Mon, 2 Jan 2006 23:02:33 +0100

 

Oggetto:articolo L’Unità

[News-anarcotico]

 

nome MEHDI cognome ignoto

 

Trent'anni, tunisino: morte misteriosa

al cpt di Caltanissetta

Trent'anni, tunisino: morte misteriosa al cpt di Caltanissetta
Mhedy Alìy si trovava nel Centro di accoglienza temporanea di Caltanissetta dal 19 novembre 
scorso. 
La notte di Capodanno riceve la notizia della morte di un parente. Disperazione e rabbia 
per non poter
liberamente raggiungere il suo paese, vista la detenzione a Pian del Lago.
Sono le 3.30 del 1° gennaio quando Mhedy si sente male. Gli somministrano dei calmanti 
ma non c'è nulla da fare. Il tunisino morirà nel tragitto in ambulanza verso l'ospedale.
L'avvocato Giovanni Annaloro che fornisce sostegno legale ai richiedenti asilo rinchiusi 
nel cpta di Pian del Lago, racconta di essere stato informato della morte del giovane 
solo domenica sera, ben  24 ore dopo il decesso. «Il condizionale è d'obbligo fino a 
quando non ci sarà il referto dell'autopsia premette - ma intanto non posso non registrare 
una versione leggermente diversa. A me è stato riferito che dopo aver parlato al telefono 
Mhedy ha cominciato a dare in scandescenze, piangendo e dimenandosi  perché voleva uscire. 
Così per calmare il giovane - continua Annaloro - i medici gli avrebbero somministrato 
del valium e di li a poco il tunisino si sarebbe sentito male».
L'autopsia stabilirà se a causare l'infarto sia stata una dose eccessiva di farmaci o se 
si sia trattato di una morte naturale. Le fonti citate dall'avvocato Annaloro raccontano 
anche di una rivolta che ci sarebbe stata nel cpta di Caltanissetta tra i migranti rinchiusi, 
subito dopo aver saputo che Mhedy era morto.
«Ho fatto richiesta per entrare a Pian del Lago con dei parlamentari locali - aggiunge - 
Aspetto l'autorizzazione della Prefettura anche perché se ci sono situazioni da chiarire 
è necessario raccogliere  le testimonianze prima che i migranti vengano rimpatriati».
Diversa la versione fornita dalla Questura di Caltanissetta, che non lascia spazio a 
gialli di alcun genere.
 Il dottor Fabio Lacagnina, funzionario dell'Ufficio di Gabinetto, spiega innanzitutto 
che a Mhedy sono stati dati dei calmanti solo dopo che aveva già accusato il malore. 
«Il tunisino si è sentito male - spiega Lacagnina- dopo la telefonata che lo informava 
della morte di un parente. È stato a questo punto che  i medici gli hanno somministrato 
una terapia».
Dopo quindici, venti minuti, Mhedy, che nel frattempo era andato a dormire, avrebbe 
riaccusato il malore. I suoi compagni di stanza avrebbero così allertato nuovamente i 
dottori. 
A questo punto la corsa all'ospedale di Sant'Elia e la morte in ambulanza. Quanto alla 
rivolta i nterna il funzionario dell'Ufficio di Gabinetto non conferma. «Il giovane 
aveva degli amici nel cpta che hanno cercato di avere notizie, magari in modo concitato; 
ma non c'è stata alcuna rivolta».
Valentina Petrini
L'Unità online