L’Italia ripudia la guerra…
…ed esporta democrazia a suon di bombe, con le sue
guerre “umanitarie”, le sue missioni di “pace”, l’ampliamento di basi di morte
e di tortura
L’Italia è una Repubblica democratica, nata dalla
Resistenza Partigiana…
…che assolve e riabilita la feccia fascista, emana leggi
e pacchetti liberticidi e razzisti, criminalizza la Resistenza stessa
confondendo la verità sulle foibe e la guerra popolare antifascista
L’Italia è un paese sicuro da morire…
…e lo dimostrano 3 morti al giorno sul lavoro per il
profitto dei padroni, le morti per disastro ambientale e quelle per malasanità,
le morti per mano della “sicurezza” dentro e fuori dal carcere. Morti che
“potrebbero essere evitate”, ossia omicidi
L’Italia è uno Stato di diritto…
…dei potenti, dei
padroni, degli affaristi, degli sfruttatori e degli speculatori, dove la scure
della sicurezza si abbatte, come al solito, sui proletari e sui movimenti che
si oppongono a questo sistema sociale di sfruttamento
E lo dimostra la recente condanna a più di 100 anni di
reclusione, inflitta dal tribunale di Genova a 24 compagni che durante il G8,
si sono opposti alle politiche capitalistiche di devastazione e saccheggio
della natura e della vita di milioni di persone nel mondo (mentre i
responsabili della mattanza di Genova, come l’attuale supercommissario
all’emergenza rifiuti in Campania De Gennaro, sono stati premiati con
avanzamenti di carriera)
Lo dimostra l’ultima condanna del movimento nowar (sette
anni a testa), inflitta dal tribunale di Firenze, per le manifestazioni del “99
contro la guerra in Jugoslavia.
Lo dimostrano le condanne e la repressione degli
antifascisti, da Torino a Milano.
Lo dimostra la montatura giudiziaria contro i compagni del
“Sud Ribelle”, sotto processo a Cosenza per reati associativi.
Lo dimostra la persecuzione dei comunisti, degli anarchici,
degli antimperialisti, di chi lotta per i diritti umani, contro la tortura del
carcere duro (25 avvisi di garanzia per aver manifestato all’Aquila per la
solidarietà proletaria, contro l’isolamento e il regime del 41 bis).
Lo dimostra l’ultima, pesantissima provocazione della
procura di Vicenza contro alcuni partecipanti al presidio No Dal Molin.
Lo dimostrano le ultime montature giudiziarie e la recente
bufera repressiva, che hanno colpito, lo scorso ottobre, anche la nostra
Umbria. Ricordiamo i fatti:
-Perugia 14
ottobre: AldoBianzino viene trovato morto nel carcere di Capanne, dov’era
detenuto in isolamento da 2 giorni. Solo dopo una settimana la stampa locale
inizia a parlarne perché l’esame autoptico rivela “lesioni compatibili con
l’omicidio”. L’assassinio in carcere di Aldo Bianzino richiama l’attenzione
sulla natura e la funzione reale di questa istituzione totale: l’annullamento
di un proletario che nessuna colpa aveva se non quella di essere tale e di
coltivare marjuana per uso personale.
-16 ottobre:
scatta l’operazione “Rosso di sera”. La montatura giudiziaria parte dalla
Magistratura di Potenza e interessa tutta la rete dello Slai Cobas per il
Sindacato di Classe. 25 compagni, lavoratori, precari, disoccupati (a Taranto,
Ravenna, Palermo, Milano, Bergamo, Marghera, Potenza, Napoli, Siena, Perugia)
sono indagati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo e alcuni
operai della Fiat di Melfi vengono per questo licenziati. Sotto accusa è
l’attività sindacale degli inquisiti nelle principali fabbriche del paese,
dalla Fiat di Melfi, sulla quale pende un'inchiesta per i danni biologici
subiti dagli operai a causa del TMC2 (inasprimento dei ritmi di lavoro),
all'Ilva di Taranto, che gode del primato nazionale degli omicidi bianchi. Ma
in generale, come si evince dagli atti di accusa, sotto attacco sono le libertà
di espressione e di organizzazione dei proletari e dei comunisti per costruire
una forza di massa in grado di rovesciare il sistema del capitale e costruire
una società giusta, senza sfruttamento, morti sul lavoro, precarietà,
caro-vita, oppressione e repressione.
