Da Comitati Sol Nepal

 

Rivoluzione in Nepal: un  mondo nuovo è possible

Anand Swaroop Verma, India

 

Amici,

 

Il Nepal è oggi il punto focale della politica rivoluzionaria. La guerra popolare iniziata dal Partito Comunista del Nepal (Maoista) il 13 febbraio 2006 entrerà nel suo undicesimo anno. Nei primi dieci anni di guerra popolare il paese ha assistito a molti alti e bassi. Il fallimento dei colloqui di pace, il brutale assassinio del re Birendra e della sua famiglia, la proclamazione dello stato di emergenza e scioglimento del parlamento culminata il 1° febbraio 2005 nella dittatura assoluta del re Gyanendra.

 

Il re ha scatenato il regno del terrore non solo verso i maoisti, non ha risparmiato neppure i partiti parlamentari. Gradualmente, un nuovo tipo di polarizzazione ha preso forma. Oggi ci sono da una parte le forze fedeli al re e le potenze straniere che sostengono il suo regime, in particolare USA, India e Gran Bretagna e dall’altra ci sono le masse e quei milioni che stanno sostenendo e partecipando a un grande movimento rivoluzionario diretto dal PCN(M). tra questi due poli ci sono numerose ondeggianti forze intermedie, compresi i partiti parlamentari, che certe volte hanno sostenuto la monarchia e altre volte sono state più vicine al popolo. Quanto più il movimento rivoluzionario ha guadagnato sostegno e forza, tanto più la monarchia è stata smascherata e isolata e queste ondeggianti forze intermedie si sono trovate spinte a prendere le distanze dal re e a gravitare intorno al movimento popolare.

 

Il colpo di stato del 1 feb 2005 con cui il re ha sciolto il governo che lui stesso aveva nominato dopo che, due anni prima, aveva sciolto il parlamento, e la sua presa diretta del potere esecutivo nelle sue mani hanno prodotto un nuovo allineamento nella politica nepalese. L’intesa in 12 punti tra i partiti politici e i maoisti siglata nel novembre 2005 ha proclamato in termini non equivoci:

 

“Oggi, la democrazia, la pace, la prosperità, il progresso sociale ed un Nepal libero e sovrano è il desiderio principale di tutti i Nepalesi. Concordiamo pienamente che il principale ostacolo per realizzare ciò è la monarchia autocratica. È nostra chiara opinione che senza stabilirà la democrazia assoluta, ponendo fine alla morchia autocratica, non c’è possibilità di pace, di progresso e di prosperità per il paese.  Di conseguenza, È stata raggiunta l’intesa di stabilire la democrazia assoluta mettendo fine alla monarchia autocratica, con tutte le forze che si oppongono alla monarchia assoluta che concentrano dalle loro posizioni rispettive i loro attacchi alla monarchia assoluta, lanciando così a livello nazionale un’ondata di proteste democratiche”.

 

Amici, se approfondiamo la situazione nepalese, troviamo che la struttura di sfruttamento feudale del Nepal è rimasta immutata negli ultimi 234 anni. Latifondisti e usurai sostenuti da politici corrotti e sgherri del palazzo hanno reso un inferno la vita della maggioranza della popolazione, che per l’85% e composta da contadini che vivono nelle campagne. La sistematica discriminazione dei diversi gruppi etnici e nazionalità, l’oppressione delle donne e la forbice crescente tra ricchi e poveri, i gretti interessi dei partiti politici, il nesso tra criminalità e politica, tutto questo ha portato all’emergere di un movimento di massa rivoluzionario che diretto dal PCN(M) in quanto il popolo ha trovato in esso la sua sola speranza.

 

In passato il paese ha avuto due esperienze di democrazia parlamentare, prima nel 1960 e ancora nel 1990, ma in entrambe le occasioni ha constatato che nessun tentativo è stato fatto per portare il cambiamento nell’ oppressiva struttura sociale. Con l’emergere dei maoisti nell’orizzonte politico, il popolo ha per la prima volta sentito che la situazione poteva essere cambiata e per la prima volta la voce degli emarginati e delle donne poteva essere ascoltata. Le forze monarchiche non vorranno mai cambiare la struttura fondamentale che per tanto tempo gli ha consentito di prosperare a spese della grande maggioranza del popolo.

