Quante volte questi personaggi godono dell’oscuramento o delle maggiori notizie, per “non fare notizia”

Oggi più di ieri il capitalismo è mafia, morte sul lavoro, violenza sui deboli sulle donne ed i bambini (traffico internazionale d'élite di bambini per farne schiavi sessuali, con ausilio del controllo mentale compreso), rovina dei giovani con le droghe, ostacolo al progresso economico con la concentrazione monopolistica e l’ingresso oramai ventennale della mafia nelle multinazionali ed in borsa, schiavizzazione.

E ancora la chiamano “difesa della democrazia” (il grande centro che piaceva a Gelli)

Indagini Stesse conclusioni per il colonnello dei carabinieri Obinu

I pm: «Processate Mori Ha aiutato Provenzano»

Chiesto il rinvio a giudizio per l' ex capo dei Ros L' accusa formulata dal pm Di Matteo è di favoreggiamento aggravato dall' aver agevolato Cosa Nostra

Dal Corriere della sera 5-1-2008, pag.21

PALERMO - Da sei anni cerca di svelare uno dei più fitti misteri della recente storia siciliana: la mancata cattura di Bernardo Provenzano nelle campagne di Mezzojuso dopo la soffiata di un pentito, il 31 ottobre del 1995. Adesso il sostituto procuratore Nino Di Matteo si prepara a chiudere l' indagine con una richiesta mozzafiato: il rinvio a giudizio dell' ex capo dei servizi segreti Mario Mori (allora comandate del Ros) e del colonnello dei carabinieri Mario Obinu. Capo d' imputazione pesante come un macigno: favoreggiamento aggravato dall' aver agevolato Cosa Nostra. Il magistrato ha notificato ieri l' «avviso» ai due alti ufficiali, a breve ci sarà la formalizzazione della richiesta con il visto del procuratore Francesco Messineo. Stralciata la posizione di altri due indagati, il generale dell' Arma Antonio Subranni (per il quale si profila il proscioglimento) e il colonnello Michele Riccio, quest' ultimo finito sotto inchiesta per calunnia perché fu lui ad accusare i tre colleghi di avere favorito la latitanza del capomafia corleonese. La denuncia di Riccio arrivò a sorpresa nel 2001 in un' aula del tribunale a Genova, dove il carabiniere veniva processato per traffico di stupefacenti. Un' accusa atipica, riferita alla gestione spregiudicata delle indagini e delle prove raccolte contro un clan internazionale di narcotrafficanti. Riccio rivelò che nel 1995, quando lavorava in Sicilia, ricevette la soffiata di un confidente, Luigi Ilardo, mafioso di Caltanissetta. Non era un pentito, ma aveva sempre notizie di prima mano. Gli aveva parlato di un summit organizzato da Provenzano in un casolare di Mezzojuso, a quaranta chilometri da Palermo, era l' occasione buona per piombare addosso al corleonese, latitante da una trentina d' anni. L' ufficiale informò Mori, Obinu e Subranni ricevendo però un inatteso stop perché - avrebbero spiegato i superiori - mancavano i mezzi tecnici. L' operazione, condotta da una squadra di otto carabinieri, si risolse in un semplice appostamento con qualche foto. Tutto qui. Ma i sospetti vanno oltre e altre omissioni il pm Di Matteo contesta a Mori e Obinu, che neppure successivamente organizzarono indagini «nonostante Ilardo avesse confermato l' abitualità dell' utilizzo di quei luoghi per riunioni cui partecipava il latitante». E ancora non furono «attivate indagini per verificare la presenza di Provenzano in quel territorio», né si indagò sulle persone (Giovanni Napoli e Nicolò La Barbera) indicate da Ilardo come collettori tra il superlatitante e altri mafiosi. In ultimo, i magistrati si chiedono perché furono informati del mancato blitz solo nove mesi dopo, con il rapporto «Grande Oriente» presentato il 30 luglio 1996. Ilardo, che voleva diventare pentito in piena regola, non fece in tempo a porsi sotto la tutela dello Stato: pochi mesi dopo le confidenze fatte a Riccio qualcuno gli tappò la bocca con una raffica pallettoni. Il 30 gennaio del 2001 La Barbera fu arrestato insieme con un altro grosso calibro della mafia, Benedetto Spera, proprio in contrada Giannino, a un passo dal casolare indicato da Ilardo quale rifugio di Provenzano. * * * Il caso La soffiata Il 31 ottobre 1995 una «soffiata» indica la presenza di Bernardo Provenzano nelle campagne di Mezzojuso (Pa). Ma l' operazione si risolse in nulla L' accusa I pm vogliono chiedere il rinvio a giudizio di Mario Mori, allora comandante dei Ros, per favoreggiamento aggravato dall' aver agevolato Cosa Nostra

Mignosi Enzo