Da http://www.supportolegale.org/?q=taxonomy/term/4 TRASCRIZIONE SOMMARIA - I UDIENZA PM 3-7-2008 [ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ] P: [procede all'appello] [ si affilano le lame ] [ i microfoni non funzionano ] A: (Zucca) signor presidente, signori giudici, i processi ai poliziotti sono difficili, lo dico sul piano tecnico, anche se il piano tecnico non si presenta da solo. questi processi sono stati accomunati a quelli sui fatti di violenza sessuale o di associazione mafiosa... questi processi hanno necessita' di elevato standard probatorio, perche' si devono valutare dichiarazioni senza riscontro, ma partecipa al carattere di quei processi anche per la facilita' con cui si passa al discredito della vittima, la debolezza della vittima viene amplificata in questi processi. [...] c'e' un altro tipo di processi che e' considerato difficile come questo che e' quello contro la criminalita' organizzata, sotto il profilo, tecnicamente parlando, dalla ricerca di una prova in un ambiente in cui omerta' coperture e impenetrabilita' rendono il lavoro difficile. in tutti questi processi alle persone offese si dice "lascia perdere, sara' vero ma i rischi di un processo sono tanti". poi ci sono processi in cui l'aura di intangibilita' di un poliziotto sembra maggiore quando l'accusa nei suoi confronti proviene da chi e' screditato maggiormente perche' e' considerato un nemico dello stato, come i processi per terrorismo. e ci sono pero' tanti casi noti in cui si dimostra come purtroppo quando si tratta di combattere nemici dello stato la tentazione della persona che persegue fini istituzionali di eludere le regole e' molto alta, si e' tentati di sviare le regole per un risultato. e' quindi difficile negare come sia stato complesso indagare e come ora sia ancora piu' difficile giudicare, e in tutti i casi considerati difficili il ragionamento giudiziario, quello che sorregge la motivazione di una decisione, nel nostro sistema le decisioni devono essere motivate, ci si accorge come le premesse dei ragionamenti siano ancorate a dei convincimenti. insomma l'accusatore deve lavorare molto dentro di se', perche' l'eventuale condanna di un poliziotto potrebbe comportare l'esposizione di una devianza che viene sentita come una devianza che intacca il sistema, e non parlo di quella diretta a fini personali, ma quella che e' intercorsa nel raggiungimento dei fini istituzionali. chi e' disposto al sacrificio del sistema, se la vittima di un poliziotto e' colpevole? io temo che mai parole siano evocative di paure cosi' tangibili, cosi' evidenti, come le parole che ha pronunciato un giudice inglese molto famoso, lord heming, un giudice molto apprezzato per la sua chiarezza. Nel 1980 decise di bloccare una causa civile di sei persone che scontavano una condanna per un attentato in un pub di dublino, ed era una causa contro poliziotti che avevano manipolato le prove. il giudice argomentava: se avessero ragione i poliziotti sarebbero responsabili di falsa testimonianza, di manipolazioni e di violenze e di minaccia, e che la condanna sarebbe falsa, non sarebbe giusto nei confronti del paese. 11 anni dopo il giudice ammise l'errore perche' la condanna venne travolta dalla dimostrazione delle false testimonianze. [...] in questo processo piu' volte e ve ne accorgerete leggendo gli atti, sono state offerte argomentazioni consequenzialistiche, allora una decisione aprirebbe una frattura irreparabile e non sarebbe accettabile e non mi riferisco solo al ruolo di alcuni imputati, della loro reputazione, ma di quella terrificante vista che si aprirebbe. [...] ma insomma molti ci hanno detto: non vorrete mica dirci che siamo delinquenti, che non possiamo fidarci dei nostri colleghi, se fosse come dicono i pm sarebbe un caso di una macchinazione incredibile, ci devono essere buoni e cattivi, ingannati e ingannatori, magari singoli, individuabili. [...] Si chiama in causa la responsabilita' di comando, ed e' stata chiamata in causa perche' solo cosi' si possono provare alcune vicende, in un quadro che non ha ragionevoli alternative. Deve essere chiaro che nessuna responsabilita' di posizione il pm ha invocato, che non sia fondata su fatti, sull'effettiva concreta qualita' di comando nell'ambito della cui consapevolezza sono maturate le azioni dei subordinati. la collaborazione prestata all'indagine, promessa e anticipata in altre sedi, e' giusto accertare ogni responsabilita', e' cessata da tempo, e su questo processo si sono caricate tutte le ansie di accertamento dei fatti, impropriamente, ma anche la pubblica accusa ha esitato a raggiungere le sue determinazioni, il risultato che sembra sconvolgente e' il frutto di dubbi, di analisi, di cautela. l'innalzamento dello standard probatorio si deduce dalle nostre richieste di archiviazione, e dalle considerazioni di altri giudici. Perche' le letture del materiale istruttorio sono tutte sfociate in ipotesi piu' severe delle nostre. noi crediamo di aver usato prudenza, ma grazie a questo possiamo invocare rigore, a non perdersi d'animo in questo scenario, che porta ad imputazioni che rappresentano l'esito della prova. vorrei fare un ultimo accenno, in sede di difficolta'. In sede di giudizio si accertano fatti precisi, ma i fatti avvengono in un contesto. il tribunale ha tenuto fuori giustamente la ricostruzione di fatti collaterali che noi ritenevamo giusto indagare, ma anche questa e' una prudenza che ci giova, perche' quando parliamo di fatti alludiamo solo alla realta' materiale, in una impostazione razionalistica del processo. [...] tanto piu' c'e' corrispondenza tra enunciazioni e fatti, tanto piu' eviteremo le verita' processuali, che derivano dal gioco delle parti. accertamento dei fatti e' avere la pretesa di vedere cosa e' accaduto, perche' accertamenti non sono stati fatti, e per noi non significa riscrivere la storia, perche' questa e' propaganda, ma non va dimenticato che il g8 e' dentro questo processo. E' un evento eccezionale, che ha impegnato le ffoo in uno sforzo eccezionale per garantire ordine pubblico e sicurezza pubblica, ma quattro giorni di tensione sono stati una prova difficile, in cui si invoca e si e' invocato legge e ordine. ma entrambi sono caratteri della democrazia: rispetto delle persone e rispetto dei diritti. con gli elemnti che porteremo pero' dovremo entrare in una forza pura e abbandonare la legge. i fatti che hanno dato origine a tutte le imputazioni sono noti, sono quelli connessi agli atti trasmessi all'A.G. nei confronti di 93 persone che occupavano la scuola diaz. l'indagine ha dimostrato come i dati su cui sono stati costruiti questi atti sono inesistenti e artatamente costruiti, e tutti questi elementi usati come compendio indiziario da porre alla base dell'arresto, hanno portato a un arresto che e' da considerarsi un atto illecito, atto verso cui convergono tutte le altre azioni contestate agli imputati. Abbiamo cercato di capire durante le indagini come e' nata l'operazione per comprendere come si potevano essere generati certi comportamenti. il dibattimento non ha offerto scenari diversi da quelli che abbiamo pensato di ricostruire: la versione ufficiale del perche' si e' andati a perquisire la scuola diaz e' rimasta la stessa, quella che riconduce la decisione di procedere alla perquisizione a un evento occasionale, un tentativo di aggressione a una pattuglia transitata nella strada esterna alle scuole. e' un precedente storico che viene attestato negli atti, e questo antecedente e' il fondamento dell'ipotesi investigativa che dovrebbe legittimare la perquisizione ai snesi del 41 tulps, che rende possibile alla polizia l'attuazione di poteri autonomi alla ricerca di armi ed esplosivi. e' stato sempre chiaro che il nostro giudizio sull'attivazione di questo potere e' stato quello di legittimita'. c'e' un'aria di discrezionalita' che non abbiamo sindacato. e quando si scopre che le perquisizione ai sensi del tulps sono usate in maniera strumentale si dice una banalita', ma strumentalita' non significa illegittimita'. Quello che colpiva e' l'occasione che ha generato questa decisione, una scarramuccia rispetto a quanto di grave successo nei giorni precedenti, e sembrava che un evento cosi' poco significativa potesse stranamente generare un'operazione tanto importante. quello che stupisce e' la difficolta' di ricostruire storicamente questo episodio cosi' cruciale. questa iniziativa veniva piu' agevolmente collocata, strumentale ma legittima, in un contesto piu' ampio e ne veniva sottolineata la coerenza con direttive e impostazioni che instradano le attivita' della polizia da sabato 21 luglio 2001, e lo diciamo sulla base della testimonianza di andreassi, allora vice capo vicario della polizia. il prefetto andreassi ha reso la sua deposizione in dibattimento e ha esplicitato questa sua se dico lettura uso un termine improprio, perche' e' indiretto protagonista degli eventi, ma ha esplicitato che i fatti che poneva alla base per invocare il cambio di impostazione nell'azione delle forze di polizia. ha detto che si e' sentito, da parte dei vertici dell'amministrazione, la necessita' di intraprendere una azione piu' incisiva, piu' efficace, nei confronti di una serie di reati e di autori di reati che avevano caratterizzato le giornate del vertice, e che avevano se non compromesso l'immagine delle ffoo, avevano messo in crisi questa immagine e questa visione di efficienza. la sicurezza non sembrava adeguatamente tutelata. il prefetto andreassi ha detto che esiste una regola non scritta per cui ad eventi che sono a rischio per l'op, quando esigenze che attengono all'op vengono meno, a questi eventi poi succede un intervento repressivo che cerca di compensare, con un arresto, l'immobilismo che serve a tenere l'op. e' una tattica, e detta cosi' sembra ragionevole, e cmq appartiene alla discrezionalita' di chi gestisce la complessita' della polizia. andreassi ci ha spiegato le ragioni per cui riteneva rischioso passare in quel contesto, e ce lo ha descritto abbastanza bene: il contesto era rischioso perche' si era verificato un incidente il giorno prima che aveva segnato il punto piu' basso, dice "quando in una manifestazione in un paese civile muore un giovane penso che non ci sia cosa peggiore per chi gestisce l'op", c'era quindi lo sforzo per consentire che le manifestazioni si realizzino nel migliore dei modi, cosa che non accade. l'azione piu' incisiva per il prefetto andreassi significa procedere ad arresti. "procedere ad arresti per cancellare l'immagine della polizia che era rimasta inerte di fornte alle devastazioni della citta'". E come primo segno di questo mutamento, accanto alla venuta del prefetto la barbera, il prefetto andreassi ci ha ribadito che fu una direttiva impartita a lui dal capo della polizia e da lui girata al questora, che mirava alla costituzione di una serie di pattuglioni a composizione mista, con rappresentanza dei vari comparti, digos-rep prev. crimine-rep mobile, per servire all'azione incisiva. ci voleva un risultato e bisognava procedere ad arresti. di qui le perplessita' che il prefetto andreassi ha esposto in quest'aula. gli si e' chiesto quali fossero le ragioni di questa indicazione di procedere al controllo del territorio con i pattuglioni, perche' qualcuno diceva che servivano per agevolare il deflusso, ma la risposta e' stata netta "erano battaglioni alla ricerca di persone coinvolte negli scontri". Perche' sottolineare questo aspetto, tutto interno alla discrezionalita' di chi ne ha la gestione della polizia? e' importante perche' in questo processo abbiamo avuto stranamente la riproposizione di dichiarazioni che negano questa che io ho ritenuto anche una scelta ragionevole, salvo i dubbi fondati di andreassi. abbiamo sentito colucci, quello a cui la direttiva del capo della polizia venne girata. il questore colucci nega di essere a conoscenza di questa iniziativa: "e' stato effettuato un controllo del territorio per garantire il deflusso pacifico ... nessuna iniziativa particolare... il personale sul territorio voleva solo controllare il deflusso... io non direi che vennero organizzati dei pattuglioni, c'era del personale e doveva come e' d'uso organizzarsi perche' il deflusso avvenga in maniera tranquilla". Una cosa normale. [...] Abbiamo avuto anche la testimonianza del prefetto manganelli, il quale pur avendoci detto e raccontato che lui non era ne' a genova ne' a roma per altri importanti compiti, in linea teorica consolida la linea un po' riduttiva di colucci: "quando si fa un servizio di op, che vada bene o male, che si cerchino i responsabili di devastazioni che non sono stati presi durante mi pare strano, i pattuglioni servivano a evitare incidenti quando le delegazioni partivano e i manifestanti erano in citta'". Ma che la finalita' fosse questa chi glielo disse? "Gratteri, Caldarozzi, forse altri. Nei giorni successivi si e' parlato molto del g8, puo' avermelo detto chiunque altro, un soggetto istituzionale". Abbiamo quindi il consolidamento di questa impostazione riduttiva, come se fosse, e io non lo ritengo, quasi un peccato pensare che fosse un'alternativa tra le tante quella di procedere a una azione incisiva che avesse come fine quello di scoprire i responsabili di azioni delittuose. questa interpretazione riduttiva va un po' cassata, perche' nelle relazioni dei protagonisti si dice che "venivano formati dei pattuglioni per indiiduare i membri delle tute nere". Citavit. Vediamo che di fronte a questa cosa c'e' un arroccamento, che poi non si sa mai, che il pm trae conseguenze maliziose. Questa impostazoine e' un'impostazione che spiega come mai quella pattuglia si trovasse in via battisti, e l'episodio occorso a questa pattuglia potesse giustificare nonostante l'apparente sproporzione, l'imbastimento di una tale operaizone, una perquisizione che vuole raggiungere un legittimo anche se ambizioso obiettivo. Durante l'indagine quello che aveva destato perplessita' negli inquirenti era peraltro l'incertezza nella ricostruzione dell'episodio, addirittura circa l'orario dello stesso. Erano in corso i lavori della commissione parlamentare e il tema dell'orario fu molto sviluppato, e vi si annetteva un significato, un dato che doveva considerarsi. Le 22.30 sono le 22.30 se c'e' scritto in un verbale. Di questo episodio vi e' una relazione allegata agli atti di arresto, quella del dr. di bernardini, che come il tribunale ha visto e ha potuto comprendere, non e' una relazione il cui contenuto e' contestato come falso, pero' questa relazione che doveva costituire la prova di quanto era successo, nelle sue linee essenzaili, all'esame condotto attraverso l'interrogatorio dell'estensore, mostra molte lacune. Si scopre un fenomeno che e' molto ricorrente negli atti di questo processo: chi attesta in prima persona fatti sottoscrivendo una relazione chiamato a confermarli, dice che sono veri ma che non li ha visti, ma che gli sono stati riferiti da altri. Per regola di esclusione in questa fase del giudizio, poiche' gli imputati non si sono sottoposti a giudizio non possiamo usare le dichiarazioni in maniera universale, ma solo contra se'. Io citero' qualcosa degli interrogatori con questa banale avvertenza per il tribunale. Il dr. di bernardini che scriveva nella sua relazione l'orario di questo fatto come le 22.30, descriveva il suo avvicinamento con la pattuglia di cui era al comando, di transitare di fronte al complesso scolastico, e rallentando la marcia veniva o si e' trovata circondata da un nutrito gruppo di persone, molte vestite di nero come i black bloc. Ma l'avvenimento e' descritto in questa maniera: "le quattro vetture si trovavano a contatto con gli astanti, che lanciavano pietre e oggetti, e si sentiva gridare 'sono solo 4', segue il disimpegno della pattuglia con azionamento delle sirene, e sempre sotto il tiro di oggetti la pattuglia raggiunge via trento". Due questioni: l'orario e' smentito, e' stato recuperato dai diretti interessati, vi sono riscontri delle comunicazioni telefoniche dei componenti delle varie persone della pattuglia. Ci sono stati numerosi testimoni sul punto, ma questo dato e' stato smentito. Si era detto e si era avanzata una conclusione nella nostra ricostruzione istruttoria che l'enfatizzazione di questo dato poteva servire a giustificare di piu' l'emergenzialita' e l'urgenza della situazione, che non consentiva l'intervento dell'a.g. Se alle 22.30 c'e' l'episodio, gli stessi atti dicono che alle 23.30 c'e' stata l'operazione, ma forse non ci si aspettava l'indagine. Nel corso del suo primo interrogatorio il dr. di bernardini rende una versione dei fatti secondo cui personalmente quello che ha constatato non corrisponde a quanto descritto, e vi rimando all'interrogatorio senza appesantire l'esposizione. IN questo interrogatorio il senso della ricostruzione e' quella di un ridimensionamento dell'episodio: esiste una aggressione ma non con quei dettagli e non con quei particolari. Stiamo parlando del capo pattuglia, colui che doveva attestare e riferire, non parliamo con chi non era titolato a sapere. anche come capo pattuglia aveva il dovere di informarsi, ma c'e' un ridimensionamento, e citero' un passo, perche' viene percepito non solo dal pm, che anzi cerca di capire, ma dallo stesso difensore: quando il dr di bernardini descrive la sensazione che altri testimoni hanno descritto di angoscia e di tensione nel trovarsi chiusi in una macchina in ambiente ostile, l'atteggiamento istintivo e' quello di appiattirsi per poter velocemente guadaganre una via d'uscita, ma il di bernardini riferisce di aver percepito solo il lancio di una bottiglietta che sfila di fianco alla vettura. Il tema era se fosse un'aggresione che attentava alla pattuglia o era una semplice manifestazione di oltraggio, di disprezzo? "no, aggressione fisica sulle persone no, [...] il lancio l'ho visto, un abottiglia che e' arrivta li', sulla mia maccina no... io mi sono spostato [...] e' stata piu' una situazione di forte tensione, attacco materiale non c'e' stato che io abbia potuto vedere, non lo posso riferire se non per questa bottiglia che ho visto". [...] Il ridimensionamento come attestato dallo sviluppo dell'indagine viene sostanzialmente sottovalutato ma accettato dal pm anche perche' le indagine lo confermavano. Ma e' rimasta questa impostazione, ma e' rimasto il tema. Quando il tema dell'indagine e' diventato la corrispondenza tra quanto attestato negli atti e quanto verificatosi, eh beh non potevano analizzarsi anche questa situazioni che vedevano le prime incertezze e contraddizioni. Io non posso fare altro rispetto a questa prima fase che rimandare all'interrogatorio di di bernardini che precisera'c eh poi qualcuno ha saputo che gli appartenteni dell'ultimo mezzo del convoglio, e faccio riferimento agli interrogatori acquisiti di questi indagati in reato di procedimento connesso che smentiscono di aver parlato con di bernardini. Ma non e' questo il punto. Nell'indagine si era pervenuti a questo giudizio: c'e' difficolta' addirittura nella ricostruzione dell'episodio. Si e' insistentemente chiesto al dr di bernardini come ad altri, l'indicazione di testimoni che potessero riferire. E come attestato nella memoria depositata all'udienza preliminare, non si e' presentato nessuno. e non e' l'unico episodio in cui e' chiaro che l'a.g. vuole sapere qualcosa e sta cercando qualcuno che possa