Mobilitazione europea per il veneziano Paolo Dorigo da 23 giorni in sciopero della fame

 

Si parla moltissimo di Adriano Sofri, capace addirittura di influire sul testo della futura Costituzione, ma molto poco di Paolo Dorigo, l'irriducibile «militante comunista» veneziano condannato nel 1994 a 13 anni e 6 mesi per l'attentato del 2 settembre 1993 contro la base Usaf di Aviano. Attentato che non provocò né morti né feriti, ma solo danni alle cose, per il quale Dorigo ha scontato 11 anni in regime di «elevata vigilanza», oltretutto per un processo più volte riconosciuto «ingiusto» dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Dorigo, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e rifiuta di chiedere la grazia, ha ripreso da 23 giorni lo sciopero della fame nel carcere di Spoleto, per ottenere la sospensione della pena o almeno i permessi per sottoporsi ad esami clinici.

A chiedere una maggiore «illuminazione» del caso sui giornali, per smuovere finalmente le autorità competenti, sono ora i deputati Luana Zanella (Verdi), Russo Spena (Prc), Giulietti e Vianello (Ds) e gli avvocati di Dorigo, Vittorio Trupiano e Sergio Simpatico. Nei giorni scorsi, ricordano i legali, è stata trattata al Parlamento europeo un'interrogazione del socialista olandese Jurgens proprio sulla vicenda del detenuto veneziano. La risposta di Jan Petersen, presidente del comitato dei ministri che vigila sull'applicazione delle decisioni della Corte europea di Giustizia, suona come l'ennesima condanna del sistema giudiziario italiano. «Le misure individuali ottenute dal richiedente a titolo di rimedio - dice Petersen il 5 ottobre scorso - sono attese da troppo tempo. La decisione non è stata ancora presa, benché la violazione sia stata accertata da più di cinque anni». Il presidente ricorda che più volte il comitato ha chiesto all'Italia di modificare la sua legislazione «per permettere che i procedimenti nazionali siano riaperti o rivisti quando necessario a por fine alle conseguenze di serie violazioni». L'Italia, prosegue Petersen, «ha informato che il ministro della Giustizia stava prendendo in considerazione l'ipotesi di una grazia presidenziale». Le «risoluzioni» contro l'Italia (la prima adottata nel 1998) sono state motivate dal fatto che le accuse a Dorigo formulate da un pentito sono entrate negli atti del dibattimento senza possibilità di «controesame» da parte dei difensori dell'imputato. Insomma, da sei anni, secondo la Corte europea, il processo dovrebbe essere rifatto. «Vorrei - dice Luana Zanella - che Paolo smettesse lo sciopero della fame e passasse il testimone a noi, che potremmo scioperare a staffetta. Non sappiamo più che cosa fare per mettere fine ad una vicenda che sfida non solo i principi del nostro ordinamento ma soprattutto il buon senso».

Andrea Bianchi
 

<< indietro