| CHE NAUSEA! | 
| La cosiddetta “sinistra radicale” ha
        annunciato, per il prossimo 20 ottobre, una grande manifestazione per la
        difesa ed il rilancio del programma dell’Unione. 
        Dopo giorni in cui tutta la destra democristiana della coalizione
        di governo protesta contro questa discesa in piazza, e contro le
        sacrosante parole del deputato di Rc-Se Francesco Caruso «Gli assassini dei giovani precari sono Treu
        e Biagi» - cosa che non può in alcun modo essere
        smentita da nessuno, visto che sono stati proprio loro ad armare la mano
        dei padroni responsabili degli omicidi dei giovani precari, magari al
        loro primo giorno di lavoro senza alcuna preventiva formazione - il
        ministro del Lavoro (l’ex sindacalista Fiom alla Fiat a Torino Cesare
        Damiano) si improvvisa cabarettista ed afferma - vedasi “il
        manifesto” del 15 agosto, pagina 7, articolo di Alessandro Braga - «Al di là di quello che si dice, noi la
        legge Biagi la stiamo cambiando. Procederemo all’abrogazione delle
        forme di contratto particolarmente precarizzanti in maniera graduale», operando in tal modo, come nota lo stesso
        giornalista, «una debole apertura nei confronti del Prc».  Il problema è che la risposta rifondarola mira a
        depotenziare sul nascere il corteo del 20 ottobre, e lo esplicita il
        capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena, il quale gli risponde «Mi fa piacere che il ministro Damiano
        riconosca, sia pure con una formula un po’ obliqua, la necessità di
        rimettere mani nel protocollo sul welfare per chiarire gli equivoci sui
        contratti a termine».  L’esponente
        rifondarolo dimentica, non sappiamo se volontariamente o meno, che la
        parte più inaccettabile del protocollo sul benessere (welfare significa
        questo in italiano) è la decontribuzione degli straordinari i cui costi
        sono parificati a quelli del normale orario di lavoro, in modo da
        scoraggiare nuove assunzioni e permettere un maggiore sfruttamento della
        manodopera già impiegata. A questo proposito riteniamo paradossale che a
        ricordare questo tema fondamentale debba essere un esponente della
        formazione più a destra della cosiddetta “sinistra radicale”, Sd:
        infatti chi solleva la questione è Alfiero Grandi, sottosegretario
        all’Economia, in un’intervista rilasciata a Matteo Bartocci e da
        questi pubblicata su “il manifesto” del 19 agosto a pagina 5; tutto
        il resto della cosiddetta “sinistra radicale” tace! Un’ultima considerazione: la cosiddetta
        “sinistra radicale” aderisce alla proposta di una manifestazione,
        lanciata dai quotidiani “il manifesto” e “Liberazione”, per far
        sì che il governo non si discosti da quanto scritto nel programma di
        274 pagine presentato al pubblico il 10 gennaio 2006; va ricordato che
        in quell’occasione - noi lo bollammo come “una vera vergogna” (si
        veda a proposito l’articolo del 12 gennaio 2006 sul sito http://www.linearossage.it/editorialighio/prg_elez_pol06_unione.htm)
        - il Mortadella ed i suoi accoliti non parlarono affatto di
        cancellazione della legge Biagi ma di un suo semplice superamento, una
        formula ambigua che, come del resto tutto il resto del programma, si
        prestava alle più disparate interpretazioni. Questo significa che hanno ragione da vendere
        coloro - l’ultimo in ordine di tempo il capo dei burocrati della Cgil
        Guglielmo Epifani a pagina 5 del “manifesto” del 2 settembre, «Il corteo del 20 non ha senso» - che si lamentano per questa uscita
        demagogica della cosiddetta “sinistra radicale” che prima firma una
        cosa e poi la interpreta come preferisce. Se veramente avessero voluto evitare questo
        sconcio di intese su pensioni e benessere, i parlamentari della
        cosiddetta “sinistra radicale” avrebbero dovuto pensarci prima e non
        firmare il programma senza avere una formulazione chiara degli intenti
        dell’Unione.  Era del
        tutto illusorio pensare, o far credere agli elettori, che la destra
        della coalizione avrebbe dato seguito a queste, sia pur vaghissime,
        promesse di redistribuzione della ricchezza. Torino, 02 settembre 2007 |