 

Naturalmente, le grandi potenze straniere che sostengono la monarchia, USA in testa, non sono rimaste passive a guardare il loro sicario Gyanendra avvicinarsi alla sua fine. Negli ultimi anni hanno incrementato il loro sostegno politico, finanziario e militare per il suo regime, compreso i, raddoppio della dimensione dell’esercito reale da 50.000 a 100.000 soldati.

 

Eppure c’è chi ancora non riesce a pienamente a capire perché le nazioni più potenti e prospere del mondo siano tanto interessate a questo che è uno dei più deboli e poveri paesi del mondo. Le ragioni sono molte. Alcune hanno a che fare con la natura della politica attuale, con la situazione geo-politica, con l’ambizione degli USA a stabilire basi militari in Sud Asia e la visione della Cina come la sfida emergente nella regione. Ma più di queste, la ragione più importante è l’ideologia e il potenziale dell’ideologia rivoluzionaria di trasformarsi in forza materiale che può cambiare la storia.

 

Dopo la disintegrazione dell’URSS, i “pensatori” imperialisti di ogni parte del mondo dichiararono che il comunismo era stato cancellato dal pianeta. Le loro teste pensanti produssero libri all’ingrosso attraverso cui iniziarono a propagandare l’idea che era iniziata l’era della “fine dell’ideologia”, della “fine della storia” e dello “scontro di civiltà” e che il comunismo era stato sepolto per sempre. Non potrebbero spiegare una situazione in cui un movimento a direzione comunista sia diventato così forte da mettere in discussione la stessa esistenza di uno dei loro regimi clienti. Come ha scritto il Washington Post “è come un film horror in cui il demone che già è stato ucciso prende di nuovo vita”.

 

Soprattutto perché, nonostante il Nepal sia un paese relativamente piccolo, è situato nel subcontinente del Sud Asia dove vivono oltre un miliardi di persone, la grande maggioranza delle quali è costretta a vivere nelle condizioni più disperate, simili a quelli del popolo nepalese. Gli imperialisti sono pienamente coscienti della famosa affermazione di Mao “una scintilla può incendiare la prateria”. Se la prateria chiamata Sud Asia fosse attraversata dalle fiamme della rivoluzione popolare, per l’intero sistema dell’imperialismo mondiale le conseguenze sarebbero praticamente incalcolabili.

 

In reazione all’estendersi e svilupparsi della guerra popolare e delle basi rivoluzionarie, USA, Gran Bretagna e India hanno cercato di saldare l’unità tra re Gyanendra e i partiti politici perché combattessero uniti contro il movimento popolare. Ma i misfatti del re e la retrostante situazione del Nepal hanno, finora, costretto i partiti politici a stringere un’alleanza con i maoisti e a lanciare una lotta congiunta contro la Monarchia.

 

Oggi la principale rivendicazione immediata avanzata dal PCN(M) e “rendere il popolo sovrano” con una grande convenzione politica nazionale e una tavola rotonda che insedi in governo ad interim e convochi l’elezione di un’assemblea costituente. In questa fase della lotta il PCN(M) fa appello a sostituire la monarchia con una repubblica pienamente sviluppata. Nella terminologia politica, è una rivendicazione da democrazia borghese, come quelle che nel corso del tempo e nei diversi paesi sono state avanzata dai partigiani della democrazia. Il PCN(M) lo vede come un passo per avanzare verso quella che chiama “rivoluzione di n uova democrazia”.

