Comunicato del CC del PCN(M)

 

Il Nepal è oggi in un punto di svolta molto difficile e complesso. Il colpo di mano autocratico del 1 febbraio 2005 ha spinto il paese, che stava cercando una via d’uscita politica democratica e di largo respiro, in un vortice di crisi ancora più turbolento. Il nostro partito crede fermamente nessuna soluzione alla crisi che assale il Nepal è possibile fino a quando il diritto sovrano delle masse a decidere il proprio destino e futuro sarà negato. Per questa nostra convinzione posto l’elezione di un’assemblea costituente come base democratica minima e mezzo per una via d’uscita politica. È noto a tutti che noi abbiamo assunto la repubblica democratica come ciò che può portare a soluzione i problemi connessi alla classe, nazionalità, regione e sesso e anche come una soluzione immediata.

Dopo il massacro di Narayanhiti in generale e in particolare dopo il 1 febbraio 2005, il nostro partito ha chiamato i partiti parlamentari e la società civile a una vasta cooperazione e fronte contro l’autocrazia feudale. Nel periodo successivo, la positiva interazione del nostro con altri sette partiti politici in lotta e con la società civile. Riteniamo che le recenti decisioni prese dal principale partito parlamentare, l’UML, di recepire la rivendicazione dell’assemblea costituente e della Convenzione del Partito del Congresso Nepalese di eliminare la monarchia costituzionale dal proprio statuto abbiano reso più fertile il terreno politico per tale cooperazione. Ma i dirigenti dei partiti parlamentari devono ancora lavorare per convincere le masse che non si lasceranno ancora una volta preda delle pallottole inzuccherate sparate dal palazzo reale, come è più volte avvenuto in passato. In questo contesto, lanciamo uno speciale appello ai sette partiti politici a portare avanti con chiarezza la richiesta di elezione di un governo ad interim e di una assemblea costituente facendo i conti con la realtà che la parola d’ordine della restaurazione del parlamento non può essere la soluzione dei principali problemi che il paese ha di fronte ma fornisce solo una scappatoia per le cospirazioni del palazzo.

Il nostro partito aspira a fare del popolo nepalese del 21° secolo non i tenenti o sudditi di un qualche signore feudale e degli agenti di un centro di potere straniero ma un popolo che abbia rispetto di sé e goda del diritto di sovranità. In forza del nostro senso di responsabilità e determinazione verso gli interessi fondamentali e i desideri di pace del popolo, da quattro anni poniamo con forza la richiesta dell’elezione di un governo ad interim e di un’assemblea costituente. Siamo stati costretti a resistere militarmente solo perché i generali dell’Esercito Reale e il loro capo, il re feudale, nella sua crudeltà contro il popolo si sono avventurati nell’imposizione di un fascismo militare.

Il nostro partito sa bene che il popolo nepalese vuole una pace di vita, con una via d’uscita politica, non la pace morta che si arrende al feudalesimo medievale. Abbiamo anche chiaro che tutti, dall’ONU al principale vicino, all’intera comunità internazionale, ognuno dal suo punto di vista, stanno esprimendo la loro preoccupazione sulla situazione attuale del Nepal e presentano la propria soluzione del problema. Non ignoriamo neanche che, a causa di alcune nostre attività di resistenza contro la dittatura militare feudale, ci sono stati dubbi sulla nostra reale convinzione politica. Per eliminare questi dubbi e creare un contesto favorevole di fiducia pe una via d’uscita politica di largo respiro abbiamo fatto del nostro meglio per prendere l’iniziativa.

In questa situazione generale, la principale responsabilità di fornire una corretta via d’uscita politica per il Nepal e i nepalesi ricade sulle forze politiche del Nepal. Non è una situazione in cui qualcuno possa escludere che si siano o ci saranno cospirazioni per mettere fine alla stessa esistenza del Nepal, dichiarando decaduto il suo stato. Pertanto, con profondo senso di responsabilità verso la via d’uscita democratica e l’aspirazione alla pace del popolo nepalese e con lo scopo di dissipare i dubbi che ancora esistono in alcuni circuiti del nostro movimento, il nostro partito dichiara un cessate il fuoco unilaterale di tre mesi a partire dalla data di pubblicazione di questo comunicato. Durante questo periodo, l’Esercito Popolare di Liberazione sotto la nostra direzione resterà in stato di difesa attiva per cui resisterà solo in presenza di attacchi del nemico. Da parte sua, l’Esercito Popolare di Liberazione non realizzerà nessuna azione offensiva.

Speriamo e crediamo che questa nostra dichiarazione incoraggino tutte le forze che aspirano una pace con una via d’uscita politica di largo respiro per il Nepal a prendere una nuova iniziativa, dentro e fuori del paese. Confidiamo anche a partire delle forze interne al paese fino all’ONU, venga costruito un contesto positivo per risolvere il problema.

Vogliamo anche che sia chiaro che se il governo monarchico, equivocando il nostro senso di responsabilità verso il paese, il popolo e la via d’uscita politica come una debolezza, si lancerà in una crescente attività militare ed espansione dei suoi accampamenti, noi, dichiarando immediatamente decaduto il cessate il fuoco, eleveremo i nostri attacchi ad un livello superiore.

 

3 settembre 2005

Prachanda

Presidente PCN(Maoista)