per questo ritengo che anche montature come quella diretta ufficialmente a colpire le COR, abbiano lo scopo più di poter colpire specifiche aree di movimento, magari ideologicamente meno formate, per far passare una logica di criminalizzazione ideologica, peraltro poco documentata, come si può notare dalle stesse parole dei procuratori pisani che hanno aperto la strada alla DDA di Firenze (la stessa che con il sequestro del mio computer intendeva costruire chissà quale montatura a difesa del DAP dalle mie denunce, e contro i prigionieri politici).

Come comunisti non possiamo pensare che queste pratiche, dedite in genere al cosiddetto “antiterrorismo”, non vengano e non verranno usate dalla repressione  (come paventano minacciosamente e alquanto ridicolmente i miei torturatori che usano strumenti tali da renderli degni di essere processati a Norimberga, probabilmente collaboratori carcerari dei servizi segreti del Viminale, come ho avuto notizie in carcere siano, accanto a molti direttori ed ex-direttori carcerari, anche dei docenti in università ove storicamente erano presenti personalità antifasciste, come Padova e Pisa, e mi riferisco qui ai docenti Giovanni MARCHESINI dell' Università di Padova e Salvatore SETTIS dell'Università di Pisa), nei confronti del movimento comunista, anche se è ovvio che, mancando in tale attività politica la componente clandestina-armata, certi meccanismi, specie in carcere, hanno maggiore difficoltà di prodursi.

È molto difficile infatti alla controrivoluzione produrre desolidarizzazione tra compagni del movimento comunista, come ha dimostrato la vicenda della montatura Mastelloni contro il Coordinamento Veneto-Friuli contro la repressione ed il Bollettino, nel 1985-1991, se non appunto, ma anche qui limitatamente ai fattori carcerari di desolidarizzazione reciproca, con strumenti tecnologici nati per mistificare e falsificare le cose come il controllo mentale in assenza di denuncia della vittima. Non certo per produrre inimicizia tra comunisti, tra proletari che lottano per le stesse buonissime ragioni per cui esiste, indipendentemente dalla stessa loro volontà, la lotta di classe fino all'ultimo respiro, tra proletariato, classe votata al dovere storico di liberare l'Umanità, e la borghesia con il suo coacervo di strutture e segmenti di classe che la attorniano.

Mi scuso per la particolarità e specificità di questo intervento e denuncia politica, marcati dalla detenzione, che credo tuttavia siano importanti allo svolgimento dei vostri lavori senza con questo comportare uno spostamento dal baricentro della vostra discussione.

Voglio ancora dire due parole.

Storicamente l'attività del Soccorso rosso negli anni '30 ma anche negli anni '70 non poteva prescindere dalla presa d'atto del fatto storico e non particolarmente solo contingente, che il fascismo è la forma che la borghesia dà alla sua politica istituzionale per quanto riguarda la repressione dell'istanza rivoluzionaria, allorquando lo scontro di classe si fa più acuto. La cosiddetta “solidarietà nazionale” sul finire dei '70, era anch'essa fascismo, per quanto asseritamente dedito alla repressione del cosiddetto “terrorismo”, ed era anticipatore dell'attuale osceno sistema istituzionale maggioritario che il cavaliere vorrebbe portare al presidenzialismo, ove il balzello e lo spietato interesse al mercato ed alla difesa della logica capitalista più bieca, fanno da contraltare alla più grande propensione per la pratica inquisitoriale e la periodica mistificazione dei “casi umani” con cui si cerca di nascondere all'opinione politica le denunce dei prigionieri in lotta, come nel mio caso.

Sono a disposizione, nei limiti delle mie forze e possibilità, per la Campagna di lotta contro l'articolo 270, ed a tale scopo posso mettere a disposizione anche il sito a me intestato.

Saluti comunisti.

Paolo

(30034 Mira -VE-, Via Corridoni 4)