 

In questo contesto     è sicuramente giustificata la chiamare in soccorso i politici indiani, che si beano della gloria di essere “la più grande democrazia del mondo”, perché ponderino i loro atteggiamento e attitudine verso i movimenti democratici rivoluzionari. In realtà sono terrorizzati dal fantasma del comunismo. Come gli USA, anche loro pensano che se il movimento rivoluzionario diretto dal PCN(M) vincerà, prima o poi instaurerà in Nepal una repubblica popolare che favorirà le forze rivoluzionarie in a fare lo stesso India. Perciò questa paura ha costretto le elite dominanti indiane a prendere misure repressive contro i maoisti in India. Ecco perché è tanto importante per chi ha il potere in India. Per quanto riguarda la questione del movimento maoista in Nepal, non si vede molta differenza tra il vecchio governo del NDA diretto di Atal Behari Vajpayee e l’attuale governo UPA di Man Mohan Singh.

 

Circa i cambiamenti nella politica indiana verso il Nepal dopo l’entrata in carica del nuovo governo, basi sapere che se durante i suoi sei anni di potere il governo NDA aveva arrestato sei importanti dirigenti maoisti nepalesi in India, tra cui i membri del CC del PCN(M) C. P. Gajurel (Com. Gaurav), oggi detenuto a Chennai e Mohan Baidya (Com. Kiran), detenuto a Siliguri, il nuovo governo UPA diretto dal Congresso ha arrestato 11 dirigenti maoisti nelle prime settimane dopo il suo insediamento. Non solo, la settimana dopo il ritorno di Natwar Singh dal suo viaggio in Nepal il governo indiano ha inviato al Nepal una fornitura di armi. Secondo le notizie apparse il 15 giugno 2004 sul “The Economic Times” il 13 giugno due elicotteri indiani ad alta tecnologia classe ‘Dhruv’ hanno raggiunto l’aeroporto Tribhuvan di Katmandu.

 

Successivamente, il 12 settembre 2004 l’allora primo ministro nepalese Sher Bahadur Deuba visitò l’India e fece ritorno in Nepal ben felice che l’India avesse accettato di fornire una gran quantità di armi per affrontare i maoisti. Dopo il suo viaggio Deuba ottenne altri tre elicotteri avanzati, 20.000 fucili INSAS, 15.000 fucili automatici da 7.62 mm (SLR), 5.000 mitragliatrici di vari calibri , 800 mezzi pesanti e jeep, 100 veicoli antimine, giubbotti antiproiettile, elmetti, mine antiuomo e altro materiale da guerra.

 

Tutto questo per fermare e rovesciare una delle più drastiche trasformazioni sociali in avanti degli ultimi 30 anno. Come ho già detto, la struttura sociale sfruttatrice feudale del Nepal è rimasta immutata negli ultimi 234 anni di monarchia. È un fatto noto che lo stato monarchico autocratico è fondato sullo sciovinismo della casta alta, per diverse minoranze nazionali cui sono sottoposte a un’intensa oppressione. Per la gerarchia di casta prevalente nel sistema Hindu, i dalit sono trattati come intoccabili e le donne conoscono la peggiore forma di oppressione sotto la dominazione patriarcale.

 

Lo sfruttamento del lavoro di cura e domestico delle donne è il nucleo della struttura della società nepalese. Le donne sono considerate solo come manutentrici delle proprietà degli uomini e produttrici di figli per passare la proprietà per linea maschile. Il sistema sociale, quello culturale, educativo e politico sono tutti disegnati per perpetuare questo sfruttamento. Perfino l’istituzione del matrimonio è stata trasformata in un’alleanza di interessi per gli uomini, per perpetuare la loro egemonia sui rapporti di proprietà. Ciò marginalizza le donne, riducendole a nient’altro che schiave domestiche. Sotto l’attuale struttura nessun cambiamento fondamentale è possibile. Perciò la questione di un nuovo tipo di società e la questione del potere dello stato sono questioni e compiti principali che il popolo nepalese e la rivoluzione hanno davanti a sé.