riferire quel qualcosa. c''e una delega specifica di cui ci ha parlato il dr. salvemini che ra diretta a conoscere l'esatta composizione della pattuglia, e l'esito e' stato negativo, pur la ricerca essendo partita dalle schede degli straordinari e dalle relazioni di servizio. FOrtunatamente nel dibattimento qualcuno si e' presentato. Tralascio di dire che i rappresentanti della pubblica accusa sonos tati accusati di ogni nefandezza perche' a loro si imputava il mancato rintracciamento di questo personale. L'ufficio del pm, e' un dato storico, ha ritenuto opportuno delegare le indagini allo stesso corpo di appartenenza degli indagati, una scelta discussa ma che abbiamo preso. In questo raccogliendo una richiesta proprio dai vertici dell'amministrazione, di non escludere la ps dalle indagini sulla ps. L'esito e' stato confermato dal vice questore aggiunto salvemini, esito negativo. Conclusioni del pm su questo episodio a chiusura dell'indagine: e' un episodio dai contorni incerti, forse enfatizzato, ma realmente accaduto, con un nucleo storico. il pm h aindagato le contraddizioni tra i componenti della pattuglia del mezzo del reparto mobile, sull abase di una relazione di servizio che descriveva un accaduto con dettagli sensibilmente differenti, e soprattutto non confermate dagli stessi protagonisti, firmatari o apparenti firmatari. l'indagine si e' chiusa con una richiesta di archiviazione, con una ordinanza del giudice che ha ritenuto doverosa l'indagine e doverosa la richiesta del pm che ha ritenuto di non poter ottenere anche in vista di elementi documentali la prova conclusiva del falso. Restano i contorni indiziari, nel senso che se la prova di un danneggiamento a un mezzo deriva dalla attestazione di chi fa una relazione, o da una semplice attestazione dei danni obiettivi questo e' un riscontro, ma mancano alcuni passaggi logici, per dire che quel mezzo senza testimonianze si e' danneggiato in quell'episodio. ma nonostante questo abbiamo chiesto l'archiviazione. pero' segnamo il dato che relazioni, annotazioni possono usare a volte parole, frasi, descrizioni di realta' che non sono o non trovano conferma neppure dai firmatari. Mettiamo li' questa cosa. La relazione su cui l'agente vitale ha proposto in dibattimento non e' stata acquisita per decisione del tribunale per una questione tecnica, ma e' stata discussa in sede dibattimentale, e gli e' stato contestato il contenuto della sua relazione che divergeva sostanzialmente dalle altre. Il tema di questo episodio, aggressione alla pattuglia, ha avuto grande rilievo nell'istruttoria, ecco perche' ne parlo. Ha avuto grande rilievo, tanto da diventare un tema su cui il contraddittorio si e' scaldato, ben oltre la legittima importanza dell'episodio nel contesto. Ma questo non e' certo incredibile. Questa descrizione enfatizzata dell'aggressione era sicuramente un tema esplorato dal pm e le difese non hanno certo rinunciato all'occasione di opposizione di loro linee argomentative che sono tese a screditare l'azione del pm, con l'accusa di zelo persecuotorio o pregiudizio. Ma credo che al fine di dimostrare la consistenza reale dell'episodio storico per trarre la conclusione dell'omogeneita' delle azioni con il profilo di resistenza attribuito agli occupanti. Ecco perche' non si puo' eludere un confronto analitico con le risultanze dell'istruttoria, perche' ora il dibattimento offre un compendio di elementi probatori ben piu' ricco. E noi vediamo che all'esame congiunto delle dichiarazioni delle persone presenti, e del materiale documentale prodotto, crediamo che si possa sostenere la forza, la correttezza delle conclusioni a cui siamo giunti in istruttoria, conclusioni che portano al sostanziale ridimensionamento della reale portata dell'evento, con le conseguenze immaginabili. Ci sono 40 testimonianze dell'evento. IN presenza di molti testimoni e' normali aspettarsi differenze nel racconto su aspetti minori, come e' ovvio, e quindi bisognera' cogliere incompatibilita' significative in relazioni a fatti che erano importanti. La credibilita' del testimone andra' vagliata a prescindere dalla condizione nella quale le percezioni si sono formate, condizioni oggettive e soggettive dei testimoni oculari, vagliata con le risorse a disposizione, ci sono testimoni che hanno deposto in precedenza, e cosi' via. Si deve, si puo' tenere conto di altri fattori, al di la' dell'ipotesi di una dolosa falsa rappresentazioni, ma il testimone spesso li rielabora gli eventi secondo il suo interesse, il suo pregiudizio, che gli derivano dall'essere parte in causa o meno e in che misura. Il contraddittorio spesso amplifica queste situazioni, e influisce negativamente sulla capacita' del teste di ricordare genuinamente. Per pervenire a un panorama: sono 40 testimoni che hanno parlato di questo episodio. Se noi consideriamo le diverse circostanze storiche che hanno caratterizzato la percezione di questi testimoni, noi vedremo che tutto questo contesto le contraddizioni a un apparente contrasto, pero' ci sono le possibilita' per individuare alcuni denominatori comuni importanti. non voglio appesantire, abbiamo promesso di presentare un esame piu' analitico dei dati processuali, ma e' anche vero che lo scritto e' in corso di formazioni e alcune sintesi devono essere riprodotte in esposizione orale. si possono distinguere e raggruppare le testimonianze per aree di provenienza: dichiarazioni di coloro che erano tra gli arrestati, da cui possiamo ricavare una diversita' nella ricostruzione ma un nucleo fondamentale comune, cioe' chi avrebbe avuto interesse a negare l'episodio non l'ha negato, non solo nei suoi contorni esteriori di invettiva e urla, ma ha anche descritto episodi di ostilita' materiale che si sostanziano nel lancio di oggetti. questo lancio di oggetto o per percezione uditiva o per visione piu' rara di taluno si riduce cosi' come il pm aveva concluso al lancio di un oggetto come una bottiglia. non si puo' aumentare di molto il numero degli oggetti lanciati. qualcuno riferisce di percezioni che possono riferirsi a colpi, indistinti. vi sono poi le testimonianze di testi puri come si dice, persone riconducibili al complesso scolastico e che stazionavano proprio perche' interessati a lavori nel centro stampa, testimoni i quali possono avere una collocazoine di parte, nel senso che ho specificato, ma sono testimoni puri. E questi testimoni rilasciano dichiarazioni talora molto dettagliate: il tribunale si trova di fronte a dichiarazioni di testimoni oculari che assistono al passaggio della pattuglia da un punto di osservazione privilegiato. taluni premettono alle loro dichiarazioni di aver osservato bene, chi dalla finestra o dalla strada, e attentamente la scena nel suo svolgersi e nel suo verificarsi. proprio perche' il passaggio di autovetture ha destato attenzione. si parlava di differenze nei dettagli: innanzitutto emerge come la percezione del convoglio si appunta sulle vetture con i colori di istituto, sappiamo che ce n'erano due in civile e due no. [...] Si fissa il ricordo di una o forse due autovetture. Taluno riesce a ricordare una autovettura particolare, taluno vede solo quello, taluno non riesce ad individuare il mezzo. Anche dalle dichiarazioni di queste persone che si basano su percezioni dirette, visive, se dobbiamo enucleare un minimo comune denominatore, giungiamo allo stesso risultato: manifestazione di ostilita' verso questo passaggio, percepito come una provocazione, e lancio di oggetti, questi oggetti si riducono sempre al rumore di vetri o alla visione del lancio di una bottiglietta. [...] Quando si dice in un processo oggetto contundenti, dipende da quello che si intende, e il testimone per essere credibile deve uscre da questa aleatorieta'. Ma tutti questi testimoni, e alcuni sono in posizione privilegiata, riferiscono del lancio della bottiglietta. Nella sostanza cio' che il capo pattuglia di bernardini ha detto da subito. Ma anche le percezioni neutre sono analoghe. E teniamo sullo sfondo che il dato piu' pregnante, la relazione del reparto mobile che parla di pietre di grosse dimensioni, di bastoni, tutte queste sensazioni da parte di testimoni non sono percepite. Da nessuno. C'e' chi dice che passa in fretta, chi dice che passa lentamente, e' una dinamica che si puo' intuire, c'e' un rallentamento dovuto all'intasamento della strada, passa lentamente perche' non puo' sgommare, lo fa al momento del disimpegno, e se noi collochiamo il dato che cio' che attira l'attenzione e' il riconoscimento delle macchine dalla polizia, e se le macchine sono in coda al convoglio, e' chiaro che il convoglio quando transita e' un convoglio che sta gia' oltrepassando di fronte al luogo, e puo' essere oggetto di attacchi con quella materialita' esigua descritta, in fase di uscita, non voglio dire fuga, ma in fase di disimpegno. Ma la novita' di questo dibattimento e' costituita dai testimoni che il pm non aveva citato, abitanti del quartiere, e alcuni componenti della pattuglia. I testimoni che appartengono al gruppo di residenti, di cittadini, che hanno anche loro le loro opinioni, come quelli che frequentavano il plesso scolastico, e quindi possono essere valutati con il medesimo criterio, beh se analizziamo il complesso delle testimonianze sulla carta siamo indotti a ritenere che si confermino le analisi finale dell'episodio come ho gia' descritto. Non sono tantissimi i testimoni [li cita]. Ci sono due testimonianze, testi del pm, che accennano al possibile verificarsi di un duplice passaggio, non di uno solo, quello che abbiamo ricostruito intorno alle 21.00 del sabato, ma un passaggio veloce di auto della polizia un'oretta prima. [...] [parlano di reazioni verbali, di lancio di lattine, ed escludo aggressioni piu' cospicue, ndr] [ dipinge TG come un vecchietto che ha visto robe un po' confuse e cmq non riferibili all'episodio, ndr ] [ CC, palesemente un destro, ha descritto un lancio piu' cospicuo, l'unico testimone che lo riferisce, nonostante durante le indagini avesse omesso di descrivere l'episodiod ella pattuglia, e nonostante la ex moglie l'abbia riferito diversamente, ndr ] Chiusa la parentesi dei testimoni indicati dalle difese che avrebbero dovuto smantellare la prova sul punto, un episodio che riteniamo cmq collaterale, il pm con le medesime conclusioni, adesso e' importante esaminare l'esito ancora piu' sorprendente dalla deposizione di testimoni sensibili, cioe' le persone appaartenenti alle ffoo, testimoni in cui possiamo presumere grande solidarieta' e un processo naturale di immedesimazione nella versione delle parti in causa. Nell'episodio sono addirittura le vittime dell'aggressione, e la loro deposizione vale a colmare la lacuna che era dovuta all'insuccesso del pm nel rintracciare i membri della pattuglia. Possiamo sgombrare il campo dalle accuse di dolosa omissione. Le testimonianze rese da questi appartenenti non vanno a conferma della versione accreditata negli atti ufficiali, nelle relazioni. Abbiamo avuto la testimonianza dell'isp. libero attonito del reparto prevenzione crimine campania, che ha indicato quanto appreso de relato da acluni componenti del pattuglione, in particolare dai componenti dell'equipaggio della vettura di tale reparto, una delle due autovetture riconoscibili perche' portanti le insegne di istituto. Al dibattimento abbiamo saputo l'identita' di questi componenti: l'isp attonito ci ha chiarito che aveva assunto la qualita' di indagato nella perquisiziojne alla pasocli e aveva redatto una relazione postuma e in cui non aveva menzionato quanto ora oggetto della sua deposizione, nonostante coprisse gli eventi significativi della giornata. Recuperato gli esame con gli avvisi di rito, l'isp. ci ha dichiarato che all'arrivo in questura i componenti dell'equipaggio in particolare l'ass.te weisbrot capo equipaggio ha riferito di essere stati aggrediti, circondati e fatti oggetto di lancio di monete e sassi. La fonte e' chiara: la weisbrot. L'ass.te weisbrot ha smentito decisamente di aver rappresentato l'episodio in questi termini: e' un teste oculare, che il pm ha citato dopo che le difese avevano rinunciato alla sua audizione, e ha dato una descrizione molto particolareggiata dell'accaduto, ed e' quella poliziotta di cui si parla in molte testimonianze che fa le sue colorite rimostranze circa l'episodio e se la prende con chi aveva condotto la pattuglia in quel posto. E' il capo equipaggio della macchina che sta in coda al convoglio: descrive il passaggio, il rallentamento, descrive vividamente lo stato d'animo di tensione, della sensazoine di accerchiamento, ma dice apertamente che gli astanti si erano limitati in atti intimidatori, senza trascendere in aggressioni materiali. Dice che e' stata scenografica, ma non altro. "ci siamo fermati in fila in una strada, nell'arco di qualche attimo ho sentito un rumore, come la metropolitana, erano comparse persone da tutti i lati che ci dicevano assassini, abbiamo tentato di uscire, non hanno aperto gli sportelli, io avevo il finestrino aperto perche' fumavo, non hanno lancaito oggetti, non ci hanno sballottato, cercaano di farci paura, cosi'." [...] "Mi rivolsi al mio ispettore e protestai sul perche' fossimo andati li' sotto, pensavo fosse una provocazione portarci li'". Questo detto da altri sarebbe stato preso come opinione di parte, ma detta da un isp di polizia assume altri connotati, piu' chiari. Le fa onore. Non possiamo non apprezzare quale apporto conoscitivo ci rende questa testimonianza: e' una persona che ha tutto l'interesse di riferire i fatti diversamente da cosi', e che era presente. Possiamo collegare le dichiarazioni della weisbrot con quelle delal garbati, lo scout genovese che conduce la pattuglia: la garbati e' un'agente di polizia a cui tutti si rivolgono per fare rimostranze, tra cui la weisbrot. l'agente ricorda una donna in divisa del reparto prevenzione, non ricorda la presenza di un magnum, e' nella prima macchina con il dr. di bernardini. la garbati riferisce le stesse cose: la percezione uditiva di vetri, lancio di bottiglie che e' dedotto dal rumore del vetro, e momenti di tensione. Abbiamo quindi una corrispondenza delle testimonianze dei poliziotti quando queste ridimensionano l'episodio ai termini che noi abbiamo denominato ricostruzione, i dati che si ricavano dagli altri testimoni. Le punte di divergenza, chi vede qualcosa di piu' rimangono isolate all'interno degli stessi testimoni delle ffoo: e' interessante la testimonianza dell'isp crispino, della digos di napoli, occupa la seconda posizione nel convoglio, la macchina dietro il capo pattuglia, e davanti alle altre due auto con le insegne di istituto. Il momento di aggressoine si innesta nel rallentamento, che permetterebbe asseritamente un riconoscimento di membri della digos di napoli, da parte di ragazzi sulla via, quindi poi l'accelerazione, colpi di clacson, e la percezione uditiva di colpi alla sx, colpi che sarebbero stati portati non alla vettura non immediatamente dietro, ma all'ultima auto del convoglio. dice l'isp. crispino: "abbiamo sentito dire che 'questi sono di napoli', ci siamo trovati in mezzo a un fuggi fuggi, ma davanti non c'era nessuno, e' passata la hyundai, poi noi, un paio di minuti. [...] abbiamo sentito un rumore dal lato di dietro, che colpivano presumibilmente il magnum. [...]". Questo testimone non ricorda di aver poi visto il magnum perche' altro dato rilevante e' che cmq nessuno si prende la briga di vedere o parlare con il mezzo che ha subito l'aggressione, sulla base di questi racconti. Il racconto di crispino era stato anticipato dalla deposizione del suo funzionario, il dr sbordone, che aveva riferito de relato di questo racconto di crispino. [...] Ma quello che vorrei sottolineare e' che l'isp crispino ha fatto riferimento a una relazione inedita che e' stata prodotta. E' datata 21 luglio 2001 e venne redatta in due originali, uno depositato in questura e l'altro trattenuto dall'isp, e riferisce di aver presentato la cosa al dr. sbordone perche' la consegnasse al dr. mortola. Il dr sbordone dice che mortola gia' sapeva di quanto accaduto. Questa circostanza della relazione non e' menzionata da sbordone, che non accenna a relazioni scritte e afferma che l'isp riferi' a mortola, e mi sia consentita questa consideraizone appare incongruo che se la relazione fu redatta negli uffici della digos quella sera, e' incongruo che la relazione non fosse inserita a sostegno di quella di di bernardini, e che non sia stato utilizzato. Le relazioni sono in conflitto sull'orario: quelal del crispino colloca l'episodio correttamente alle 21.00, e lo stesso mortola si allinea al dato errato che colloca l'episodio alle 22.30; e' un po' piu' inspiegabile e dobbiamo evidenziarlo, che tale relazione apparentemente non fu mai inviata all.a.g., non competente o che stava facendo indagini contro la polizia, ma quella competente per i 93 arrestati, cui pervennero tutte le altre lrelazioni. [...] E questa relazione tra l'altro menziona anche i nomi degli altri equipaggi che pero' non firmano, nonostante il tenore dell'atto. A prevenire forse la perplessita' che credo di aver l'obbligo di riproporre sulla attendibilita' generale di questo atto che compare sette anni dopo, il difensore ha chiesto la produzione di una missiva con cui si chiedeva l'invio di alcune relazioni da parte del dr. gonan. La missiva non include la relazione perche' la richiesta dell'a.g. era quella di tute le relazioni sulla operazione nel complesso diaz-pascoli. La tesi appare una excusatio non petita. Fatto sta che relazoine o non relazione, l'isp a dibattimento cosi' attento nel redigere la sua relazione ha reso una deposizione generica ed evanescente. E' uno dei pochi casi in cui il tribunale approfondisce l'esame, per la pochezza dei dettagli della deposizione. Sul punto abbiamo sentito poi anche l'isp riccitelli, il sovr. conte. Il primo non accenna a danni constatati e azioni con armi improprie, parla di pattuglie in borghese, rimostranze fatte da colleghi con accento romano, ma non c'e' sostanziale apporto conoscitivo. Ci ritroviamo quindi con le dichiarazioni dei tre componenti dell'equipaggio del magnum: le loro dichiarazioni prima come testimoni e poi come indagati sono stati acquisiti, sono oggetto di attenta disanima nella memoria gia' acquisita, e non sto a ripercorrere le note incongruenze sui dettagli dell'episodio, ma a dibattimento abbiamo sentito solo il Valeri, e curiosamente ha inserito nelle sue percezioni che sono tatne a giudicare dalle relazioni, quella del grido "sono solo quattro". Questo grido attestato nella relazoine di di bernardini, ma non udito da nessun altro, dato che se lo sente chi apre il convogolio e' strano che lo senta l'ultima vettura, sta di fatto che questa percezione il valeri non l'aveva avuta nel corso delle precedenti audizioni, anche se sollecitato sul punto. [...] La discordanza tra quanto riferito in dibattimento e quanto emerge dalle dichiarazioni dei tre si puo' apprezzare anche senza l'acquisizione delal relazione che il tribunale ha ritenuto non possibile. In questa relazione che segue una nota piu' contenuta, dove si parla di un assalto con bastoni e oggetti contundenti, e' dissonante rispetto al vissuto, ma anche a qualsivoglia dichiarazione finora assunta. Io non so se sia possibile avere un livello di prova indiziaria sufficientemente rassicurante, ma sono decine