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E siccome rifugga da noi la volontà di sottrarci alle more della verifica, va detto che il processo costruttivo che si sta cercando di dare a Marghera e dintorni, sconta di ritardi ed assenze che sono state provocate non solo dalla repressione, ma anche dal codismo e dall'opportunismo che sono stati sempre dominanti a partire da quando, nel lottare contro la repressione e le montature del duo Ros-Procura veneziana, una parte delle componenti che avevano subito questa repressione e che si muovevano nel campo proletario, ha assunto come dato di confronto e speculazione politica, il "fare politica alla luce del sole" come elemento di discrimine verso chi la aveva fatta anche fuori dai riflettori.

Questa forma di opportunismo, da un lato denunciava segretamente di "avventurismo" chi faceva politica fuori dai riflettori, e dall'altro tifava per le varie varianti del militarismo, ma basandosi sulla lotta alla repressione quando toccava loro stessi e sempre rivendicando una "alterità politica" e quindi caratterizzandosi come "terza posizione". Una posizione che oltretutto spaziava, passando in pochi anni dall'autonomismo studentesco, al filo emmellismo libresco dei Carc, al fiancheggiamento del maoismo, ed infine alla lotta contro gli abusi dei blitz repressivi.

Un'altra forma di opportunismo, si aveva nella maggioranza dell'ex autonomia operaia, che si riciclava nella lotta al nucleare e quindi nell'ingressare il partito dei verdi uscendo dal campo operaio (abbandono di Slai cobas), per finire la propria parabola ascendente, dopo Genova 2001, nel discotismo nottambulista di stampo allucinogeno, ben sotto le tutele istituzionali. Infatti, anche lontano dal "Pedro" e dal "Rivolta", le positive e costruttive (all'inizio) mobilitazioni a Vicenza contro il Dal Molin, si fermavano lì, e non andavano oltre.

Si rimarca sia in queste due varianti dell'opportunismo, sia in altre forme del gruppismo, il "o con noi o contro di noi", come se, proprio mutuando la logica istituzionale repressiva e la logica infame del revisionismo, occorra in ogni caso "controllare" ogni anelito di respiro, per "condurre" un carro, che non sono certo queste forze o tipo di forze, a poter costruire.

Inoltre, si va a confutare la teoria del carro, o del treno rivoluzionario, perché non è un'Insurrezione, (MAGARI !) che si possa o debba oggi condurre, LINEARE, ma uno scontro nello scontro, uno scontro di classe NEL QUADRO DELLA CONTRADDIZIONE PRINCIPALE IMPERIALISMO/POPOLI OPPRESSI. Fuori da questa visuale, non si può approdare a nulla di buono. Si teme ciò che poi avviene: si teme il diverso, non si riesce a costruire.

Noi siamo quei diversi: siamo sfruttati, emarginati, immigrati, artisti senza portafoglio...

Siamo proletari e comunisti, lo siamo per necessità, indole, passione e soprattutto per chiarezza nell'ideologia proletaria.

Non potendo mescolarci a loro, cerchiamo di crescere nella classe. Ma queste forme di opportunismo, insistono.

C'è qualcosa di oscuro nella politica borghese, quando si ammanta di proletaria. Ma non manca l'oscurità nelle politiche proletarie che temono l'unità.

Per questo l'unità può essere solo nelle lotte. Che, da quando mondo è mondo, non si costruiscono a tavolino.

La guerra popolare lo dirà, e certo non sarà anarchica, ma nemmeno burocratica.

Sarà diretta dai proletari, e non avrà problemi di visibilità, perché sarà quel passaggio storico (come la Resistenza) che si impone agli occhi del mondo.

Saluti comunisti

e buona continuazione