 

Il vecchio stato retto dalla monarchia è confinato dentro la capitale Katmandu e i capoluoghi di distretto e quasi l’80% del territorio è sotto il controllo del PCN(M). Quando nelle campagne si iniziò a distruggere la vecchia società e il vecchio stato e a dare forma al potere popolare rivoluzionario, il partito si diede un programma per consolidare queste conquiste. Nel settembre 2002 fu formato il “Consiglio Unito Rivoluzionario del Popolo”, come embrionale potere politico centrale per coordinare il potere popolare locale, un largo fronte unito rivoluzionario di diverse classi, nazionalità, regioni, donne, ecc., sotto la direzione del PCN(M).

 

Se il vecchio stato non è completamente abbattuto, è impossibile costruire un nuovo tipo di stato, quello che il PCN(M) chiama stato di nuova democrazia, che eserciti la dittatura popolare sotto la dittatura proletaria contro le forze feudali oppressive e imperialiste mentre garantisce democrazia alle diverse classi, nazionalità, donne oppresse. Nel 2003 in tutto il paese si formarono nove regioni autonome territoriali e nazionali. Sotto questi governi regionali si formarono comitati popolari, al livello di distretto, villaggio fino alle aree più piccole. I membri di questi comitati sono eletti dalla popolazione locale e applicano il loro programma con la partecipazione delle masse.

 

In tutte le basi d’appoggio alle donne e ai dalit sono stati riconosciuto speciali diritti di rappresentanza nei comitati popolari. Soprattutto sono stati riconosciuti uguali diritti di proprietà parentali ed è stata completamente vietata ogni pratica di intoccabilità contro i dalit. In questi villaggi le scuole sono gestite con l’aiuto dei comitati. I bambini sono educati con i sillabari preparati dal partito. In tutte le principali baso d’appoggio la gestione privata della scuole è stata bandita. Le scuole private in Nepal decidono arbitrariamente le rette, che sono tanto molto al di sopra delle possibilità dei poveri. Nelle basi rivoluzionarie i governi autonomi stanno lavorando per dare scuola gratuita e accesso all’educazione per tutti.

 

Diretti dal partito I governi autonomi hanno dato una particolare importanza al settore agricolo, introducendo la coltivazione cooperativa, la dove il territorio è collinoso e i poderi sono piccoli. Questo proprio per aumentare la produttività delle piccole proprietà. Ma nella regione del Terai, i poderi sono molto grandi e qui è stata data importanza alla distribuzione ai contadini poveri delle terre confiscate ai grandi proprietari o signori feudali.

 

Dopo l’inizio della guerra popolare molti reazionari sono scappati abbandonando grandi proprietà. Usavano praticare il “kamaiya”, il sistema del lavoro a riscatto, la più crudele e inumana forma di schiavitù, sotto la quale una persona diventa schiava per tutta la vita a risarcimento di un po’ di denaro ricevuto in prestito dal padrone. Qualche volta anche i figli dei debitori diventano schiavi del padrone se il debito non è ripagato. Nelle basi rivoluzionarie questa pratica è stata completamente abolita, fatto mai accaduto prima in tutto il Sud Asia. Quelli che hanno continuato a praticare il kamaiya sono stati puniti.

 

Il partito ha anche dato particolare importanza alla sicurezza del popolo, per proteggere esso e la nuova società dagli attacchi del RNA. Una delle principali funzioni della sicurezza popolare, che ha la forma di milizie popolari, è dare protezione alla base d’appoggio e ai comitati popolari a vari livelli. Le milizie possono essere a tempo pieno o parziale. Dopo un certo periodo nella milizia, passano all’Esercito Popolare di Liberazione. La milizia partecipa come forza di supporto alle grandi incursioni dell’EPL e cura l’addestramento della popolazione locale all’uso delle armi per l’auto-difesa. Durante i periodi di pace sono impegnate in diversi tipi di lavoro di costruzione e sviluppo.