i testimoni oculari assunti. Il tribunale sapra' confinare questa relazione alla sua reale portata, e riportare il tutto all'episodio che si e' realmente verificato. Vogliamo evidenziare quello che e' un elemento di incongruenza peraltro forse piu' evidente e che attiene un po' al comportamento, o si puo' spiegare l'enfatizzazione dell'episodio, ma se fosse stato indicato un dato cosi' macroscopico, cioe' lo ssfondamento di un vetro blindato di un mezzo corazzato non passa inosservato: sono danni visibili, sfondamento del portellone anteriore sinistro, e si noti per inciso che il lancio di oggetti di grosse dimensioni dovrfebbe provenire dalla sua parte, e l'oggetto principale di perquisizione avrebbe dovuto essere allora la scuola pascoli, no? Ma che al ritorno in questura non sia circolato questo dato evidente, che non si siano menzionati danneggiamenti ad autovetture, rimane un dato poco congruo rispetto al comportamento tenuto. Non c'era bisogno di enfatizzare nulla in presenza di questo dato macroscopico. Durante le indagini noi chiediamo: "ma non c'e' stato un mezzo danneggiato?" e nessuno ci ha detto di si'... la cosa e' emersa succedssivamente, come fosse meno importnate. Per noi era logico aspettarsi che qualcuno si basasse su questa situazione per spiegare l'episodio, ed e' incredibile che un equipaggio cosi' colpito e con danni cosi' evidenti non ne riferisca al capo pattuglia e ai funzionari da cui dipende. Sul punto bisogna dare atto che nessuno, neppure tra gli imputati, e' mai stato informato. E' probabile che questa relaizone appartenga a quella parte di relaiozni che avremo modo di discutere e che provengono da un reparto mobile, tutte gia' in funzione difensiva, la relazione del valeri e' stata trasmessa l'8 agosto, datata 4 agosto 2001, in quella fase vengono fuori le relazioni dei capi squadra del dr. canterini, lo stesso canterini fa una seconda relazione difforme alla prima, e tutte queste relazioni sono evidenti strumenti difensivi: occorre calcare la mano sul daot e occorre fare riferimenti all'occasione del danneggiamento. Cio' che stupisce e' l'assoluto dettaglio che fa riferimento a cose investigative impropriametne per una relazione di un appartenente del reparto mobile, e colloca il tutto con gli edifici scolastici, come per ricollegare il tutto all'operazione. DI piu' non penso si possa sottolineare sull'incongruita' di descrizioi di questo episodio che non hanno trovato riscontro in sede dibattimentale. Ripeto: l'episodio converge in un nucleo essenziale, non e' stato un evento connotato come una imponente aggressione, con uso di oggetti contundenti e con il dispiegarsi di un nutrito lancio di oggetto o con azioni dirette ad attentare all'incolumita' fisica degli occupanti delle auto, ma si e' trattato di un episodio di manifestazione di ostilita' con un limitatissimo lancio di oggetti di una bottiglia o una lattina e forse qualche singolo sparuto colpo sul lato dell'auto che passa, un episodio di limitata importanza. C'e' poi un elemento di collegamento che va sottolineato e che sentiremo di nuovo sul lancio di oggetto dall'edificio: tanti associano rumore di vetri con un lancio, ma ogni ulteriore ricerca di confinamento di questa aggressione nel lancio di una bottiglietta. lo abbiamo dal signor kovac, che nell'ambito della telefonata con mortola, riceve la notizia da mortola come "ci hanno lanciato addosso due bottiglie". E' lo stesso mortola che per via traversa riconduce a questo nucleo questo episodio che ha impegnato anche la parte dell'istruttoria dibattimentale. [ pausa pranzo ] A: (Zucca) Abbiamo visto quindi che per quell'episodio che e' presentato come antecedente storico della perquisizione all'edificio scolastico Diaz. Abbiamo visto che questa operazoine si inserisce coerentemente nell'ambito di una politica che si afferma secondo le dichiarazioni del teste andreassi nel sabato 21 luglio. abbiamo accennato agli imbarazzi e alle reticenze nell'ammettere questa politica piu' battagliera. vorrei sottolineare un altro aspetto che emerge dalle poche dichiarazioni, e che riguarda l'obiettivo della perquisizione. e' chiaramente un edificio scolastico, in cui devono essersi asserragliati, secondo le ricostruzioni, coloro che si sono resi responsabili dell'aggressione alla pattuglia. come retroterra investigativo noi abbiamo l'occasione, l'osservazione di un gruppo generico di violenti, e abbiamo come iniziative conseguenti questo lo apprendiamo sia dall'imputato che da testimoni, un sopralluogo effettuato dal dr. mortola, il cui esito e' consegnato allo scritto di una relazione acquisita agli atti. il dr. mortola constata la presenza effettiva di un gruppo nutrito di persone la cui caratterizzazione e' quella molto scarna di essere in prevalenza vestite di nero e nella maggior parte di essere intenta a bere birra. c'e' forse un accostamento suggestivo birra-bottiglia-oggetto scagliato. questa relazione cmq attesta la presenza effettiva di persone che gravitano attorno agli edifici scolastici. e's tata riferita poi un'altra iniziativa che riguarda una telefonata del dirigente digos al signor kovac, un rappresentante del gsf. la telefonata a questo esponente non rivelata all'autorita' giudiziaria dallo stesso mortola, mira ad accertarsi della presenza della qualita' delle persone negli edifici, e in particolare pare di capire mira ad accertare se gli edifici sono in qualche modo ricollegabili non solo formalmente ma anche sostanzialmente al gsf. questo e' il significato della telefonata, il cui contenuto e' diversamente ricostruito dai due interlocutori, ma il dato della telefonata e dell'accertamento e' pacifico. secondo le versione di kovac questa assicurazione e' resa negli esatti termini, cioe' che si tratta di un edificio concesso in uso al gsf, mentre secondo mortola le espressioni del suo interlocutore avrebbero lasciato intendere che quell'edificio non si sarebbe potuta escludere la presenza di persone non immediatamente riconducibili all'area del gsf, forse persone non desiderate. questa e' l'allusione che il dr mortola lascia intendere sia fatta da kovac. abbiamo due versioni differenti. il testimoni andreassi ha reso palese che nella rappresentazione che viene data ai vertici che poi parteciperanno alla riunione dove si decidera' l'operazione e' che quell'edificio era nella disponibilita' del gsf ma sarebbe stato abbandonato in qualche modo. c'e' quindi un riferimento al gsf. noi abbiamo registrato e dobbiamo registrare l'esame delle testimonianze e delle dichiaraizoni un elemento di ambiguita' che dovremo forse conservare, forse e' voluto, perche' da una parte abbiamo una rappresentazione che per quanto l'edificio oggetto della perquisizione pur non essendo o meglio essendo oggetto di infiltrazioni e' un edificio che fa riferimento al gsf, e soprattutto e' posto in continugita' all'edificio che e' pacificamente ancora il centro stampa e il quartiere generale del gsf. se cosi' fosse e' evidente che la delicatezza dell'operazione aumenterebbe. se e' vero che l'obiettivo fisicamente potrebbe essere un edificio non nella formale totale disponibilita' del gsf, e' cmq posto nelle vicinanze di un edificio del gsf, e quindi l'intervento e' un intervento che ha riflessi sulla vicina sede del centro stampa, del gsf e del coordinamento del movimento di protesta contro il g8. e' una operazione che quindi nella presumibile consapevolezza di tutti ha un rischio tattico-militare e politico-sociale elevato. perche' ripeto non si puo' negare che al di la' della distinzione formale tra i due edifici, il plesso scolastico conduce direttamente al gsf e nessuno puo' escludere che gli infiltrati si inseriscano in gruppi che non sono obiettivo dell'interesse investigativo. iniziztive di questo genere, nonostante le numerose segnalazioni pervenute nei giorni preceduti e a seguito delle violenze perpetrate nella citt'a, segnalazioni di luoghi dove i manifestanti violenti si trovavano, non hanno avuto alcun precedente in termini di azione, proprio perche' il rischio di intervento nell'ambito di un vertice in corso di svolgimento e con esigenze mirate al mantenimento dell'op il deviare grosse forze avrebbe sconvolto gli equilibri. e' evidente che al volgere al termine dei giorni del vertice si puo' militarmente e forse politicamente intraprendere una operazione che ha tutti questi rischi. e' una situazione delicata, e che gioca anceh su quello che e' un tema che si pone alla fine del vertice, ovvero quello della denunciata contiguita' delle varie componenti del movimento antagonista alle frange della contestazoine violenta, non si puo' distinguere tra buoni e cattivi se i buoni danno ricovero ai cattivi. questo rischio lo si corre, evidentemente. e ovviamente nessuno puo' contestare la decisione di individuare obiettivi e rischi consguenti. questo aspetto interessa l'indagine penale perche' non e' concepibile che una operazione dai rischi cosi' evidenti non sia percepita in questa dimensione dai massimi vertici della polizia, e da chi era presente. questo vuol dire che l'operazione e i suoi risultati sono importanti, anche dal punto di vista politico, e' una operazione a cui si annettono aspettative notevoli, ricordiamo e' l'occasione dell'azione repressiva e incisiva e del riscatto rispetto a un'immagine passiva e appannata delle ffoo. Abbiamo degli indici piu' che evidenti della consapevolezza dell'importanza di questa operazione, non solo per la consistenza dei mezzi impiegati, ma per l'assicurazione della presenza, e poi vedremo essere anche presenza fisica, che giunge addirittura ai muri dell'operazione, all'accompangamento dei reparti da parte dei massimi dirigenti sul luogo dell'operazione stessa. E' un segno che ci sottolinea ancora una volta il prefetto andreassi, "un'operazione a cui si annettono aspettative e risultato, legata anche all'immagine della polizia, non puo' non avere come seguito la presenza del portavoce della polizia, il dr. sgalla". Questo elemento viene sottolineato come uno dei segni che questa impostazione viene dall'altro ed e' seguita dai vertici della polizia. abbiamo appreso che il risultato poteva considerarsi positivo, tale da ribaltare il bialncio forse fin troppo positivo nel senso complessivo degli interventi, l'aseptto finale, l'obiettivo doveva tendenzialmente essere mirato all'esecuzione di arresti, ovviamente legati ai presupposti, pero' c'e' mano libera per poter finalmente spingere la mano sul lato repressivo investigativo e quindi bisogna come si dice con espressione comunicata in senso poliziesco, "fare prigionieri", come abbiamo sentito nelle comunicazioni radio. l'operazione viene preparata e decisa vedremo poi i contenuti di questa preparazione e di questa decisione, ma lo vedremo in una parte diversa dlela ricostruzione. mi preme sottolineare adesso per fini piu' immediati, soltanto gli aspetti proprio di dettaglioi organizzativo, e viene deciso l'impiego dell'unita speciale del reparto il vii nucleo di roma comandato dal dr. canterini, abbiamo discordanze nelle dichirazioni degli imputati, il prefetto andreassi ci ha detto che convenne su questa indicazione che proveniva anche per necessita', dato che era una delle poche unita' disponibili, ma conveniva per l'evidente preparazoine tecnico professionale dell'unita'. venne deciso l'impiego di questo nucleo e vennero individuati una serie di reparti della mobile e della digos che avrebbero dovuto in un secondo luogo entrare in campo per l'effettuazione dell'atto nel suo aspetto piu' tipico di pg. Qualcuno dice che forse il reparto mobile non doveva occuparsi dell'irruzione ma solo se ce n'era la necessita' sotto il profilo dell'op esterno, ma fatto sta che questa necessita' del reparto mobile c'e' stata ed e' stata rappresentata. Due colonne di uomini e mezzi si sono formate per raggiungere l'obiettivo, che pare essere genericamente indicato come plesso scolastico. una colonna e' guidata da mortola, l'altro dal dr. di sarro. la colonna che arriva prima sui luoghi posteggia in piazza merani ed e' qeulla condotta da mortola. ogni colonna ah un consistente contingente che appartiene al vii nucelo e poi ha personale di altri reparti. la colonna che giunge per prima e' guidata da mortola, quella di di sarro giunge sui luoghi in tempi leggermente sfalsati, ma le colonne si ricompongono nel momento in cui ci si trova di fronte al cancello del cortile della scuola sbarrato. Dell'arrivo della polizia sui luoghi abbiamo documentazione filmata, che possiamo collegare al dato testimoniale che abbiamo riprodotto in dibattimento. Il primo contingente che arriva percorre il percorso da piazza merani a via battisti per accedere alle vicinanze dell'edificio, seconod una ricostruzione unanime, anche degli interessati, sostanzialmente a passo di carico. questo provoca nelle persone presenti nella strada che determina una reazione di fuga. le persone che si trovano sulla strada si rifugiano o nell'edificio pertini o nella pascoli, e le testimonianze ci aiutano a comprendere e poi il dato e' obiettivo dalla documentazione filmata che per quanto riguarda l'edificio della pertini viene chiuso con un lucchetto e catena e viene nel giro di poco tempo chiuso il portone principale e bloccato l'accesso. La documentazione filmata ci fa cogliere queste ultime fasi, con l'edificio con il portone aperto e il cancello chiuso con gli uomini delle ffoo ammassati che cercano di scavalcarlo o cmq di sfondarlo. Una situazione analoga si ripresenta ma la vedremo nel dettaglio nell'edificio pascoli. quello che pero' noi possiamo immaginare anche con la ripresa filmata si sono trovati di fronte i poliziotti che accedono ai luoghi e' costituito per quello che hanno potuto vedere da una scena di fuga, rispetto all'edificio che era il loro obiettivo, un edificio con piu' piani, e a distanza di poche ore quella situazione di fermento e di presenza nutrita non vi e' piu', si tratta di penetrare in un edificio avvolto dalla semi oscurita', una situazione differente. c'e' questa fase di scompiglio, la gente fugge e ci si chiede perche'? Al dibattimento abbiamo recuperato una testimonianza di una persona che si vedeva visibilmente ferita che aveva rilasciato anche interviste e non si capiva bene la situaizone in cui questa persona si era procurata le ferite. E durante il dbattimento abbiamo avuto la possibilita' di chiamare questa persona e farla deporre: e' il teste FF che ha chiarito il significato di alcune scene che vedevamo nei documenti filmati. il teste FF ci ha descritto l'arrivo delle ffoo: e' un contingente che in maniera compatta avanza a passo di carica, nelle prime file ci sono poliziotti non in divisa ma parrebbe da questa testimonianza poliziotti delle squadre mobili, con la pettorina. Poco prima dell'arrivo, dell'impatto con il contingente c'e' l'attestazione di questo fuggi fuggi, un ragazzo inglese che fa a tempo a dire polizia, polizia. il teste FF doveva andarsene via, e stava caricando i bagagli sulla macchina posteggiata di fronte alla scuola. lo abbiamo sentito: "quattro poliziotti avanzano alla testa del fronte, eravamo a poca distanza, ho alzato le mani, ho gridato 'stampa, stampa', si sono girati e hanno chiesto 'che ne facciamo di questo', e poi hanno proceduto in quattro con manganelli per minuti, girati dalla parte del manico, lo so perche' avevo una striscia sulla coscia che mi e' rimasta". Aveva un pass da giornalista che gli viene strappato. Il teste descrive la presenza di funzionari in borghese in quel momento, prima questo funzionario che non impedisce l'azione lesiva, e un altro funzionario subito dopo nel momento in cui si riconosce il teste a terra attorniato da persone, e un altro funzionario si avvicina "dandomi dei buffetti, ci siamo sbagliati, devi stare bene, stai qua ci siamo sbagliati". Prosegue il teste dicendo che doop questo episodio ha notato che c'erano poliziotti che lo oltrepassavano e si accalcavano al cancello. La scena e' descritta dal suo amico P. che rimane illeso. [...] Il teste ha per quanto possibile cercato di dare una descrizione del funzionario. Da questa descrizione del funzionario che interviene si puo' dire poco: un po' calvo con i baffi, puo' corrispondere soltanto il dr dominici tra i funzionari. [...] Dobbiamo ascrivere questo tasso di violenza a poliziotti in borghese con la pettorina, alla presenza di persone qualificate, con il ruolo visibile di funzionari. Abbiamo avuto modo poi di ascoltare testimonianze di un gruppo di testimoni che hanno posto in essere un tipo di resistenza che e' consistita nello scappare: sono il sig P., SM, N. Tutti e tre lavoravano nella stanza dei legali della Pascoli, si accorgono dell'arrivo della polizia sui luoghi, si spaventano, bisogna dirlo, lasciamo perdere le spiegazioni, si spaventano, un po' perche' avevano sentito voci allarmanti, erano nell'ufficio dei legali, tutto quanto si puo' considerare irrilevante o notorio, sta di fatto che decidono di abbandonare l'edificio, che e' la Pascoli. Abbandonano l'edificio passando dalla porta posteriore. Sono appena usciti da questa porta e si trovano sul retro, nella piazzetta dietro la scuola Pascoli, vengono intercettati da un gruppo di poliziotti in borghese con pettorina, qualcuno dice anceh che ci sono agenti in divisa, del reparto antisommossa, il teste SM che era il responsabile dell'ufficio legale, della sua gestione, racconta di questo gruppo di poliziotti in borghese con una pettorina che chiedono documenti e iniziano una perquisizione, a lui e agli altri. A lui non chiedono i documenti, come se fosse conosciuto, agli altri invece li chiedono ed effettuano una sorta di perquisizione, mani contro la macchina, tastati, perquisiti. Il teste descrive poi quello che succede a lui, descrivono tutti e tre gli stessi avvenimenti con dettagli diversi. Sta di fatto che per quanto riguarda SM viene portato sul lato della scuola Pertini e dice vengo sdraiato a terra su un marciapiede dietro delle macchine vicino ai bidoni della spazzatura, percepisce frasi come "questo e' l'uomo del dottore" che non capisce, e poi vede una persoan con abito con taglio classico, scuro, alto distinto. Sottolineiamo non tanto per identificare la persona, ma in quel contesto questa indicazione ci consente di dire che e' un funzionario. Sdraiato questa persona faccia a terra, non poteva voltarsi, non libero nei movimenti. Pancia a terra, braccio sull aschiena. Viene affidato a un certo punto alla custodia di un poliziotto che lo porta in piazza merani: "vengo consegnato a un altro poliziotto piu' rude nei modi, il braccio dietro la schiena diventa un braccio dove infierire, io non potevo fare atti di resistenza"; viene portato in una strada che collega via trento e piazza merani e lasciato a un altro poliziotto. viene consegnato a una pattuglia, in qualche modo, automontata e condotto verso via trento dove viene ammanettato. possiamo dire che quando si sono acquisite alle indagini le dichiarazioni erano dichiarazioni che rappresentavano situazioni poco comprensibili: c'era uso di violenza, c'era poi quello che puo' essere considerato un arresto illegale. nel corso delle indagini le dichiarazioni trovano conferma nella documentazione filmata. vorrei ricordare al tribunale proprio questa situazione, facendo rivedere i video. RIprendiamo i momenti essenziali di questa testimonianza, con una persona a terra di fronte a un