A Perugia è indagata una compagna della Rete Antifascista
Perugina, impegnata, tra l’altro, nelle lotte per la difesa del territorio dal saccheggio
militare e padronale, contro la privatizzazione dell’acqua e per la conquista
di spazi sociali.
-23 ottobre: con accuse simili si scatena a Spoleto (PG)
l'operazione "Brushwood”. 5 giovani sono arrestati e una sesta persona è
indagata. L’arresto è accompagnato da un incredibile e sproporzionato
spiegamento di forze di “sicurezza” e da una risonanza mediatica a dir poco
sospetta, come se con questi arresti si volessero coprire le denunce e le
mobilitazioni che in Umbria, disvelano il malaffare politico che alligna
all’ombra delle giunte di centrosinistra, criminalizzando le battaglie per
la salvaguardia dell'ambiente che i cinque hanno contribuito ad animare. Alcuni
degli arrestati sono compagni anarchici conosciuti e stimati in città e regione
per essersi schierati e aver lottato sempre a viso aperto contro gli scempi
perpetrati in nome del profitto di speculatori locali e multinazionali. Il
carattere persecutorio di tale montatura mediatico-giudiziaria è confermato dal
fatto che uno dei compagni arrestati, Michele, già lo scorso marzo aveva
denunciato di aver ricevuto provocazioni e minacce da parte dei carabinieri e,
in agosto, aveva risposto con serenità, determinazione e schiettezza alla
campagna di criminalizzazione preventiva lanciata dalla stampa locale,
smentendo gli articoli allusivi con cui già allora si cercava di mettere in
relazione gli anarchici spoletini ai fatti per cui oggi sono accusati di
“terrorismo”. Dopo essere stati rinchiusi nel carcere di Capanne, lo stesso
dove ha perso la vita Aldo Bianzino, tre dei 5 ragazzi arrestati sono stati
assegnati agli arresti domiciliari e uno, Michele Fabiani, è stato trasferito
nel carcere di Sulmona, tristemente noto come “carcere dei suicidi”.
Il 10 novembre, alla vigilia dei funerali di Aldo, una
manifestazione nazionale di oltre 2.000 persone, a Perugia, invoca verità per
Aldo Bianzino, libertà per gli anarchici di Spoleto. Intanto l’attenzione dei
media si concentra morbosamente sull’omicidio di Meredith e monta una campagna
securitaria contro gli immigrati e l’antiproibizionismo. Sull’onda mediatica
assistiamo ad ulteriori misure repressive e di ordine pubblico, con veri e
propri rastrellamenti in città, che ricordano scenari d’altri tempi, Assordante
il silenzio mediatico su Bianzino e la verità sull’operazione Brushwood.
A Perugia è attualmente in corso un presidio permanente
davanti ai palazzi del potere, per la libertà di tutti gli spoletini arrestati
e per la verità su Aldo.
Oltre 9.000 sono i procedimenti giudiziari in atto contro
militanti nowar, occupanti di case, sindacalisti, movimenti sociali scesi in
piazza per difendere diritti calpestati dalle guerre, dalla devastazione
ambientale, dalla precarietà, dalle morti sul lavoro e dalla costante riduzione
del potere d’acquisto di salari da fame!
Lanciati nella
loro rincorsa alla destra sul terreno dell'autoritarismo e delle leggi
liberticide, in troppi a "sinistra" stanno tacendo su quello che
accade in Umbria, e non solo. Con il pretesto della sicurezza si mettono a
rischio i più elementari diritti democratici di tutti e tutte e si tenta di
nascondere il drammatico peggioramento delle condizioni materiali di vita di
milioni di persone.
E’ evidente che
in tale clima di attacco generalizzato del capitale, l’uso sempre più
spregiudicato dei reati associativi, mutuati dal fascista codice Rocco,
rappresenta uno dei principali strumenti di deterrenza delle lotte sociali e di
criminalizzazione del proletariato.
PERCHÉ SONO I
PROLETARI CHE VANNO IN GALERA, NON CERTO I RICCHI, I POTENTI, I CORROTTI, GLI
SFRUTTATORI!
SOLIDARIETA’ A
TUTTI I COMPAGNI E I MOVIMENTI SOCIALI COLPITI DALLA REPRESSIONE!
LIBERI TUTTI!
LIBERE TUTTE!
Rete Antifascista Perugina