29-11-2006 proveniente da ASP sulla persecuzione del “(n)Pci”

 

Giriamo un comunicato che abbiamo appena ricevuto, riguardante l'occupazione della Mairie (Comune) del primo arrondissement di Parigi, organizzata da alcuni compagni e compagne per protestare contro l'estradizione dei compagni G.Maj, G.Czeppel. A. D'Arcangeli.
 
La Mairie è a due passi dal Ministero della Giustizia francese, dove lavora Mogini, il Magistrato italiano di collegamento presso il Ministero di Giustizia francese. La bandiera francese esposta al secondo piano è stata sostituita da una bandiera rossa e alla finestra è stato esposto uno striscione con scritto "no all'estradizione dei militanti rivoluzionari".
Il tutto è visibile anche dal Museo del Louvre.
 L'occupazione è iniziata alle 15 ed è ancora in corso.
 Per il momento non abbiamo altre informazioni.
 Di seguito il comunicato dei compagni francesi.
 No all'estradizione di Angelo D'Arcangeli, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel!

Venerdì 1 dicembre inizia il processo

Oggi 29 novembre 06, abbiamo deciso di fare un occupazione simbolica del Comune della prima circoscrizione di Parigi per denunciare la collaborazione delle autorità francesi con le autorità italiane nell'ambito della persecuzione dei militanti del (nuovo)Partito Comunista Italiano.

da ASP: “
un comunicato ricevuto oggi  …”

Tre militanti di questo partito sono in pratica in pericolo di estradizione verso l'Italia: Angelo D'Arcangeli, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel.
Nel 2003, il giudice Gilbert Thiel ha aperto, alla richiesta del governo Berlusconi, un'inchiesta per "associazione di malfattori a fini terroristici" contro Angelo D'Arcangeli, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel. Dopo tre anni d'inchiesta, il giudice G Thiel ha, l'otto settembre scorso, pronunciato il non luogo a procedere per questo capo d'imputazione. Per tentare di "salvarsi la faccia" e giustificare i mesi di privazioni della libertà alla quale sono stati sottomessi i tre militanti (in totale 56 mesi di detenzione, 47 mesi di libertà sorvegliata, 37 perquisizioni e 13 fermi), egli li ha dunque rinviati avanti al tribunale con una nuova accusa: "associazione di malfattori per la fabbricazione di documenti falsi".
Il processo inizierà venerdì 1° dicembre. L'udienza è stata fissata alle 13.30 al Tribunale Correzionale di Parigi (M° Cité), Aula 16/2. Il Processo si concluderà certamente per l'assoluzione di D'Arcangeli e la condanna di G. Maj e G. Czeppel a pene inferiori a quelle che hanno già scontate.
Allo stesso tempo, un giudice italiano, Paolo Giovagnoli della Procura di Bologna, sta per montare un nuovo processo per "associazione sovversiva" contro il (n) PCI. Egli presenterà subito la richiesta di estradizione per D'Arcangeli, G. Maj, G. Czeppel. Anche questo processo si concluderà con un non luogo a procedere, dopo aver fatto subire due anni di carcerazione preventiva ai tre militanti e ad una trentina di altri simpatizzanti del (n)PCI che vivono in Italia.
Noi siamo sicuri che la richiesta di estradizione sarà fatta. Tutti gli elementi portano in questa direzione: il giudice G. Thiel ha in effetti deciso di non pronunciare il non luogo per "terrorismo" dal momento che il giudice Paolo Giovagnoli ha fatto sapere che è pronto a montare un nuovo processo per "terrorismo". Fin tanto che la procedura giudiziaria francese sarà in corso, l'estradizione non sarà possibile.
È per questo motivo che Thiel ha pronunciato il non luogo a procedere. Il processo che inizierà venerdì 1° dicembre è soltanto un modo per salvarsi la faccia e lasciare campo libero ai persecutori italiani.


Noi chiediamo la fine di questo accanimento politico e giudiziario che viola i diritti politici più elementari!

No alla collaborazione delle autorità francesi e le autorità italiane
No all'estradizione di A. D'Arcangeli, G. Maj e G. Czeppel !
Chiusura immediata dell'inchiesta avviata dal giudice P. Giovagnoli !

 

 

 

Comunicato dei Carc

 

NO alla persecuzione dei comunisti!

 

La campagna di persecuzione contro i comunisti avanza nel nostro paese come in tutta Europa. Ancora una volta la magistratura, nel caso specifico la Procura della repubblica presso il Tribunale di Bologna, attraverso il pubblico ministero Paolo Giovagnoli, intenta una nuova caccia alle streghe, un’operazione di repressione preventiva degna dei tempi del fascismo, contro il (nuovo) Partito comunista italiano.

Per i prossimi mesi si preparano quindi dai 12 ai 40 arresti di presunti membri del (nuovo) Partito Comunista Italiano per Associazione sovversiva (art. 270 bis), imputazione nata nel ventennio fascista con il codice Rocco e applicata dai Tribunali speciali fascisti per incarcerare centinaia di comunisti e antifascisti (sulla persecuzione politico-giudiziaria della “carovana” e del (n)PCI vedere il dossier a cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri politici del (n)PCI -Parigi, qui allegato).