cancello. c'e' un funzionario vestito in marrone. successivamente abbiamo altre riprese filmate che ritraggono il testimone in una situazione ancora piu' drammatica e imbarazzante: il testimone e' quello che ha un manganello sotto il braccio, trascinato per la schiena, vedete persone in borghese, e non. vediamo quanto sia difficile per il teste mantenere la posizione eretta. viene tenuto in questa posizione e fatto camminare verso piazza merani, e vedremo che la situazione finale e' quella poi descritta dell'ammanettamento. Il teste si e' riconosciuto nei filmati, ci sono persone in ginocchio nella pubblica via visibilmente ammanettate. Siamo in via trento, in una situazione in cui il teste e i suoi compagni saranno poi condotti con lui, ma si ricongiungeranno ad altre 15 persone che verranno raggruppate e ammanettate nella pubblica via. Come ho detto il signor N. era una persona presente nella stessa stanza che decide insieme a SM di fuggire. Lo dovremmo chiamare il dr. N. insegna a friburgo, e' nipote di un questore, per quanto possa avere idee antagoniste, non dovrebbe essere pregiudicato nei confronti della polizia. Esce dalla porta laterale e racconta la stessa scena. Lui racconta della perquisizione che subisce lui e non lo SM, invasiva [...] "mi viene tolto dalla tasca tutto quello che avevo e non ho piu' rivisto nulla di tutto cio'". Vengono separati da SM. I poliziotti sono interessati e li avvicinano e chiedono informazioni "quanti siete li' dentro?". Il trattamento che subisce vale la pena ricordarlo: viene fatto sdraiare con la pancia a terra, fatto rialzare, portato all'angolo, faccia al muro, mani dietro la nuca, osserva e ha modo di notare come P. riceva un violentissimo calcio alla gamba che lo fa crollare a terra. Dopodiche' sono fatti sdraiare nuovamente, e sono messi a terra faccia contro faccia, uno con le mani sulla nuca e l'altro con le mani appoggiate alla strada. N. descrive poi la scena che subisce P.: un poliziotto sale con gli scarponi sulla mano di P. sul terreno. Non so come si possa descrivere per un poliziotto una situazoine di questo tipo: chiamiamolo prigioniero? Sono condotti anche loro a un certo punto da piazza Merani verso via Trento. E qui in via Trento il primo ordine che ricevono e' di mettersi faccia a terra. Avevano nel frattempo avuto le mani legati. Vi leggo solo questa parte perche' voglio poi fare una considerazione: "ci hanno detto di mettersi faccia a terra, con le mani legate vuol dire prendere una facciata per terra, e' stato umiliante". Si chiede al teste precisazioni su le giustificazioni addotte in questo contesto dai poliziotti, manon ce ne sono. Uno che e' ammanettato si considera in stato di arresto: non viene data alcuna giustificazione, non viene spiegato il perche di questo trattamento. la situazione finale, che vi ho ricordato, e' una situazione che vede persone ammanettate e inginocchiate sorvegliate da una pattuglia, che forse non sa neanche che pesci pigliare. La situazione migliora per le persone ammanettate per un fattore del tutto casuale, perche' qualche passante c'e' e sono passati anche dei giornalisti e delle telecamere. Questo ha consentito ovviamente e impedito ai poliziotti di forse reiterare quelle vessazioni che abbiamo gia' riferito. [...] Uno degli arrestati, un francese, lo dice apertamente. "Se non ci foste voi giornalisti la cosa sarebbe peggiorata, ci hanno picchiato e avrebbero continuato". [...] Il teste P. riferisce insulti, e frasi che sono importanti perche' esplicitano quello che e' il sentimento dei poliziotti impegnati in quell'operazione: gli insulti sono accompagnati da una carica di aggressivita' di odio e di disprezzo: "ve la faremo pagare avete messo a ferro e fuoco genova". Questa e' una situazione rispetto alla quale a volte si dice lo zelo persecuotrio... il pm non ha fatto indagini specifiche per individuare chi fossero i poliziotti, sollevare facilmente una causa per arresto illegale, ma una richiesta probabile circa l'identificazione del poliziotto x o y avrebbe portato alla stessa situazione e soluzione che siamo stati costretti ad avere in tutte le volte che abbiamo cercato di individuare un poliziotto con documentazione filmata. Se non fosse una situazione costituente palesemente un reato e se noi fossimo e la nostra polizia fosse una polizia di un paese civile ed europeo che aderisce alla convenzione sui diritti dell'uomo, la corte europea ha trattato questi casi. [...] [Romanelli interrompe la requisitoria.... tutto il tribunale e' basito, ndr] A: [...] disturba l'atteggiamento diffuso di violenza e di soprusi commessi da poliziotti, giustamente se vogliamo esasperati dai giorni precedenti, ma quella sera in via battisti e nelle vie adiacenti, come si puo' rilevare non vigeva il codice, quantomeno di procedura penale. noi siamo alla descrizione delle prime fasi, siamo alla descrizione dell'arrivo della polizia e all'uso di quella violenza di cui ben presto anche il difensore sentira' parlare direttamente, nei confronti di persone che nemmeno la piu' fervida immaginazion avrebbero potuto essere considerate persone resistenti la forza pubblica, e abbiamo capito come l'arrivo della polizia sui luoghi, anche senza andare a richiamare la polizia come conosciuta nei giorni precedenti, come l'arrivo della polizia non potesse generare quel senso di sicurezza che si genera alla presenza delle ffoo. e quei cittadini fossero in fuga, stessero preparando i bagagli, si fossero intimoriti magari per il ruolo svolto presso il gsf, quei cittadini erano legittimati asentirsi e richiedere la tutela delle ffoo, non certo il sopruso. la documentazione filmata ci fa vedere che fatti questi feriti e neutralizzati, messi in sicurezza i luoghi, bonificati, tutti questi luoghi, l'attenzione rivolta verso l'obiettivo principale si manifesta nel tentativo di penetrare all'interno dell'edificio. il blocco che deriva dal cancello viene superato ben presto. mentre si svolgono queste scene nelle vie limitrofe la scena che interessa il teste FF e P, dal lato opposto del cancello avviene una delle scene piu' raccapriccianti, uno degli episodi che non ha e non avrà mai giustificazione. E' la vicenda di MC, ci ha raccontato il testiomne che si trovava per la prima volta e per caso nella palestra della pertini. MC era un giornalista, era venuto a seguire gli eventi, era in collegamento con altri giornalisti a cui aveva garantito l'accesso al centro indymedia, si trovava nella palestra e stava parlando, quando ha udito una persona irrompere dentro l'edificio e annunciare l'arrivo della polizia. La reazione di MC e' stata la reazione di tanti: si trovava nell'edificio dove c'erano le sue cose e si precipita all'esterno, sta per essere chiuso il cancello, e' con un suo amico S., prega la persona di farlo passare, lui e il suo amico che aveva conosciuto mezz'ora prima si precipitano fuori dal cancello, vengono intercettati dai poliziotti che hanno intercettato anche FF. Il suo amico S. riesce a scavalcare il recinto e accede al seminterrato della pascoli, cosa che non puo' fare MC, che viene intercettato da una prima fila di poliziotti che provengono dal lato destro dell'edificio, da piazza merani. la testimonianza di MC ci descrive una serie di violenze che si scandiscono attraverso il suo racconto dettagliato in tre fasi, corrispondenti agli attacchi che ha subito: un primo attacco che riceve al centro della strada, poi viene sospinto mentre cerca di vedere se ha una via d'uscita verso il muro e viene manganellato selvaggiamente, crolla a terra; in questa fase sono gia' arrivti i poliziotti in gran massa, lui riferisce di essere in mezzo a un gruppo nutrito; il racconto e' dettagliato e lo potete riscontrare minuziosamente attraverso gli agganci che ci sono con altre testimonianze. Viene in una seconda fase colpito selvaggiamente, un poliziotto si stacca dalla fila al lato sud della strada, gli ha dato un colpo alla spina dorsale, poi mi ha dato un secondo calcio e sollevato in aria buttato in mezzo alla strada. "Si sono uniti altri, anche la mano era rotta, mi sembrava di essere trattato come un pallone da calcio, ognuno aveva il suo turno. Poi mi hanno preso per il colletto e mi hanno trascinato, e un poliziotto cercava di evitare ulteriori attacchi". QUindi noi apprendiamo che c'e' un poliziotto che non e' venuto a testimoniare, che non ha riferito di questo episodio, ma che nel contesto ha evitato danni peggiori, forse salvato questavittima, ma e' uno dei poliziotti buoni in quel momento che non e' stato qua sul banco dei testimoni, non e' stato in grado di superare il muro dell'omerta' e di fare il suo dovere, quello di denunciare dei reati. Non e' finita, perche' il teste MC racconta il terzo attacco finale: in questo frangente i ps che descrive MC non sono piu' solo indossanti divise che vengono descritte come anti sommossa, ma sono poliziotti in borghese. E' molto minuziosa la descrizione, perche' parla di ps tra cui uno dal lato sud che lo ha raggiunto e ha iniziato il terzo attacco, calci nei denti e avanti. L'ultima fase, prima di questo terzo attaccco, MC riferisce che nel frattempo e' arrivata una camionetta e stava sfondando il cancello. Riferisce della duplice manovra che il mezzo fa per sfondare, non si vede dai documenti filmati, ma i ps lo confermano: un doppio tentativo di sfondare il cancello. Credo che il dettaglio della sua testimonianza sia poco contestabile. MC ha reso le sue deposizioni in diverse fasi, in diversi momenti, e ha cercato di sforzarsi di dare descrizioni. All'epoca eravamo concentrati sull'individuazione dei reparti di appartenenza, e quindi chiedevamo particolari sulle divise, in una fase in cui forsele indagini miravano a verificare se ci fosse stato l'uso eccessivo della forza da parte del reparto che era indicato come il piu' combattivo, cioe' il reparto mobile. Abbiamo visto in ogni occasione sia dentro la scuola diaz che fuori, abbiamo visto come i compiti sono ben divisi, e le scene di violenza sono interpretati da appartenenti a diversi reparti. L'episodio di MC mostra proprio l'unita' di intenti e obiettivi indipendentemente dal reparto di appartenenza. MC si era sempre riferito ai "carabinieri" fino dall'avviso del ragazzo, e ha descritto divise scure, e ha anche disegnato le divise, i caschi, dei cc. Non solo la documentazione filmata ma una ricostruzione obiettiva degli eventi porta ad escludere che nelle prime fasi ci fossero carabinieri, questo sulla base della ricostruzione che siamo in grado di fare. La documentazione e' eloquente sul punto. E' vero che MC quando perde definitivamente conoscenza o quando cessa il terzo attacco, quello filmato, girato da HC, quando riprende conoscenza e' sicuramente attorniato dai carabinieri, perche' abbiamo appreso anche dal tenente Cremonini, che al suo arrivo come comandante del primo barttaglione che giunge sui luoghi, nota una sagoma per terra, va a ricevere disposizioni oltrepassando il cancello e riceve disposizione di effettuare aun cinturazione esterna, e all'esterno ha modo di vedere che quella sagoma, quel fagotto silente era una persona rannicchiata. Torna a chiedere disposizioni e fa presente questa situazione e chiede di dare soccorso, chiede al dr. gratteri al centro del cortile e riceve l'indicazione che "sono gia' state chiamate ambulanze", e cremonini dice ceh gratteri secondo lui era gia' al corrente della situazione, e nell'interpretazione della situazione questo va a vantaggio della persona, nel senso che sappia della situaiozne e provveda. Non si comprende come una persona in quelle condizioni non fosse controllata o soccorsa, forse il termine soccorso non si addiceva molto a questi momenti. NOn era necessario essere samaritani, bastava essere poliziotti per capire che una situazione di quel tipo avrebbe necessitato una attenzione del tutto diverso, rispetto alla semplice chiamata di una ambulanza. Abbiamo recuperato verso la fine del dibattimento un filmato di un operatore RAI, dove si vede molto chiaramente in un orario compreso tra 00:19 e 00:20 ancora MC che e' gia' soccorso da paramedici ma giace a terra. Dobbiamo presumere che MC sia stato trasportato in ambulanza subito dopo. Questo corrisponde anche alla testimonianza che aveva reso il teste Cremonini, quando aveva affermato che i soccorsi lui ricordava che erano arrivati nel giro di dieci-quindici minuti. Io non credo che si possa per questi alementi obiettivi ritenere o porre in dubbio che vi sia stato nel racconto di MC con quel riferimento ai cc una indicazione utilizzabile considerato il materiale probatorio che ci porti alla conclusione che anche cc abbiano perpetrato violenze ai suoi danni. Rilevo anche un altro fatto: MC gia' nella sua dichiarazione a londra non e' piu' sicuro del termine usato anche se i riferimenti sono precisi; ma la presenza intorno a lui per lungo tempo dei cc in cinturazione puo' averlo influenzato. nel contesto di MC carabinieri indica anche in genere le ffoo italiane. [...] Ma al di la' di questo credo che sia indubitabile dall'intreccio del dato testimoniale e della documentazione filmata noi possiamo ricostruire le fasi dell'aggressione ai danni di MC come messe in atto dai poliziotti che sono poi stati impegnati nell'irruzione nella scuola. E' preciso MC nel riferire dei funzionari in borghese sul lato della Pascoli in posizione di osservazione. E' molto preciso e lascio a voi apprezzare il dettaglio nel riferire con dettagli l'ingresso di alcuni poliziotti nell'antistante scuola pascoli. E' una persona che deve essere considerata tra i testimoni piu' affidabili, e questa lucidita' gli deriva da sofferenze indelebili per lui. Io mi fermerei qua. La posizione e la deposizione del MC e la documentazione filmata sara' richiamata in relazione ai singoli imputati, cosi' come verranno evidenziate le necessita' e le posizioni degli imputati il loro arrivo sui luoghi. [...] TRASCRIZIONE SOMMARIA - II UDIENZA PM 4-7-2008 [ P=Tribunale, A=Accusa, D=Difesa, C=Parti Civili, R=Teste ] P: [procede all'appello] A: (Cardona) signor presidente, signori giudici, ieri il collega ha lasciato idealmente tutti dinnanzi al cancello della scuola diaz pertini nel momento in cui questo viene sfondato da un mezzo del vii nucleo del reparto mobile. in quel momento contestualmente si verifica uno dei piu' gravi episodi di lesioni di quell'azione, quello che riguarda MC. questa persona verra' accomunata alle altre che erano nell'edificio nel verbale d'arresto. oggi ci occuperemo di cosa avviene nell'edificio diaz-pertini, come si verifica la messa in sicurezza degli ambienti che dovrebbe assicurare il tranquillo svolgersi dell'operazione. le indagini sono partite all'inizio quando c'era solo l'ipotesi delle lesioni gravi e avevano esaminato alcune situazioni descritte nel verbale di arresto e che erano collegate alla situazione di grave bilancio di feriti che emergeva nel complesso dell'operazione. credo che l'istruttoria abbia non solo confermato le ipotesi investigative, ma addirittura credo le abbia rafforzate. per parlare della ricostruzione dei fatti non si puo' prescindere da una notazione che riguarda le persone che erano li', che stavano in larga parte dormendo o si preparavano a dormire all'arrivo della polizia. sonos tati considerati al momento del loro arresto come tutti appartenenti a un gruppo omogeneo legato da un proposito criminoso di tipo associativo. riteniamo di poter dire che l'unico criterio convergente che legava quelle persone e' stata la drammatica rappresentazione dei fatti, che e' stata resa da ciascuno di loro: quello che lega una studentessa dell'oregon, un giornalista di un quotidiano nazionale, un violoncellista di berlino, un esule turca con asilo politico in svizzera e' un racconto fluente delle violenze che hanno causato a queste persone lesioni gravi, prognosi riservate, stiamo parlando di un massacro. un resoconto dettagliato che e' stato reso per ore di fronte a magistrati stranieri e italiani, che e' stato ripetuto e riportato in questa aula, e ci abbiamo tenuto che fosse possibile per le vittime esporre a un giudice che si sta occupando di questi fatti cio' che era accaduto, una sorta di primo risarcimento, ma e' stato utile per dare piena proiva a quanto veniva raccontato, al vaglio pieno dibattimentale, e senza alcuna remora a questo vaglio. Il vaglio e' stato approfondito, abbiamo cercato di indagare ogni singolo aspetto, dettaglio dei caschi, dei numeri di sedie poste di fronte alla porta. Abbiamo esplorato tutto. Noi abbiamo ritenuto di assumere in indagini preliminari le dichiarazioni come il codice prescriveva, cioe' come indagate in procedimento connesso, con le garanzie previste dal codice, nonostante il sistema delle rogatorie internazionali fosse un po' difficoltoso in questo senso. [...] Siamo stati quindi rigorosi anche nelle procedure, non abbiamo trascurato questa circostanza che comporta una necessita' di riscontro obiettivo alle dichiarazioni. Questa che e' stata una vera e propria messe di dichiarazioni ha consentito un risultato finale verificabile e riscontrabile: non si possono trascurare alcune circostanze di fatto che hanno caratterizzato la sorte di queste persone immediatamente dopo l'arresto e la scarcerazione. Furono tutti espulsi con accompagnamento coatto alla frontiera e questo impedi' una comunicazione immediata tra loro. Molti di essi furono sentiti da gip rendendo gli stessi racconti, in circostanze diverse, ovvero come indagati di reati gravissimi, e quindi avevano tutto il diritto di difendersi, ed erano doloranti, spesso ricoverati. Cio' non toglie che le dichiarazioni e le prove siano state raccolte in maniera soddisfacente e piena. Abbiamo detto che sono stati sentiti ai sensi del 197 cpp e che questa scelta imponeva un riscontro, ma questo perche' ho detto che siamo rigorosi, perche' in realta' forse un altro orientamento giurisprudenziale avrebbe consentito di sentirli come testi puri essendo parti offese, e cito un precedente di cassazione del 2007. Ma a noi interessava che ci fosse un esame pieno e approfondito senza alcuna remora, e senza alcun timore di non avere riscontri oggettivi ai racconti. Si trattava quindi di applicare i tradizionale canoni di verifica dell'attendibilita', di coerenza interna, di presenza di riscontri esterni, che e' stato positivo e secondo noi ha portato alla piena attendibilita' e coerenza delle dichiarazioni e delle accuse fatte agli imputati di questo processo che sono accusati di aver condotto gravi violenze all'interno dell'edificio. Al contrario non c'e' mai stata prova di una circostanza esimente o giustificante gli atti di violenza subiti da queste persone. Il complesso delle prove e' costituito oltre che dale dichiarazioni rese, anceh dalle dichiarazioni rese dagli imputati che in alcuni casi non si sono sottoposti ad esame, dalle relazioni di servizi, referti medici, cartelle cliniche, documentazione filmata e fotografica riversata. Tutto questo compendio probatorio consente di ricostruire nel dettaglio la dinamica di tali condotte lesive forse come sarebbe stato impossibile in altre circostanze per un fatto analogo. Il risultato e' che non c'e' stata nessuna resistenza da parte delle persone, nessuna condotta di resistenza attiva, nessun lancio di oggetto, nessuna violenza, a nessuno e' stato potuto attribuire nessuna delle armi addotte nel verbale, tali armi