Il minoritarimso può produrre tentativi o meglio aborti di qualcosa di cui non ha alcuna possibilità di rappresentazione: un Partito Comunista infatti necessita innanzitutto di una ideologia, di una capacità e applicazione scientifica di analisi di classe, di una linea politica rivoluzionaria, e di una linea di massa.

Il minoritarismo che scimmiotta il militarismo nella impostazione della “unità del politico e del militare” è una forma di opportunismo di sinistra che evita di trarre degli insegnamenti dai ripetuti fallimenti dei tentativi di chi si è comunque cimentato autenticamente nella strategia della lotta armata (Br-Pcc).

La seconda posizione aveva in comune l’unità del politico e del militare ma in una prospettiva di avanguardia che non  aveva nei suoi metodi comunque possibilità di resistere ai colpi del nemico in un paese imperialista (Unione dei Comunisti Combattenti).

“Prima linea” è stato un  gruppo militarista e di linea autoritaria di classe proletaria diretto infatti da una componente ideologica “operaista” e borghese che andava sia contro l’autonomia operaia nella sua costruzione di massa sia contro le BR nella loro ricerca del PCC.

Da “Prima linea” non è venuto nulla di buono: non dai COLP, che hanno prestissimo fallito nella loro impostazione di gruppo “libertario anarco-comunista”, non la dissociazione, non i tentativi di qualcuno, dimenticata dai più l’infamia della dissociazione di gruppo e massificata, di inserirsi opportunisticamente nella “costruzione del partito combattente”. Non dai resti del PG, con la sua focalizzazione militarista "simil guerrigliera metropolitana": la metropoli ha ceduto il passo alla "fabbrica diffusa" (il che non significa in alcun modo adesione alla lettura che il padre della dissociazione, negri, fa dell'imperialismo e della crisi generale capitalista che ha portato alla guerra imperialista, cosa già definita ed analizzata dalle BR e dalla UdCC sin dall'inizio degli anni '80 se non prima). Nulla di buono quindi, a prescindere dalla onestà dei militanti, da gruppi come "Cellula per la costituzione del PCC" (millenaristi libraioli) od "Aurora". Né tantomeno dal ridicolo e "tattico" "Nuovo" P'C'I !!!

Nel rifiuto della soluzione politica per il passato, che non può essere come è un perenne ricatto e pesante laccio allo sviluppo del futuro radioso della Rivoluzione anche in questo paese "avanzato", in realtà imperialista e semi-feudale.

Chiunque voglia costruire la Rivoluzione Proletaria a partire dall’oggettivo e dal soggettivo di avanguardia non può oggi prescindere dai bilanci di chi le cose le ha fatte, per quanto scomodi o non piaciuti siano, e non può prescindere dalla necessità, impugnando il marxismo-leninismo-maoismo principalmente maoismo, che si afferma nella RPM, dei Tre strumenti della Rivoluzione, il terzo dei quali in Italia in questa fase è principale e fondamentale, data la immaturità dell’opportunismo di sinistra, che fa pesare il suo ruolo negativo grazie alla dominanza nella classe e nel popolo, del revisionismo e dell’opportunismo. Ossia oggi è principale il ruolo delle masse proletarie nella auto-organizzazione, che solo esso, può costruire, anche ma non per partogenesi, il Fronte delle masse. E principale in permanenza, il ruolo delle rivoluzioni culturali tra le masse, non rivoluzioni virtuali od oniriche, e tantomeno create da apparati di stato borghese, per carità.

La solidarietà ai proletari ed ai compagni che incappano nelle mani del nemico non è in discussione, lo è il tentativo di far passare per vincenti linee che si dimostrano ogniqualvolta sconfitte ed espressione di sconfitta.

(nota per Guardare Avanti ! n.2, seconda serie, 7-7-7 - a proposito di memoria storica, 30° anniversario della "gambizzazione" di un giornalista criminalizzatore della autonomia, Granzotto, del "Gazzettino", ad opera del Fronte comunista combattente)