ORFANI VOLONTARI DEI SIMBOLI DEL LAVORO
La Casta rossa ha deciso: si presenterà alle elezioni del 
13 e 14 aprile prossimo con un simbolo unitario e senza i 
simboli del lavoro, poiché evidentemente a qualcuno - Sd in 
particolare - questi fanno schifo; a questo proposito 
segnaliamo il bel pezzo di Bruno Steri della minoranza 
rifondarola di Essere Comunisti in ultima pagina 
di "Liberazione" del 13 febbraio che denuncia i diktat di 
Sd verso il resto della Cosa rossa.
"il manifesto" dello stesso giorno ci mette a conoscenza - 
a pagina 7, in un articolo di Matteo Bartocci - del fatto 
che anche il Pdci ha ceduto ai voleri di Mussi e Pecoraro 
Scanio, che da sempre non vogliono neppure sentir parlare 
di falce e martello nel simbolo unitario.
Il bravo giornalista del quotidiano di via Bargoni - la 
nuova sede del 'quotidiano comunista' dopo la cacciata 
dalla storica sede di via Tomacelli - ci informa che <la 
linea del segretario del Pdci è stata sposata all'unanimità 
da un direttivo del partito convocato prima del vertice>.
Quale sia questa linea, poi, è lo stesso Diliberto a dirlo: 
<ci presenteremo anche con un carciofo per portare i 
comunisti in parlamento. Ora lavoriamo per l'unità della 
sinistra>; se questo è il ragionamento dell'ex 
guardasigilli, ci sono due cose che stridono.
La prima è che non si capisce veramente come gli elettori 
potrebbero riconoscere, e quindi votare i sedicenti 
comunisti da mandare in parlamento.
La seconda riguarda direttamente i simboli del lavoro; come 
sosteneva Marx i comunisti non hanno paura di mostrarsi per 
quello che sono: eliminando falce e martello si avvia una 
operazione che porta, anche simbolicamente, la formazione 
che cancella i simboli citati nel campo della borghesia, 
rendendo chiaro come sia niente più che la sinistra 
borghese e non la destra del proletariato.
E così, finalmente, l'(in)Fausto ce l'ha fatta: ha portato 
a compimento l'opera distruttrice che fu alla base della 
sua adesione al Prc su mandato di Uolter l'Amerikano e di 
Baffetto da Gallipoli con la collaborazione, forse 
inconsapevole, dell'allora presidente del partito Cossutta.
Ai proletari resta solo un compito: quello di spazzare via 
questi signori che finalmente hanno gettato la maschera 
rivelandosi per quello che realmente sono, attraverso la 
giusta pratica del boicottaggio attivo delle elezioni.
Torino, 13 febbraio 2008