UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO

 

"La Gazzetta del lunedì" del 19 novembre 2007 riporta la

notizia che "Trenitalia cancella le corse Eurostar Genova-

Milano" e aggiunge fantomatiche proteste dei pendolari, con

lettere all'assessore regionale ai Trasporti, Luigi Merlo

(Pd quota DL), motivate dal fatto che <non si può delegare

ai soli Intercity Plus la mobilità fra le due città>.

Suona un po' strano che i pendolari si lamentino per la

soppressione dell'Eurostar, il cui costo unitario per

viaggio arriva a Euro 20,00 (venti/00), in vantaggio degli

Intercity Plus - circa la stessa tariffa, più o meno il

medesimo tempo di percorrenza - mentre gli stessi non

menzionano i considerevolmente meno cari treni Regionali

Veloci (i vecchi interRegionali).

Siccome non crediamo che tutti i pendolari possano

permettersi di viaggiare con un abbonamento mensile

Eurostar ci viene il sospetto, ma diremmo quasi la

certezza, che questa sia semplicemente una manovra delle

lobbies a favore del Terzo Valico (l'alta velocità Genova-

Tortona) per sensibilizzare l'opinione pubblica genovese

contro l'eliminazione del progetto, della qual cosa veniamo

a conoscenza il giorno successivo da un articolo

sul "manifesto" a pagina 7 a firma Alberto D'Argenzio da

Bruxelles.

Siccome, però, come al solito per ogni notizia positiva ce

ne sono almeno due negative, occorre registrare (ne dà

notizia sempre il 'quotidiano comunista') il finanziamento

di 671,8 milioni di Euro per la tratta ad alta velocità

Torino-Lyon ed il contemporaneo ribadire che la nuova base

yanqui a Vicenza si farà.

Non si illuda l'ex pm fascista Antonio Di Pietro: il TAV in

Val Susa non si farà, e respingiamo al mittente l'accusa di

<tirapiedi che hanno sempre remato contro e polemizzato a

non finire con il malcelato obiettivo di attaccare il

governo>; qui se c'è un tirapiedi - termine usato

essenzialmente negli ambienti della malavita organizzata -

è proprio il ministro delle Infrastrutture che si dice

contento per i finanziamenti ricevuti per un'opera della

quale non si conosce ancora l'esatto percorso ma che

porterà, questo è certo, tanti bei soldini nelle casse dei

padroni che si occuperanno del foro-pilota che sbucherà a

Chiomonte.

A proposito di tirapiedi, è da segnalare la protervia delle

dichiarazioni del commissario governativo per la faccenda

del Dal Molin - il pidino, quota DL, Paolo Costa - che

sproloquia: <la democrazia presuppone livelli di decisione

diversi. In materia di difesa e relazioni internazionali è

chiaro che il livello riguarda il governo e il parlamento

(dove sono tutti tirapiedi dell'amministrazione yanqui,

n.d.a.). Capisco e sono legittime le posizioni contrarie

alla nuova base, ma una minoranza non può prevalere o

imporre la sua visione a una maggioranza>.

Questo signore sbaglia due volte: non è affatto vero che i

NO Dal Molin siano in minoranza (ma che fine ha fatto il

promesso referendum tra la popolazione vicentina? Forse non

si fa perché il governo sa benissimo che lo perderebbe?) ed

in più dimentica, guarda il caso, che la decisione è stata

presa dal Mortadella - su ordine dei suoi padroni yanqui -

senza consultare minimamente il parlamento: non sarebbe

cambiato nulla, visti i rapporti di forza al parlamento tra

tirapiedi degli yanqui e semi indipendenti - ma almeno si

sarebbe potuto parlare di decisione democratica.

Concludiamo con l'esilarante dichiarazione del commissario

europeo ai Trasporti, Jacques Barrot, che si dimostra degno

compare del tirapiedi nostrano: egli infatti - vedasi "il

manifesto" del 22 novembre, pagina 7, articolo firmato

A.D'Arg. - si permette di asserire che la Torino-Lyon fa

parte di <un asse verde che aiuterà a decongestionare le

Alpi e permetterà all'Europa di combattere contro il

riscaldamento globale>.

A questo personaggio raccomandiamo di informarsi sullo

stato delle ferrovie italiane - ché è del tutto evidente la

sua ignoranza in materia - prima di proferire verbo;

l'attuale Torino-Modane smaltisce soltanto il 38 per cento

del traffico che potrebbe passare da lì: basterebbe

potenziare la linea storica, senza procedere ad ulteriori

massacri ambientali.

Questo però vorrebbe dire non regalare i miliardi previsti

ai padroni, ma soltanto le briciole rispetto al faraonico

progetto del corridoio 5 Lisbona-Kiev.

E poi saremmo noi i tirapiedi dei potenti!

 

Torino, 22 novembre 2007