IL 20 OTTOBRE E IL GRACIDARE DEI ROSPI

Ogni giorno che passa è sempre meno comprensibile la scelta della convocazione della manifestazione del 20 ottobre. “Liberazione” del 19 settembre, segnatamente pagina 2, aiuta chi è schierato - e noi siamo tra questi - contro un corteo che non ha nessuna motivazione, se non quella di mostrare la (presunta) forza di una parte della cosiddetta “sinistra radicale” (a questo proposito va ricordato come Sd ed i Verdi abbiano deciso di non partecipare alla parata) da contrapporre alle infelici uscite dell’ex presidente del Consiglio dei ministri del governo di centrosinistra del 1995, ed ex ministro del Tesoro del governo del Nano di Arcore del 1994, Lamberto Dini. Il Rospo, così è meglio conosciuto il servo degli yanqui ex governatore della Banca d’Italia, ha avuto il coraggio di affermare, il giorno prima, che non sarebbe entrato nel nascente Pd (dopo aver fatto parte dei 45 saggi che ne hanno creato il profilo politico, un vero record!) ma sarebbe restato nel centrosinistra salvo «non accettare ulteriori cedimenti alla sinistra massimalista» (sic!). Questa affermazione sovverte completamente la verità incontestabile - che sta alla base della convocazione della sfilata del 20 ottobre - che finora la destra della coalizione ha fatto sempre il bello ed il cattivo tempo a suo piacimento: ora che la cosiddetta “sinistra radicale” cerca di alzare la testa per non essere completamente travolta - rischiando la scomparsa - dalla sua stessa subalternità alla cultura dominante nella compagine governativa (il più sfrenato liberismo economico intrecciato con un verticismo esasperato, ed una ossessione per l’ordine e la sicurezza interna, voluto dai rappresentanti del Pd, in pratica i prodromi del moderno fascismo), la destra democristiana usa tutti i ricatti possibili per continuare a fare come vuole.  Il segretario rifondarolo, nella relazione introduttiva alla Direzione nazionale, ha chiesto «esplicitamente un salto di qualità a questo governo, alle sue politiche sociali ed ambientali» ed al presidente del Consiglio dei ministri in persona di pensare a «mediare tra noi e chi cerca di atterrare il programma dell’Unione, non solo tra le anime del Pd»; ecco esplicitata la tattica di Rifondazione: mediazione al massimo ribasso su un testo, il programma, che già di per se stesso è una mediazione al massimo ribasso. Rc-Se è stata da sempre contraria alla legge Bassanini (Franco Bassanini è stato ministro delle Riforme del primo governo D’Alema ed ora è approdato alla corte del presidente francese Nicolas Sarkozy, notoriamente tutt’altro che di sinistra) che prevedeva l’assegnazione degli appalti pubblici attraverso il sistema della “gara al massimo ribasso”: ora, seppur in un contesto diverso, gli infausti bertinottiani si apprestano ad accettare quel principio pur di salvare i posti di governo; inutile dire che a rimetterci saranno gli italiani.

Stefano Ghio

 

Torino, 19 settembre 2007