COMUNICATO STAMPA

Firenze, 5 novembre 2005

Ieri sera, come tutte le sere da lunedì, i detenuti del carcere di
Sollicciano hanno protestato ancora una volta contro le inumane
condizioni in cui sono costretti a vivere. Lo hanno fatto battendo i
ferri delle sbarre e dei blindi delle celle in cui sono rinchiusi.
All'esterno, un presidio di un centinaio di persone ha manifestato la
propria solidarietà con la mobilitazione dei detenuti che denunciano
l'abuso sistematico della carcerazione preventiva e la negazione del
diritto alla difesa (soprattutto in caso di difesa d'ufficio);
l'intollerabile condizione di sovraffollamento (950 detenuti in un
carcere costruito per 460); le condizioni igieniche vergognose
(denunciate anche dalla ASL in una relazione del luglio scorso e
sostanzialmente immutate); la sistematica negazione del diritto alla
salute (attesa di mesi per una visita specialistica, mancanza di farmaci
essenziali, abuso di psicofarmaci); la mancanza pressoché totale di
lavoro interno; la mancata applicazione del regolamento penitenziario
del 2000; l'impossibilità per molti di accedere ai permessi e alle
misure alternative previste dalla legge.
Condizioni che non sono certo prerogativa solo del carcere fiorentino,
ma che sono invece la norma nella maggioranza degli istituti italiani.
Le condizioni a Sollicciano non sono diverse da quelle di San Vittore,
Marassi o Secondigliano, tanto per citarne qualcuno.
La battitura dei ferri si ripeterà anche stasera così come continua lo
'sciopero dell'aria' (rifiuto di recarsi ai passeggi) e i prigionieri si
dicono intenzionati a proseguire in questa lotta adottando tutte le
forme che riterranno idonee per far sentire la loro voce, troppo spesso
inascoltata.
Ai detenuti bisogna dare risposte concrete: la concessione di una
amnistia/indulto, la depenalizzazione dei reati minori e l'inversione
delle politiche repressive contro immigrati e tossicodipendenti (che
formano oggi i 2/3 della popolazione detenuta); l'estensione delle
misure alternative alla detenzione e delle politiche che garantiscano i
diritti umani, civili e sociali.
La 'questione carceraria' è prima di tutto una 'questione sociale':
affrontarla realmente vuol dire 'liberarsi dalla necessità del carcere'
e costruire una società giusta, senza reati e senza galere.
Invitiamo tutti/e ad esprimere la propria solidarietà, in qualsiasi
forma, con la mobilitazione dei detenuti e delle detenute di
Sollicciano. Anche facendosi portavoce delle loro richieste e
partecipando alle prossime iniziative che verranno convocate.


Dentro e Fuori le Mura
mail: dentroefuorilemura@inventati.org
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