non erano presenti nelle aule dove si sono svolte le violenze, e nessuna prova e' stata riferita rispetto al rinvenimento di tali armi, e' stata viceversa provata la provenienza ab esterno del principale reperto dell'operazione, le due bottiglie molotov, che aveva fornito uno spessore decisivo per formulare l'accusa collettiva di partecipazione all'associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio. Oggi ci occupiamo dell'attivita' di bonifica e messa in sicurezza di quei luoghi. A questa attivita' e' possibile collegare il grande numero di lesioni anche gravi inferte agli occupati, la cui dislocazione e natura e' perfettamente compatibile con il loro vivo racconto, e risulta incompatibile con qualsiasi ipotesi di resistenza attiva. Incompatibile con la resistenza e' anche il quadro che emerge complessivamente circa i feriti: confrontiamo feriti e arrestati. Bisogna accennare al tema delle ferite pregresse: fu un'illazione fatta a caldo e diffusa dagli organi di stampa, unitamente a un sottodimensionamento dei feriti. Si puo' lasciare al giudice quanto questo contrasti con le immagini dei trasporti dei feriti, con le tracce nella scuola, diffuse da migliaia di fotogrammi, nonche' con la documentazione medica delle lesioni acquisita agli atti. Abbiamo sentito dei testimoni sulle condizioni dell'edificio appena prima della perquisizione. Il tribunale ha potuto valutarli come persone, io ricorderei in particolare il teste A. Sembra importante perche' in relazione alla tematica delle ferite pregresse e del ricovero ospedaliero dei black bloc nella scuola. A. ricorda di essere entrato alle 22.30, la situazione era quella di un dormitorio praticamente, con numerose persone che si stavano coricando, visionando file o foto e telecamere, computer perche' c'erano postazioni internet in quella scuola, ricorda di essere entrato e di aver visto le persone al computer. Le persone le ricorda come giornalisti, in calzoncini con il beauty. "Sono certo che non ci fossero persone ferite, perche' le ho viste poi", e non nota alcuna arma, alcun bastone, ne' altro. "Ho passato una buona ora e mezza li' dentro e non ho visto ne' armi, ne' bastoni, ne' altro che ho visto nei filmati degli scontri in quei giorni". Veniamo a esaminare le risultanze dell'istruttoria sull'ingresso della polizia. Abbiamo acquisito piu' di qualcosa: oggi non solo siamo in grado di vedere con filmati l'ingresso da diverse angolazioni e con diversi colori, filmati che utilizzano intensificatori di luce notturna e altri no, ma possiamo determinare la cronologia di questi eventi, e lo possiamo fare grazie a un prezioso contributo delle parti civili con una consulenza depositata, determinando un punto zero della cronologia di quella sera, grazie ad alcune telefonate del rep 199 e che sono state usate dalla polizia giudiziaria durante le indagini per determinare un orario di quelle immagini. Mi soffermo un attimo perche' la cronologia e' importante per capire la collocazione temporale e la durata delle vicende, l'orario della presenza degli imputati e di persone che hanno detto di essere arrivati a situazione congelata. Si e' sentito l'ufficiale di pg che coadiuvava le indagini e spiego' come aveva collocato tale telefonata nei tabulati, con tre orari plausibili che vennero ridotti a una per una seconda telefonata sullo sfondo in cui era identificato un altro testimone di questo processo, Alagna Giovanni della digos di genova. Parliamo di orari relativi perche' anche il tabulato wind e' un orario relativo. Questo ci ha consentito di dire che quella scena si svolgeva alle 00:43 e partendo da questa si e' posizionato tutto il materiale filmato scegliendo le sequenze dei filmati che potevano essere incrociati per la presenza di eventi, situazioni o persone che venivano inquadrati e incrociando tutto questo con chiamate telefoniche e radio. Abbiamo molti parametri che ci hanno consentito di ricostruire una cronologia completa, e rispetto al punto zero possiamo determinare gli scarti di orario in termini di minuti e secondi. Questa e' una circostanza che e' stata acquisita perche' consente di apprezzare la dimensione temporale, per capire anche le dinamiche: alcune cose possono succedere solo in 30 minuti e non certo in 5 secondi. In base a questi elementi possiamo determinare l'orario di ingresso della polizia: lo sfondamento del cancello del cortile con un mezzo del reparto mobile puo' essere collocato alle 23:59:17, un orario compatibile con cio' che riferiscono i principali testimoni, cioe' che l'irruzione avveniva intorno a mezzanotte. Quanto passa dallo sfondamento del cancello all'apertura della prima anta del portone centrale? 58 secondi. L'ingresso nell'edificio vede sicuramente l'apertura del portone centrale e poi della apertura a sinistra, osservabile dai filmati fatti dalla scuola pascoli, filmati giunti in procura perche' ripresi da un testimone che si era nascosto sul tetto della pascoli, e gli altri presi da un reperto che fu acquisito e non squestrato in pascoli da alcuni operatori digos e di cui parleremo piu' avanti. Mostra l'ingresso del primo operativo che indossa una uniforme che possa chiaramente essere ricondotta al vii nucleo dato che non ha alcuna macchia bianca che spezzi la divisa. Si nota anche nell'apertura di questo portone la necessita' di scavalcare una panchina, posta tra il portone e la porta antipanico dietro di esso. Molti degli occupanti della scuola hanno potuto descrivere quanto e' avvenuto appena entrata la polizia, prendiamo come esempio il gruppo degli spagnoli che era nell'atrio: hanno riferito del posizionamento di questa panchina e di sedie forse davanti al portone nel momento in cui si era avuta contezza dell'arrivo della polizia nell'edificio. Questa attivita' di posizionamento di mobilia viene contestata da molti che sono presenti, ma viene cmq posta in essere da una persona che non e' stata identificata, anche se una persona offesa sentita ci ha riferito alcune circostanze sulla possibile identificazione di questa persona. Poi c'e' la fuga. Chi parla del barricamento? MFR, BR, NC. Questa attivita' in concreto non ha determinato un eccessivo rallentamento dell'azione ed e' preceduta, lo sfondamneto del portone che avverrebbe con tre colpi, e' preceduta da un'altra attivita' posta in essere dai poliziotti, ovvero la rottura di alcuni vetri al piano terra delle finestre. Non sembra avere alcun significato, apparentemente, ma forse invece ce l'ha, dato che la finestra aveva delle barre: il significato e' quello di preannunciare qualcosa che sta per succedere, si rompe come segno di aggressivita' manifesto e coem tale viene interpretato da molti testimoni che stavano all'interno. Cosa succede poi? La barricata viene superata, la panchina viene spostata, sulla rottura di vetri e sul timore che questa incute depongono diversi testimoni sentiti, ho detto prima che il teste P. ha raccontato di aver poi saputo a berlino che era forse stato un tedesco a mettere questa panchina che pero' non e' stato arrestato. Il terrore si diffonde nella palestra, perche' il rumore e le urla fanno presagire il resto. Nonostante questo ci sono scelte diverse: alcuni si metotno con le mani alzate in segno di resa; altri stanno dormendo come guadagnucci; altri prendono la via delle scale e salgono al primo piano dove esistevano gia' alcune aule che erano state adibite da alcuni a ricovero notturno perche' la palestra era piena. Quando il portone viene rotto e abbiamo una immagine in zoom, possiamo osservare delle uniformi. Il primo che fa ingresso lo abbiamo visto prima, e' largamente dibattutto l'esame delle divise delle persone che si ammassano davanti a quel portone. Possiamo fare un conto molto approssimativo: si contano una decina di caschi diversi tra una quarantina di operanti. Si vede qualcuno che entra e che ha uniforme diversa da quella del vii nucleo. Quello che si nota anche dall'esame delle immagini e' che la luce che proviene dall'interno e' una luce che consente una visibilita' ampia all'ingresso, mentre nella relazione del comandante del reparto si apprende che gli occupanti avevano provveduto a spegnere le luci, ma non c'e' neanche bisogno di discutere questa affermazione palesemente smentita. Molti parlano delle condizioni di luci nella palestra che ricordano essere paragonabile a quella di luci di emergenza. Forse non c'erano luci piene ma quanto si vede consente di apprezzare anche le condizioni di luce. Le dichiarazioni consentono di documentare per ogni singolo piano la posizione e il comportamento degli arrestati. Sulla scorta di queste versioni che si presentano assolutamente raffrontabili e concordanti anche con documenti filmati e fotografici, e utilizzando le dichiarazioni di imputati che non si sono sottoposti ad esame, e' possibnile ricostruire i movimenti delle varie squadre nella scuola. L'ingresso dal portone laterale avviene circa 50 seondi dopo lo sfondamento della prima portone. Ricostruiamo le vittime: i cittadini spagnoli sono 11 e si trovano nell'atrio, con gli zaini sulla parete di fondo della palestra; i cittadini turchi, due, sono sul fondo della palestra sulla sx; a fianco a loro c'e' VG; poi ci sono i cittadini statunitensi, dietro un muretto; BV, SG, GL; CA si e' sistemato sulla destra entrando subito prima del muretto; HJ e' dietro il secondo pilastro; SR e TE sono all'angolo a destra vicino all'ultimo calorifero; DPA si rifugia nella toilette insieme a AT. Altri occupanti si trovavano qui e udito il trambusto si portano ai piani superiori o addirittura verso l'esterno: MC e HF sono bloccati sul pianerottolo che e' in cima alla prima rampa di scale mentre tentano di uscire dalla finestra; GM si ferma davanti all'aula magna; SM e PJ sono davanti alla segreteria al primo piano; numerosi sono i tedeschi al primo piano che decidono di attendere con atteggiamento di resa la polizia, alcuni addirittura riferiscono che tale situazione viene concordata, GM riferisce di un accordo esplicito ma potrebbe anche essere stato un comportmaento spontaneo. Sono molti gli occupanti al primo piano, perche' non c'e' solo il corridoio sul cortile, ma anche un corridoio sulla sinistra. Ci sono VUM e ZG, e altri 3 che dopo che hanno tentato di allontanarsi dalle impalcature; sono li BF, LN, CB, MQ, BJ, ??; GM passa dalle impalcature e si nasconde in un aula. WK si nasconde in un riposteglio. Altri tre vicino all'ingresso delle scale. Poco piu' indietro le quattro svedesi. Altri tedeschi (tre) sono sul lato destro del corridoio vicino a un calorifero; altri due sono a sinistra dell'accesso delle scale; HMT sul lato destro vicino al lab fisica; altri due e una svizzera italiana si nascondo nei bagni; altri due si fermano di fronte al lab fisica. Un altro gruppo di cittadini tedeschi (circa dieci) che hanno al loro interno le persone piu' seriamente colpite si trovano nel corridoio lungo di fronte al lab di informatica. BG e LS sono di fornte a quello di linguistica. Altri arrivano ai piani piu' alti: BB al secondo piano insieme a PR e GMM che si nasconde nell'aula docenti, MR DN GJ SZ. Al terzo piano ci sono i canadesi (2) e infine BM, BGS fuggono verso il quarto piano e si nascondono in un bagno, mentre PF WD e M si nascondono in un aula, mentre MN e ZL si nascondono in un ripostiglio, e WL che cerca di arrivare al tetto. Altri riesocno ad allontanarsi e vengono arrestati fuori (sono quattro o cinque). Ma nel verbale di arresto non si cita questa vicenda. NOn e' che il loro arresto sia avvenuto per caso: c'era una attivita' di ricerca e c'erano segnalazione di cittadini. JE e JL fanno parte del gruppo che si trova in una serra, come descritto anche da SJ che invece e' su un muretto nascosto, da cui vengono tirati fuori non cosi' pacificamente: la serra viene rotta, vengono tirati fuori, manganellati, picchiati duramente. [...] E la circostanza e' confermata da testimoni terzi e da filmati dove si vede JE con la maglietta rossa. [...] La vicenda di JE e' un po' particolare perche' lui fu interrogato e gli fu contestato che essendo di questo reperto dove egli pronunciava il suo nome sembravano diverse le circostanze di arresto rispetto a quelle della sua denuncia: ha fornito una spiegazione, dicendo che nella denuncia non voleva ammettere di essere scappato. Piu' difficile e' comprensibile che nei verbali di arresto non si dia atto che l'arresto sia avvenuto con diverse modalita'. Ma non e' una novita' dato che accade anche per MC, SJ, JL. Di MC ha gia' parlato il collega ieri. Il suo martirio e' gia' stato spiegato. Torniamo dentro l'edificio: vediamo cosa succede agli spagnoli. Come si comportano gli spagnoli e tutti coloro che sono al piano terra? Si mettono al centro della palestra, qualcuno si alza e cerca di dissuadere chi sta mettendo la panchina dal farlo, si mettono insieme e si mettono in ginocchio e intonano quasi una invocazione "non violenza". Questo e' un comportamento visibile a tutti quelli che sono li' e che e' stato testimoniato da tutti. Verso questo gruppo di persone si dirigono i primi poliziotti veri. La prima cosa che fanno e' che gli tirano addosso la mobilia che trovano vicino alla porta e nella palestra. Poi cominciano a colpire. Subito dopo i primi entrano altri poliziotti, si spargono per la sala e cominciano a colpire. Colpi di manganello, calci, in pochi istanti tutto il locale e' pieno di poliziotti che vengono descritti tutti nello stesso atteggiamento: un pestaggio. [cita le testimonianze]. Le descrizioni di questi poliziotti entrati per primi e i filmati inducono a ritenere che ci fosse certamente personale del vii nucleo. certo e' che in un secondo tempo viene riconosciuta e attestata la presenza di poliziotti di altri reparti, in borghese e con pettorina. Singole testimonianze sono molto dettagliate e riferiscono di violenze contro persone gia' ferite. Guadagnucci fa una dichiarazione estremamente precisa e genuina, nel suo relativizzare quanto puo' riferire. Il tribunale chiede che cosa intende per divisa scura e lui risponde: "ricordo divise scuro, senza inserti di altri colori, come se fosse un tutto unico in tinta". Anche SG fornisce informazioni sull'equipaggiamento: oltre a descrivere l'azione lesiva [...] parla dell'uniforme che indossavano gli agenti: "tute a due pezzi blu, caschi pesanti, e con un tonfa impugnato alla rovescia". Riconosce la fotografia a97 fra tutte quelle che le vengono mostrate SV e FMP indicando i manganelli usati contro di loro. [...] Certamente vi sono descrizioni di condotte di poliziotti diversamente vestiti su persone gia' ferite. GUadagnucci: "dopo il pestaggio dei primi due agenti, si e' avvicinato un terzo poliziotto con la camicia bianca e un corpetto senza maniche, si e' portato verso di me, questo agente colpiva persone che avevano gia' subito il pestaggio, di fronte a me, vedevo che colpiva alcune di queste persone, poi si e' diretto verso di me, questa persona si e' messa di lato, io ero seduto e in quel momento perdevo sangue e le braccia erano gonfie, e ha cominciato a colpirmi con un manganello sulla schiena, io ho dovuto abbassarmi e potevo solo tentare di riparare la nuca, mi ha colpito sulla schiena e sui fianchi". E ha documentato il tutto con foto, e anche lui e' rimasto stupito di una cicatrice che ha avuto sotto l'ascella, un segno circolare come un marchio elettrico, e che lui non sa come sia avvenuto. Ancora successivamente viene riferito da testi che sono in palestra la presenza di personale in borghese e in giacca e cravatta, in apparenza in posizione di comando. Taluno riferisce che violenze da parte di agenti avvengono anche in quel contesto: BV ha premesso che "non e' esattamente cosi', sono entrati dopo il pestaggio in palestra, ma venivano trascinate giu' persone dagli altri piani e i poliziotti continuavano ad accanirsi e i funzionari erano in palestra; mi ricordo il fatto che mentre questi picchiavano si sono girati dall'altra parte, come a chiudere un occhio; vorrei aggiungere anche che a questo punto alcuni degli agenti con la pettorina dicevano di calmarsi agli altri". Su queste circostanze che sembrano dettagli bisogna confrontare le dichiarazioni come TE, la persona identificata come un collaboratore della polizia, dato che fa da intermediario a un certo punto, quando ci sono da soccorrere i feriti. "Siamo stati raggruppati e fatti mettere per terra, qualcuno e' stato insultato e qualcuno manganellato perche' non stava nella posizione voluta". La descrizione coincide con le dichiarazioni della cittadina canadese SW. [...] Sono importanti queste circostanze. Viene riferita costantemente l'urlare di minacce, insulti e ingiurie mentre i pestaggi avvengono. Le frasi vengono riferite sia da stranieri che da italiani. Vengono pronunciate anche a situazione avanzata, e provengono anche da persone che vengono descritte come funzionari. BV riconosce i funzionari: "li ho visti passare tra queste due pareti che non arrivavano al soffitto, li ho visti rimanere li', e uno ci ha detto 'bambini cattivi', con un giubbino chiaro, un po' calvo, con gli occhiali; poi ricordo anche uno con gli occhi azzurri e gli occhiali [Luperi] che ho poi riconosciuto nel fare una dichiarazione in tv". L'insulto piu' costante e' quello di "bastardi", mentre gli arrestati italiani riportano frasi come "nessuno sa che siete qui vi ammazzeremo tutti". Lo riferisce ad esempio GS. "Adesso piangete, ma ieri pensavate di essere forte" [...] [cita altri testi che riferiscono le medesime parole]. [Corini e Di Bugno ironizzano a mezza voce, salutandosi affettuosamente con le inviate dell'ansa e della stampa, sic!]