TENTATIVI CONTRORIVOLUZIONARI ULTERIORE DECLASSIFICAZIONE, FALLITI SEMPRE MA PERIODICAMENTE ATTUATI:

(corrispondenti alla presunzione di voler sovradeterminare il mio percorso politico proletario nelle carceri)

edizione 2 del 13-11-2005

 

1)    dopo la declassificazione carceraria attuata dal DAP statale, a seguito della mia protesta estrema del 4-1-1996, c’è il trasferimento nell’unico carcere ove non volevo andare, e per un motivo molto semplice, che non volevo amplificare le contraddizioni personali tra due compagne a cui ero legato affettivamente, che lo Stato aveva voluto mettere insieme non a caso, nell’ambito della gestione del sistema di controllo mentale (di cui ebbi coscienza solo dal maggio 2002) del sottoscritto.

2)    Dopo la fuga di M.G., che fu preso in Svizzera, dopo che fu preso misi da parte la rottura carceraria tra di noi che a Novara giudiziario dove lui (dopo 13 anni di speciale era approdato declassificato con i giorni di liberazione anticipata su sua richiesta) faceva il bibliotecario fisso, aveva portato a che ci salutassimo appena, e iniziai a scrivermi con lui.  Quelle che erano lettere che mi sembravano di “sostegno” sue, in realtà erano pontificali banalità che servivano ad amplificare agli occhi di chi faceva la censura, le divergenze tra me ed altri compagni, ed infatti mi “proponeva” di “andare” lì al penalino (70 detenuti molti dei quali in 21 e simili), dove era lui, contemporaneamente, che se non gli davano un lavoro chiedeva di venire da noi a Biella. Tanto assurda la sua affermazione era rispetto a me, che per arrivare di nuovo dai compagni che erano a Novara quel giorno di 5 anni prima, avevo fatto una lotta durata 9 mesi, con 64 giorni di sciopero della fame, 1 mese di astensione dall’aria, e 8 mesi di rifiuto del carrello, e agitazione  e propaganda utile a creare il clima di lotta che si è avuto nel maggio e fino al luglio del 2000 a Opera (cfr. pagina carcere), invece non era assurdo rispetto a se stesso che voleva i benefici anche se aveva pene molto lunghe e si definiva irriducibile, visto che a Biella avevano portato, proprio per devalorizzare la mia lotta, gente come sacchetti e mastini. Lasciavo perdere ma capivo che c’era qualche conto che non tornava, e non in me.

3)    Quando iniziarono a torturarmi, la sua ultima lettera, come di altre persone “convinte” dall’intrigo, a togliermi ogni velleità di “spuntarla” nella volontà di tradurre in battaglia politica maoista nelle carceri la mia presenza nel circuito EIV; questa sua ultima lettera mi anticipava che “ti farebbe bene prenderti 6 mesi di 14 bis” !!!! La follia. La loro. Glie lo scrissi, anche se con troppa gentilezza, da Livorno. Non rispose.

4)    Il tentativo lo riprova un altro di San Vittore, amico suo e dei fasci, con cui avevo un rapporto di simpatia a Opera dove mi pareva un ragazzo troppo riservato e intelligente per farsela con lo Stato, in una lettera nel 2004, alla quale alfine non rispondo più, che mi propone, ancora, di chiedere di andare al “penalino” di San Vittore.

5)    Le politiche sceme e tuttosommato probanti il controllo mentale, di funzionari carcerari come Fabozzi a Opera che mi propone appena arrivato di andare a lavorare in saletta con Guagliardo e Caciotti, stranamente ignorando che c’erano abissali distanze politiche, tanto più che vengo a sapere col tempo della amicizia e stima verso cavallini e Tuti di questi. Tuti lo conosco per pochi giorni a Livorno, e non manco di stare alle regole ma nella forte distanza quando ci prova, a fare lo scherzoso sul comunismo, e la cosa dimostra che lì non mi gestivano e il giorno dopo stesso finisco a Spoleto senza nemmeno passare per la infermeria. Ma certo è un super-fascista fattosi servo della convivenza civile statale e della dominanza borghese sul proletariato, con agganci a giri di volontariato-dissociati che come squali si tuffano (vedi Exodus a quanto pare, se fanno un articolo perché non me lo mandano ?) sul prigioniero di turno sperando di agganciarlo alla loro miserabile borghese rete di ricatti e mercanzia politica. Come facessero degli ex militanti Br a scriversi con uno come Tuti o una come la braghetti a difendere la bontà di fede della mambro o la stessa immagine di Kossiga dimostra cosa siaNo diventati …  (leggersi la madre di Gorkji)

Biciclette carcerarie  e malattie mentali d’un popolo carcerato atrofizzato dalla ideologia borghese della violenza subita e praticata, senza capacità di comprensione e rispetto delle scelte politiche umane e di campo, delle persone per bene come è il sottoscritto.

Paolo Dorigo, 29-10-2005