 

La popolazione rurale del Nepal è sempre stata privata dell’assistenza medica. Nessun governo si è mai interessato dei problemi dei villaggi. Il PCN(M) ha costituito una squadra mediche di campo per curare i membri dell’EPL e gradualmente la squadra ha esteso il suo lavoro alla cura dei civili, oggi, tranne che per le malattie gravi, la maggior parte delle cure sono prestate dalla squadra medica dell’EPL. Nuovi lavoratori della sanità stanno adempiendo le loro responsabilità nelle regioni più remote, dove da secoli l’assistenza medica era zero.

 

Lo scenario nelle zone liberate è cambiato completamente e la partecipazione del popolo all’amministrazione locale e alle questioni quotidiane è molto evidente. Le diverse organizzazioni di massa del partito, i comitati popolari e l’EPL hanno costruito strade, centri di cura per bambini, scuole, ecc. Particolare menzione merita la costruzione di una strada di 91 chilometri da Dahavan a Chunvang e Thawang ne di stretto di Rolpa.

 

Nelle zone liberate tutti possono vedere come si stia distruggendo la vecchia cultura feudale, sostituita da una nuova e progressiva cultura popolare. La vecchia pratica dei matrimoni tra bambini, la poligamia, la poliandria, le violenze sulle mogli stanno giorno dopo giorno scomparendo. Le donne sono le maggiori beneficiarie di questa nuova cultura. Non per niente tra i combattenti dell’EPL più del 30% sono donne.

 

Il Nepal sta passando attraverso un grande transizione. Dopo la cosiddetta proclamazione reale del 1 febbraio 2005, il presidente del PCN(M) Prachanda rese una dichiarazione in cui diceva:

“Nel nuovo scenario il nostro partiti, traendo lezione dall’amara esperienza del passato, ancora una volta fa appello a tutti i partiti parlamentari per movimento unitario contro l’assolutismo feudale. Ribadiamo ancora una volta il nostro impegno a andare avanti insieme con tutte le altre forze sulla base dell’obiettivo minimo comune dell’assemblea costituente e della repubblica democratica. La storia non ci risparmierà se tradiamo a prendere l’iniziativa in questo momento cruciale”.

 

La lotta che hanno diretto ha gia realizzato i più profondi cambiamenti , cambiamenti rivoluzionari, nelle vite dei milioni di nepalesi. Questo storico processo di trasformazione può sperare di vincere solo se conquista l’attivo e determinato sostegno dei popoli in tutto il mondo. Senza questo sostegno è reale il pericolo che le grandi potenze raggiungano il loro obiettivo di circondare, isolare e magari sconfiggere il movimento popolare e il nuovo potere popolare rivoluzionario. Dall’altro lato, se raccogliamo la sfida e il compito di costruire questo sostegno daremo un tempestivo aiuto ai milioni di uomini e donne che in Nepal negli ultimi 10 anni hanno portato avanti una lotta tanto eroica.

 

Una lotta in cui non solo hanno posto le loro speranze e aspirazioni per un futuro diverso, ma con cui già stanno ispirando milioni in Sud Asia e in tutto il mondo ad alzare la testa ed estendere i loro orizzonti. Il suo esito avrà grande importanza per tutti quelli vogliono liberare il mondo dalle catene dell’imperialismo. Questa battaglia, comunque proceda in futuro, grazie al coraggio e  sacrifico dei suoi protagonisti, ha già scritto un capitolo nuovo nella storia della lotta dei popoli del mondo per la loro emancipazione, In Nepal ha ancora una volta provato, tra lo stupore di molti, che un mondo nuovo è possibile!

waging such an epic struggle there over the last ten years. A struggle in which not only they have placed their hopes and aspirations for a different future, but also one which is already inspiring millions in South Asia and around the world to raise their heads and expand their horizons. The outcome will have lasting importance for all those seeking to free our world of imperialism’s chains. This battle, no matter how it proceeds from here, has through the courage and sacrifice of its protagonists already written new chapters in the history of the people’s worldwide struggle for emancipation; in Nepal it has once again – and to the astonishment of many – proven that indeed, a new world is possible!

 

NORD, SUD, EST E OVEST

UNITE LE LOTTE DEL POPOLO !