. [...] Voglio ricordare che il risultato di questa prima azione di bonifica e' consistente: AC lesioni gravi con durata superiore ai 40 gg, frattura del terzo distale dell'ulna, frattura del secondo distale perone dx, contusione epatica, fratture costali multiple; DM lesioni gravi con durata superiore ai 40 gg per frattura ulna sx; FM trauma cranico, ferita lacero contusa occipitale, fratture; GS trauma cranico contusione e crisi; GL frattura scafoide, ferite lacero contuse su braccia e gambe. E' interessante che molte di queste lesioni hanno dei prolungamenti in sede di referti successivi al primo in ospedale che sono chiaramente sottostimati: 7 giorni per ferite lacero contuse e plurime contusioni tante quante per una contusione alla mano di un poliziotto del vii nucleo... [...] Abbiamo un compendio di lesioni gravi che non si ferma qua. [...] Ho dato l'elenco solo delle lesioni gravi, ma policontusioni, traumi cranici, fratture, teste e braccia rotte. Questa e' la prima bonifica. Andiamo al primo piano. Al primo piano ci sono piu' persone che in palestra. La tempistica e' importante perche' all'azione di messa in sicurezza procedono un aparte del primo contingente, mentre una parte delle persone che entrano in successione vanno ai piani superiori. Sicuramente chi entra dal portone laterale si dirige subito ai piani superiori. E li' c'e' una presenza piu' cospicua di persone di altri reparti. Le modalita' del primo piano sembrano in assoluta consonanza con la dinamica della palestra. Abbiamo dei testi che hanno descritto e che lo hanno fatto anche in controesame spiegando la propria coerenza interna nell'attribuire particolari o nel riconoscere di non aver rilevato altri particolari, ma che sono concordi nel ricostruire la dinamica del primo piano. Al sopraggiungere della polizia dalle scale, svolta l'angolo e c'e' il caposcala: da una parte c'e' il corridoio lungo con una ventina di cittadini tedeschi, e dall'altra parte un lato corto dove si distribuiscono altri cittadini tedeschi, inglesi in un'aula. Appena svoltato l'angolo c'e' un ambiente angusto, meno illuminato della palestra, nel senso che i testimoni sono concordi nel riferire di non ricordare luci accese ma una discreta luminosita' che proveniva dall'esterno. C'e' la situazione descritta da GM, uno dei testi che ha fornito maggiori dettagli, sentito come testimone normale perche' riusci' a sottrarsi all'arresto uscendo insieme ad alcuni infermieri e si e' fatto curare nella pascoli, una persona che svolge normale attivita' lavorativa con un bagaglio piuttosto consistente che lascera' li' per andare via da quella situazione allucinante e che dira' di aver fatto riprese filmate nel momento immediatamente successive al pestaggio, per documentare. E le ha documentate ma la telecamera viene sequestrata, con una cassetta, che sparisce nei successivi momenti dell'indagine. Pazienza. Pazienza dico perche' ci siamo abituati a molti documenti filmati, ma quello che racconta GM e' meglio di un filmato e corrisponde a quello che descrivono altri. Lui ce l'ha messa tutta a darci una prova, la prova c'era, ma e' sparita, ma lui cerca di darci la stessa prova a voce, e dice le stesse cose che dice subito dopo, nell'immediatezza in una intervista alla pascoli. "Non c'era da fuggire, ho sentito una persona che ha detto di buttarsi a terra, io ho pensato che fosse una buona idea. Eravamo a terra in sottomissione, ma poi e' stato l'arbitrio piu' totale. La polizia ha attaccato con violenza la prima persona nel corridoio, poi la seconda, poi venivano verso di me, picchiavano tutti uno dopo l'altro. Io sono ebreo, mi e's tato raccontato come sopravvivere all'arbitrio. Guardavo la situazione e pensavo: devo sopravvivere. Vedevo colpire piu' volte teste inermi, ho visto tagli da tutte le parti, ho visto sangue. Venivano verso di me e ho pensato a proteggere la testa. Meno male. [...]" A domanda dle pm "non si sono mai fermati, stavano ancora picchiando e sentivo gridare gente di smetterla, e mi dicevano silenzio lei e' inj stato di fermo". [...] "fisicamente non hanno mai smesso di picchiare, venivano picchiati tutti piu' volte". GM descrive la dinamica di un passaggio da parte di piu' operanti che pestano in modo scientifico le persone per terra. La stessa descrizione la troviamo in AT. [cita]. Ricordiamo che a questo piano c'e' anche la lesione di MJ che e' quella che fa invocare "basta basta" al funzionario Fournier. Si teme che sia in precoma. Ha una lesione grave a livello cranico, in un lago di sangue. Vediamo come viene descritto il pestaggio di MJ, e' una situazione che quella della palestra sembrava solo un annuncio. MJ non puo' dire niente del suo pestaggio perche' sviene subito. Ne riferisce SS nella rogatoria, ma anche KAJ che perde quattro denti in questa circostanza, e PJ le cui dichiarazioni sono acquisite in rogatoria. SS: "potei osservare come ricevette dai poliziotti diversi colpi in testa e calci sul corpo; M. non era piu' cosciente, cerco' di alzarsi lentamente e due la colpirono fino a farla crollare; aveva gli occhi spalancati ma ribaltati e aveva contrazioni spastiche; la continuavano a prendere a calci e la sua testa ha colpito un armadio in corridoio". "dopo circa dieci minuti ho visto un poliziotto che urlo' diverse volte basta e poi disse qualcosa. i poliziotti smisero di picchiarci e uscirono. rimase di fianco a M. la tocco' con la punta dello stivale e disse di chiamare un'ambulanza". ANche GM parla della parola basta, ma dice che non si sono fermati subito. "Si sono fermati come quando levi un giocattolo a un bambino, che qualche colpo gli scappa anche dopo l'ordine di smettere". KAJ deve interrompere l'esame perche' si mette a piangere durante l'esame: "io ho due quadri forti, nel secondo e' a terra con molto sangue, due o tre poliziotti la colpivano con claci sulla pancia, la sua testa sbatteva contro un armadio, e non reagiva, e io pensavo che fosse morta". [Di Bugno e Corini continuano a ironizzare sui banchi in fondo; Biondi e Zunino fanno battute da portuali sul primo banco]. [finalmente il presidente interviene richiamando a un rispettoso silenzio in aula]. Le lesioni craniche lacero contuse al primo piano sono numerose: MJ, AT, CB, SS, KAJ, BG, CM, GI, HJ, CJ, RU, SS, HS, ecc. In realta' poi una situazione simile si svolge anche nell'aula dove si sono rifugiati gli inglesi MQ e BW: entrano dalla finestra, i poliziotti entrano con la torcia, uno di loro si alza con le mani levate, vengono aggrediti con furia, uno cade sull'altro e si prende doppia razione in vece dell'altro. Fratture multiple, e altro. E un gesto di disprezzo, cosi' raccontato, ci sono dei telai di finestre, li prendono e glieli scagliano addosso. E non e' un caso che venga descritto non come violenza ma come gesto di disprezzo. [...] I colpi continuano quando le persone vengono portate giu' al piano terra, sulle scale. Senza sosta. I racconti delle vittime sono terrificanti, sono stati resi in maniera assolutamente genuina in sede dibattimentale, sono state analizzati tutti gli aspetti del loro racconto, le divise, le uniformi, le difformita', io non sto qui ad annoiare con citazioni che noi tutti possiamo verificare sugli atti. Il quadro che ne emerge e' che molti descrivono le uniformi del vii nucleo, nessuno di questi anche quando ha visto foto in rogatoria di divise del reparto mobile hanno sempre riconosciuto l'uniforme ma senza la cintura bianca. [...] Tutti riferiscono dell'uso del tonfa, che e' in uso tra le forze tedesche, mentre da noi era sperimentale. E tutti descrivono l'uso di questo strumento anche con modalita' non ortodosse e che anche il comandante Fournier ci ha detto che non sono assolutamente idonee. Fournier ci ha detto che se e' impugnato al contrario "spacca le ossa di un bue". Sappiamo che e' stato usato in questo modo e di fratture ne abbiamo. Una dotazione che deve essere usata in un certo modo, ma purtroppo alla scuola Diaz ha funzionato diversamente. Purtroppo bisogna dire che questo la nostra indagine lo ha sempre accertato il comportamento lesivo posto in essere da queste persone non ha visto come protagonisti solo membri del vii nucleo, e' un risultato a cui si e' gia' pervenuti nelle indagini preliminari, perche' e' indubitabile che ci siano persone di altri reparti mobili anche di roma, ma non solo, agenti in pettorina delle squadre mobili, agenti del nucleo prevenzione crimine, e nel corso delle indagini gia' da subito i riferimenti a condotte lesive poste in essere dai capi squadra sono attribuite ad altri reparti, ovviamente. Non vi e' dubbio che anche appartenenti di altri reparti abbiano condotto azioni lesive. Sono visibili nei filmati scorrere i corridoi insieme al settimo nucleo pettorine, ma non e' che questo diminuisca le responsabilita' contestate. Crea certamente una situazione in cui bisogna valutare veramente quali fossero gli obiettivi della messa in sicurezza, forse bisognava neutralizzare gli occupanti, in senso fisico. Ci sono 79 lesioni su 93 arresti, alcune delle quali si verificano all'esterno. Anche nei piani superiori al primo si sono rifugiati altri occupanti, in misura inferiore ai piani gia' analizzati: al secondo piano sono sei (BB, PR, DN, MR, G, ZS). La situazione non e' che migliora. Andiamo a guardare le loro dichiarazioni e anche la DN e' costretta a interrompere l'esame per riprendersi. Ci sono particolari in piu', perche' e' dover dire che a queste condotte lesive si accompagnano non solo insulti, ma anche gesti di disprezzo, come il taglio di capelli, che e' una circostanza che ci suona familiare perche' citata nel processo di bolzaneto, ma il taglio di capelli che e' inequivocabilmente la sottrazione di un trofeo in segno di umiliazione estrema, viene riferito da persone di nazionalita' diversa presenti a questo piano. DN: "quando abbiamo visto la ps ci siamo sdraiati per terra, e' venuta lungo il corriodoio e hanno cominciato a picchiarci. MR era sdraiato su di me e si prendeva le botte, ma alcune botte mi raggiungevano. Sentivo che altri venivano picchiati, chiedevano ai ps di fermarsi. Siamos tati picchiati da uno, e poi da altri, e da altri. penso ce ne fossero sei all'inizio, poi ne sono arrivati altri. erano molto aggressivi sembrava che ci odiassero, a un certo punto ci e' stato detto di alzarci, non so come, ci siamo alzati e c'erano altre persone nel corriodio. ho visto un ps con un coltello in mano che ha tagliato i capelli a una persona, poi e' venuta verso di me e mi ha tagliato anche una ciocca dei capelli, poi e' venuto un altro poliziotto e mi ha accarezzato come a dire poverina o qualcosa del genere". Questo e' un dettaglio che ci fa rilevare il clima. Se vediamo cosa succede a MC sulle scale che cerca di fuggire insieme ad HF, dopo essere stato pestato pensa gli siano stati strappati i capelli, e c'e' una foto della ciocca di capelli sulle scale. Un altro testimone dichiara la stessa scena di DN, presente sullo stesso piano. I referti vanno da 30gg (PR), per fratture e contusioni, trauma cranico (BB), lesioni gravi per la DN, trauma cranico per G. AL terzo piano ci sono solo i due canadesi SW e C., non hanno sorte diversa ma le lesioni a loro inferte non sono cosi' gravi, ma sono sempre trauma cranici, quindi diciamo che non sono gravi in relazione al massacro che abbiamo sentito. Il gruppo piu' sparuto sono quelli che si rifugiano al quarto piano, dove c'e' una situaizone di gente che si chiude in bagno (BM e BGS) o in stanzini (NM e ZL) o in aule (PF, PM, WD). Al quarto piano abbiamo una situazione di fratture craniche come il caso di BW che perde conoscenza e non ci puo' dire nulla. In rogatoria dice che non puo' neanche dire chi lo abbia colpito. BGS e BM hanno una vicenda particolare, perche' BGS viene colpita e manganellata a braccia, gambe, spalle, testa, come anche BM, pero' in qualche modo c'e' un poliziotto che la prende, la protegge e la porta giu'. Questa e' una situazione che viene riferita anche da uno dei capisquadra, che dice di aver accompagnato ai piani inferiori, con la particolarita' che gli altri che vengono descritti dal caposquadra sono poliziotti di altri reparti, mentre BGS non fa distinzioni dalle divise, e che anzi lei ha pensato che fosse uno dei capi. Al quarto piano abbiamo una vicenda allucinante che e' quella che riguarda NM e ZL, entrambi picchiati in modo tale da riportare lesioni gravi: NM calci e manganellate, nonche' il getto di un estintore; ZL viene a subire una sorte che e' paragonabile per l'intensita' e per la ferocia a quella della MJ ma lei viene trascinata per i capelli dal quarto piano fino al terzo, come ha descritto anche qualcuno dei poliziotti, oltre che da altri testimoni. ZL viene colpita in un modo che a leggerlo sembra incredibile, ma se confrontato con le lesioni si rende conto che invece non e' incredibile ma e' avvenuto davvero: fratture, perdita del 30% della capacita' polmonare, perdita di parte della mobilita' del braccio. Io mi chiedo cosa volessero fare. ZL fa un racconto molto lungo, e' dettagliatissimo, e lei descrive una azione che viene condotta con reiterazione di colpi, fasi in cui e' sollevata, sbattuta al muro, colpita aterra, trascinata per i capelli, descrive particolari che sono riscontrati da altre testimonianze. Ma la vicenda della ZL e' allucinante per questa progressione senza sosta fino a che non viene sbattuta dopo aver sentito che le si rompevano le braccia, le costole, contro i ganci appendi abiti nei corridoi, poi l'hanno presa a ginocchiate in mezzo alle gambe, l'hanno lanciata giu' dalle scale, trascinata dai ps, colpita spinta a calci. [...] ALla fine ZL viene sbattuta accanto a due persone, parla in inglese e chiede loro se sono vive o morte. Sente la polizia che scende le scale, le gambe avevano contrazioni spastiche, passa accanto a lei, qualcuno si leva la bandana e le sputa addosso. Purtroppo non e' incredibile. Purtroppo tutto quello che sei anni fa ci hanno raccontato le persone, non e' incredibile, anche se noi su qualcosa stentavamo a crederci. "Avevano una divisa, con il casco, i pantaloni grigi e imbottiti, foulard, e cinture scure". Tutti. [...] Questo e' un quadro molto sintetico, perche' abbiamo sentito una sessantina di queste persone. Vorrei vedere se dobbiamo discutere dei criteri che erano stati prima indicati ai quali bisogna sottoporre anche queste dichiarazioni. Sono gli stessi criteri che noi usiamo da anni, la possibilita' di dimostrare oggettivamente l'evento lesivo, la coerenza logica, i riscontri esterni, l'assenza di contraddizioni, tenuto conto delle condizioni delle dichiarazioni, l'impossiblita' di ricostruzioni alternative. [...] Un primo elemento ovvio ed evidente davanti agli occhi di tutto sono la provenienza di dichiarazioni che concordano nel riferire determinate circostanze da persone che provengono da ambienti diversi, con eterogeneita' di estrazione sociale, di lingua parlata. Lo stesso elemento che insensatamente viene evidenziato nel verbale di arresto come uno degli elementi di prova dell'associazione a delinquere. [...] Certamente c'e' da valutare anche lo sforzo segnalato nella maggioranza delle dichiarazioni assunte di mantenere il racconto nei limiti dell'obiettivita', facendo riferimento solo a quanto sono sicuri di poter affermare e a quanto direttamente percepito, e questo appartiene alle modalita' del racconto e della deposizione. Esemplari sotto questo profilo sono le dichiarazioni di molti testimoni. [...] I racconti delle persone in palestra sono assistiti dal riscontro reciproco delle circostanze. [...] Cosi' come le particolarita' di certe aggressioni, il fatto che non riferiscano di cose di cui non avevano visibilita' in relazione alla loro posizione. La concordanza e' su elmeenti essenziali, come l'assoluta assenza di atteggiamenti che anche solo si potessero prestare all'interpretazione di una volonta' aggressiva. E questo e' attestato dalla localizzazione delle ferite, nei luoghi che sono esposti quando uno si protegge. [...] E nessuna rilevante incoerenza puo' presumersi sulla circostanza dei mezzi di coazione usati o delle uniformi. [...] Ma ci sono circostanze che sono esterne alle lesioni ma che possono avere efficacia suggestiva, perche' qualcuno di questi testimoni ha parlato di cose strane. Ad es gli spagnoli hanno parlato di mazze da baseball portate nela palestra, e ricordiamo allora la strana lesione di PGL. POi anche la svedese al primo piano nella palestra nota le mazze da baseball. Era un particolare che non riuscivamo a inquadrare, e ritenevamo che potesse essere un asse o un manico di piccone di quelli sequestrati, o aver confuso un manganello con una mazza da baseball, e cmq era rimasto li' come un elemento senza spiegazione, ed era poco credibile che si trattasse di materiale fuori ordinanza perche' non ne avevamo evidenza. Devo anche dire che le persone che avevano parlato di mazze da baseball non avevano riconosciuto oggetti tra il materiale sequestrato. Poi ci siamo trovati di fronte a immagini filmate che ci fanno vedere cose molto simili a quelli descritti. Reperti visti molte volte e spesso piu' uno guarda e meno vede, per un processo automatico. Il reperto 234 nella versione completa e che dall'orario del timecode dal 23.27.13 al 23.27.26, orario sballato rispetto a quello reale di circa un'ora e un minuto, ove si vede un agente in borghese mentre deposita in un cofano due oggetti che sembrano mazze da baseball. Se si rallenta le immagini io mi sono convinto di aver visto la rastrematura. E' curioso perche' l'agente porta ste cose da via battisti, le posa in un cofano e se ne va. Ma qualcuno degli spagnoli ci ha riferito una cosa che richiama delle immagini che si vedono in un filmato. Nessuno di quelli che hanno parlato di mazze da baseball ha detto che sono state usate per picchiare. Noi non sappiamo se quei bastoni nel cofano sono le mazze, ma tante cose che sembravano incredibili si sono rilevate credibili e si sono verificate, tante cose si sono poi ritrovate nelle immagini, riscontrando alcune dichiaraiozni che noi pensavamo incredibili. E' evidente che questo reperto filmato le persone che hanno deposto non avevano conoscenza, dato che e' stato assunto dopo le loro dichiarazioni. Ma vediamo altri riscontri: possiamo fare riferimento a criteri di valutazione logica, ci troviamo di fronte a situazioni di gravi lesioni inferte a persone che il tribunale ha potuto vedere, ed e' stato importante, cosa potevano aver fatto per meritare quel trattamento, quale piccone potevano aver sollevato quelle persone che forse non ce la fanno neanche a sollevarlo, per meritare una reazione di quel tipo da parte della polizia. [...] Nessuno degli imputati e dei testimoni a difesa ha potuto specificare condotte di singole persone arrestate. A nessuno hanno potuto attribuire il possesso di una sola delle armi improprie sequestrate. [...] E in realta' nessuno ci ha dato una prova del luogo in cui queste cose sono state trovate. Molte ci dicono di non aver mai visto quella roba. Non c'erano sicuramente in palestra, non c'erano in corridoio, al primo piano, nelle aule. Perche' dove stavano? Ce lo ha detto il testimone Gaburri riferendo che le attrezzature di cantiere erano chiuse nel sottoscala con una porta con lucchetto e catena. C'e' uno dei capi squadra che fanno relazione dopo l'ingresso, nella fase in cui il comandante ritiene opportuno che il nucleo prende una posizione anche di fronte all'inchiesta amministrativa, anche se Micalizio le respinge perche' gli sembravano un po' fatte a tavolino. Ma in una di queste relazioni si dice "perlustravo gli ambienti, la palestra, e c'era la porta del sottoscala con catena e lucchetto, poi so dopo che l'hanno aperta". Ma veniamo di nuovo alle situazioni che hanno riguardato la messa in sicurezza. Il compendio delle dichiarazioni assume una validita' di prova per la sicura non comunicazione tra molti dei testimoni. GM non ha nulla a che fare con altri al primo piano, ma conferma la stessa modalita' di azione da parte dei poliziotti. [...] Io posso indicare altre situaizoni che costituiscono riscontro incrociato, se si vuole. Una delle circostanze che molti riferiscono e' l'intervento del "basta basta" che pone fine per alcuni in modo piu' immediato, per altri un po' piu' sfumato, il gesto del levarsi il casco, e questa circostanza e' riferita sia dal comandante che dai testimoni. E quando gli si chiede se il basta sia gridato da chi picchiava o da altri le risposte offrono merito alla genuinita' delle testimonianze: c'e' chi dice che non potrebbe dirlo che con il casco sono tutte uguali, come AKJ; c'e' chi dice che arriva dal fondo del corridoio; altri che era nel corridoio. TUtti concordano sull'elemento essenziale, cioe' sull'intervento. [ pausa pranzo ] A: (Cardona) Riprendiamo dal punto dei riscontri e degli incroci delle dichiarazioni. Mi ero fermato dopo aver analizzato in maniera sintetica, perche' farlo in maniera analitica prenderebbe troppo tempo rispetto alle udienze che abbiamo scelto di tenere per la requisitoria, al primo piano. Il primo piano era il luogo dove a un certo punto tutti gli occupanti riferiscono dell'intervento