Questa ipotesi è forse la più salubre tra quelle che riguardano i “moventi” dei terroristi di stato e mafiosi che dominano gli strumenti con cui sono torturato in permanenza.

Quando fui arrestato, nel 1993, un moccioso in qualità di inquisitore vantava ai giornalisti chissà quali scoperte fatte sulla mia frequentazione in internet, bbs, login e quant’altro, che facevo tranquillamente dal telefono di casa, senza certo nascondere nulla a possibili perquisizioni !

 

Dal 1997 circa anche nel DAP conoscevano il mio curriculum lavorativo informatico (abbastanza ampio, essendo io progettista informatico dal 1987 essendo stato in precedenza analista programmatore sin dal 1982 presso agenti IBM su medi sistemi e lavorando per periodi minimo di un mese in aziende come Aprilia, Morellato, Roncato, e molte altre, ben pagato dagli agenti IBM che mi ci mandavano in totale autonomia di sviluppo e rapporti con i clienti) in quanto non essendomi più concesso di lavorare ai servizi interni causa una raccolta firme a loro dannosa nel carcere di Opera, e avendo chiesto di poter utilizzare con altri detenuti una saletta interna per produzione informatica autogestita, avevo fornito alla educatrice di sezione il curriculum lavorativo mio dal 1980 al 1993, anno del mio arresto. Poi utilizzai dei pc in carcere a Opera dal 1998 (febbraio) al 1999 (inizio settembre). All’epoca per un mese il mio pc e dischi fu “visionato” clandestinamente nel magazzino di Opera da agenti “speciali”.

Nel 2001 ottenevo su istanza al DAP che anche nelle sezioni EIV fosse concesso a tutti i detenuti che lo chiedevano, di utilizzare pc portatili. La concessione arrivò a luglio 2001. Ma nel carcere di Biella i vari direttori-direttrici che si alternavano con il ritmo di un trimestre a testa, rimandavano ed accampavano scuse anche assurde (tipo che con il dispositivo infrarossi, “che non si sarebbe potuto togliere”, ridicola falsità, e io manco sapevo cosa fossero gli infrarossi sui pc, avrei potuto “colloquiare con Bin Laden” !!!).

Sicché a Biella sezione EIV non mi fu concesso di utilizzarli, se non per un mese, in saletta, su pc del carcere, “donati” da un detenuto assai ambiguo come rapporti e la cui presenza fu limitata al periodo maggio 2001-maggio 2002, per divenire poi bibliotecario della sezione ordinaria. Infatti il 4 aprile 2002 vennero “sequestrati” (pur essendo ogni giorno la mattina “visionabili” da un appuntato, tale Brandi, che pareva essere un “esperto” di pc) dalla Digos di Torino.

Poi lavorai con un portatile ultraattaccato da hacker misteriosi, tanto da dover riformattare 27 volte in un mese, per capire come fare a bloccare certi “servizi” di XP, e fu a Spoleto dal dicembre 2003 al febbraio 2004, allorquando vistomi aprire con un cacciavite il pc per rimuovere i dispositivi di rete e infrarossi, venne risequestrato per un mese.

A gennaio 2005 per sequestrarlo i torturatori usarono una tattica più complessa. Riuscirono a sequestrare a W.F. un foglietto che avrebbe dovuto buttar via dieci giorni prima, quindi usarono quel foglietto come “prova” che nel mio pc dovevano esserci dati sensibili sulla mastodontica quanto lievemente grave, inchiesta sulle cosiddette “COR”. (ROS-ROC di Pisa, che accuratamente non procedettero nemmeno a sfogliare l’archivio della mia controinchiesta sulle torture, mentre accuratamente visionarono ogni altra cosa). Così fui senza pc sino alla scarcerazione. Me lo restituirono tramite l’impegno dell’avv.Battain, solo nell’ottobre 2005, dischi compresi.

A ottobre 2007, subito dopo il congresso AVae-m, montatura incredibile con sequestro dei pc a vari aderenti e sostenitori Avae-m, in occasione di una montatura liberticida e fascista contro SLAI Cobas per il sindacato di classe ordita a Potenza. Dischi di pc ed esterni ancora nelle loro mani.

Adesso, la chiusura senza comunicazioni, dei server di Mvmnet. Assai strana.

 

Una delle cose che mi hanno “obbligato” a fare più assiduamente in questi anni di utilizzo di pc successivi al 1996 in cui sono torturato, è di studiare le mie “difese” alle loro incursioni.

 

Ora sono quasi arrivato alla deduzione scientifica che per penetrare i miei pc privi di collegamenti di rete, infrarossi e wireless, usino direttamente le “protesi” mentali che mi sono installate.

 

Una infame e schifosa mafia carceraria di stato e criminale insieme, che si fa i soldi con i prodotti di hackeraggio e di difesa informatica, nonché con lo studio dell’interfacciamento mente umana e computer, come da ricerche ben pagate in California e Milano city.

 

Non certo la perdita di tempo di alcuni fanatici.

 

Guadagno sicuro, magistratura che copre con le montature. Soldi a palate. E casino carcerario e poliziesco di sesso virtuale che giustifica con la psico-sessuologia, il “trattamento”.

 

L’ipotesi che lo studio dei miei pensieri conduca a spazi segreti ed occulti di potere ai servizi deviati carcerari (Gladio carceraria), responsabili della morte tra l’altro di Pierluigi Piras, Vincenzo Olivieri, Angelo Santapaola (che il DAP discriminò fortemente sapendolo in conflitto con altri clan di Catania, trasferendolo da Spoleto al EIV di Poggioreale), e di tanti altri omicidi e suicidi e fatti obbrobriosi (come l’aggressione ad Antonino Faro a Nuoro da parte di un drappello di corrotti infami) si fa strada sempre più.

Esistono dei golpisti in Italia.

Sono nella P2, nella malavita e soprattutto nelle galere.