Art. 41 bis: storia di ordinaria tortura nel "civile e democratico" occidente

 

All'inizio di ottobre l'art. 41 bis è stato applicato a due compagni appartenenti alle BR-pcc e ad altri cinque imputati di appartenenza alla stessa organizzazione.

Nel 2001 l'art. 41 bis, originariamente applicato per reati di tipo mafioso, è stato ampliato a comprendere i reati di "terrorismo".

L'articolo prevede fino ad un massimo (!) di due ore di colloquio al mese con i soli familiari attraverso vetri divisori e comunicazioni via citofono, ovviamente registrate, regime a cui sono sottoposti anche i colloqui con gli avvocati, riduzione delle ore d'aria, limitazione della socialità, un solo pacco al mese, censura e limitazione degli oggetti che si possono tenere in cella.

Nei fatti è la riedizione dell'art. 90 che fu abolito all'inizio degli anni '80 dopo anni di durissime lotte fuori e dentro il carcere.

La finalità è quella di tenere i compagni nel più completo isolamento.

Ma la cosa veramente grave è che l'art. 41 bis è applicato a tempo indeterminato, l'unico modo per uscirne è la cessazione dei presunti collegamenti con la propria presunta organizzazione di appartenenza, cioè nei fatti la dissociazione, la rinnegazione della propria identità politica, il collaborazionismo con lo stato.

Questa è la prima volta che il 41 bis viene applicato a dei compagni.

E' necessario muoverci subito, sia per tutelare la vivibilità in carcere ai prigionieri sottoposti a questo regime, sia per bloccarne l'applicazione ed impedire che si generalizzi l'uso che andrebbe a peggiorare le già dure condizioni di carcerazione dei compagni comunisti e anarchici e dei detenuti islamici che attualmente si trovano in Elevato Indice di Vigilanza.

La campagna "un libro in più di Castelli" che all'inizio dell'anno è stata portata avanti per garantire ai prigionieri di Biella la possibilità di tenere in cella una congrua quantità di libri e che, grazie alla grande mobilitazione ha avuto esito positivo, ci ha insegnato che la lotta paga!!!

 

La lotta, la solidarietà, è l'unico modo di difendere i compagni in carcere, tutti i detenuti e tutti noi dagli attacchi sempre più pesanti che lo stato mette in atto per ottenere la più completa pacificazione di un paese coinvolto in una guerra di occupazione.

Come Comitato "Amici e familiari dei prigionieri rivoluzionari" intendiamo lanciare una campagna di lotta per non far passare questo ennesimo atto di repressione nel silenzio, ma farne un capitolo della più generale lotta contro lo stato e il capitalismo.

 

- NO ALL'ART.41 BIS E ALL'ISOLAMENTO

- NO AI REATI ASSOCIATIVI

- NO AL PACCHETTO PISANU

- NO AI C.P.T. !

 

PER UNA SOCIETA' CHE NON SENTA IL BISOGNO DEL CARCERE!

 

Comitato "Amici e familiari dei rivoluzionari prigionieri"

contro41bis@yahoo.it

 

***

 

BASTA CON L’ISOLAMENTO E L’ANNIENTAMENTO

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE

 

All’inizio di ottobre il governo ha applicato l’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario contro 7 prigionieri rivoluzionari, arrestati e processati in relazione alle recenti inchieste sulle Br-PCC.

Per la prima volta questo articolo viene applicato a dei compagni. Essi si aggiungono agli oltre 600 detenuti che già subiscono da anni questo trattamento nelle carceri, fra le altre, di Cuneo, Novara, Opera, Tolmezzo, Viterbo, L’Aquila, Parma.

Il 41 bis prevede un drastico aggravamento delle condizioni di vita, sia dal punto di vista materiale sia culturale, affettivo e di socialità, all’ interno e verso l’esterno. Una misura restrittiva che mira ad annientare l’ identità umana e politica del prigioniero.

In particolare, alla già pesante situazione del carcere duro, si aggiungono le seguenti privazioni:

 

- le ore d’aria vengono dimezzate o annullate;

- i colloqui non possono durare più di due al mese e si svolgono attraverso vetri divisori che impediscono qualsiasi contatto fisico con i famigliari;

- la corrispondenza, la ricezione di riviste, libri e pacchi (viveri, vestiario…) viene limitata e sottoposta a rigidi controlli e censura.

 

Insomma i prigionieri subiscono la tortura dell’isolamento, rimanendo da soli chiusi in celle “spogliate” per 22/23 ore al giorno.

 

La tortura dell’isolamento è uno degli strumenti che da sempre gli stati borghesi usano per perseguitare i nemici di classe. In Europa ritroviamo regimi di prigionia simili al 41 bis: la Spagna con il Fies, la Turchia con le celle di tipo F… Tanto più oggi, nel clima di guerra imperialista permanente, pratiche di questo tipo riemergono in modo ostentato, ne sono un esempio gli orrori di Guantanamo, Abu Ghraib.

L’applicazione del 41 bis a questi compagni può rappresentare un primo passo verso la sua estensione.

Rompere il “terrore” dell’isolamento significa impedire l’annientamento dei compagni prigionieri e, allo stesso tempo, contrastare il tentativo d’intimidire e ostacolare la determinazione a lottare.

 

Per queste ragioni invitiamo tutti a mobilitarsi attraverso l’invio ai prigionieri di cartoline, lettere, telegrammi, riviste, giornali, libri…e a far girare la voce nei diversi ambiti della vita sociale (lavoro, scuola, quartiere), in modo da favorire la discussione e preparare il terreno ad una campagna permanente contro il 41 bis.

 

Ottobre 2005

OLGA

è Ora di Liberarsi da tutte le GAlere

olga2006@libero.it