MA QUALE SICUREZZA?

La Sogin - SOcietà di Gestione degli Impianti Nucleari -
nei mesi scorsi ha concluso il trasferimento delle scorie
radioattive presenti nel comune di Saluggia (Vc) dalla
piscina Eurex al deposito Avogadro, così come voluto
dall'attuale governo, mentre la popolazione è stata
tacitata - si erano creati alcuni comitati ambientalisti in
città e nelle località circostanti - con il sistema delle
compensazioni.
In pratica il ragionamento dell'esecutivo, prontamente
accettato dalla comunità, è stato: <voi vi tenete l'uranio,
anche se messo in sicurezza nel deposito Avogadro (che, per
inciso, perde acqua radioattiva esattamente come la piscina
Eurex: sai che differenza, per l'acquedotto del Monferrato,
essere contaminato dall'Eurex o dall'Avogadro!), noi vi
indennizziamo con una somma che viene messa a vostra
disposizione per la realizzazione di opere pubbliche utili
alla popolazione.
Peccato solo che, di tutta la somma stanziata dal governo
per la compensazione dei luoghi dove esistono depositi di
materiale nucleare, a Saluggia arriverà circa il 15 per
cento - mentre sul territorio ne è presente la quantità
dell'81 per cento - ed il resto sarà ripartito tra tutti
gli altri siti italiani; è da notare anche come, quelli
della cittadina vercellese, saranno gli ultimi rifiuti
nucleari a partire per la Francia per essere riprocessati,
quindi i cittadini di qui subiranno ancora più danni
rispetto a tutti gli altri comuni, Caorso in testa da dove
invece le scorie partiranno per prime.
Leggendo "La Gazzetta" del 15 gennaio, poi, veniamo a
conoscenza del fatto che la Sogin continua a raccontare
mezze verità, se non clamorose bugie, circa il
riprocessamento del combustibile nucleare.
Questo procedimento, che si svolgerà in Francia, costerà la
bella cifra di Euro 250 milioni ma, sostiene la società, <i
soli residui finali saranno restituiti in una forma che ne
riduce il volume e ne garantisce la sicurezza nel lungo
termine>; peccato solo che, come scrive Daniele Rovai a
pagina 23, non è affatto così perché l'operazione permette
di recuperare il 95 per cento dell'uranio e l'1 per cento
del plutonio: quindi i citati residui finali saranno solo
il 4 per cento del totale.
Questo significa che, al ritorno in Italia del combustibile
riprocessato - cosa che dovrà avvenire inderogabilmente
entro il 31 dicembre 2025 (ma la Francia preme perché
tornino molto prima, visto che non comprende uno
stazionamento così lungo presso di lei, dopo il
riprocessamento nell'impianto di La Hague che potrebbe
essere effettuato appena dopo l'arrivo delle barre) - solo
il 4 per cento di questo sarà "in (relativa) sicurezza", il
restante 96 per cento continuerebbe a distruggere
l'ecosistema e la salute delle persone.
Per quanto ancora dovremo sopportare le bugie, dette
scientemente, di questi signori e del governo?

Torino, 15 gennaio 2008