PRIME NOTE A

TECNICHE USATE DALLE FORZE CONTRORIVOLUZIONARIE DI INFILTRAZIONE NEI MOVIMENTI PROLETARI

versione 2, 31-7-2005, aggiunte in rosso

 

Innanzitutto ricordiamoci della “scuola” del PCI negli anni settanta, allora il PCI si fece stato, si fece polizia privata di Pecchioli, Amendola, Trombadori & Ferrara, indicarono (1977) ai propri militanti la necessità di schedare i compagni e le compagne che nelle fabbriche, nelle scuole e nei posti di lavoro si attivavano maggiormente e magari potevano collidere con le Organizzazioni Comuniste Combattenti. Delegavano a questo infame ed iniquo lavoro tutti i loro iscritti di una certa responsabilità, nonché i parenti ed amici, loro iscritti od aderenti od amici, di compagni conosciuti come estremisti.

Questo lavoro lo faceva anche il PSI, ed il PSDI, ma mentre i primi con maggior riserbo e canali riservati, i secondi direttamente alla CIA.

Il PCI cominciò ad avere un peso nella polizia con il SIULP, che inizialmente voleva “democratizzare le forze di polizia ed armate”. Lotta continua dette molto spazio a questa illusione; che fosse un’illusione se ne accorse Ambrosini a Mestre-Venezia nel 1982, quando lo isolarono e arrivarono a bruciargli la porta dell’ufficio alla caserma delle guardie di ps di Piazzale Roma.

Una tecnica classica è data dall’insieme dei controlli usuali: dalla intercettazione telefonica alle perquisizioni, ai pedinamenti; ma perché nelle perquisizioni portano via libri che possono già procurarsi esigendo la copia dai Tribunali o comperandosele in edicola e libreria ?

NON C’E’ UN MOTIVO VERO dietro le scuse (appunti e segni fatti sui libri) se non perché USANO LA TELEPATIA ELETTRONICA.  I libri gli servono per caratterizzare ma anche per agganciare. NON LI LEGGONO VERAMENTE, devono fare peso, far vedere ai pm che “hanno lavorato”.  A me personalmente li portavano via negli anni ottanta, dopo lo hanno giudicato inutile, avevano già le accuse dei pentiti.

LORO CERCANO INVECE, portando via i computer, controllando il traffico email, ecc, di infilare loro persone pagate in nero, nel movimento, lasciandole “crescere” nel movimento stesso e facendone degli esperti “marxisti” o altro, con le cose rubate a noi compagni proletari.

IN PRATICA NON E’ CAMBIATO NULLA DA MUSSOLINI IN POI ?

NO, c’è stato un periodo in cui questo genere di cose non le han fatte, poi all’inizio degli anni ’50 hanno ricominciato, con Scelba, Fanfani, le svolte reazionarie.

COSA C’è di diverso in questo ?  CHE formalmente sono loro a fare abusi, nel portar via sistematicamente ed al minimo e ridicolo “indizio”, computer ed altre cose che un esperto in realtà sarebbe tenuto a controllare sul luogo con propri mezzi, senza necessariamente fare copie.

Dicono che si possono nascondere cose particolari dietro immagini, ecc.

E con cò ? Cos’è la polizia, la ricercatrice di bigliettini ?

Forse che le bande armate mettono via i bigliettini coi numeri di telefono ?

No, li nascondono o dimenticano i compagni perseguitati o sbadati, se anche la polizia li trova nascosti, non è che sono di combattenti !

Questa logica perversa, inquisitoriale, ha una radice non fascista, ma vaticana, inquisitoriale, che continua a permeare i loro aliti mefitici di persone laide, prive di vita.

Gli infiltrati in genere si vedono benissimo dopo poco tempo nelle situazioni di massa, perché rischiano poco o nulla, perché spesso provocano, domandano, cercano di essere in mezzo ad ogni cosa senza lavorare a fondo in nulla, oppure senza fare nulla a fondo in prima persona e trafficando con le cose di altri, e sono sempre in mezzo. Adesso a certuni darebbero sulla carta la licenza di reato per poi “tirare le reti” ma in realtà questa pratica è abbastanza pericolosa per lo stato stesso e non è così diffusa come vorrebbero farci credere.

Certo fare certe cosette non è di per sé molto pericoloso se serve ad individuare altri che le fanno: si passerà per eroe l’infiltrato, mentre saranno catturati gli altri.

Il buonismo poi è grave nella sinistra: evitare assolutamente di integrare in gruppi o situazioni di massa gli ex-fascisti; essi mantengono elementi culturali ed individuali che non permetteranno loro di trasformarsi veramente, se non dopo molti anni di pratica sociale ed umile nella lotta di classe.

Gli infiltrati non hanno problemi di droga da offrire ai giovani, né di atteggiamenti, sono molto gradassi e a volte anche prepotenti.

Sanno che possono lavorare per anni, i più bravi.

Tempo fa (2001-2002) il Giornale pubblicava liste di persone individuate da un comitato parlamentare, tra questi c’era uno che è passato per anni ed anni per militante autonomo a Roma.

Le città piccolo-borghesi o prive comunque di classe operaia, e quelle legate alle istituzioni (es.Roma, Peschiera, Gaeta, Anzio, Aviano, Pordenone, ecc. ecc.) sono quelle dove il movimento in genere se è forte, lo è in specifiche situazioni. La forza del movimento a Roma, per esempio, è legata ai quartieri proletari ed all’università, al parastato dove la proletarizzazione è spinta. Ma la debolezza è che ci sono troppe forze istituzionali per poter ipotizzare una crescita del movimento proletario senza che questo non sia ampiamente infiltrato.

Comunque ciò che discrimina e serve sempre è il criterio politico. Senza un criterio politico di classe, di capacità di analisi, di capacità di essere interni alle situazioni di lotta, nessun “autoritarismo” produrrà ottime inchieste su questo: anzi, come nel film messicano di Sergio Leone, il traditore magari sarà proprio il capo che fa le indagini sugli altri.

Una tecnica classica dei carabinieri in Italia, poi, è quella di cercare di seminar zizzania tra i compagni di diverse situazioni. Fu ampiamente usata negli anni ’80 da Ganzer. Si cercava di far pensar male gli uni degli altri, attraverso persino piccole azioni di disturbo che potevano apparire opera di monelli di strada.

Con il controllo mentale si raggiunge un nuovo livello: allora ciò che conta è notiziare il movimento di ciò che hanno spiato i cani specialisti all’americana che leggono il pensiero al compagno colpito. Il carcere serve ad impedirlo.

(in corso di lavoro – 19-5-05)