Denunciamo la campagna che la magistratura, su commissione della banda Berlusconi prima e oggi con il Governo di centro sinistra, opera da lungo tempo contro la rinascita del movimento comunista nel nostro paese. Questa è l’ottava inchiesta aperta a carico della “carovana” che dal 1980 ad oggi ha lavorato con forza e determinazione alla rinascita del movimento comunista e alla costruzione di un nuovo partito comunista nel nostro paese. Le precedenti inchieste si sono sempre concluse con un non luogo a procedere e con un’archiviazione.

Sappiamo che lo zelante persecutore di turno, Paolo Giovagnoli, già salito all’onore delle cronache per la sua attività di inquisitore e dispensatore del reato associativo a Bologna, come ad esempio contro gli studenti, rei di aver autoridotto la mensa, non si fermerà e cercherà di ottenere, vista la formalizzazione della chiusura della fase investigativa,  gli arresti che richiede.

Oggi la borghesia attacca apertamente i  diritti di espressione, associazione, organizzazione delle masse popolari. Si delinea sempre più chiaramente la tendenza “eversiva” della borghesia, a violare sistematicamente le leggi del suo stesso ordinamento. Con l’alibi della lotta al terrorismo si giustifica la persecuzione dei comunisti, degli antimperialisti, degli immigrati, dei rifugiati politici a livello nazionale e internazionale (sequestri di immigrati, caso Abu Omar, utilizzo sistematico della tortura, pratica di annientamento contro i prigionieri rivoluzionari articolo 41/bis, creazioni di polizie parallele, intercettazioni e schedature di massa, violazione dello statuto di rifugiati politici, liste nere contro organizzazioni comuniste e antimperialiste).

I tentativi in sede UE di interdire il simbolo della falce e martello, l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa il 25 gennaio scorso della direttiva Lindblad, sono segnali chiari dell’intenzione della borghesia di criminalizzare il comunismo e perseguitare chi professa e lavora per la rinascita del movimento comunista, chi lotta per una società senza più padroni, senza sfruttamento, miseria e guerra.

A ciò si aggiunge l’accelerazione della repressione nel nostro paese e i fatti di questi mesi lo dimostrano: gli arresti e le perquisizioni contro i compagni sardi di A Manca Pro S’Indipendentzia, punto di riferimento della lotta anticoloniale e antimperialista in Sardegna, e la vergognosa sentenza del Tribunale speciale di Milano contro gli antifascisti milanesi, rei di aver difeso in piazza i valori della Resistenza e di aver tentato di impedire una parata nazifascista nella Milano capitale della Resistenza e della liberazione dal nazifascismo.

Quando esponenti della borghesia (i Ricucci, i Previti, i Vittorio Emanuele, i Fazio), quelli che loro chiamano vip, cascano, per errore o per  lotta interna tra fazioni, nelle maglie della magistratura la repressione per loro significa pochi giorni di carcere e nella peggiore delle ipotesi arresti domiciliari nelle loro lussuose ville, per le masse popolari, per le sue avanguardie, per i comunisti e gli antifascisti significa mesi e anni di carcere.

La giustizia della borghesia è la giustizia di una classe che deve difendere con le unghie e con i denti il proprio potere, privilegi, vizi e immense ricchezze accumulate sulla fatica e il sangue delle masse popolari.

La persecuzione contro il (n)PCI  si inserisce nel clima più generale  di attacco alle conquiste di civiltà e progresso ottenute nel nostro paese dai comunisti e dalle masse popolari grazie alla Resistenza e alla vittoria sul nazifascismo. Si inserisce nella tendenza eversiva e reazionaria che la borghesia mette in campo per cercare di gestire la crisi profonda, economica, politica e culturale, che la attanaglia.

Per la borghesia contrastare la rinascita del movimento comunista e il rafforzamento del (n)PCI è il compito centrale nella sua guerra contro le masse popolari.

Facciamo  appello a tutte le organizzazioni comuniste, antimperialiste, anarchiche, progressiste, ai sinceri democratici, agli organismi e movimenti di lotta a respingere la campagna in atto di criminalizzazione del comunismo e di persecuzione dei comunisti..

 

Invitiamo tutti a esprimersi pubblicamente sull’inchiesta del “novello Torquemada” Giovagnoli contro il (n)PCI, a inviare telegrammi di protesta all’indirizzo della Procura di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 401347 Bologna, tel. 051201111, fax 051 201948, inviare una e-mail per conoscenza

al nuovo indirizzo del CAP: cap-npci-paris@voila.fr

 

A costituire entro fine anno un momento nazionale di discussione sulla situazione repressiva nel nostro paese.

 

Colpire i comunisti vuol dire colpire le masse popolari, colpire le conquiste di civiltà e progresso frutto della lotta di liberazione.

 

CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo,