Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

LA VERITA’ E’ RIVOLUZIONARIA E NON CE LA RACCONTANO I FILM BORGHESI E NEMMENO I MAGISTRATI LIBERTICIDI FRANCESI CHE STILANO LA MONTATURA DELL’ASSIOMA PCE r = GRAPO

SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI POLITICI SPAGNOLI DEL PCE r E DEI GRAPO CHE SEMPRE SI SONO BATTUTI AL FIANCO DEI PRIGIONIERI POLITICI RIVOLUZIONARI IN LOTTA IN EUROPA

Complemento alla Pubblicazione della Edizione Italiana del Libro “La Guerra di Spagna, il PCE e l’Internazionale Comunista” (traduzione di Paolo Dorigo, dallo spagnolo, delle parti aggiunte alla seconda edizione del libro:

Aproximacion a la Historia del PCE” 2a ed.

settembre 1997

la traduzione e le note dell’edizione italiana di Rapporti sociali sono pure curate da Paolo e frutto di lavoro editoriale collettivo –ad esclusione della presentazione del neorevisionista U.C.-, ma la 2° parte ed il capitolo 5.5 aggiuntivo non è mai stata data alle stampe dall’Editore) – Presto in mancanza di una nuova seconda edizione priva della introduzione di U.C., nei limiti delle nostre possibilità metteremo in rete l’intero testo

indice delle traduzioni:

·       Breve cronologia storica (PCE r)

·       Presentazione alla 2° edizione (PCE r)

·       Capitolo 5.5 GLI AVVENIMENTI DI MAGGIO (PCE r)

·       Appendice 1 La Guerra di Spagna Fu una Lezione Per le Masse ed Anche Per i Comunisti (da:José Diaz, Segretario Generale del PCE, “Gli Insegnamenti di Stalin, Guida Luminosa Per i Comunisti Spagnoli”, edito in Messico, 1940)

·        Appendice 2 Risoluzione del Presidium del Comitato Esecutivo della Internazionale Comunista, 15 Maggio 1943

·       Appendice 3 Sul Movimento Guerrigliero In Spagna - (Il testo è un estratto di un documento attribuito, dall'Archivio Storico del PCE -AHPCE-, ad Antonio Cordón, dirigente del PCE e membro componente della direzione centrale della guerriglia stabilitasi in Francia; è datato marzo 1948)

·        Appendice 4 Indice delle Sigle

·        Appunti sulla presentazione ai lettori italiani della Ia edizione italiana

·       

 

 

Breve Cronologia Storica

1808: Ammutinamento di Aranjuez. Sollevazione popolare del 2 maggio a Madrid contro le truppe napoleoniche.

1812: Viene approvata la Costituzione di Cadice.

1814: Ha termine la Guerra di Indipendenza.

1820: Sollevazione del comandante Riego alla testa di un contingente militare destinato a soffocare l'insurrezione nelle colonie.

1820-1823: Triennio liberale.

1821-1824: Indipendenza del Messico e di tutta l'America centrale dai colonialisti spagnoli.

1839: Il Patto di Vergara pone fine alla prima guerra carlista.

1843: Incoronazione di Isabella lì.

1848: Insurrezioni rivoluzionarie in diversi paesi Europei; è la prima grande battaglia tra la borghesia e il proletariato. A Madrid, il popolo si solleva contro il governi di Narváez.

1864: Il 28 settembre viene fondata a Londra la Associazione Internazionale dei Lavoratori [AIL, in spagnolo AIT, ndT], conosciuta con il nome di I Internazionale.

1868: Fanelli, delegato della AIL, è inviato in Spagna, dove crea nuclei internazionalisti a Madrid e a Barcellona.

1871: Proclamazione della Comune di Parigi.

1873: Il 18 febbraio è proclamata la I Repubblica, primo tentativo conseguente alla rivoluzione democratico-borghese in Spagna.

1874: L'esercito scioglie il Parlamento della I Repubblica e i Borboni ripristinano al potere la loro dinastia in Spagna.

1879: Fondazione del PSOE.

1909: La Settimana Tragica di Barcellona.

1911: Fondazione della CNT.

1914: Scoppia la I Guerra imperialista mondiale.

1917: Il 7 novembre il proletariato prende il potere in Russia.

1919: Viene fondata in Russia la Internazionale Comunista (IC).

1921: Fondazione del PCE.

1923: Colpo di Stato in Spagna del generale Primo de Rivera.

1929: Crack della borsa a New York.

1931: Proclamazione della Il Repubblica spagnola, l'undici aprile.

1932: Sollevazione militare a Madrid e Siviglia diretta dal generale Sanjurjo ("La sanjuriata").

1932: IV Congresso del PCE.

1933: Il 30 gennaio il partito nazista sale al potere in Germania.

1934: Sciopero generale a Madrid, nei Paesi Baschi, a Barcellona, ecc., e insurrezione armata delle masse operaie nelle Asturie.

1935: Celebrazione del VII Congresso dell'Internazionale Comunista.

1936: Il 16 febbraio il Fronte Popolare trionfa nelle elezioni generali spagnole. Il 18 luglio avviene il sollevamento militare fascista.

1937: Gli "avvenimenti di maggio": tentativo di "golpe" anarco-Trotzkysta a Bercellona contro il Governo della Repubblica.

1938: Il "Patto di Monaco" tra Germania, Gran Bretagna e Francia.

1939: A marzo avviene il golpe capitolazionista del colonnello Casado. Il 28 dello stesso mese le truppe repubblicane si arrendono e i fascisti fanno ingresso a Madrid.

1939: In settembre ha inizio la II Guerra Mondiale con l'invasione della Polonia da parte delle truppe naziste.

1943: Sconfitta delle truppe hitleriane nella battaglia di Stalingrado, in Unione Sovietica.

1945: L'Esercito Sovietico conquista Berlino.

1949: L'Esercito di Liberazione Popolare Cinese fa ingresso a Pechino.

1954: Si celebra il V Congresso del PCE, nel quale prende il sopravvento la linea revisionista.

1955: Ammissione dello Stato Spagnolo all'ONU.

1955: Franco designa quale suo successore Juan Carlos de Borbon.

1956: Celebrazione del XX Congresso del PCUS nel quale si affossa la linea marxista-leninista e tutta l'opera rivoluzionaria precedente.

1956: Il PCE formula il programma di "riconciliazione nazionale".

 

 

Presentazione alla Seconda Edizione

Il libro che presentiamo qui, con il titolo di "Aprossimazione alla Storia del PCE", fu pubblicato precedentemente per capitoli, come supplementi di Resistencia. Ouesto ci ha permesso di inserire nella presente edizione alcune opinioni e correzioni suggerite dai militanti e simpatizzanti del Partito. Nonostante ciò, se si eccettua l'ultima parte del Capitolo V, riferito agli “avvenimenti di Maggio”, che non appariva nella precedente edizione, delle altre modificazioni che abbiamo introdotto si può dire ben poco, giacché si tratta di semplici sfumature o di correzioni redazionali.

Gli "avvenimenti di Maggio", il tentativo di "golpe" anarco-trotzkista della primavera 1937, e la lotta che venne scatenata contro di esso, furono, certamente, un avvenimento politico di enorme importanza, che evidenziò l'antagonismo a cui erano giunte le contraddizioni nel Fronte Popolare. Perciò risulta di grande importanza per poter comprendere ciò che doveva accadere nel paese, in particolare la formazione del "blocco anticomunista" e del golpe controrivoluzionario di Casado, che costituì l'ultima pugnalata alle spalle contro la Repubblica.

In ogni modo, e come già indicammo nella presentazione della prima edizione, non bisogna dimenticare che quest'opera vuole essere una "Aprossimazione" alla storia, che ha per principale protagonista e oggetto della nostra attenzione il PCE. Sicché, allo scopo di non sovraccaricare oltre il contenuto a detrimento della sua chiarezza espositiva e del suo carattere fondamentalmente interpretativo, abbiamo fatto astrazione da numerosi dati e fatti, salvo nei casi in cui erano imprescindibili per comprendere il percorso fatto dal PCE. D'altra parte, abbiamo ritenuto, in ogni momento, di appoggiarci,  per le nostre valutazioni e conclusioni, sulla documentazione del PCE e della IC che abbiamo potuto consultare. Orbene, il lettore deve tenere in debito conto che la attività del Partito in questi primi tempi (e anche dopo) -come avvertiva Luìs Portela, uno dei fondatori del PCE, "non si registra negli atti ma nei fatti", cosa che, certamente, rende più difficile il lavoro di ricerca. Come egli stesso segnala, ci serva almeno da consiglio il pensare che questa carenza di testimonianze scritte della vita del PCE ostacolò anche l'azione della polizia".

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 5    Il Sollevamento Fascista e la Rivoluzione Popolare

Paragrafo Aggiunto 5.5.   Gli "Avvenimenti di Maggio".

Nella misura in cui le necessità della guerra rendevano più vicino il momento della soluzione di tutta una serie di problemi, sia al fronte che nella retroguardia, davanti alla necessità di unificare i mezzi e le energie dirette a far fronte alle forze fasciste, le incoerenze delle altre organizzazioni operaie, così come la loro progressiva perdita di influenza tra le masse, si rendevano sempre più evidenti. Tutto questo, parallelamente, por­tava a galla l'antagonismo latente della maggioranza dei dirigenti socialdemocratici della FAI e del POUM, contro i comunisti, tanto da ricorrere a frequenti provocazioni contro questi ultimi e in alcuni casi addirittura con l'appoggio della base che rimaneva ancora sotto la loro influenza.  Una di queste provocazioni, la più sanguinosa, ebbe  luogo all'inizio di Maggio del 1937, a Barcellona, mentre era in corso l'offensiva dell'esercito fascista contro la Biscaglia, Santander e le Asturie, ed era invece necessaria la concentrazione delle forze e delle energie del popolo nella lotta contro il nemico.  I rapporti di forza, nelle fila operaie, specie in Catalogna, dove l'anarcosindacalismo aveva maggior peso, stava cambiando a favore del PSUC, cosa che comportava degli inevitabili effetti negli organi governativi.  Nel Dicembre 1936 il Consiglio della Generalitat della Catalogna venne riorganizzato, con l'estromissione di un rappresentante della CNT e del dirigente del POUM Andreu Nin. Ma furono fatte contemporaneamente delle concessioni agli anarchici, lasciando nelle loro mani il Consiglio della Difesa, nonostante fosse noto che stavano portando avanti tutta una campagna contro la mobilitazione generale e l'integrazione di tutti i combattenti nell'Esercito Popolare. In quello stesso periodo, un foglio anarchico affermava che nella guerra moderna "ha importanza la tecnica e la strategia, ma non la disciplina, che presuppone la negazione della personalità". Così, sul fronte di Aragona, dove all'inizio della guerra combattevano 42.000 uomini appartenenti a diversi gruppi anarcosindacalisti, alcuni mesi dopo rimanevano solo 18 mila di loro, che un po' alla volta lasciavano il fronte dirigendosi a Barcellona o nelle altre città catalane per rispondere agli appelli dei loro capi a fare la rivoluzione".

"Ruta" il periodico dei giovani libertari, stigmatizzava negativamente la difesa della Repubblica, che qualificava come regime borghese. Analogamente faceva la stampa dei trotzkisti.  Gli anarchici, che controllavano le frontiere con la Francia, i porti e le comunicazioni, giunsero fino ad interferire nelle conversazioni del Presidente della Repubblica.  Gli incidenti si moltiplicavano. L'ambiente era già ribollente allorquando, il 3 Maggio, uno di questi incidenti face scoppiare la rivolta.

Il Ministro degli Interni della Generalitat ordinò la presa della azienda telefonica. Fu accolto con una sparatoria. A Barcellona si alzarono immediatamente le barricate. Gli aderenti alla FAI rivolsero un ultimatum al governo catalano chiedendo lo scioglimento di tutti i partiti politici e delle forze armate della Generalitat.  Gruppi armati aderenti al Fronte (che non si sciolse grazie agli sforzi di alcuni responsabi1i centristi che, insieme ai combattenti del PSUC, si sforzarono di mantenere l'unità, si lanciarono all'assalto delle sedi istituzionali del PSUC, della UGT, del "Casale Karl Marx", ecc. Ci furono 500 morti. Nei mesi che seguirono questi fatti, il PSUC cercò di impedire lo scontro armato tra le organizzazioni operaie, senza rispondere alle continue provocazioni e agli assassinii dei suoi militanti. Ma, davanti al sollevamento dei membri della FAI e del POUM, sia il Partito che le JSU [Gioventù Socialiste Unificate, ndT] e la UGT mobilitarono tutte le proprie forze per soffocarlo. Ad ogni modo, questa avventura era votata al fallimento, ma né gli aderenti alla FAI né i trotzkisti riuscirono a trascinare la massa degli operai confederali dai quali rimasero sempre emarginati.

Il sollevamento di Maggio costò molto caro agli anarchici. La CNT, principale sindacato operaio della Catalogna fino ad allora, perse molta influenza, e venne a poco a poco spiazzata dalla UGT. Pure l'autonomia della Catalogna ne risentì, dato che se era corretta la decisione di sottoporre al comando del governo centrale tutte le forze militari, per creare una unica direzione militare della guerra, non si può dire la stessa cosa per la decisione di sottovalutare anche i compiti diretti al mantenimento dell'ordine pubblico, attribuite alla Generalitat dallo Statuto del ‘32. Questa misura che contrastava le prerogative autonome, irritò fortemente i sentimenti nazionali ed ebbe delle gravi conseguenze sul futuro.

Il rifiuto di Largo Caballero dall’ assumere delle misure contro gli istigatori del sollevamento di Barcellona, con la scusa che si trattava di uno scontro interpartitico, causò la sua caduta dal governo e la sua sostituzione con Negrín. Il PCE, da parte sua, dava molta importanza al nuovo governo, ma questo fatto ebbe poi delle gravi ripercussioni negative. Il suo timore di rompere l'unità nel Fronte Popolare lo spinse a denunciare chiaramente e apertamente le incertezze del governo e degli altri partiti che lo componevano, e soprattutto, a non denunciare la tendenza alla formazione di un blocco anticomunista guidato dai caballeristi [dal nome di Largo Caballero, ndT] e dai suoi nuovi alleati anarchici, e da alcune altre formazio­ni repubblicane e nazionaliste. In realtà, dietro l'apparenza di questa alleanza anticomunista che andava delineandosi, si nascondeva una politica di capitolazione ai fascisti e di abban­dono della Repubblica Popolare alla quale, da questo momento in poi, solo il PCE dedicò una decisa difesa. Gli avvenimenti di Maggio non furono altro che il preludio di quello che successivamente sarebbe accaduto a Cartagena e del successivo golpe casadista.

Il PCE e il PSUC non seppero trarre le necessarie esperienze da ciò che era accaduto a Barcellona. Non videro che la lotta contro l'anarchismo non poteva essere portata a termine da una mera posizione di difesa ad oltranza della legalità repubblicana, ma che occorreva invece una posizione di lotta indipendente, di difesa della Repubblica Popolare che sapesse preservare al contempo l'unità combattiva della classe operaia e le sue conquiste rivoluzionarie. Inoltre, il PCE e il PSUC non seppero fare distinzioni tra le diverse correnti anarchiche, né sfruttare le divisioni e i dissensi tra loro; non seppero neppure guadagnarsi l’amicizia dei suoi dirigenti più combattivi e onesti. In questo modo, molti operai cenetisti, stufi di queste avventure, ma del tutto disorientati, cadettero sotto l'influenza dei socialdemocratici e dei nazionalisti.

 

 

 Appendice 1

La Guerra di Spagna Fu una Lezione Per le Masse ed Anche Per i Comunisti (da:José Diaz, Segretario Generale del PCE, “Gli Insegnamenti di Stalin, Guida Luminosa Per i Comunisti Spagnoli”, edito in Messico, 1940)

 

Nel determinare la nostra linea politica e tattica, noi comunisti spagnoli; dobbiamo tener presenti i princìpi tattici del leninismo, così come li ha formulati Stalin: "il principio ineludibile di tenere presente la verità del fatto che la propaganda e la educazione da sole non sono sufficienti all'educazione politica di milioni di proletari, ma che è l'esperienza politica delle masse stesse ad essere necessaria". (Stalin: "Commenti su argomenti di attualità")

La rivoluzione democratico-borghese, in particolare nel periodo della guerra nazionale rivoluzionaria, dette alle masse una grande esperienza. Nel corso di questa lotta, il proletariato riconobbe il suo potere e il suo ruolo di classe dirigente. Le masse contadine videro nella classe operaia il proprio nuovo alleato e la migliore guida. Migliaia di persone nuove sorsero dal più profondo della classe operaia e del popolo spagnolo, uomini che  grazie al proprio eroismo e alla propria capacità, occuparono tra l'80 e il 90% dei ruoli di direzione intermedi.

Nell'industria e nell'agricoltura decine di migliaia di uomini, donne e giovani, rivelarono il proprio entusiasmo creativo svilup­pando una capacità produttiva fino ad allora sconosciuta nel paese, e così si guadagnarono un lavoro sicuro indipendentemente dal fatto che i centri produttivi fossero il principale e permanente obiettivo degli attacchi aerei e dei bombardamenti del nemico. L'iniziativa delle masse, il loro entusiasmo e la loro abnegazione costituirono le condizioni per le nostre grandi operazioni militari; la difesa di Madrid è l'evidenza più contundente della volontà e della energia del popolo, che compensò gli errori dei comandanti incompetenti, successivamente divenuti traditori, con la sua tremenda energia. Un'altro esempio significativo è la difesa del Levante, dove migliaia di combattenti lottarono per settimane senza alcuna tregua; dove le masse, con l'energia febbrile dell'ispirazione, trasformarono le campagne e le colline del Levante in zone fortificate chiudendo in pochi giorni la strada agli invasori nemici. Infine, dobbiamo citare l'esemplare battaglia dell'Ebro, una delle maggiori battaglie della nostra guerra, in cui migliaia di combattenti, soldati, comandanti e commissari politici rimasero bloccati per oltre quattro mesi sotto un fuoco nemico infernale; e diedero un esempio che una volta ancora ci dimostra l'invincibile Potere della classe operaia e delle sue capacità creative.

Nella nostra guerra, le masse acquisirono attraverso esempi concreti e reali, una conoscenza che è di importanza decisiva per la continuazione della lotta nelle nuove condizioni.

Le masse si resero conto dell'importanza dell'unità rivoluzionaria e compresero che il compito della classe operaia è quello di assumere la direzione nella lotta di tutto il popolo. Compresero l'importanza di una ferma alleanza con la classe contadina. Dopo le amare esperienze della politica del "non intervento", compresero l'importanza e il carattere proprio delle democrazie borghesi quale forma, essenzialmente, propria, del dominio capitalista. Si convin­sero del fatto che queste democrazie non sono che un mezzo per ingan­nare le masse, una cortina di fumo dietro la quale si nascondono i gruppi dominanti della reazione capitalista. Si convinsero con i propri occhi che la “teoria” e la pratica dell'anarchismo crollavano di fronte alla realtà della rivoluzione popolare. Si convinsero del fatto che la socialdemocrazia porta la classe operaia alla sconfitta e che i dirigenti della II Internazionale tradirono gli interessi del proletariato internazionale, come quelli che, all'epoca, tradirono gli interessi del popolo spagnolo.

Nella loro ostinata ed eroica lotta, le masse riconobbero che non c'è cammino per la liberazione dallo sfruttamento e dal giogo capitalista al di fuori della lotta rivoluzionaria. La classe operaia spagnola riconobbe che l'internazionalismo proletario è la forza che unisce la classe operaia in un fronte unico contro il nemico comune. Dalle esperienze della sua lotta individuò anche il profon­do abisso che separa gli Stati capitalisti dai Paesi del socialismo. Per questo l'idea del socialismo penetrò profondamente nella coscienza delle masse, perché nei giorni in cui più era dura la lotta, i suoi più fedeli amici si trovavano insieme con loro. Per questo i lavoratori spagnoli pronunciano la parola Unione: Sovietica e il nome del compagno Stalin con profondo e inesauribile amore.

Milioni di operai, contadini e intellettuali compresero per la prima volta il ruolo di un Partito rivoluzionario. Videro questo Partito nel suo lavoro quotidiano nei posti più pericolosi e gli riconobbero la sua forza poderosa e degna di fiducia, capace di difendere gli interessi della classe operaia. Lo riconobbero come il loro proprio Partito. E' per questo che si unirono attorno ad esso per risolvere i problemi di ogni giorno; per questo lo appoggiarono attivamente e gli diedero totale fiducia. Se le masse lavoratrici furono in grado di comprendere tutto questo, fu grazie alla loro stessa esperienza, e alla direzione del Partito Comunista che si sforzò di elevare la loro coscienza di classe sulla base delle loro stesse esperienze.

Se il Partito Comunista si trasformò nel Partito genuino delle masse operaie, ciò avvenne non solo perché educava le masse ma anche perché apprendeva da esse. Nell'agire in questo modo, il Partito seguiva le parole del compagno Stalin: “Noi, i dirigenti, vediamo le cose, gli avvenimenti, le persone, soltanto da un lato, diciamo dal di sopra; la nostra visione, di conseguenza, è più o meno limitata. Le masse, al contrario, vedono le cose, i fatti, le persone, da un'altro lato, si potrebbe dire dal di sotto; la loro visione è di conseguenza in un certo qual modo limitata. Per giungere alla soluzione corretta dei problemi, queste due esperienze devono combinarsi. Solo così si può avanzare correttamente". (Stalin, “Relazione al Plenum del C.C. del PC(b) dell'URSS”, marzo l937). All'inizio della rivoluzione democratico-borghese, nell'aprile 1931, il nostro Partito non era altro che una associazione di gruppi sparsi in tutto il paese, ai quali mancava la chiarezza ideologica e la stabilità organizzativa. Il Partito crebbe nella lotta quotidiana, liberandosi gradualmente del settarismo e nel 1935 contava già su 20.000 aderenti.

Alla vigilia del sollevamento organizzato dai generali, migliaia di militanti furono attratti dal nostro Partito, che poteva contare in quel momento su 100.000 militanti. Ciò fu possibile grazie alla attiva partecipazione del Partito nella lotta armata nelle Asturie, al suo ruolo di avanguardia nello spronare le forze progressiste del paese ad entrare nelle fila del Fronte Popolare contro la reazione che stava preparando l'instaurazione di una dittatura terroristica.

Quando ebbe inizio il conflitto armato, il Partito si trovò a dover risolvere problemi politici e organizzativi della massima importanza, sul percorso da intraprendere; obiettivi che per il loro carattere e la loro ampiezza non avevano precedenti. La guerra esigeva la presenza di quadri del Partito nell'esercito, nella industria, nelle campagne, nell'apparato dello Stato, nei sindacati, e per le necessità del lavoro quotidiano del Partito stesso; doveva trattarsi di quadri fermi e capaci che comprendessero la nuova situazione e fossero autentiche guide e dirigenti  delle masse.

Il Partito Comunista crebbe e si fortificò nella lotta armata, al fronte e nella lotta contro i nemici del popolo nella retro­guardia, contro la cosiddetta quinta colonna e i criminali contro-rivoluzionari trotzkisti. Il Partito crebbe e si fortificò nella lotta contro gli avventurieri anarchici e gli opportunisti socialdemocratici.

Il compagno Stalin ci insegna a vigilare sull'unità e la purezza ideologica del Partito. Noi sostenevamo una lotta senza quartiere contro le deviazioni nelle nostre fila; noi fortificavamo la disciplina del Partito e fummo capaci di stabilire una unità di ferro nelle nostre fila fino al punto  di riuscire ad affrontare tutte le prove a cui ci sottoponeva la guerra.

Gli insegnamenti di Lenin e di Stalin sul Partito di nuovo tipo permisero ai comunisti spagnoli di forgiare un Partito composto di oltre 300.000 membri (cifra riferita al solo territorio repubblicano), un Partito che corresse i propri errori e non ebbe timori né verso la critica né verso l'autocritica. Dal grande Stalin noi, comunisti spagnoli, apprendiamo l'audacia rivoluzionaria, la vigilanza contro gli intrighi del nemico, la fermezza nel seguire una politica e la flessibilità nell'affrontare con rapidi e inaspettati cambiamenti la situazione.

Il nostro Partito era considerato e appoggiato da vaste masse. E questo è naturale, visto che il popolo poté toccare con mano il valore e l'eroismo dei comunisti durante gli indimenticabili giorni della difesa di Madrid, di Teruel e delle battaglie dell'Ebro.  Il popolo vide che il Partito non si limitava a correggere le direttive e gli insegnamenti, ma che a sua volta indicava la strada da percorrere, con l'esempio.

Il Partito seppe come comunicare il suo spirito di auto-sacrificio e di eroismo alle masse. Attraverso continue lotte, il Partito mantenne comunque sempre stretti legami con le masse. Per questo  il Partito Comunista era amato dal popolo spagnolo e continua ad esserlo. Il Partito Comunista di Spagna seguì una giusta linea politica durante la guerra nazionale rivoluzionaria, ma commise anche degli errori, il principale dei quali fu che, saputa la minaccia della ribellione controrivoluzionaria a Madrid (5-6 marzo del 1939), non ne mise a conoscenza le masse, e che non operò con la necessaria energia e risolutezza allorquando iniziò la ribellione così come richiedeva la difficile situazione. Ma il Partito riconobbe sempre onestamente i propri errori e ciò contribuì a rafforzare il suo prestigio e la sua unione alle masse. Ma nonostante la linea politica corretta del nostro Partito, il popolo spagnolo subì una seria sconfitta.  Il governo di Franco voleva farne uso per distruggere il nostro Partito, ardente combattente pieno di abnegazione contro la dittatura della borghesia e dei latifondisti. Indipendentemente dagli innumerevoli colpi diretti contro il nostro Partito, esso vivrà sempre, perché vive nel profondo del cuore delle masse.

Nella nuova situazione, i comunisti spagnoli non si fanno prendere né dal panico né dalla disperazione. Ricordiamo le parole del compagno Stalin: “Un vero rivoluzionario non è colui che dimostra il suo valore nel periodo vittorioso, ma quello che sa come lottare, non solo nel momento dell'avanzamento vittorioso ma anche nel periodo del riflusso della rivoluzione; colui che dimostra il proprio valore nel periodo della sconfitta del proletariato, che non perde la testa, che non abbandona il cammino quando la rivoluzione soffre una sconfitta e il nemico incassa i propri successi; quello che non si fa prendere dal panico, né cade in disperazione nel periodo del riflusso della rivoluzione”. (Stalin, “All'opposizione”, edizione russa).

Il nostro Partito, educato nello spirito di Lenin e Stalin, ha mantenuto la sua unità politica, la sua lealtà ai princìpi del marxismo-leninismo, la sua ferma determinazione a vincere questo transitorio e difficile periodo. Ha mantenuto la sua incrollabile fede nella inevitabile vittoria della classe operaia. Tutto ciò tempra i comunisti e li rende fermi, incrollabili campioni della classe operaia.

Né il repentino cambio della situazione, né la propaganda con cui la reazione intende ricoprire il carattere imperialista della guerra, né la fame, né il terrore, possono far deviare dal proprio percorso i comunisti, o impaurirli, o terrorizzarli.

La maggioranza dei nostri militanti compie il loro dovere verso il Partito anche nella nuova situazione. Nei campi di concentramento spagnoli, semplici membri del Partito danno l'esempio di fermezza, di sacrificio e una ferma e incrollabile volontà di affrontare le nuove prove imposte loro dalla lotta.

I tribunali di Franco hanno condannato migliaia di comunisti ma non hanno potuto condannare pubblicamente un solo comunista come hanno fatto per esempio con le sentenze di condanna dei dirigenti “pentiti” socialisti e anarchici, perché i comunisti seppero essere fermi e valorosi negli interrogatori e nel processo, come conviene ai rivoluzionari proletari.

Le migliaia di comunisti ammucchiati negli antri infernali dei campi diconcentramento hanno mantenuto la loro lealtà al Partito e alla classe operaia.

“Comprenderete la difficoltà della nostra situazione -scrive un compagno- poiché la politica reazionaria ha degli effetti terribili nei nostri confronti. Ogni giorno, la lotta assume forme più acute, sia dentro che fuori la nostra prigione, i nostri nemici utilizzano tutte le opportunità per colpirci. Ma noi resistiamo e loro iniziano a disperare. Fino ad oggi non abbiamo perduto una sola posizione, un solo uomo. Noi guardiamo al Partito come alla fanciulla dei nostri occhi, e possiamo segnalarvi dei buoni risultati ...”

Sentiamo le direttive come fossero nostre, aumentiamo le nostre risorse, non le sottomettiamo a nulla ma andiamo invece avanti. Non dimenticheremo niente del nostro stile di onore come avanguardia, che abbiamo conquistato noi stessi. Noi perfezioniamo nella lotta di ogni giorno contro il nemico e in ogni momento studiamo le opere dei nostri maestri.”

... I tetti cadono a pezzi, le finestre sono senza vetri, le porte non si chiudono e i nostri stomachi sono vuoti; ma potete stare sicuri che le nostre braccia non stanno incrociate, stiamo lottando per la nostra causa comune”.

Il trionfo della reazione in Spagna non ha eliminato le cause che condussero il nostro popolo alla lotta, ma le ha rese più acute. La classe operaia, i contadini e le masse del popolo hanno visto tempi migliori. Hanno avuto nelle proprie mani le fabbriche e la terra; hanno compreso che cos’è la  libertà e sono stati degni del proprio destino. Il nostro popolo ha vissuto senza latifondisti, senza grandi capitalisti, e sa che questo è  importante.

Per questo la lotta continua in forma nuova nella nuova situazione, una lotta per riconquistare ciò che è stato rubato alle masse, una lotta per ampliare queste conquiste fino alla completa emancipazione. Per questa lotta, le masse hanno le ricche esperienze di una guerra e di una rivoluzione che costituiscono un arsenale inestimabile per le battaglie a venire.

La classe operaia spagnola ha il suo Partito Comunista che -educato agli insegnamenti del marxismo-leninismo e fortificato nella più dura lotta-, lavora per la riorganizzazione delle sue proprie forze e delle forze della classe operaia per la lotta contro la dittatura della borghesia e dei latifondisti. Nel Partito Comunista la classe operaia spagnola trova un Partito che, nella attuale e difficile situazione, sarà più che mai guidato dai brillanti insegnamenti dei grandi maestri, Lenin e Stalin; un Partito che condurrà alla vittoria la classe operaia sotto la bandiera trionfante di Marx, Engels, Lenin e Stalin.                                                                                       (traduzione a cura di un prigioniero politico.)

 

 

 

 

 

 

 

Appendice 2

Risoluzione del Presidium del Comitato Esecutivo della Internazionale Comunista, 15 Maggio 1943

 

Il ruolo storico della Internazionale Comunista, fondata nel 1919; a seguito della sconfitta politica della schiacciante maggioranza dei vecchi partiti operai dell'anteguerra, è consistito nel difendere la dottrina del marxismo contro il suo indebolimento e la sua falsificazione da parte degli elementi opportunisti del movimento operaio; nell'aver contribuito ad unificare in una serie di paesi l'avanguardia degli operai avanzati in autentici partiti; nell'aiutarli a mobilitare le masse lavoratrici per difendere i loro interessi economici e politici, per lottare contro il fascismo e contro la guerra che stava preparando, così come per appoggiare l'Unione Sovietica, baluardo fondamentale contro il fascismo. L'Internazionale Comunista smascherò opportunamente il vero significato del "Patto Anti-Comintern", quale strumento di preparazione della guerra da parte dei nazisti. Smascherò infaticabilmente, molto prima della guerra, l'infame lavoro sotterraneo degli hitleriani negli Stati stranieri, lavoro mascherato come campagna contro una supposta ingerenza internazionale comunista negli affari interni di questi Stati.

Ma già molto prima della guerra era sempre più evidente che, a misura che si complicava la situazione di ogni paese, sia a livello interno che internazionalmente, la soluzione dei problemi del movimento operaio di ogni paese da parte di qualsiasi centro internazionale, avrebbe incontrato difficoltà insuperabili. La profonda diversità dei percorsi storici dello sviluppo dei diversi paesi del mondo, il carattere diverso e anche contraddittorio dei loro regimi sociali, il diverso livello di vita e ritmo di sviluppo sociale e politico e, infine, la diversità del grado di coscienza e di organizzazione degli operai, imponevano pure diversi obiettivi alla classe operaia dei diversi paesi.

Tutto lo scadenzarsi degli avvenimenti nell'ultimo quarto di secolo, così come l'esperienza accumulata dalla Internazionale Comunista, dimostrarono in modo convincente   che la forma di organizzazione per unire gli operai, decisa nel I Congresso della Internazionale Comunista, era una forma che corrispondeva alle necessità del periodo iniziale della rinascita del movimento operaio, la quale andava incespicando a misura che si sviluppava questo movimento e la complessità dei suoi compiti nei diversi paesi, giungendo così ad essere un ostacolo per il rafforzamento ulteriore dei partiti operai nazionali.

La Guerra Mondiale, scatenata dagli hitleriani, approfondì ancor più le differenze nella situazione dei diversi paesi, tracciò una profonda linea di demarcazione tra i paesi soggetti alla tirannia hitleriana e i popoli amanti della libertà, uniti in una potente coalizione antihitleriana. Mentre nei paesi del blocco hitleriano il compito fondamentale degli operai, dei lavoratori e di tutte le persone oneste, consiste nel contribuire in tutti i modi alla sconfitta di questo blocco facilitando l'abbattimento dei governi colpevoli della guerra; nei paesi della coalizione antihitleriana il sacro dovere delle grandi masse popolari e, innanzitutto, il dovere degli operai d'avanguardia, consiste nell'appoggiare con tutti i mezzi gli sforzi militari dei governi di questi paesi per il più rapido annientamento del blocco hitleriano, e per garantire l'amicizia reciproca delle nazioni sulla base della uguaglianza dei diritti.

Non bisogna nemmeno perdere di vista il fatto che i diversi paesi che compongono la coalizione antihitleriana hanno anch'essi i loro compiti specifici. Così, per esempio, nei paesi occupati dagli hitleriani, che persero la loro indipendenza statale, il compito fondamentale degli operai avanzati consiste nello sviluppare la lotta armata, affinché si trasformi in guerra di liberazione contro la Germania hitleriana. Contemporaneamente, la guerra liberatrice dei popoli amanti della libertà contro la tirannia hitleriana, nel porre in movimento le più ampie masse che si uniscono senza distinzione di partito o di credenze religiose, nelle fila della potente coalizione antihitleriana, ha messo in evidenza indiscutibilmente che l'auge generale nazionale e la mobilitazione delle masse per accelerare la vittoria sul nemico, possono essere realizzate in maniera migliore e più feconda dall'avanguardia del movimento operaio di ogni paese all'interno dei confini del proprio Stato.

Il VII Congresso della I.C., celebrato nel 1935, tenendo presenti i cambiamenti avvenuti nel frattempo, sia a livello internazionale che nel movimento operaio, cambiamenti che richiedevano una grande mobilità e una grande autonomia da parte delle sue sezioni [nazionali, ndT] per risolvere i problemi presentatigli innanzi, sottolineò già allora la necessità che il Comitato Esecutivo della I.C., per risolvere tutti i problemi del movimento operaio, “si basasse sulle condizioni e sulle particolarità concrete di ogni paese, evitando come regola generale quella di immischiarsi direttamente negli affari organizzativi interni dei partiti comunisti”. Queste stesse considerazioni furono quelle che spinsro l'I.C. ad approvare, una volta che gli fu nota, la risoluzione adottata dal P.C. degli USA, nel novembre 1940, sulla sua uscita dalle fila della Internazionale Comunista.

I comunisti, guidati dalla dottrina dei fondatori del marxismo-leninismo, non furono mai partigiani della conservazione delle forme di organizzazione del movimento operaio e dei metodi di lavoro di questa organizzazione, subordinarono sempre le forme di organizzazione del movimento operaio e i metodi di lavoro di questa organizzazione agli interessi politici vitali del movimento operaio nel suo insieme, alle peculiarità della situazione storica concreta e agli obiettivi che si deducono direttamente da questa situazione. I comunisti ricordano per esempio il grande Marx, che seppe unire gli operai di avanguardia nella Associazione Internazionale  dei Lavoratori, e anche, quando la Prima Internazionale aveva compiuto la sua missione storica, gettando le basi per lo sviluppo dei partiti operai nel paesi dell'Europa e dell'America, una volta che maturò la necessità di creare partiti operai nazionali delle masse, procedette allo scioglimento della Prima Internazionale, dato che questa forma di organizzazione non corrispondeva più a quella necessità.

Partendo dalle considerazioni citate, e tenendo presente la crescita e la maturazione politica dei partiti comunisti e dei loro quadri dirigenti nei diversi paesi, e considerando inoltre, che durante l’attuale conflitto mondiale, una serie di sezioni proposero lo scioglimento dell’Internazionale Comunista quale centro dirigente del movimento operaio internazionale,  il Presidium del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista, impossibilitato, a seguito della Guerra Mondiale, a convocare un congresso della Internazionale Comunista, si permettere di proporre all'approvazione delle sezioni [nazionali, ndT] della Internazionale Comunista la seguente decisione: sciogliere la Internazionale Comunista quale centro dirigente del movimento operaio internazionale, liberare le sezioni della Internazionale Comunista dagli obblighi derivanti dagli statuti e dalle risoluzioni dei congressi dell'Internazionale Comunista.

Il Presidium del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista esorta a partecipare attivamente e con ogni mezzo alla guerra di liberazione dei popoli e degli Stati della coalizione antihitleriana, al fine di accelerare la sconfitta  del nemico mortale dei lavoratori, il fascismo tedesco e i suoi alleati vassalli.

 

I membri del Presidium del Comitato Esecutivo della Internazionale Comunista: Dimitrov, Ercoli, Florin, Gottwald, Kolarov, Koplening, Kusinen, Manuilsky, Marty, Piek, Zdanov, Thorez.

(traduzione a cura di un prigioniero politico.)

 

 

 

 

 

 

Appendice 3

Sul Movimento Guerrigliero In Spagna

(Il testo che segue è un estratto di un documento attribuito, dall'Archivio Storico del PCE -AHPCE-, ad Antonio Cordón, dirigente del PCE e membro componente della direzione centrale della guerriglia stabilitasi in Francia; è datato marzo 1948)

 

(...) Il movimento guerrigliero spagnolo nel periodo attuale si è sviluppato negli ultimi 12 anni. Sorse spontaneamente nelle regioni ove il sollevamento franchista riuscì a schiacciare rapidamente l'opposizione delle masse e a dominare la situazione. Coloro che non accettarono di sottomettersi scapparono sulle montagne, presero le armi: alcuni, forse più di qualcuno, marciarono verso il territorio repubblicano e si aggregarono nell'Esercito Popolare della Repubblica, cosa che avvenne soprattutto in Andalusia ed Estremadura; altri si stabilirono nel territorio adatto e colpirono la retroguardia franchista vendicando i propri compagni assassinati, senza allontanarsi troppo dalle proprie case; ciò avvenne particolarmente in Galizia e León. ”Alla Galizia spetta l'onore di essere stata culla dei primi distaccamenti guerriglieri nella nostra guerra di liberazio­ne. Fu Benigno Alvarez, comunista conosciuto e amato in tutta la provincia di Orense, ad operare nella guerriglia fin dall'agosto 1936" scrive il Colonnello Lister in "Nuestra Bandera" del settembre 1946. Ed in effetti, tra il 1936 e il 1937, nella regione dei Monti di León nel crocevia geografico tra León, Galizia e Asturie, furono attive molte unità guerrigliere che presero contatto con l'Esercito del Nord e dettero  valorosi contributi. Essi interruppero la linea ferroviaria da Coruña a Madrid quando si rese necessario, assestarono audaci colpi alle comunicazioni del generale Aranda e punirono in maniera esemplare molti aguzzini falangisti che avevano duramente colpito il popolo galiziano. In altre regioni della Spagna, della retroguardia nemica, ci furono anche unità guerrigliere organizzate più o meno bene, come appunto quella dei Monti di León.

Quando nell'ottobre 1937 fu perso il fronte Nord, molti combattenti fecero ingresso nelle fila guerrigliere; alcuni passarono nelle fila delle unità guerrigliere già esistenti; altri crearono nuove unità lungo la cresta montana dei Pirenei Cantabrici.

Di essi, molti caddero nella lotta, altri raggiunsero il territorio repubblicano facendo rientro nell'Esercito, come il comunista asturiano Manolin Alvarez, il capo eroico della 42a Divisione, caduto gloriosamente nel attacco alle linee sull'Ebro lanciato del generale Moscardo, nel 1938.

La tendenza generale dei guerriglieri nel corso della guerra fu così quella di unirsi all'Esercito Popolare, e i gruppi guerriglieri che continuarono ad operare per tutto quel tempo dietro le linee nemiche, come quello dei Monti del León, rimasero fiduciosi nella vittoria delle armate repubblicane; ciò durò fin dal marzo 1939, cioè per 9 anni, fino ad oggi.

Con la temporanea sconfitta dell'Esercito Popolare, la lotta guerrigliera entrò in una nuova fase, rimaneva distaccata nel ruolo primario della resistenza armata del nostro popolo contro il franchismo; da allora il movimento guerrigliero ha attraversato varie tappe nel suo sviluppo e per studiarne l'esperienza andiamo quindi a considerare tutte queste tappe insieme, suddivise in tre periodi: la prima tappa comprendente il periodo dal marzo 1939 al 1942, vale a dire dalla caduta del fronte repubblicano alla sconfitta dell'aggressione fascista contro Mosca e Stalingrado.

La seconda tappa comprendente il periodo tra il 1942 e il 1946, ossia dalla sconfitta hitleriana di Stalingrado alla formazione dell’ A.G.L. (Raggruppamento Guerrigliero del Levante).

Ed infine indichiamo la terza tappa della guerra di guerriglia nel periodo che iniziò nell'inverno del 1946 fino al 1947 e che sta raggiungendo ai giorni nostri un ampio sviluppo.

Questa suddivisione non è del tutto arbitraria come vedremo, e ci permette di comprendere la successione degli avvenimenti per trarne i più importanti insegnamenti. Potremmo dividere la seconda tappa in due distinti periodi, ponendo la sconfitta della Germania nella primavera del 1945 come spartiacque tra loro; inoltre, e come più avanti vedremo studiando l'evolversi dei fatti, proprio nel 1945 le azioni guerrigliere assumono caratteristiche omogenee in tutto il paese.

Prima tappa. Durata.

Circa tre anni che comprendono la caduta del fronte repubblicano alla fine del marzo 1939 e le sconfitte hitleriane dinanzi a Mosca e Stalingrado con lo sbarco degli angloamericani nel Nord Africa (ottobre-novembre 1942).

Caratteristiche della situazione.

A-Situazione generale.

Offensiva del franchismo da Madrid a Stalingrado, apogeo della effimera dominazione del fascismo italo-tedesco nell'Europa Centrale e Occidentale.

B-Situazione interna.

Euforia falangista, chiacchiericcio scatenato con frasi altisonanti: "Impero", "Gibilterra", "Tangeri", ecc.

Gli sforzi per partecipare all'avventura hitleriana, l'invio della divisione Azul al fronte sovietico, l'occupazione di Tangeri (14.6.1940) contemporaneamente alla capitolazione di Parigi. L'uscita delle truppe tedesche attraverso la frontiera di Irún (20-22.6.1940),  il bombardamento di Gibilterra da parte dell'aviazione italiana (?) il 15.7.1940, e, undici anni dopo, l'accordo commerciale con l'Inghilterra a Lisbona. Il Ministro degli Affari dello Stato, Serrano Suñer, visita Hitler a Berlino (17.agosto ?.1940) dove concorda 1'entrata di Franco in  guerra contro l'Inghilterra in cambio di Gibilterra, del Marocco francese, di parte dell'Algeria e l'estensione del territorio del Rio de Oro. Franco scatena una nuova ondata di terrore nel paese, fa assassinare l'Onorevole Presidente della Catalogna, Lluis Companys, il 20.10.1940, e  si incontra di lì a tre giorni con Hiltler alla frontiera franco-spagnola, i123.l0.1940, quando 1'offensiva aerea tedesca contro l'Inghilterra è già fallita e Hitler prepara il colpo dei Balcani. Firma a Madrid un trattato commerciale con l'Inghilterra, il 2.12.1940, e tiene conversazioni per ricevere un prestito di 100 milioni dagli USA. (Nel novembre-dicembre sono iniziati nel frattempo i preparativi tedeschi per l'aggressione all'URSS). Il 24.6.1941, a due giorni dall'aggressione hitleriana all'URSS, i falangisti colpiscono a sassate le finestre dell'Ambasciata britannica a Madrid, e Serrano Suñer dichiara il 3.7.1941 che la Spagna franchista "combatte moralmente al fianco dei tedeschi. Ingegneri tedeschi lavorano a predisporre le ferrovie spagnole per il passaggio delle loro truppe nel Nord Africa (11.8.1941). Franco invia al fronte orientale la Divisione Azul. Conversazioni di Muñoz Grandes con Hitler a Berlino sull'entrata spagnola in guerra, nel dicembre 1942.

Il regime franchista attraversava in questo periodo una fase che potremmo definire di "vacche grasse"; nel frattempo nel popolo spagnolo, esaurite le possibilità di resistenza a causa del tradimento di Casado, "coloro che erano in grado di continuare a lottare, indipendentemente dai difficili alti e bassi di una guerra terribile e marcata da un rapporto di forza fortemente squilibrato, avevano fede nella vittoria del popolo, dato che la loro causa era giusta, e avevano inoltre delle possibilità di ottenere questa vittoria, non si unirono alla resa.

Fin dall'entrata di Franco a Madrid si profilava molto chiaramente la differenza di vedute sulla politica da seguire nella nuova situazione, differenza che si è protratta fino ad oggi -dice Dolores Ibaurri nel gennaio 1948- tra quelli che consideravano la resistenza armata possibile, e quelli che sostenevano che tutto era finito. Costoro, ascoltando le voci scoraggianti che affermavano, tra piagnistei isterici, che ci sarebbe stato il fascismo per cinquant' anni, si inginocchiavano sotto i colpi dei vincitori e si trasformavano in suoi ausiliari con tutto ciò che  questo comportava, tra colpi bassi e infamie.

Gli altri, che consideravano la lotta tutt'altro che conclusa, si prepararono all'azione. E dalle carceri in cui li aveva rinchiusi la fellonia casadista, come i nostri indimenticabili Gir6n e Ascanio, o dalle strade, nel loro effimero periodo di libertà come Cazoria, Matilde Landa, Enrique Sànchez, Valenzuela, Larrañaga e molti altri eroici compagni, iniziarono l'organizzazione della resistenza popolare nelle diverse localita' del paese e posero le basi di questa resistenza per il futuro".

Abbiamo trascritto le parole con cui Dolores ci scrive in modo insuperabile la situazione che attraversava il nostro popolo alla fine della guerra e le condizioni con cui fu organizzata la guerra guerrigliera.

La linea del partito in quella tappa - può riassumersi affermando che si poneva come compito immediato la riorganizzazione del partito, depurandolo da tutte le correnti opportuniste, proteggendolo dalla infiltrazione del provocatori fascisti. Lottando contro coloro che cercavano di “conservare” il Partito nell'attendismo suicida e orientando con tutti i mezzi la attività del Partito all'interno del paese, dirigendo la sua azione sulla realizzazione di obiettivi concreti nella misura in cui allora questi erano raggiungibili. Successivamente, nel Plenum di Tolosa del dicembre 1945, la compagna Dolores diceva che: "Ripeto che occorre prestare una grande attenzione al problema del legame con le masse. Questo legame è l'aspetto decisivo." E, più avanti: "Noi comunisti traiamo le nostre energie, la nostra forza, la nostra capacità combattiva, dall'appoggio vivo delle masse. Quando noi ci isoliamo da esse, siamo deboli; quando siamo solidamente legati ad esse, siamo forti e invincibili". Orbene, il partito stringe i suoi legami con le masse attraverso l'azione,  ed è l'inattività, la non azione, a separarli da esse e ad isolarlo.

Per il Partito la lotta non era una cosa facile da portare avanti, e questo lo diceva anche Dolores, ma non per questo fummo mai dubbiosi della vittoria; diceva successivamente Dolores: “... i comunisti sono persone pratiche, e quantunque noi siamo capaci di sconfiggere le maggiori difficoltà e di affrontare tutti i rischi e i pericoli della lotta e del combattimento, non siamo demagoghi né golpisti: accettiamo i mezzi legali di lotta quando è possibile, pratichiamo la lotta armata insurrezionale allorquando ci si chiudono le possibilità di condurre la lotta legalmente e allorquando le condizioni del paese lo esigono”. E così avveniva proprio allora, quando il franchismo impediva ogni possibilità di lottare legalmente e la situazione del paese esigeva imperiosamente di continuare la lotta contro il regime.

"In Andalusia, in Estremadura, nelle Asturie, Aragona, nel centro della Castiglia, nella regione di Santander e in Galizia, numerosi gruppi di combattenti repubblicani le cui vite erano in pericolo, o che , più semplicemente, non accettavano di considerare definitiva la vittoria franchista, si aggiunsero a quanti fin dal 1936 vivevano ai margini della legge, senza aver potuto passare nella zona repubblicana durante la guerra.

La lotta continuava  ... era il popolò spagnolo a continuarla spontaneamente, non rassegnandosi a vivere in ginocchio, ed era il Partito, come diceva Dolores nella sua lettera alle personalità della emigrazione del 16.12.1945, che si sforzò "di organizzare la lotta armata e l'insurrezione nazionale contro il regime franco-falangista, in quanto era il mezzo migliore per farla finita con questo e sradicarlo ...

Caratteristiche della lotta armata in questa tappa.

Questa lotta aveva un carattere molto spontaneo, vi era carenza di mezzi e forme appropriate di organizzazione, ed era molto crudele: “Coloro che nel corso della nostra guerra si erano comportati da codardi diventarono delatori. La morte era dietro ogni angolo, ogni pietra, nei saluti dei falsi amici, nel sorriso delatore della meretrice, nei trenta denari dei giuda ..." "Inseguiti come belve, perseguitati come animali dai distaccamenti repressivi del franchismo, che una volta concluse le operazioni militari potevano dedicarsi a liquidare i combattenti nelle montagne e nei villaggi, i gruppi di resistenza repubblicani si tro­vavano obbligati ogni giorno a dar battaglia per difendere la propria vita, per tenere alta la bandiera della repubb1ica che non volevano ammainare...

Do1ores ci descrive le circostanze di quella lotta che portavano avanti dei gruppi isolati di eroi nella città e nella montagna; il movimento guerrigliero non poteva essersi esteso anche alle masse contadine, Dolores dice quindi: “Sappiamo che non c’erano grandi unità della guerriglia. E come poteva essere altrimenti in un paese dove non esisteva un Esercito occupante, dove i combattenti erano ricercati, accerchiati ogni giorno senza alcun aiuto esterno, e dovevano basarsi unicamente sulle proprie forze, essendo il paese sottomesso al più barbaro terrore ? ...

Nei territori che difendevano gli Eserciti del Centro e dell’ Estremadura, fin da quando i casadisti aprirono la strada al fronte nemico con il loro tradimento, erano rimaste molte unità in grado di combattere, con un morale elevato; alcune di queste unità cercarono di rompere la difesa franchista a Fuenteovejuna e penetrarono vittoriosamente nei territori dell'Andalusia. Questi uomini pieni di vita e di energia non si rassegnarono a morire né a subire il giogo nemico, e i più combattivi di loro si rifugiarono nella montagna da dove riuscirono a mantenersi uniti per molto tempo e a costituire nuclei di resistenza armata che, successivamente formarono valorose unità partigiane della guerriglia.

Tra loro vi erano anche il Maggiore Aguado con il resto della sua Brigata dell'Esercito del Centro, che si impadronì per un certo periodo dei monti di Toledo, e il leggendario contadino Julian Caballero, segretario dell'organizzazione del Partito Comunista di Cordova, che riunì attorno a sé i più audaci guerriglieri e costituì i primi distaccamenti guerriglieri dell'Andalusia. Questi esempi non sono unici, e in tutti i settori del vecchio fronte repubblicano ci furono isolotti eroici di abnegazione e resistenza, in cui trovarono rifugio i patrioti perseguitati dal terrore falangista; lì l'appello alla lotta non si sopì né si perse nemmeno per un attimo la fiducia nella vittoria. La lotta del franchismo contro il movimento popolare di resistenza, nella sua prima tappa che stiamo considerando ora, ebbe una caratteristica particolare che Dolores descrive in questo modo: "C'era qualcosa di più triste della repressione, in questa lotta senza quartiere che gli sciacalli fascisti portavano implacabilmente contro i repubblicani che avevano il coraggio patriottico di non sottomettersi alla dispotica tirannia fascista. Era il silenzio sprezzante che si diffondeva attorno alla eroica resistenza. Un silenzio diffuso dai codardi e dalle complicità tatticistiche, con le quali vo1evano tranquillizzare le loro coscienze, coprendo per sempre nel silenzio il problema spagnolo dopo aver preparato coscienziosamente la liquidazione della democrazia in Spagna".

Gli eroi della resistenza durante questa prima tappa furono migliaia di anonimi patrioti; nessuno e in nessun luogo lavorò più intensamente come il boia e l'assassino di quegli anni nella nostra Patria martirizzata, davanti al vivaio innumerevole di quegli eroi, tra i quali Dolores evidenzia i nomi di Girón e Ascanio, di Cazorla, Matilde Landa, Enrique Sanchez, Valenzuela, Larranaga ... quest'ultimo, grande eroe basco, insieme ai suoi compagni, ebbe il conforto e l'allegria di venire a sapere, prima che la scarica di pallottole tranciasse via le loro ammirabili esistenze, che il fascismo stava iniziando a perdere, perché nel gennaio 1942 gli eserciti hitleriani erano stati sconfitti nei pressi di Mosca, e nuove e più positive prospettive che si aprivano davanti agli uomini che non volevano sottomettersi alla schiavitù fascista.

Risultati Raggiunti nella Tappa.

Venne superata la crisi morale della sconfitta militare sofferta e dello schifoso tradimento di Casado, in un periodo in cui nel mondo tutto pareva vacillare e opporsi alla causa del nostro popolo.

Franco non poté consolidare la propria vittoria militare e inviare nuove forze in appoggio ad Hitler, nel momento più critico della guerra.

Le masse ripresero la fiducia nelle proprie forze e vennero poste le basi della resistenza per l'indomani.

Gli eroi di questa prima tappa "avviarono l'organizzazione della resistenza popolare nei diversi luoghi del paese e posero le basi di questa resistenza per il futuro" (Dolores Ibaurri).

Seconda Tappa. Durata.

I tre anni compresi fra l'inverno del 1942-43 quando la guerra volse a favore dell' Esercito Sovietico, e l'inverno del 1946-47 in cui inizia la pratica dei Raggruppamenti Guerriglieri (A.G.) come forze guerrigliere di nuovo tipo nello sviluppo del movimento guerrigliero in Spagna.

Caratteristica della Situazione.

A-  Situazione generale.

Questa tappa si svolge in un clima di vittoria sull' hitlerismo, e questo clima si va estendendo più intensamente in tutto il mondo, fino al maggio 1945 quando avvenne la capitolazione della Germania hitleriana.

In questa tappa, e soprattutto nella sua seconda parte, diviene evidente la coalizione delle forze imperialiste contro l'URSS e le democrazie popolari.

B-   Situazione interna.

Franco si è orientato verso Londra dove aveva sempre goduto di buoni appoggi. Agli inizi della tappa (1942), Franco minacciava di inviare un milione di soldati spagnoli in aiuto di Hitler, ma già nel 1944-45, davanti alla imminente sconfitta hitleriana, Franco opera sforzandosi di organizzare un blocco reazionario in Europa basato sui resti dell’Esercito hitleriano e sull'Esercito franchista che all'epoca avevano dispiegato al massimo le proprie capacità di mobilitazione, dato che tutte le Divisioni erano dispiegate; delle quarantadue Divisioni (senza contare i Reggimenti e i Battaglioni indipendenti e altre formazioni armate), non meno di ventotto erano dispiegate sulla frontiera pirenaica quale primo gradino per un successivo avanzamento. In quel periodo Franco tiene nelle caserme la quasi totalità della popolazione maschile utile per il servizio, che si trovasse in età mobilitabile.

Numericamente l'Esercito franchista era ancor più grande che nel 1938-39, dato che allora, alla fine della nostra guerra, Franco aveva circa cinquanta divisioni, e nel 1945 gli effettivi totali dell'Esercito, senza contare la Guardia Civil e la Polizia Armata, non erano meno di settanta Divisioni (compresi i Reggimenti e i Battaglioni indipendenti e le altre formazioni slegate dalle Divisioni). Questa forza era numericamente maggiore a quella dell'Esercito di Mussolini all'epoca della capitolazione italiana, nel 1944, che contava su 65 divisioni.

Nella prima metà di questa seconda tappa, tutti gli elementi opportunisti e capitolazionisti, i partigiani di qualsiasi compromesso utile a partecipare allo sfruttamento del popolo, si sforzarono di diffondere tra le masse la falsa speranza che la caduta di Hitler determinasse automaticamente la caduta di Franco e che per questo motivo non si doveva lottare ed era meglio aspettare placidamente che le cose succedessero da sole. Una propaganda del genere perseguiva degli evidenti obiettivi: disorganizzare le masse, isolare i guerriglieri da esse per liquidarli meglio vedendo in essi, la reazione, l'ostacolo principale sulla via dei propri affari.

Il movimento guerrigliero era divenuto a quel punto una seria preoccupazione per il franchismo e i suoi complici; la compagna Dolores ci descriveva così: "Davanti all'ampliamento crescente del movimento guerrigliero, lo Stato Maggiore franchista preparò un esteso piano di operazioni contro i guerriglieri, da realizzare nella primavera e nell'estate del 1946. Furono poste in stato di guerra le città di Avila, Caceres, Badajoz, Toledo e Città Reale; vennero    concentrate le forze dell'Esercito e le forze regolari locali assieme alle guardie civil; furono impiegati centinaia di confidenti, distaccamenti speciali con cani ammaestrati, ecc. Avvennero dei combattimenti sanguinosi, le forze repressive applicarono la 'legge di fuga' [vedi nota del traduttore n.27 del libro “La guerra di Spagna, il PCE e l'internazionale Comunista"] ... Il risultato di tutto questo fu che il movimento guerrigliero nel 1947 si era rafforzato anziché indebolito rispetto all'anno precedente".

La Linea Politica del Nostro Partito.

José Diaz aveva frequentemente ripetuto, prima di morire, che "il dovere storico del popolo spagnolo era quello di organizzare la lotta per la sua liberazione basandosi su un’ampia unità nazionale, che comprendesse tutti gli spagnoli amanti della Spagna libera dalle ingerenze straniere e da regimi estranei".

Questa grande verità non era stata compresa da alcuno tra i partiti politici sopravvissuti; e nessuno tra questi si trovava nemmeno nelle condizioni per poter condurre a termine un simile compito di così storica portata. Solo il nostro Partito Comunista di Spagna, essendo alla guida della parte più progressista e migliore del nostro popolo, e interpretando la necessità imperiosa della situazione e dei desideri e interessi delle masse popolari, lanciò verso la fine del 1942 la parola d'ordine della Unione Nazionale e dedicò -e tuttora dedica- al suo conseguimento, tutti i suoi sforzi, qualificandola come l'obiettivo fondamentale della sua politica.

Il nostro Partito sapeva che non esistevano ancora in Spagna delle grandi unità di guerriglia, ma sapeva anche che: “pochi o molti, male armati e ancor peggio alimentati, questi gruppi di combattenti erano la Repubblica, erano la libertà. Erano loro i continuatori della volontà eroica delle migliaia di combattenti caduti nei campi di battaglia; essi alzavano le loro bandiere macchiate del sangue eroico dei nostri morti” (Dolores).

Ed il nostro   Segretario Generale continuava dicendo: “E noi dobbiamo dedicare i nostri sforzi e aiutarli nella loro lotta, a rendere possibile il suo ampliamento. Tutta la nostra attività politica e pratica, tutti i nostri mezzi e i nostri uomini meglio preparati ad un combattimento del genere, furono dedicati al paese, inviati in Spagna, impiegati per far conoscere a coloro che si tappavano le orecchie e chiudevano gli occhi per non sapere nulla, che in Spagna non era cessata la guerra. E la chiarezza si andò facendo strada nelle coscienze e la lotta eroica ricevette un nuovo impulso”.  Commentando successivamente, nel marzo 1947, il bilancio di questo  periodo della lotta, il nostro compagno Antón scriveva: “Il 1946 presenta un importante bilancio di capacità espresse dal Partito nell'essersi saputo unire alle masse dentro e fuori il paese” e il nostro compagno Mije rilevava il fatto molto significativo che "i guerriglieri dell'Estremadura, dopo aver discusso la relazione di Dolores nel Plenum del 1945, fecero propria la linea del Partito".

Sviluppo e Caratteristiche della Lotta di Classe in Questa Tappa

Il dato principale e più evidente della lotta guerrigliera nel periodo dal 1943 al 1946 è costituito senza dubbio dalla estensione del movimento guerrigliero dalla città e dalla montagna fino alla campagna; la crescita del numero dei gruppi di guerriglia e la loro crescente attività, tanto da essere in grado di realizzare spedizioni a decine e a centinaia di chilometri dalle proprie basi.  Risulta anche interessante verificare nelle operazioni di questo periodo la cooperazione strategica dei Raggruppamenti per meglio fronteggiare le offensive nemiche.

Per farsi un'idea chiara dello sviluppo del movimento guerrigliero in questo periodo è sufficiente osservare i grafici che includiamo nelle annesse corrispondenze e ai quali sarà necessario riferirsi frequentemente per seguire la relazione sugli avvenimenti. (...) Ciò che siamo andati delineando non ci permette di verificare ciò che già annotavamo all'inizio, dato che durante questa seconda tappa la caratteristica del movimento guerrigliero è il suo ampliamento a nuove zone di attività, e a questo scopo i quadri veterani sono scesi dalle montagne alla pianura e sono usciti dalle città per dirigersi alle campagne dove si formarono così in breve tempo nuovi quadri contadini. In questo modo non si faceva altro che utilizzare, dando forma organizzativa al movimento di indignazione popolare e al malessere prodottisi tra i contadini grazie alla recrudescenza del sistema delle requisizioni, e della rovina economica del franchismo, il fatto che alla fine dei conti è il contadino a pagare le euforie del biscazziere falangista.

La preoccupazione principale del Comitato Centrale del nostro Partito fu allora quella di unire il movimento guerrigliero alle rivendicazioni contadine; nel manifesto pubblicato il Primo Maggio 1946 si diceva: "Guerriglieri! Aiutate i contadini contro le Giunte di Requisizione dei Falangisti ! Liberate con colpi precisi e sicuri i prigionieri, estendete e ampliate le vostre unità di combattimento: fortificate i Raggruppamenti e intensificate la creazione delle riserve, celebrate ovunque potete, tra il popolo, la festa del Primo Maggio, fraternizzando con i contadini e spiegandogli il significato di questa giornata".

Insegnamenti ed Esperienze della Lotta in Questa Tappa.

Analizzando i fatti degli anni 1945-46, il compagno Lister scriveva in "Nuestra Bandera" dell' aprile-maggio 1946 che:  - la “cospirazione del silenzio” imposta da Franco verso la lotta guerrigliera venne sconfitta.

- la lotta era continuata senza interruzioni fin dal 1939 e i guerriglieri vi occupavano il ruolo principale con la propria attività.

- dal 1939 al 1946 il movimento guerrigliero ha attraversato varie tappe di organizzazione della sua attività, metodi di combattimento e obiettivi. Ma che, sempre e in ogni circostanza, svolse un ruolo crescente, sostenendo la fiducia del popolo nella riconquista della Repubblica. Non permise al franchismo di rafforzare il suo potere, e impedì ai nemici franchisti e falangisti di trascinare la Spagna nella guerra al fianco della Germania.

Nella sua lotta contro i guerriglieri il regime cercò di impiegare innanzitutto la “cospirazione del silenzio” cercando inutilmente di occultare l'esistenza del movimento guerrigliero nel paese. Cercò pure di diffamarlo presentando i guerriglieri come un movimento fomentato dall'estero e infine cercò di spacciare il movimento guerrigliero per un gruppo di avventuristi attraverso la propaganda falangista. Nel frattempo però il franchismo rafforzava i propri effettivi delle forze repressive, portando a 100 mila le guardie civili  e offrendo un premio di 1000 pesetas per ogni guerrigliero catturato o ucciso.

Nella sua documentata analisi delle azioni guerrigliere il compagno Lister evidenziava che:

- esisteva ancora una mancanza di coesione e rapporti tra i diversi gruppi e distaccamenti, cosicché Franco poteva giocare sulla provocazione e sulla repressione per separare le realtà della guerriglia tra loro.

- il franchismo era riuscito ad attivare squadriglie di banditi falangisti che operavano simulando le unità della guerriglia e derubando i contadini. A questo riguardo evidenziava l'esperienza dei guerriglieri del VI Battaglione dell'A.G. di Toledo rispetto agli gruppi, che procedendo energicamente avevano liquidato i provocatori e fermato le rapine e gli atti di banditismo.

- la necessità di rafforzare il lavoro politico tra i contadini e di combinare le azioni guerrigliere e le lotte dei contadini contro le requisizioni e contro i banditi della Falange. A questo riguardo evidenziava l'esperienza del VI Battaglione che aveva organizzato ben 65 Comitati di lotta a Málaga, pubblicava un periodico intitolato “Per la Repubblica”, e aveva saputo operare come dirigente politico dei contadini.

Il compagno Lister evidenziava anche l'esempio del Raggruppamento Galiziano-Leonese che toglieva alla Falange il frutto delle requisizioni e lo restituiva ai contadini, e dell'A.G. di Cáceres che dette ai contadini della regione i maiali che gli erano stati portati via dai falangisti, quindi:

- L'importanza decisiva della giusta scelta degli obiettivi, dovendo essere sempre curati con attenzione i risultati politici delle azioni.

- Segnala che le esperienze di lotta delle guerriglie nelle città devono essere aumentate e organizzate, tenendo presente che le azioni urbane sono più efficaci delle guerriglie sulle montagne, e unendo alla guerriglia le organizzazioni operaie per giungere alla realizzazione di azioni combinate.

- Segnala che il problema delle riserve guerrigliere va trattato avendo ben chiaro che si tratta di portare alla lotta armata una quantità sempre maggiore di uomini attraverso delle piccole azioni quotidiane, senza che essi abbandonino il proprio lavoro, e organizzare, mobilitare e istruire le riserve guerrigliere armandole e preparandole per il loro passaggio alla lotta aperta nel momento in cui si renda necessario.

Queste conclusioni corrispondevano al periodo precedente alla primavera del 1946; verso la fine di quell'anno, il compagno Modesto, in un articolo che appariva su “Nuestra Bandera” del novembre 1946 (n.12), analizzando 266 azioni avvenute nell'estate e nell'autunno di quello stesso anno, faceva risaltare come gli sforzi di Franco per liquidare l'attività guerrigliera avevano fallito nel loro obiettivo, e che anzi, in seguito alle furiose offensive scatenate dal franchismo nel giugno-ottobre 1946, si era avuto un aumento del volume e delle attività della guerriglia.

Le forze repressive avevano condotto tre principali offensive contro i guerriglieri nell'intervallo di quei cinque mesi:

La Prima: Nel giugno 1946, nella provincia di Málaga  che si svolse nella sierra del Monte Grasso.

Il nemico attaccò con le forze di un battaglione di regolari, tre compagnie della guardia civil e una sezione, il tutto al comando del capo del Mandamento della guardia civil di Málaga. Il rapporto di forze tra le forze repressive e i guerriglieri era di 180 ad uno a favore del nemico.

Il risultato fu che i guerriglieri seppero evitare in tempo l'attacco, uscire dall'accerchiamento e raggiungere quindi la retroguardia, assestando dei colpi alle sue colonne.

La Seconda: Nell'ottobre 1946, ci fu un nuovo attacco repressivo a Málaga e nella regione di Alozaina-Tolox, in cui ancora una volta le forze della guardia civil e regolari, in numero uguale all'attacco precedente, non riuscirono nel loro intento.

La Terza: Nella provincia di Albacete, nella regione di Robledo, vi fu un'altra offensiva analoga a quella precedente dell'ottobre 1946; questa volta tre compagnie della guardia civil attaccarono senza risultato.

In tutte queste occasioni i guerriglieri operavano in piccoli gruppi che si univano giusto il tempo di assestare dei colpi fulminei con delle azioni simultanee; erano animati da un alto spirito offensivo e svolgevano una attività incessante attraverso la quale riuscivano frequentemente a sorprendere il nemico. I diversi gruppi dimostrarono nella lotta una eccellente solidarietà combattiva.

Nella lotta contro i guerriglieri il regime franchista sì impegnava a fondo, mentre la guardia civil conduceva delle spedizioni punitive grazie anche all'aiuto dei gruppi di provocatori noti con il nome di “anti-partiti” [“contrapartidas” in spagnolo, ndT]. Dello sviluppo raggiunto da questi gruppi ci dà un'idea il compagno Modesto quando riporta il dato secondo cui, nell'arco di un solo mese (ottobre 1946) e di una sola provincia (Málaga), il Comando della guardia civil spese in “fondi speciali” 486.885 pesetas, ossia quasi mezzo milione !!!

Franco, che ha sempre fatto della provocazione un sistema, ha organizzato le unità anti-partiti creando scuole speciali funzionanti a Madrid, in Estremadura, a Barcellona, Alicante, nell'Andalusia e nella Galizia, rifornendole principalmente di falangisti e di altri elementi indesiderabili, come delinquenti comuni, ecc. Le unità “antipartiti” operavano sotto la direzione dei Capi dei Mandamenti della guardia civil, e nelle loro operazioni cercavano in ogni modo di rendere impopolari i guerriglieri, e per questo realizzavano azioni di banditismo spacciandosi per guerriglieri.

Nel 1946 le unità “antipartiti” operarono in particolare nelle regioni di Città Reale Toledo, Estremadura, Málaga e Leon. Nella lotta contro le unità “antipartiti”, i guerriglieri dovevano saper:

 - aumentare la propria disciplina e renderla dura come l'acciaio.

 - sviluppare al massimo l'informazione.

Il nostro compagno Modesto, nel succitato articolo, consigliava anche di:

- assicurarsi di avere una buona conoscenza del territorio.

 - fare una corretta scelta degli obiettivi delle azioni di guerriglia.

- legarsi maggiormente alla popolazione della zona.

- e poter in questo modo lottare meglio e più efficacemente contro le unità “antipartiti” e le altre forme di provocazione franchiste.

Mesi più tardi, nel Plenum di marzo a Parigi, il compagno sintetizzava in poche parole gli insegnamenti fondamentali della lotta in questa seconda tappa, quando diceva che: “l'ampliamento e il coordinamento della lotta rendono impossibile o comunque frenano l'azione repressiva”; questa grande verità l'abbiamo vista ri­petersi varie volte, è confermata nella pratica in tutta l'esperienza di anni di lotta; e la abbiamo vista soprattutto nella cooperazione delle A.G. delle Asturie e Santander, di Córdova e Málaga.

Gli eroi più importanti della lotta in questa seconda tappa della guerra, gli organizzatori della resistenza, coloro che con il sacrificio delle loro vita contribuirono a dare il grande impulso degli anni 1945 e 1946 preparando le condizioni per il passaggio ad una nuova tappa, furono soprattutto, tra gli altri: Cristano GarciaCapitano senza eguali dei guerriglieri, combattente di tre guerre! ...” come disse di lui Dolores, e con lui Ramon Via, Casto Garcia Roza, dirigente della resistenza nelle Asturie, Torres, Ponte, Lucas Nuño, Agustin Zoroa... “Dirigenti memorabili del nostro Partito e animatori del movimento guerrigliero !...” (Dolores).

Risultati raggiunti nella tappa.

Lungo questi anni che seguirono immediatamente alla sconfitta di Hitler, le masse appresero che nessuno gli avrebbe regalato la libertà e che Franco non cadeva se non gli si dava una spinta. Questo fatto rappresentò un grande passo avanti nel cammino della lotta contro gli opportunisti, come Prieto e i suoi complici, e contribuì in maniera fondamentale a preparare le condizioni più favorevoli per lo sviluppo di più grandi movimenti delle masse come lo Sciopero di Biscaglia nel maggio 1947, così come per l'apparizione di nuove e più evolute strutture di lotta nel movimento guerrigliero, come il Raggruppamento del Levante.

Riferendosi al bilancio di questi risultati la nostra compagna Dolores, nel Plenum di Parigi, diceva: “La lotta guerrigliera si è fatta maggiormente politica, maggiormente offensiva: gli obiettivi sono selezionati con maggior cura, i colpi sono diretti con più precisione contro il regime e i suoi servi. Questo permette ai guerriglieri di trovare un appoggio tra le masse popolari via via crescente; esse, sentendosi difese dai guerriglieri continuavano ad aiutarli nella loro lotta di liberazione”.

La Terza Tappa

Questa tappa comprende il periodo di lotta che iniziò con la formazione dell'A.G.L. nell'inverno del l946/l947, e il Grande Sciopero Rivoluzionario della Biscaglia nel Maggio 1947.

Caratteristiche della Situazione.

A-  Situazione Generale.

Questa terza tappa si svolge attraverso la lotta del nostro popolo contro la tirannia franchista e la colonizzazione imperialista straniera nelle condizioni di una nuova offensiva generale delle forze reazionarie contro l'URSS e contro i democratici di tutti i paesi., offensiva diretta innanzitutto contro i Partiti Comunisti.

Ma allo stesso tempo, si sviluppano in tutto il mondo intense lotte delle masse per la libertà e i loro diritti, e in tutte queste lotte la classe operaia e i partiti comunisti sono i dirigenti delle masse popolari e i difensori della sovranità e degli interessi nazionali dei popoli; e così la lotta armata si sviluppa vittoriosamente in Grecia, in Cina, in Indonesia, e gli scioperi si estendono raggiungendo una enorme forza in Francia, in Italia, in Belgio; trionfano e prendono consistenza le nuove democrazie popolari che come in Romania, in Cecoslovacchia, sono in grado di vincere la battaglia contro le forze della reazione interna appoggiate dall'imperialismo straniero; e finalmente, mentre l'URSS ricostruisce con passi da gigante la propria economia sfibrata duramente dalla guerra e marcia con sicurezza in avanti verso la conquista di nuovi orizzonti di benessere e di felicità per l'umanità lavoratrice, negli USA iniziano a farsi sentire gli effetti di una nuova e terribile crisi economica.

Di fronte a tutti i tentativi degli imperialisti per un aggravamento della situazione mirante ad una nuova aggressione ai popoli democratici dell'Europa e ad una unificazione della rea­zione mondiale con la dottrina Truman e il Piano Marshall, si svolge questa terza tappa in condizioni di una travolgente crescita delle forze democratiche, in un secolo in cui “tutte le strade portano al comunismo”, e in cui i maggiori pericoli per le masse popolari sono costituiti dalla sottovalutazione delle proprie forze e dalla sopravvalutazione delle forze reazionarie.

B- La Situazione Interna

La caratteristica principale di questo periodo risiede nel passaggio di Franco al servizio degli USA e negli sforzi dell'imperialismo yankee verso la colonizzazione della Spagna e la conversione della Penisola iberica in principale piazza d'armi del continente europeo. Ed allo scopo di raggiungere questo obiettivo, l'imperialismo americano mette in gioco tutti i suoi burattini, dal principe Don Juan fino ad Indalecio Prieto.

La repressione e il terrore raggiungono una nuova virulenza e i suoi colpi si abbattono sui comunisti, in un tentativo disperato di annientare il movimento armato di resistenza attraverso la provocazione, il terrore e le offensive di straordinarie dimensioni a  cui prendono parte fino a 25 mila mercenari francesi, Dopo aver visto fallire tutti i tentativi di attuare la cospirazione del silenzio attorno alla lotta guerrigliera, Franco si vide obbligato a riconoscere “ci portiamo addosso dieci anni di guerra” e il suo ministro Benjumea, in alcune dichiarazioni del 31 dicembre 1947, diceva che “in uno stato di pace dichiarata ufficialmente, persiste uno stato di latente insurrezione, di aggressione e oltraggio che sono più pericolosi della stessa guerra”.

E questa situazione, anziché risolversi, si va complicando ogni giorno, la lotta si estende e si acutizza, in modo tale che agli inizi del 1948 la nostra compagna Dolores affermava che la Spagna “vive un clima di sollevamento e di colpo di Stato”.

La Linea Politica del Nostro Partito.

Conseguentemente alla sua lotta per l'Unità Nazionale, il nostro Partito definisce la costituzione del Consiglio Centrale della Resistenza, che già la nostra compagna Dolores aveva qualificato nel marzo 1947 come “un Consiglio della Resistenza combattivo”, come un organismo ove fossero presenti tutte le  forze attivamente impegnate nell’antifascismo; il che è la continuazione logica della direttiva lanciata dal Comitato Centrale del nostro Partito nel suo Manifesto al Popolo spagnolo del 15 agosto 1946: “per la creazione di un Consiglio Centrale della Resistenza all'interno del Paese”; in un momento in cui la lotta stava facendo, maturare le condizioni necessarie alla formazione dei Consigli locali, regionali e infine del Consiglio Centrale.

Nello stesso tempo, nel Plenum del Marzo 1947, il nostro Segretario Generale sviluppava le direttive concrete della lotta in questo periodo: “Dobbiamo sforzarci di aumentare e sviluppare la resistenza popolare contro il franchismo. Nel campo della lotta pratica, occorre preparare con attenzione, sviluppare in profondità e in estensione, coordinandole, le azioni di protesta delle masse, gli scioperi, non lasciando che abbiano a svilupparsi isolatamente. La ampiezza e il coordinamento della lotta impedisce o comunque frena l'attività repressiva.”

Lo stesso si può dire per le A.G. (Raggruppamenti Guerriglieri). I guerriglieri non possono essere semplici distaccamenti di combattenti, ma devono pure essere degli organizzatori, come già sono, della resistenza contro il franchismo. Devono operare strettamente uniti alla popolazione delle campagne, difendendola dalle stragi falangiste e proteggendo i raccolti dei contadini poveri dagli artigli delle Giunte di Requisizione e delle Commissioni di Rifornimento. “Nel merito della tattica da impiegare, i guerriglieri devono tener conto”, come dice Galdós nei suoi Avvenimenti Nazionali, che “i guerriglieri sono la sorpresa ... la base della loro strategia è l'arte di riunirsi e di disperdersi. Si uniscono per cadere come la pioggia e si disperdono per sfuggire alle persecuzioni, cosicché gli sforzi dell’esercito miranti al loro sterminio sono resi vani, perché non si può lottare contro le nuvole ...”

E Dolores continua dicendo: “'I guerriglieri non devono accettare il combattimento allorquando a volerlo sono le forze repressive, ma nel momento e nel terreno adatto scelto da sé”.

E la direzione del nostro Partito non si limitò a tradurre in sagge direttive le esperienze di dieci anni di lotta; ad esse si aggiungevano queste parole uscite dalla bocca della nostra suprema autorità, dirette ai guerriglieri: “E Vi promettiamo che per quanto ci riguarda non mancherà né l'aiuto né la collaborazione per far sì che la bandiera della Repubblica ondeggi trionfante su una Spagna liberata”' (Dolores). (...)

Sintesi della Terza Tappa.

La terza tappa continua e si trova forse proprio adesso nel momento culminante del suo sviluppo, mentre la lotta guerrigliera ha contribuito in notevole misura a creare le condizioni per la realizzazione dell'obiettivo politico fondamentale di questa terza tappa, quale è senza dubbio la formazione nel paese del Consiglio Centrale della Resistenza.

Le necessità dello sviluppo della lotta in Spagna, che si manifesta in questo momento in molteplici maniere in tutto il paese, esigono l'accelerazione delle misure atte a creare un Consiglio Centrale della Resistenza all'interno del paese.

E' chiaro che la creazione di questo organo dipende in grande misura dalla decisione e iniziativa dei combattenti più coscienti della Resistenza spagnola. Dalla loro capacità di coordinare le diverse forze nella lotta contro il franchismo, per legarsi più ampiamente alle masse e ottenere l'appoggio attivo ed  entusiasta di esse”.

Così dice il Manifesto del Comitato Centrale del Partito Comunista di Spagna del 11 marzo 1948, nel quale si dà la direttiva di: “Avanzare con audacia fino a raggiungere la creazione del Consiglio Centrale della Resistenza e dei Consigli locali, regionali e nazionali. Dalle Giunte della Resistenza, dai Comitati di unità repubblicana e antifranchista, nasceranno le direzioni    municipali, provinciali e nazionali della ritrovata Repubblica democratica”. Le operazioni di guerriglia in questa terza tappa sono oggi in pieno sviluppo, ma tuttavia non si può farne un bilancio definitivo  e è molto prematuro avanzare delle conclusioni. Certamente, dai dati di cui siamo in possesso, che sono senza dubbio assai incompleti, si può evidenziare la tendenza prima annotata al raggruppamento delle regioni di massima attività della guerriglia, in tre grandi aree di lotta:

- Sud e sudovest della Spagna; attorno al triangolo: Badajoz, Città Reale, Córdova. Qui si considerano le azioni delle A.G. di Badajoz, Córdova e La Mancha. Nel territorio a cui ci riferiamo operano forze della guardia civili e battaglioni di regolari. Per il numero delle azioni, occupa il primo posto di tutto il paese, con 157 azioni di combattimento e 57 azioni di sabotaggio e punizione, con una media mensile di 12 azioni di combattimento e 5 di sabotaggio e punizione.

- Nord e nordest della Spagna, con la sua area principale attorno all'enclave geografico delle Asturie, León e Galizia. In questa area si integrano le A.G.  Galiziana-Leonese ed Asturiana. Per numero di azioni occupa il terzo posto con circa 48 azioni di combattimento e 66 di sabotaggio e punizione, ma è l'unica regione dove le azioni di sabotaggio sono più numerose di quelle di combattimento. La media mensile del 1947 è di circa 5-6 azioni di sabotaggio e punizione e 4 di combattimento.

- Levante, che si estende anche alla Catalogna meridionale e la cui area di attività principale è collocata attorno al triangolo geografico Cuenca, Teruel e Tarragona.

Questa regione, che per numero di azioni occupa il secondo posto a livello nazionale con 91 azioni di combattimento e 79 di sabotaggio e punizione, è certamente la più importante di tutte se guardiamo alla qualità politica e al significato militare di queste azioni. La media mensile nel 1947 fu da 6 a 7 azioni di sabotaggio e punizione e di 7-8 azioni di combattimento.

Il bilancio della lotta del 1947 costituisce, rispetto al l946, un enorme avanzamento nella qualità delle azioni, circa 800, ma se queste azioni nel 1946 si dividevano in:

- combattimento, 25% del totale (circa 200)

- sabotaggio e punizione, circa l'8%  (96)

- recuperi,  circa il 66% (518)

Nel 1947 le azioni si distribuirono  in una proporzione diversa:

- combattimento, il  39% del totale (più di .160)

- sabotaggio e punizione, il 20% del totale (più di 160)

- recuperi, un po' meno del 50% del totale (meno di 400).

[Per “recuperi” si intendono le azioni legate all'approvvigionamento di materiali, armi, fondi, ecc., ndT]

Per comprendere l'importanza delle azioni in uno e nell'altro anno si potrà farsi un'idea guardando al raffronto tra le cifre dei caduti nel campo nemico che fu di 166 nel 1946 e che nel 1947 ha superato le 400 perdite.

Nel 1947 inoltre ebbero luogo nella lotta guerrigliera degli altri fatti di importanza trascendentale come lo sciopero di Biscaglia in maggio, sciopero a cui parteciparono 60 mila operai e che durò più di una settimana. E questi risultati si sono conseguiti in un periodo in cui Franco e tutti i suoi complici concentrarono tutti i propri sforzi per rompere il morale combattivo del nostro popolo e distruggere nelle masse la fiducia nelle proprie forze. In un periodo in cui Franco dirigeva le bestie feroci contro i guerriglieri  usando ogni mezzo, dalla provocazione alla forza militare,  mentre Prieto consigliava ai guerriglieri delle Asturie di consegnare le armi.

QUADRO COMPARATIVO DELLA CRESCITA DELL’ATTIVITA’ GUERRIGLIERA IN SPAGNA PER REGIONE, E CON RIFERIMENTO AL CARATTERE DELLE AZIONI (riassunti attuali)

REGIONE

AZIONI 1945

AZIONI 1946

AZIONI 1947

ANDALUSIA  Totale azioni-

81

345

300

 

               Sabotaggio e punizione

19

3

41

 

                        Combattimento

28

74

102

 

                        Recuperi

34

238

157

 

                        Nemici caduti

51

59

100

 

ESTREMADURA  Totale azioni

79

60

50

 

                Sabotaggio e punizione

22

4

4

 

                        Combattimento

33

20

18

 

                        Recuperi

24

36

34

 

                        Nemici caduti

73

8

10

 

CENTRO  Totale azioni

 

148

100

 

                Sabotaggio e punizione

 

13

12

 

                        Combattimento

 

34

37

 

                        Recuperi

 

101

50

 

                        Nemici caduti

 

23

20

 

GALIZIA-LEÓN  Totale azioni

66

113

114

 

                Sabotaggio e punizione

29

20

60

 

                        Combattimento

21

31

29

 

                        Recuperi

16

62

25

 

                        Nemici caduti

57

36

50

 

NORD  Totale azioni

45

66

20

 

                Sabotaggio e punizione

22

14

6

 

                        Combattimento

10

17

19

 

                        Recuperi

13

35

 

 

                        Nemici caduti

9

19

20

 

LEVANTE  Totale azioni

14

45

168

 

               Sabotaggio e punizione

3

7

64

 

                        Combattimento

7

14

80

 

                        Recuperi

4

24

24

 

                        Nemici caduti

8

10

269

 

CATALOGNA Totale azioni

44

20

33

 

                Sabotaggio e punizione

20

3

15

 

                        Combattimento

12

8

11

 

                        Recuperi

12

9

 

 

                        Nemici caduti

35

7

10

 

TOTALE SPAGNA  Totale azioni

330

814

800

 

                Sabotaggio e punizione

115

96

200

 

                        Combattimento

117

200

300

 

                        Recuperi

103

518

300

 

                        Nemici caduti

241

166

380

 

 

N.B. Ad esclusione del Levante, le cifre sono incomplete ed approssimative.

Conclusioni.

1.  Abbiamo analizzato a grandi linee lo sviluppo della lotta guerrigliera nel nostro paese durante questi ultimi 9-12 anni. Lotta che non sorse per nostra volontà, ma per la necessità, a cui fu spinto il. nostro popolo dal sollevamento fascista e dall'intervento straniero. E' per questo che la lotta può in futuro accentuarsi ancora, di fronte all'intromissione sempre più camuffata e inammissibile del capitale straniero.

I nostri nemici ci calunniano dicendo che la lotta armata dei guerrigileri spagnoli è una cosa che abbiamo messo in moto noi; questa è una infamia e una stupidità; nessuno, nemmeno i comunisti, è abbastanza forte da poter  creare artificialmente la guerra di guerriglia se non vi sono le condizioni necessarie per farlo. Le condizioni per la guerriglia in Spagna le ha create il regime di Franco; la lotta sorse, come abbiamo visto prima, in forma spontanea ovunque si trovasse un patriota, un democratico, un uomo che non volesse vivere strisciando sulle ginocchia.  Il lavoro e il merito del nostro Partito è quello di aver saputo fare in modo che dall'esplodere dell’indignazione popolare nascesse un movimento organizzato, poderoso, disciplinato e coerente, capace di vincere; il movimento armato dei nostri guerriglieri che è oggi l'esponente più importante della lotta del nostro popolo e una delle prove più solide della compenetrazione tra il nostro popolo e la politica del nostro Partito, e della esatta comprensione, da parte del nostro Partito, della  situazione e delle necessità del nostro popolo.

Il movimento guerrigliero in Spagna è anche l'espressione della fiducia del popolo nelle sue stesse forze.

Essere riusciti a concretizzare quella che è la splendida realtà offerta oggi dai nostri guerriglieri non è stata un'impresa facile; fu necessario superare enormi difficoltà lungo il cammino trascorso dal tradimento di Casado fino alla formazione dell'A.G.L. e per vincerle non bastò l'invio di sagge e verificate direttive da parte della Direzione del nostro Partito, all'interno del paese; fu necessario soprattutto l'invio di uomini, mezzi, denaro: “...tutti i nostri mezzi e i nostri uomini più preparati ad un  combattimento di questo tipo, furono dedicati al paese e inviati all'interno della Spagna ...” (Dolores).

La quasi totalità degli uomini gloriosi, degli eroi della resistenza del nostro popolo, sono usciti dalle fila del nostro Partito, ed è così sentita la loro gloria tra le masse del nostro popolo, che i migliori tra i lottatori del popolo, giungono al nostro partito da soli, seguendo la via indelebile che le vite luminose dei nostri eroi lasciarono sulle campagne della nostra Patria, come ci dice con le sue parole, infuocate la nostra Dolores.

Non potremo mai dimenticare il meritato valore del ruolo svolto dalla direzione del nostro Partito e personalmente dalla compagna Dolores nello sviluppo e nella direzione del movimento guerrigliero, che oggi è una delle più limpide glorie della nostra storia; il nome amato di Dolores è per i patrioti spagnoli una bandiera di combattimento e una garanzia di vittoria; è anche e soprattutto la promessa di un futuro migliore di libertà, di felicità e di lavoro costruttivo, per la  nostra Patria unita alla grande famiglia delle democrazie popolari.

2. E' necessario evidenziare in modo particolare il ruolo della direzione del nostro Partito nella risoluzione politica del problema dell'orientamento politico della lotta guerrigliera. La guerriglia è già di per sé stessa una viva forma della unità del popolo, della più grande unità; la politica che corrisponde pertanto alla guerriglia è necessariamente una politica più ampia, più chiara e facilmente assimilabile, come lo sono la repubblica e la Democrazia.

La guerra di guerriglia nelle sue prime tappe di sviluppo ha, tra gli obiettivi immediati, quelli di spaccare moralmente, economicamente e materialmente il regime franchista. Contribuire allo sviluppo di tutte le altre forme di lotta delle masse aiutando gli operai nei loro scioperi, i contadini nella loro lotta contro le requisizioni, bruciando i documenti, le ricevute, ecc., lottando contro il terrore e le provocazioni, contro i crumiri e i confidenti, sostenendo così i contadini nella campagna e gli operai nella città, i minatori nelle miniere in modo tale che le masse lavoratrici sentendosi forti e rispettati ritrovino la fiducia nelle proprie forze e si uniscano alla lotta attiva.

I guerriglieri compiono anche una grande missione di propaganda e di educazione delle masse contadine. Per questo è necessario che il guerrigliero sappia farsi interprete e portavoce delle necessità, dei sentimenti dei contadini, conoscendo nel dettaglio tutti i suoi desideri non in maniera generale ma bensì concreta, le necessità e i problemi di ogni luogo dove avviene, e a questo riguardo è notevole l'esempio del capo guerrigliero del Levante che liberò il villaggio di Ladruña il 10 aprile dell'anno scorso.

La guerriglia è un mezzo di lotta per l'unità nel popolo e nessuno meglio dei guerriglieri può applicare in pratica e nelle circostanze della situazione concreta di ogni luogo la politica di Unità Nazionale; raggruppare tutti i patrioti, attrarre a sé tutti gli elementi ostili contro il regime isolando i franchisti.

La realizzazione di questa saggia politica sta riuscendo a superare nei villaggi le vecchie divisioni tra “destri e sinistri”, tra atei e credenti, differenze che nella maggior parte dei casi non dicono nulla e hanno molto di artificioso e di reazionario, per dividere gli spagnoli nei due unici campi che conoscono i guerriglieri, riconoscendo il campo dei patrioti e il campo dei falangisti; di quelli che stanno con il nostro popolo contro Franco e di quelli che stanno con Franco contro il nostro popolo..

3. Come vediamo in pratica una tale politica produce risultati eccellenti riuscendo a neutralizzare gli elementi incerti nella popolazione come i sindaci, le autorità, i contadini ricchi, ecc. Giungendo a stabilire in questo modo anche attraverso taciti compromessi con determinati dirigenti sociali non amici, e concentrando così tutti i colpi contro il franchismo, flagello del nostro popolo e veicolo dell'intervento degli imperialisti stranieri.

Quale esempio concreto di ciò, possiamo dare questo episodio: in una zona che comprende 25-30 villaggi un gruppo di cinque guerriglieri riuscì in meno di quattro mesi ad organizzare mille contadini, ottenendo che molti sindaci collaborassero più o meno apertamente o che “lasciassero fare”. Da tener presente che in questa zona non vi erano stati mai comunisti, prima.

L'esperienza dimostra più volte che l'aspetto decisivo risulta  lo stretto legame con le masse. I gruppi guerriglieri che non sono riu­sciti ad unirsi strettamente alle masse, sono stati presto distrutti. Al contrario, quelli che sono riusciti ad allacciare rapporti con le masse si sono sviluppati.

Può essere evidenziato rispetto a questo punto un altro caso molto interessante: un gruppo guerrigliero fu distaccato in una regione dalla quale proveniva il compagno che li aveva inviati, e in uno dei villaggi che si trovavano nella zona di azione del gruppo, viveva, e vive, il padre di questo guerrigliero, che era un contadino benestante. Onde evitare complicazioni il capo dell'A.G. proibì al capo del gruppo di farsi conoscere nella zona e gli impose di tenere segreto il suo nome. Orbene, il gruppo non riusciva a vincere il timore e la sfiducia nei contadini, non riusciva ad unirsi al le masse e correva il serio pericolo di scomparire, allora il compagno in questione decise di farsi riconoscere scoprendo il proprio nome ai contadini e quindi, di fronte alla prova che non si trattava di un provocatore dettero il loro appoggio al gruppo, che si svìluppò e operò con molto successo.

4. Non è sufficiente avere una politica giusta, è anche necessario che i guerriglieri osservino una condotta inattaccabile nelle loro relazioni con la popolazione. Ogni guerrigliero deve tener presente in ogni momento che ostenta la rappresentazione della Repubblica di fronte a tutti i contadini, che vedono in lui una autorità della Repubblica.

In quanto tale, il guerrigliero deve avere un profondo rispetto nei confronti del contadino, e verso le donne. Questa condotta spiega molti dei risultati ottenuti; il guerrigliero paga tanto quanto riceve dal contadino e lo paga al suo vero valore e non al prezzo fissato. Il guerrigliero è sobrio, con i contadini come lo sono loro, e senza mai dare l'impressione del signorino.

Il guerrigliero dedica una grande attenzione e sollecitudine ai problemi personali e familiari dei contadini, la vita di ognuno dei quali è una vera tragedia sotto il regime franchista. Proteggere i contadini dalle requisizioni e dalle arbitrarietà del regime, aiutare le vittime del terrore franchista; la A.G.L  consacra a questo tutte le sue premure: il 15 dicembre 1946 il Comando della A.G.L. pubblicava un Ordine in cui si diceva: “Sarà missione d'onore della A.G.L. quella di proteggere la popolazione vittima dell'odio falangista”. Ed il 20 maggio 1947 il Comando dell’A.G.L. trova degli efficaci metodi per rendere concreta la sua protezione dei contadini dalle autorità cui era rivolta la direttiva: il sindaco, il capo della Falange, il resto delle autorità che non si opponevano a costoro, e infine i delatori. Ed in questo modo si ottenne che il municipio del villaggio di Cabra (Teruel) influisse verso il governatore civile della provincia in favore di un gruppo di contadini arrestati che furono liberati grazie ai guerriglieri.

La pratica dimostra la grande verità che ha in sé la direttiva guerrigliera di Mao Tse-Tung: “Aiuta il popolo e il popolo ti aiuterà”.

5. La preparazione politica di tutte le operazioni riveste una importanza straordinaria affinché siano ben comprese dalla popolazione, perché essa senta come propri gli obiettivi dei guerriglieri, comprenda i motivi della loro lotta, non solo in maniera generica e astratta ma nel concreto, in ognuna delle sue azioni.

La preparazione politica dell'operazione, comprende anche l'aspetto di evitare che vengano allo scoperto i contadini e gli elementi civili che collaborano con proprie relazioni, con proprie indicazioni o realizzando compiti secondari. Sia quale sia il risultato della operazione è assolutamente necessario preparare le cose in modo tale che quanti aiutarono i guerriglieri restino   fuori dai sospetti del nemico. Solo in questo modo potremo contare su di un'aiuto efficace e permanente da parte della popolazione.

La guerriglia non può operare isolatamente, è necessario 1egarla alle masse e a tutte le organizzazioni antifranchiste, guardando sempre alle precauzioni che la sicurezza richiede.

6.     La tattica delle A.G. più attive e in particolare della A.G.L. si caratterizza in base a questi elementi:

- la loro attività.

- i guerriglieri attaccano solo in condizioni vantaggiose, ma quando sono raggiunti dal nemico il combattimento è obbligato, in tal caso i guerriglieri lottano fino alla fine senza mai cadere vivi nelle mani del nemico.

- il guerrigliero deve tenere la possibilità di agire nelle proprie mani; beninteso che questo non significa attaccare sempre, ma agire in ogni momento come più conviene e si può in ogni momento, anche nel corso stesso della operazione, e agire diversamente se questo conviene ai propri interessi.

- il guerrigliero deve saper attaccare come il fulmine e dissolversi come il fumo; la ritirata deve essere preparata bene come l'attacco.

- rifuggire sempre dalla routine, è il miglior trucco del combattimento, la migliore manovra è negativa quando è ripetuta.

      - bisogna sempre tenere vivo lo spirito creativo.

      - uno dei migliori vantaggi su cui può contare il guerrigliero sul suo nemico è la buona informazione, rapida e precisa. Il guerrigliero deve sapere i movimenti delle forze nemiche, deve conoscere fin nei minimi particolari i comandanti dei distaccamenti nemici e le loro probabili reazioni ai nostri attacchi. Rispetto a questo punto, è d'insegnamento l'esperienza di un colpo assestato dalla A.G.L.; conoscendo la psicologia dei capi falangisti, il Comando della A.G.L. aveva segnalato ai guerriglieri la via della ritirata dove era meno probabile incorrere nei nemici come effettivamente accadde. E la polizia cercava le 800 mila pesetas nelle bische e nei postriboli della città mentre invece il denaro recuperato era in montagna e al sicuro nella base della A.G.L.

        - è fondamentale sviluppare al massimo la capacità di manovra, abituarsi a camminare a lungo di notte, fuori dalle strade e senza far rumore, senza perdere l'orientamento; nei riposi che si fanno durante il giorno, non accendere fuochi per non essere denunciati dal fumo; abituarsi a resistere al freddo e al vento, ad acutizzare la vista e l'olfatto perché tali qualità sono imprescindibili per sopravvivere e lottare nella montagna.

        - questo definisce la necessità di preparare ed educare i quadri di comando, per questo è necessario organizzare scuole, dedicare particolare attenzione alla creazione dei quadri, tramite l'insegnamento e la capacità dei migliori guerriglieri.

7.     La migliore soluzione al problema dell'approvvigionamento della guerriglia consiste nelle requisizioni pagando tutto quanto si è preso e al suo giusto prezzo, e per questo è necessario disporre dei mezzi economici che si ottengono in tre modi:

       - le multe ai nemici.

        - la “vendita” di “azioni” per il sostegno della lotta guerrigliera; queste azioni si danno nel nome della Repubblica e con la indicazione esplicita che il denaro sarà rimborsato dal Tesoro della Repubblica, al suo avvento se la condotta dello “azionista” sia coerente con essa.

        - l'aiuto volontario degli antifascisti.

Il denaro così raccolto è necessario che venga amministrato severissimamente. E' chiaro che la A.G. non potrà avere una sola Cassa centrale, né tale centralizzazione dei mezzi risulterà conveniente, ma il denaro che si distribuisce ai guerriglieri è da loro ricevuto in qualità' di deposito, del quale devono rispondere giustificandone l'impiego; così come è organizzata l'Intendenza della A.G.L.. Questo sistema di “base in tasca” può definirsi nuovo nella tattica della guerriglia e corrisponde alle circostanze concrete, della vita attuale nei paesi capitalisti.

8. La vigilanza. Se ricordiamo che il più pericoloso nemico della guerriglia è la provocazione, comprenderemo l'immensa importanza della vigilanza interna tra il personale della guerriglia.

La vigilanza interna deve svilupparsi non già solo come un determinato servizio ma come il dovere fondamentale di ogni guerrigliero giacché da questo elemento dipende l'esito della sua lotta e della sua stessa sicurezza. E non sono richieste molte qualità né conoscenze particolari per scoprire il lavoro di provocazione del nemico in ogni sintomo di indisciplina, di insubordinazione, in ogni manifestazione, di disfattismo, in ogni vessazione o abuso verso la popolazione civile, nel dispendio dei mezzi della Intendenza guerrigliera e in tutto ciò che pregiudica direttamente o indirettamente la lotta.

E' necessario dedicare particolare attenzione al reclutamento del personale della guerriglia, ricordando, a questo riguardo che la forza della guerriglia non è nel suo numero ma nella sua qualità, soprattutto nel momento attuale della lotta. L'ammissione dei nuovi guerriglieri deve essere fatta attraverso una tappa preparatoria, attraverso delle “riserve” guerrigliere in cui si educano e si provano i futuri guerriglieri e a partire dalle quali vanno incorporandosi alla guerriglia nella misura in cui diventano “bruciati”, ossia quando risulta pericolosa la loro permanenza nella “illegalità” dato che il nemico sospetta di loro e corrono il rischio di essere arrestati o semplicemente messi sotto controllo.  E' vigilando sugli elementi sospetti che il nemico arriva sulle tracce delle organizzazioni clandestine,. e di quelle guerrigliere; da qui la necessità di ritirarsi prontamente, incorporandosi alla guerriglia, a tutti coloro che possono essere già sospettati dal nemico.

La vigilanza obbliga a riguardarsi da tutti i rapporti con la popolazione civile riducendo all'indispensabile i permessi ai guerriglieri di far visita ai propri familiari, coniugi, ecc.

E' necessario disporre sempre di accampamenti di riserva allo scopo di non  essere mai sorpresi. Ed in tutti gli accampamenti avere installato un eccellente servizio di sicurezza tanto negli accessi vicini quanto nelle immediate prossimità; tale servizio di sicurezza è complementato da un sistema chiaro e sicuro fatto di pochi segnali.

Per combattere la provocazione tra la popolazione civile è necessario insegnare al contadino come distinguere i veri guerriglieri dai banditi franchisti delle unità “anti-partito”; per questo si stabilisce un sistema di controsegnali, ecc., ma la base fondamentale del successo nella lotta contro le unità anti-partiti e le altre forme di provocazione franchista risiede nel solido legame con. la popolazione.

Nella lotta contro i provocatori occorre essere inflessibili e procedere senza compassione contro ogni spione, provocatore, contro ogni elemento delle unità “anti-partito”.

9. Il sistema di direzione. Comando unico, il capo è designato in ogni unità o gruppo guerrigliero dal capo dell'A.G.. Non c'è un Commissario politico, e la base fondamentale dell'organizzazione di tutta l’unità guerrigliera è l'organizzazione del Partito al suo interno.

La disciplina guerrigliera è una disciplina cosciente e per questo eminentemente solida e ferma. Rimanendo costituita la guerriglia, totalmente, di personale volontario, ogni guerrigliero, nell'entrare a far parte dell'unità, si impegna ad osservare la disciplina guerrigliera.

10. Sulle forze della'repressione.

Il nemico impiega fondamentalmente nella lotta anti-guerrigliera, la Guardia Civil nella campagna e nella montagna e la Polizia armata nella città. Orbene, il regime franchista non si fida molto della Polizia Armata costituita per lo più dalle vecchie guardie di Assalto, che la Falange considera di dubbia lealtà verso il franchismo.

Utilizza anche i corpi di gruppi armati non appartenenti all’esercito [in spagnolo: somatenes, ndT], soprattutto quelli inquadrati con la guardia civil perché da soli non avrebbero alcuna efficacia combattiva e sono per dire così i principali fornitori di armi e munizionamento per i guerriglieri.

Il franchismo impiega con profusione il sistema dei confidenti e dei provocatori, ha organizzato scuole speciali per preparare unità “anti-partito” altamente pericolose perché fingendosi guerriglieri saccheggiano e nuociono con ogni mezzo ai contadini attaccando in questo modo il movimento guerrigliero nella sua base fondamentale, il legame con le masse. La Falange non ha proprie organizzazioni di lotta e i falangisti suolono agire come parte delle unità “anti-partiti”.(traduzione a cura di un prigioniero -politico)

 

 

Appendice 4

Indice delle Sigle

AG                                Raggruppamenti Guerriglieri

AGLA                           Raggruppamento Guerrigliero del Levante e Aragona

AGL                              Raggruppamento Guerrigliero del Levante

AIT (AIL)                    Associazione Internazionale dei Lavoratori

BP  (UP)                       Ufficio Politico

CAMPSA                    Compagnia Concessionaria del Monopolio dei Petroli

CC                                 Comitato Centrale

CE                                 Comitato Esecutivo

CEDA                           Confederazione Spagnola delle Destre Autonome

CGTU                           Confederazione Generale del Lavoro Unitaria

CNT                              Confederazione Nazionale del Lavoro

FAI                               Federazione Anarchica Iberica

IC                                  Internazionale Comunista

INC                               Istituto Nazionale della Colonizzazione

INI                                 Istituto Nazionale dell'Industria

IOS                                Internazionale Operaia Socialista

ISR                                Internazionale Sindacale Rossa

JJSU                              Gioventù Socialiste Unificate

MAOC                         Milizie Antifasciste Operaie e Contadine

PCE                               Partito Comunista di Spagna

PCF                               Partito Comunista Francese Partito Comunista Italiano

PCUS                            Partito Comunista dell'Unione Sovietica

PCCh                            Partito Comunista Cinese

PCOE                            Partito Comunista Operaio Spagnolo

POUM                          Partito Operaio di Unificazione Marxista

PSOE                            Partito Socialista Operaio Spagnolo

PSUC                            Partito Socialista Unificato della Catalogna

UGT                              Unione Generale dei Lavoratori

UJCE                             Unione delle Gioventù Comuniste di Spagna

URSS                            Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

 

 Paolo Dorigo

(traduttore dell’opera)

primavera 1997

APPUNTI SULLA “PRESENTAZIONE AI LETTORI ITALIANI” DI U.C.

ALLA Ia EDIZIONE ITALIANA DEL LIBRO “APROXIMACION A LA HISTORIA DEL PCE”

PUBBLICATO DA EDIZIONI RAPPORTI SOCIALI CON IL TITOLO “IL PCE, LA GUERRA DI SPAGNA E L’INTERNAZIONALE COMUNISTA”, OPERA DEL PCE ( r ) E SU ALTRI ASPETTI DELLA PUBBLICAZIONE -E SULL’USO POLITICO CHE SE NE E’ FATTO CON I PARALLELI CON LA SITUAZIONE ITALIANA E LA STORIA DEL PCI-

 

(richiestami dall’editore, e mai pubblicata; va fatto notare che, dopo e a causa dell’appoggio dato dalla commissione del nPci alla “Fraction Octubre” del PCE ( r ) nel 2000-2001, il PCE ( r ) ed i prigionieri del PCE ( r ) e dei GRAPO hanno rotto ogni rapporto politico con l’editore e la sua area politica, e che in seguito alla sottovalutazione di questo fatto nell’ambito della proposta del SRI e nell’ambito della Piattaforma 19 giugno dei prigionieri rivoluzionari, comunisti, anarchici, antifascisti, antimperialisti europei, i compagni aderenti a questa Piattaforma, spagnoli, italiani, turchi, francesi, ne sono usciti)

Il libro è ben costruito e strutturato. Forse però la Cronologia storica del MCI andava strutturata più ampiamente (triplicata, come spazio [contenuti], direi).

In pratica questo libro mette in evidenza il legame imprescindibile tra scienza materialista, critica teorica e prassi concreta. [Sull’edizione:] Marx ed Engels hanno anche partecipato in prima persona, con ruoli di direzione, al 1848 in Europa ed [indirettamente] alla Comune di Parigi, non hanno solo elaborato la critica dell’economia politica. Non basta parlare delle grandi sconfitte sul piano mondiale, affermando che accompagnano un movimento storico in ascesa verso la sua affermazione.

La presentazione è in più parti condivisibile (soprattutto 2,5,6, [gran parte del] 7) da parte mia, non lo è su questi punti seguenti:

1.      Non è corretto (pag.11) raggruppare le deviazioni trotskiste e, al limite, bordighiste, né al movimento anarchico e alle “deviazioni” sindacalistiche ed anarchiche, né tantomeno, ammucchiando anche qui, alle deviazioni “combattentistiche”.

Stranamente l’autore [della presentazione] non comprende nell’elenco l’opportunismo di molti gruppi di linea ml a parole ed opportunisti nei fatti.

Quanto al distinguere il giusto e lo sbagliato nella storia del PCI [sempre con questa sigla chiamato, e mai con il suo nome all’epoca dei fatti oggetto del volume, PCdI], l’autore incorre in una pericolosa svista quando non storicizza al 1958-1963 il limite temporale a questo distinguo [a voler essere di manica larga]. Domando: dopo la pubblicazione di “Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi” e “Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”, che cosa c’era di giusto, ancora, nel PCI ?

 

3.      Sul contenuto della rivoluzione proletaria.

Nessuno considera “prioritaria” la lotta antimperialista ed il FCA [sulla costruzione del Partito, come fosse in alternativa]. Ma oggi, come e più che ai tempi della Terza Internazionale, la lotta antimperialista è assolutamente necessaria e decisiva oltre che formidabile volano di arricchimento e rafforzamento –su tutti i piani- del Partito in costruzione e del movimento rivoluzionario delle masse.  I        n questo senso è discriminante, ed è da opportunisti semplificare il rifiuto con la critica al terzomondismo. Il problema non è il terzomondismo, ma la incapacità di capire quanto sia importante oggi la direzione [cioè l’indirizzamento, la via verso cui si dirige] mondiale della lotta di classe così come della lotta rivoluzionaria dei comunisti. (Vedi mio doc. del 15-6-95).  Chi può dire che i comunisti che sostengono la necessità strategica del FCA e dell’antimperialismo non capiscono per questo motivo la natura che il processo rivoluzionario nel loro paese “dovrà” affrontare ?

 

4.      L’autore riconosce la prospettiva della guerra popolare. Ma affermando che “ANCHE” il problema della rivoluzione proletaria nella nostra storia è un problema “irrisolto” incorre in una pronuncia di sentenza assolutamente contraddittoria con l’assunto teorico materialistico che cerca di adottare attorno alla storia delle rivoluzioni socialiste già vittoriose; infatti si limita a citare le esperienze, ma non si sofferma, e del resto forse non era tra i compiti della presentazione, sulle specifiche tappe del “biennio rosso” alla FIAT di Torino e al movimento degli Arditi del popolo (e alle giornate di Parma); utile potrebbe essere la lettura, per l’autore, del testo di Caporossi “Storia di antagonismo e di resistenza”) né sulla lotta armata nella sua fase vittoriosa (1971-1981), che cita “tra virgolette” !  Dov’era, l’autore, che parla tra virgolette di quella fase potente, all’epoca ?

Complessivamente appare rilevante lo sforzo compiuto dall’autore sia nello storicizzare il contesto politico del volume, sia nel voler indicare gli aspetti rilevanti per i compagni italiani. Meno corretto appare lo sforzo di negare comunque le grandi ed importanti acquisizioni, a mio parere e tanto più oggi, imprescindibili, dell(e) [‘esperienza delle] BR, e principalmente l’unità del politico e del militare che costituiscono il dato discriminante e fondamentale di partenza di qualunque processo rivoluzionario nei paesi capitalistici di area Ocse così come nei villaggi andini.  [da non confondere con il rifiuto dei 3 strumenti della rivoluzione, che, diretti dal partito di tipo nuovo, non assolutizzano l’ “unità del p-m” in un’unica attività combattente che tutto domina, ma governa e dirige il processo rivoluzionario nella guerra popolare prolungata].

[Queste osservazioni critiche, sia pur nella loro distanza dall’impianto del PCE ( r ), individuavano alcuni punti di chiara strumentalizzazione di impronta neo-revisionista (cfr. Alcune riflessioni necessarie, Paolo Dorigo, novembre 2001, capitolo 2, di cui di primo acchitto i compagni spagnoli non si avvedevano, e che con il tempo venivano alla luce].

Note tra parentesi quadre del 2005