della persona che grida basta, alcuni vedono togliersi il casco e in relazione a questo intervento le condotte poste in essere cessano, piu' o meno immediatamente. E' stato tema delle indagini e ha trovato evoluzione questo tema nelle dichiarazioni rese del dr. Fournier, allora vice comandante del reparto, che nel corso delle indagini aveva fornito una versione di questo episodio particolare. Era una versione che non coincideva nella localizzazione temporale del fatto raccontato rispetto a quelloc he ci riferivano le persone che vi avevano assistito. Mancava un pezzo, quello prima, cioe' la fase precedente che riguarda una condotta scandita in sequenze durata piu' di qualche secondo, ho dimenticato di accennare a un particolare ovvero la cronologia antelitteram costituita dall'orologio di GM rotto alle 00:08, che e' un orario relativo, ma compatibile con la cronologia che abbiamo determinato... Ora mancava il pezzo descritto da GM, da AT, da SS, SS, quei passaggi reiterati prolungati su ciascun ferito, mentre il dr. fournier ci aveva riferito di un accesso immediato tra i primi al primo piano, e gia' nelle successive dichiarazioni da imputato c'e' un cambiamento da "primo" a "tra i primi", era strano che arrivato su al piano la prima cosa che avesse riscontrato fossero ferite causate da qualcuno che non era piu' presente, un comando in inglese che intimava alle persone di mettersi al muro, cosa eseguita con lentezza e fatica, cosa che gli consentiva di accorgersi della situazione, ma alla richiesta reiterata di come e chi poteva aver causato le ferite, lui rispondeva dicendo di non poterlo sapere, perche' qualcun altro prima di lui aveva fatot questo. Noi prendevamo atto del "basta, basta", descritto in quella fase come una sorta di imprecazione, e facevamo riscontrare l'incongruenza che forse era diretto a fermare qualcuno. Io lo dico perche' la nuova versione di fournier e' stata contestata in aula. [...] Io ricordo che la versione della sede dibattimentale e' stata quella che finalmente ha rotto un velo di silenzio di piu' di sei anni, dicendo: "adesso lo dico, l'ho taciuto finora per carita' di patria, ma chi stava tenendo quelle condotte erano due del reparto mobile non del nucleo e due poliziotti in borghese". Le contestazioni che sono state fatte erano tese anche a verificare il percorso di come si arriva a dire certe cose, dato che non e' importante solo arrivare alla verita' ma anche il percorso con cui ci si arriva. E c'e' un'altra circostanza che Fournier ha indicato a conferma di dichiarazioni rese da queste persone, perche' era una circostanza che aveva dell'incredibile per la gratuita' del gesto e per l'umiliazione che comporta: quella del famoso gesto coitale che alcune persone offese descrivono rivolto a una persona ferita per terra sanguinante. Anche quello viene confermato per la prima volta in dibattimento da parte di fournier, e perche' anche questo e' stato taciuto, e se possiamo usare un termine del comandante "per carita' di patria", dato che e' stata anche questa individuata comne una azione infamante, che non si addice a un poliziotto [...] e quindi anche questa per carita' di patria. Naturalmente neanche questo e' commesso da un appartenente al vii nucleo. [...] Non stiamo qui a esplorare le motivazioni umane di determinate scelte, ma ci si deve porre il problema di come poter valutare anche queste nuove dichiarazioni. Perche' la carita' di patria e' forse piu' ampio di qualcosa che potrei definire carita' di reparto, perche' e' difficile pensare che chi ha sentito la propria appartenenza al corpo, pur con le motivazioni piu' nobili, di fedelta' a un organismo che e' il riferimento professionale e che comporta sacrificio nell'adempimento del proprio dovere, non possa provare la stessa sensibilita' quando riferisce la propria versione dei fatti nell'attribuzione di condotte che se non ce lo avesse dette il dr fournier io avrei ritenuto provate. E? un problema molto grosso di coerenza oggettiva. Piu' volte nell'esame del dr. fournier ci si e' spinti a investigare i tempi dell'ingresso e la sua posizione rispetto agli altri. Lui e' entrato dalla porta centrale ed e' stato tra i primi ad entrare nell'edificio. Egli si e' diretto immediatamente verso il primo piano: ha spiegato che la tecnica operativa del reparto quando interviene in un edificio chiuso, circostanza strana ma non nuova, e' che la prima direttiva e' di raggiungere i piani superiori per evitare un rischio agli operatori come lanci o assalti alle spalle. Questo e' quanto dicono anche altri capi reparto che sono andati ai piani superiori, ma era chiaro che bisognava anche assicurare la situazione nei piani inferiroi, dato che in palestra c'e' un intervento immediato, ad esempio. Lui per scelta si e' diretto ai piani, non vede e non riferisce molto su quanto accade in palestra. Certamente chi irrompe dal secondo portone laterale e' piu' naturalmente rivolto alla salita verso le scale, ma siccome fournier entra tra i primi e il portone si apre per primo, [...] se questo e' vero e il tempo lega le nostre azioni il suo arrivo al primo piano e' come lo quantifica lui in una 30ina di secondi. Quanto ci mette una persona in corsa a salire due rampe di scale, per quanto appesantita da equipaggiamento e sempre in condizioni di operativita' e tensione. Forse 30 secondi sono anche tanti. E come si concilia questo con l'oggettivita' dell'avvenimento, con il fatto che le lesioni che FOurnier ha constatato hanno necessitato piu' tempo di questi 30 secondi. Ecco che la sua seconda versione rende merito di questo fatto. Il problema e' chi arriva prima e da dove sono passati questi operatori? E come si concilia con le descrizioni di chi ha subito le lesioni? E con il tipo di lesioni subite? E con l'uso di strumenti piu' efficaci rispetto al manganello ordinario per causare serie fratture ossee? Certo l'imputato dice che le ossa si possono rompere in tanti modi, ma la compatibilita' oggettiva del narrato dei testimoni non esiste un'ipotesi alternativa. Ecco quindi che forse anche questa volta se non e' carita' e' sicuramente impossibilita' di accusare appartenenti al proprio reparto di quanto stava accadendo e forse il coinvolgimento diretto del dr. fournier in quanto stava accadendo, che aveva posizioni di comando e responsabilita'. Il richiamo di elementi giuridici sulla responsabilita' per i reati contestati e' lasciata all'ultima parte della requisitoria, quindi io oggi mi attengo al fatto e la posizione delle persone. Un altro dato di incongruenza e' costituito dal fatto che il dr. fournier ha parlato delle scene viste che avevano per oggetto la responsabilita' di altri reparti o comparti con il proprio comandante il dr. canterini. E allora e' stata rivolta una domanda: ma lei lo sa che una persona e' stata arrestata? Ma avendo avuto notizia di un reato commesso di fronte ai suoi occhi oltre a parlarne con un comandante non ha ritenuto di dovere fare qualcosa, visto che e' un upg? Questo e' un elemento di incoerenza forte, perche' dalla relazione di canterini la circostanza non traspare. E qual e' il suo significato? Possiamo ritenere che la versione di fournier sia valutabile come smentita delle persone offese trovatesi in quel contesto? Credo proprio di no. L'esame della responsabilita' verra' approfondito in un altro momento, ma non sfugge a nessuno che per il suo ruolo il dr. fournier presente in quel piano mentre si svolgono determinate condotte, per quanto ricostruibile dalle sue parole, dai reperti filmati, e dalla cronologia, tanto che sappiamo quando si accendono le luci e quando entrano i funzionari, intorno alle 00:03 o 00:04, con una situazione di bonifica dei piani che e' ancora in corso, con schiere di poliziotti di varie parti che si muovono lungo i corridoi ancora visibili in condotte e gesti compatibili con un atto lesivo, gente che si china repentinamente, di calci dati verso il muro sotto le finestre, non si vedono gli aggrediti solo perche' le finestre sono a un metro da terra, ma uno se ne vede, la famosa scena di coda di cavallo, con una persona tirata per i capelli e un agente in borghese con un bastone in mano. [...] Per aver consentito ad altri di precederlo avrebbe dovuto fare una passeggiata per le scale. [...] E' uno degli elementi che introducono alla lettura delle dichiarazioni di chi e' intervenuto quella sera e verso il 24-27 di luglio 2001 inizia a fare le prime relazioni di servizio che abbiamo prodotto dei capisquadra. Anche li' ci sono una serie di versioni che non si possono ritenere che versioni difensive dato che gia' dalla mattina dopo l'operazione aveva generato reazioni nella stampa, nei politici e un po' ovunque. C'era forte pressione anche a livello di opinione pubblica che ha poi condotto alla necessita' per il nucleo di fornire una propria versione. Le versioni sono contenute nel complesso delle relazioni di servizio, ho accennato che in alcune di queste ci sono delle situazioni che trovano uno speculare riscontro ma contrario rispetto a circostanze dichiarate dai testimoni, e questo l'ho gia' accennato per quanto riguarda per esempio la vicenda di BGS e dell'agente buono [...]. I capisquadra Tucci e Ledoti riferiscono dell'episodio e lo stesso avviene per ZL che ha riconosciuto le uniformi del vii nucleo. [...] Panzieri, che riferisce anche dell'episodio di Nucera, riferisce di un uso dell'estintore contro di lui da parte di un occupante, cosa che invece si riferisce all'episodio NM che e' effettivamente attinto da polvere di estintore, cosa che rende la versione dell'aggredito piu' credibile di quella di Panzieri. Questo per spiegare le versioni difensive. [...] Se abbiamo una situaizone di questo tipo dobbiamo considerare anche le altre vicende relazionate dai capi squadra: e' una sorta di presa di distanza da cio' che e' avvenuto e di difesa del nucleo. Ci sono riferimenti a lanci di oggetti al momento dell'ingresso, condotte lesive all'interno dell'edificio poste in essere da appartenenti ad altri reparti, e poi alcuni ferimenti da parte di personale del nucleo. IN realta' se noi partiamo dall'accertamento della violenza perpetrata che lascia numerosi feriti la maggior parte dei quali tra i manifestanti, e poche eccezioni a questo tipo di sorte, la versione degli operanti dovrebbe rendere conto del perche' era necessario usare la forza contro tutti e 79 i feriti. [...] Un bilancio che non sembra congruo neanche a seguito di una resistenza compatta: non solo bisognerebbe rendere conto di molti dettagli da cui si ricava un dato ovvio che all'occhio di esperti funzionari che fanno ingresso possano non cogliere questo dato di sproporzione numerica enorme, e come sia possibile riscontrare tale situazione dopo l'intervento di reparti addestrati e testati anche psicoattitudinariamente. Si sono svolte delle cose che ha comportato situazioni secondarie spiacevolissime: incapacita' di trattenere gli sfinteri, paura piu' che la volonta' di resistere. Invece e' compatibile con una determinazione e una volonta' di intervenire in modo cruento il corredo di insulti e frasi riferite da vari testimoni che le ffoo usano facendo l'intervento. Queste situazioni non sono compatibili con la descrizione di una resistenza, e nelle relazioni di servizio dei capi squadra non ce n'e' uno che dice che fossero in atto collutazioni, ma riferiscono di azioni lesive da parte di altri appartenenti. Basili attesta di un colpo subito al casco, fuori dalla scuola quando sono entrati gia' una 40ina di doperatori. E c'e' una relazione in particolare che accenna a resistenze, quella di Zaccaria. Qui entriamo nel vivo dell'analisi e non si puo' non partire dalla principale delle relazioni di servizio, quelal di canterini: la prima e' il 21 luglio, insieme all'atto di arresto, la sua genesi e' emersa in dibattimento, e viene fatta dietro richiesta di gratteri di attestare le resistenze avvenute nell'edificio. LA versione di questa relazione e' che seppur in maniera scarna descrive lanci di oggetti dall'alto, in particolare bottiglie, e violente collutazioni per vincere la resistenza degli occupanti, che intanto si erano armati. "La resistenza avveniva al buio; e la situazione era la stessa al primo piano. " E tutto questo nonostante Canterini entri dietro il reparto. [...] Canterini sminuisce la relazione a dibattimento, la chiama "la relazioncina", e pero' poi vedremo a proposito dei falsi con quale significatodebba essere intesa tale relazione. [...] Canterini il 27 luglio produce una seocnda relazione, durante la deposizione, dove la vicenda muta, e quindi lui afferma non di aver visto le collutazoini, ma i segni della collutazione. Conferma di non avere una percezione diretta a dispetto dell'impressione della prima relazione, ma che sono frutto di sensazioni che gli derivano dal parlare con altri. Lo deduceva, intendeva dedurre dalla presenzaz di armi improprie e dalla notizia di feriti il fatto che si fossero verificati episodi di resistenza, confermando di aver attinto le informazioni in modo anonimo e generale. Un po' la totalita' delle relazioni di servizio anche dei capi squadra, coeve alla sua seconda, differisce dalla diretta constatazione di scontri e di resistenza, [...] e in effetti fournier non li ha mai confermati anzi sempre confutati. Come avviene l'ingresso dei capisquadra: dal complesso degli interrogatori la cosa avviene dividendo il reparto in due colonne, una da piazza merani al comando di canterini con tucci, zaccaria, compagnoni e lucaroni; l'altra da via trieste con fournier, di sarro e stranieri e ledoti e Cenni, nonche' Basili. Qui si distinguono i gruppi che entrano in un portone e in un altro: lucaroni, compagnone, cenni, basili. [...] Alcuni hanno confermato di non aver partecipato alal redazione della prima relazione di Canterini. "poi ci mettemmo li' e tutti insieme facemmo la relazione, ci dissero di specificare cosa era successo, era una integrazione che serviva a chiarire, non so". E' chiaro che a un certo punto Canterini ha chiesto ai suoi uomini di scrivere. In queste relazioni si riproduce lo schema di evidenziare gli scontri con persone di altri reparti [...] e di aver trovato altri comparti presenti nella scuola al momento del loro ingresso. [...] [ cita le relazioni dei capi squadra che cercano di scagionarsi e minimizzano gli eventi ] [...] Come avessero fatto ad esservi altri operatori diversi da loro non e' possibile comprenderlo: la porta laterale era ancora chiusa, le porte posteriori non sono mai state aperte, e quindi non si puo' riconoscere fondatezza a questa ricostruzione. C'e' una notazione di compagnone su quanto accade in palestra che e' ancora piu'... "la scena era di tanti sacchi a pelo con tanti colleghi all'interno di tanti reparti, e giravano stavano li', poi ho visto questo vecchietto, e ho visto una marea di colleghi che gli andavano addosso e poi mi hanno l'ordine di andare su, perche' avevamo l'ordine di salire". [...] Nel volgere di un minuto dai filmati si vede che entrano tutti gli operanti a ridosso del portone, e solo sul finire dell'ingresso degli scudieri, gli ultimi, si inizia ad aprire la porta laterale, da cui passano canterini, tucci, lucaroni. [...] Chi entra dal portone laterale e' spinto alla salita ai piani superiori. Ora qui Basili che e' uno degli ultimi che entra dal portone centrale sarebbe stato aggredito nei locali al piano terra da un ignoto che dopo averlo colpito dietro al casco si sarebbe dileguato. "io ho visto mentre entravo dei ragazzi a terra, qualcuno con la pettorina che cercava di immobilizzarli, e ho detto che non servivo e mi sono messo a togliere delle panche o delel travi tra la porta e il cancello, per agevolare e aprire tutto il portone; quando ho tolto un po' sono arrivati altri colleghi, ho visto la gente che andava sopra, ho guardato nel sottoscala, li' e' avvenuto quel fatto che ho ricevuto il colpo dietro". Ora quello che dice Basili cozza con il senso logico della ricostruzione, dato che mentre ammanettano la gente lui viene colpito. [...] Cioe' e' folle. [...] [...] [...] Il complesso delle lesioni del vii nucleo sono lesioni che sono giustificate come urti con colleghi o con le porte durante l'ingresso: lo dice Ilo; Farnese dice la medesima cosa; Liccardo ha un trauma contusivo al dorso della mano destra 8 gg; Ledoti trauma distorsivo al ginocchio 7 gg; trauma contusivo alla parte posteriore del ginocchio; distrazione muscolare alla regione lombare destra; trauma contusiva alla gamba destra; ecc ecc. [distorsioni e contusioni a mani e ginocchia quasi tutti, tipo quando picchi qualcuno e ti fai male.... per esempio...] Le azioni di forza del vii nucleo hanno comportato la rottura di ostacoli fissi come porte a spallate, calci e manate. Tutti i referti sono compatibili con questo tipo di azioni. Qui stiamo confrontando non per durata di prognosi, ma per entita' delle lesioni un gruppo di 79 feriti e un gruppo di 11 operanti per verificare anche la compatibilita' di quanto descritto in relazione alle operazioni condotte. [...] [...] E' evidente che gli uomini del vii nucleo sono entrati per primi insieme ad altri reparti, e hanno proceduto per primi alle operazioni di messa in sicurezza che purtroppo e' consistita spesso in neutralizzazione delle persone. [...] Dicevo che il personale del vii si confonde ed opera con altri reparti come si vede anche dai filmati. Ora questi filmati mi sembra importante ricordare che il rep 189 filmati acquisiti e non sequestrati mostrano un agente del vii nucleo chinato verso il basso al primo piano, poi altri due del vii nucleo che colpiscono qualcuno trasinato al primo piano, poi l'episodio coda di cavallo come anceh nel rep 172, poi c'e' lo scorrere di numerosi agenti al secondo piano almeno tre con cintura bianca e uno con la pettorina, poi c'e' la scena di coda di cavallo e del bastone, poi si nota un agente ocn il casco del vii nucleo che colpisce nella stessa zona, lo stesso o un altro e' ancora li' dopo alcuni secondi in un'altra ripresa. La cronologia che viene attribuita attesterebbe questi episodi tra le 00:03:50 a 00:04:30, dopo che e' stato possibile visionare l'ingresso di Luperi e Gratteri nella palestra. Io credo che questo sia in estrema sintesi rispetto a quelloc he volevamo analizzare e che verra' maggiormente dettagliato nella memoria, che fa ritenere provata la realta' dei fatti cosi' come dipinta dalle persone offese, rispetto alla parziale visione in ottica difensiva delle versioni nelle relazioni di servizio e nelle dichiarazioni degli imputati. La realta' e' che non una delle supposte condotte di resistenza, sia pure genericamente descritta, ha trovato riscontro nel sul piano effettuale ne' sul piano logico. Da una parte sono state smentite dai diretti interessati, come nella prima relazione di canterini, e da dichiarazioni di altre forze dell'ordine, e non sto a ricordare cosa hanno dichiarato gli agenti delle squadre mobili. La situazione che si e' evidenziata subito e' che mancava una versione univoca degli avvenimenti che potesse rafforzare o sostituire la prima versione ufficiale, e che nonostante in interrogatorio si sollecitasse una individuazione di coloro che potevano essere riconosciuti e ritenuti responsabili di violenze, oppure le condotte degli arrestati che potessero generare una tale reazione, non ha prodotto nulla. Nessuno in tre anni di inchiesta tra i 350 membri della polizia ha potuto riferire o essere indicato come fonte per chiarire circostanze di tutti questi episodi, tranne quelli che provengono da imputati, neppure quelli a danni di ps ch esono stati refertati come feriti, molti dei quali hanno chiarito di essersi fatti lievi contusioni in momenti che non attenevano al servizio all'interno dell'edificio. Ancora oggi abbiamo visto che non e' possibile ottenere una concreta lista degli uomini che hanno partecipato all'irruzione. I tentativi di individuazione non hanno incontrato faiclita', anzi palesi difficolta', se non comportamenti di ostruzione. E' straordinario che nonostante gli elenchi richiesti il dr. troiani non fosse presente in questi elenchi, anche se era noto e viene ragigunto telefonicamente per sapere dell'operazione stessa. I nominativi dei partecipanti hanno avuto una graduale integrazione, non e' stata individuata una delle firme dle verbale di arresto, le foto allegate per i riconoscimenti ci hanno messo in grave imbarazzo durante l'interrogatorio, perche' sono foto risalenti a molti anni prima, e una vicenda e' oggetto di questo processo, quelal del riconoscimento di Luca Fazio, imputato. E se riguardasse solo una persona si potrebbe anche ovviare, ma quando riguarda 300 persone diventa un ostacolo quasi insormontabile con il tempo che incalza. [...] Per quanto rapida e travolgente possa essere stata l'azione del vii nucleo, cioe' la testa dell'operazione, non c'e' soluzione di continuita' tra tutti gli operatori coinvolti nell'operazione nell'edificio. [...] Cio' consente di ritenere smentite a vicenda o comunque smentite rispetto ai dati testimoniali e filmati le versioni fornite dai vari imputati. Ho gia' detto perche' non e' credibile che ci fossero altri reparti prima del vii nucleo, quello che e' avvenuto e' avvenuto alla presenza anche di alri reparti, ma in compresenza del vii nucleo. [...] Le violenze che sono avvenute al di fuori dell'edificio sono da attribuire certamente a personale diverso dal vii nucleo, c'era personale dei reparti prevenzione crimine, in atlantica o in borghese con pettorina delle squadre mobili, in borghese dlela digos, o anche dei reparti mobili ordinari. [...] Io devo occuparmi ora dopo l'interno dell'edificio, di una condotta che viene attribuita agli arrestati da tutti, che e' quella che riguarda il lancio di oggetti dall'edificio. [ pausa caffe' ] A: (Cardona) cerco per quanto possibile di contenere un po'... l'ultima situazione che volevo approfondire ma sempre in sintesi e' quello che e' stato il tema probatorio dibattimentale relativo fra gli atti di resistenza che compaiono nei verbali di arresto e nella notizia di reato al famoso lancio di oggetti proveniente dagli occupanti dell'istituto diaz pertini. [...] nella fase delle indagini preliminari era una caratterizzazione che gli inquirenti hanno ritenuto di valutare con una sua funzione specifica. un primo vaglio giudiziario su questo tema e' la pronuncia del gip sull'archiviazione del procedimento contro gli occupanti per associazione sovversiva: il gip aveva pronunciato un decreto di archiviazione con una serie di valutazioni tra cui la conclusione che non si potesse affermare neppure con un minimo grado di certezza che chi era alla diaz abbia lanciato alcuna cosa contro le ffoo. Tra le motivazioni del provvedimento non per richiamarla, ma sarebbe opportuno analizzare le dichiarazioni degli imputati in relazione a questa circostanza, e che non erano a disposizione del gip in quella archiviazione cosi' come il gip non aveva neanche il materiale documentale dei filmati. Ora gia' nella fase delle indagini si era evidenziata una serie di discordanze circa questo episodio, che mentre nell'atto di arresto era enfatizzato da indurre gli operanti a ritenere che vi fosse in atto una massiva resistenza da parte di tutti gli occupanti dell'edificio, e a consolidare l'idea che stessero provvedendo ad armarsi per resistere alle ffoo, il quadro che se ne ha e' quello dell'assalto al castello, con gente che butta dalle finestre ogni tipo di cosa per fermare e ostacolare la polizia per poi arrivare allos contro corpo a corpo. Sin dalle prime indagini e dai primi interrogatori, come molte sit, gia' in quel procedimento o mancavano del tutto dei riferimenti o erano notevolmente ridimensionati nel senso che alcuni degli imputati facevano riferimento a sensazioni uditive o a impressioni di persone che si muovevano dietro le finestre, o rumori di vetri rotti, cosa documentata anche dai video. Sensazioni e percezioni che difficilmente si concretizzavano in una percezione visiva diretta. Avevamo dall'altra parte appunto l'elemento documentale dei filmati. Noi abbiamo ritenuto che fosse una caratterizzazione del verbale d'arresto importante, non un errore nell'uso di un aggettivo, o una cosa meno importante, me perche' qualificava l'operazione e la condotta attiva di resistenza. Il vaglio delle indagini non portava al rinvenimento di oggetti specifici in relazione a lanci specifici. nelle relazioni dei capisquadra del 27 luglio, non da tutti perche' fournier e un altro non lo dissero mai, nel momento in cui si contestavano le relazioni di servizio mostrando dei filmati, uno spezzone del 239, dove c'e' il sollevamento degli scudi e c'e' una zoomata su questa immagine che fa apprezzare il dettaglio delle uniformi, e altri reperti acquisiti successivamente come il rep 189 [...]... uno di quei reperti e's tato oggetto del tentativo di schiarimento di cui si e' discusso a dibattimento, con il teste paganini, che aveva prodotto un cartaceo e una breve relazione dove riteneva individuati i lanci di oggetti, come ha chiarito, facendo riferimento sempre al sollevamento degli scudi e non ad altri elementi. Questo dato e quello dell'esame attento e in ultimo con lo schiarimento effettuato a cura del ris con illuminazione maggiore possibile in relazione sia al primo filmato di paganini che a quello di hc ci consentono di affermare che in quei filmati non compare alcun lancio di oggetti. Non parliamo di oggetti qualsiasi, perche' se nessuno ha saputo riferire situazioni specifiche, abbiamo relazioni di servizio che parlano di lanci di sedie, di scrivanie, di mobilio, canterini che parla di bottiglie, alcuni che parlano di pezzi di calcinacci di grosse dimensioni. Secondo noi il quadro probatorio permette di smentire queste affermazioni dei verbali. [...] Vorrei ricordare anche che forse la prima persona che attesta una circostanza di questo tipo e che lo fa in epoca risalente alla primissima fase delle indagini in un verbale di sit perche' all'epoca non era ancora sottoposto ad indagini e' il prefetto la barbera che il 21 luglio sentito dal procuratore meloni sulla diaz affermo' qualcosa di particolarmente significativo e pregnante. Descrive che ruolo aveva svolto nell'operazione, era presente dalle primissime fasi: "benche' fossero estranei al mio ruolo l'op, ho seguito il contingente, e seguendolo ho avuto modo di notare una ragazza che correva con il cellulare in mano, appena il contingente si avvicino' al cancello che era chiuso venne fatto oggetto di lancio di pietre nutrito, cosa che mi indusse a dire a canterini di rinunciare all'operazione. il mio consiglio non venne accolto da canterini che ossrervo' che il reparto era schierato e non si poteva rinunciare". Su questo punto in commissione parlamentare vi e' stato un contrasto su questo "consiglio" tra prefetto e canterini. In realta' quello che mi interessa evidenziare e' che il prefetto indico' un momento che e' un momento che compare in questi reperti, nel rep 175 se non ricordo male, uno di quelli acquisiti e non sequestrati in pascoli, ripreso da persone che erano li', LM e VM tra gli altri ricordo, dove si vede il momento iniziale dell'arrivo del contingente di polizia che appare composto da forze miste, davanti al cancello nell'atto di tentare una apertura per scuotimento, con alcuni che tentano di scavalcare la recinzione, e la porta e' ancora aperta nell'edificio. Quello e' il momento che sembra anche di vedere, e ci e' stato segnalato una persona che potrebbe identificarsi nel prefetto. La verita' e' che lui e' senza casco e lancio di oggetti non ce n'e'. D'altronde balisticamente un lancio dalle finestre a li' avrebbe dovuto essere pensato con una certa perizia, 30-40 metri, da finestre buie senza che persone al cancello si protegga in altro modo. E' lo stesso sentore di relativa tranquillita' che si ha quando si apre il cancello con il mezzo e gli uomini si distendono nel cortile. Questo e' chiaro dalle immagini. E' un primo dato smentito dalle immagini. Di solito infatti il lancio di oggetti descritto nel verbale viene identificato in un momento successivo. [...] Alcuni parlano per esempio di un maglio, che e' un oggetto che si vedrebbe anche a distanza e a quella risoluzione: non si nota volare ne' per terra. Non si notano cadere durante tutta la durata dei filmati nessun oggetto e la ripresa e' praticamente continua. [...] Vediamo un attimo cosa hanno detto i testimoni ne' dichiaranti ne' imputati sul lancio di oggetti che sono stati sentiti in dibattimento. Un primo gruppo di deposizioni e' quello di cittadini portate in indagini preliminari come prova che il lancio c'era stato ed era stato oggetto di critiche aspre. Si tratta di TG e CC [il vecchietto e il fascio]. TG abbiamo potuto verificare che e' persona anziana, che fa uso di sonniferi per prendere sonno, e ci ha specificato le circostanze che aveva visto e che forse era stato riportato imprecisamente dalla pg che lo aveva interrogato. Si riferiva a una fase successiva, una fase oltre l'una in cui si fronteggiano i manifestanti e la polizia che sta lasciando i luoghi, e c'e' un cordone di manifestanti che sta cercando di contenere gli altri manifestanti, con la presenza di calesini che e' arrivato molto tardi. TG descrive questa scena che e' visibile nella scena mostrata al teste, assolutamente non contestuale agli ingressi e pacificamente esistente agli atti, come un pezzo di radio gap che commenta questo confronto. Direi quindi che su TG non ci sia da dire molto di piu', se non che riferisce il lancio fittissimo, siamo all'1.48 di notte. In quella fase e' ancora presente il funzioanrio responsabile dei cc intervenuto sul luogo con funzione di cinturazione caldaci, che sul lancio di oggetti dichiara di aver visto qualche lancio di bottiglietta dalla pascoli nella fase avanzata della operazione, a perquisizione conclusa, da parte di persone affacciate alle finestre. Addirittura in indagini aveva detto una bottiglia, ma e' poco rilevante, dato che e' un episodio successivo all'ingresso. Del testimone CC il collega ha fatto un cenno per quanto riguardava il pattuglione: li' c'era una notevole discordanza tra dichiarazioni in fase di indagine, con due verbali un primo del 23 luglio dove non menziona alcun episodio di quel tipo, e un secondo dove menziona il pattuglione dicendo che lo aveva appreso dal genero. In dibattimento CC ha riferito le cose differentemente, ma la circostanza e' la stessa, dato che anche la sua ex moglie dice che erano a cena sul terrazzo. Ma anche sul lancio di oggetti che CC attesta nel secondo atto di pg, abitando a fianco dell'edificio diaz pertini, e apparendo che tale lancio sia riferito all'ingresso, era gia' stato valutato durante le indagini perche CC aveva fornito foto circa la sua visuale dei luoghi. E qui siamo in una situazione analoga al sig TG, perche' anche le sue parole erano state valutate dal gip constatando che la visuale di TG e' peggiore di quella di altri cittadini. [...] CC ha confermato che non poteva vedere nessun lancio di oggetti dalla diaz, e che il lancio di cui parlava era dalla pascoli, senza poter specificare ne' che tipo di oggetti, in un momento in cui le ffoo erano entrate nel cortile della diaz-pascoli. Abbiamo il richiamo dell'imputato Dominici che riporta lancio di monetine e piccole oggetti dalla pascoli. Anche per questo profilo il CC non attesta nulla sul lancio dalla diaz. Un testimone che in dibattimento ha riferito di lanci e' Giuseppe Galanti, il primo sanitario giunto all'interno dell'edificio, in seguito alle richieste degli agenti all'interno. Galanti da una descrizione dei luoghi che va valutata attentamente: lui dice di essere giunto quando la polizia era gia' all'interno... "entriamo dentro, c'erano tumulti, si sentiva fracassso dalla scuola, sono invitato dal corpo di polizia ad andare ai piani sopra che c'ernao persone ferite..." [...] Descrive anche quello che vede dentro: "erano gia' dentro, erano all'inizio della scuola, c'erano persone che le stavano portando a piedi da questi scaloni, credo fosse la palestra, mi dissero 'sali sali le persone sono su'". Trova persone ferite a terra su tutti i piani. Alle domande del difensore sulla situaiozne al suo arrivo riferisce di sentire "fracasso e baccano" da entrambi le scuole, "oggetti che si rompevano", riferendo percezioni uditive alle quali segue la'zione di un operatore di calzare il casco, anche se lo stesso Galanti dice di non sapere da dove esattamente. [...] Su richiesta del pm, Galanti ha detto che gli oggetti arrivavano dall'altra scuola e che lui non li ha visti ma ha snetito i rumori, come ricorda "i rumori delle persone che infierivano, ... gente che gridava aggressivamente" [...] Per intendere l'esatta portata non si puo' esimersi dalla linea temporale, dato che galanti arriva solo dopo la messa in sicurezza. A questa fase si riferiscono le precise descrizioni che fa galanti delle perosne che vengono fatte scendere dai vari piani in palestra e dei feriti presenti. [...] [Altri cittadini invece dichiarano di non vedere nessun lancio di oggetti]. La signora descrive una circostanza che alcuni poliziotti salendo i piani delle scale rompono i vetri delle finestre dall'interno. Una attivita' di rottura delle finestre e' documentata anche dai capi squadra in relazione alla polvere di estintore che gli sarebbe stato rivolto contro e che cmq era rimasta nell'aria. E' certo che molti dei vetri dell'edificio risultano danneggiati. Vediamo ancora la testimonianza di un altro appartentente alle ffoo, il tenente De Bari, che era alle dipendenze di Caldaci. Lo dicono sia l'uno che l'altro. Ed arrivano quando si vede l'arrivo dei cc. Attiene a una fase in cui c'e' stato gia' l'ingresso e gia' e' in opera la messa in sicurezza del'edificio. De Bari dice che ha visto il precipitare di una scrivania da un'ala dell'edificio. Questa circostanza non e' nuova perche' in fase di indagine dice di aver sentito il rumore di una scrivania, e aggiunge di essere stato attinto da un sanpietrino sul casco. Non sa da dove, ovviamente, ma mentre cerca di capire da dove e' arrivato alza los guardo e vede lancio di sedie e di un oggetto piu' ingombrante che e' a cavalcioni della finestra. [...] Anche in questo caso risulta chiaro che la collocazione spaziale e temporale dell'episodio non riguarda il lancio di oggetti durante l'ingresso. E' molto chiaro De Bari nel precisare di essere giunto quando le forse di polizia erano gia' entrate. [...] Quindi questo lancio avviene su un lato e questa e' una circostanza che avviene dopo una domanda del tribunale, ma su un lato che e' la parte laterale sx dell'edificio che non aggetta sul cortile, perche' il cortile e' delimitato dalle ali stesse verso l'interno. Non e' indirizzato a dove prima che arrivasse De Bari c'erano gli operatori [forse ha sgamato i ps che si ccreavano un alibi, ndr]. Da aggiungere che Caldaci con cui arriva nega di averi visto il lancio di oggetti. Caldaci ricorda il lancio di una bottiglietta dalla pascoli in tempi successivi, come abbiamo gia' visto. [...] [...] Non dico altro. C'e' ancora Barbaceto che viene sentito il 20 marzo: "mi limito a chiedere se e' arrivato al momento dell'ingresso delle ffoo con un mezzo e poi nel portone" "no" "quando e' arrivato c'era gia' personale?" "io a piedi ho cercato di raggiunger eil centro del concentramento per vedere cosa dovevamo fare, quinid non vedevo cosa facevano gli altri" "ha visto anche cc?" "c'erano cc polizia, giornalisti, lampeggianti", quindi parla di una fase successiva. Altri testi cc parlano ovviamente dlel apascoli e del lancio di un paio di lattine. [...] Dalle ore 00:04:47 fino alle 00:06:41 si sentono i comandi impartiti da chi sta entrando in pascoli: "tutto in terra faccia al muro". Parliamo di una fase in cui i flash dell'agente alvetri non e' piu' possibile. E' un agente che entra in pascoli, del reparto mobile di roma, si sente dall'accento. La circostanza del lancio di oggetti che alvetri rileva e' confusa, dice che ci sono persone davanti alla diaz, che sposterebbe in un momento successivo. Il teste usa proprio una espressione che implica una maggiora certezza del lancio dalla pascoli. [...] Tutte circostanze che confermano id ati cronologici, che confortano i dati della consulenza, ma anche dal fatto che la registrazione sonora parte da quando si sentono lo voci che dicono delle cose che sono attestate in altri filmati. Intorno a mezzanotte e un minuto parte la registrazione e portandola avanti fino all'ingresso passano circa 6 minuti. Quindi un doppio riscontro. [...] Certamente anche il lancio di oggetti di alvetri non riguarda esseri umani sporti dalle finestre che lanciano qualcosa. L'agente Mastroianni, ag scelto del rep prevenzione crimine calabria, era uno degli agenti alle dipendenze di fabbrocini: viene sentito, e' una delle ultime udienze, e riferisce che cade qualcosa sulle giacche dei poliziotti che stanno sfondando il portone laterale. [...] Precisa che poi "gli oggetti cadevano dalle impalcature su cui c'erano delle persone, non so se cadevano da sotto l'impalcatura o li lanciassero, ora non lo so". Il quadro reso da mastroianni soffre della stessa imprecisione delle altre dichiarazionio esaminate e cmq non e' il quadro di un fittissimo lancio di oggetti, ma l'imprecisione che verte su una vicenda gia' largamente esplorata, sembra il frutto di una ingenua elaborazione. Basti richiamare cosa dice l'agente Greco che dice che Mastroianni era con lui a cinturare la scuola Pascoli sul retro. Quindi se mastroianni era sul retro come fa a vedere il fronte della diaz? [...] Lasciamo valutare il tribunale cosa emerge. C'e' ancora un agente del vii nucleo, ledonno, che ha descritto un lancio di sedie, ritenendo che fossero cadute dall'alto perche' le ha viste muoversi nel cortile, e di aver visto pezzi di muro, precisando di non poterne descrivere la dimensione perche' era inquadrato con gli altri e non ne e' stato attinto. L'esito dell'istruttoria credo che abbia chiarito che mentre buona parte delle perosne che hanno assistito all'ingresso della polizia cittadini, ragazzi, agenti, quello che siano, non vedono lanci. E abbiamo avuto chi ci ha spiegato che l'alzare degli scudi e' una tecnica di avvicinamento allo stabile che fa parte delle modalita' operative ordinarie per entrare in un posto che va bonificato. Se aggiungiamo a questo l'assenza di testimonianze sul lancio di oggetti, l'assenza di visione degli oggetti nei documenti, l'assenza di oggetti nel cortile qualsivoglia sedie o altre robe, o meglioi le sedie ci sono perche' c'erano dei banchetti, allora sappiamo che il lancio di oggetti non c'e' mai stato. io avrei terminato per oggi. c'e' un altro argomento ma ritengo di copletarlo la prossima volta. [...]