TRADUZIONE 2004/9                                                                     MOVIMENTO COMUNISTA INTERNAZIONALE

RISCATTARE LA MEMORIA

XIX CONGRESSO DEL PCUS

L’ULTIMO CONGRESSO DEL PCUS VIVENTE IL COMPAGNO STALIN

(sottotitolo del traduttore)

CITAZIONE DALLO STATUTO DEL PCUS APPROVATO DAL CONGRESSO

Il membro del Partito ha il diritto

  1. di prendere parte nelle riunioni e nella stampa di partito alla libera e seria discussione dei problemi della politica del partito;
  2. di criticare nelle riunioni del partito ogni militante del partito;
  3. di eleggere ed essere eletto dagli organismi del partito;
  4. di esigere di partecipare personalmente alla discussione ogni volta che una decisione viene presa che concerne la sua attività e la sua condotta;
  5. di indirizzare non importa quale questione o dichiarazione a tutte le istanze del partito, o anche al Comitato Centrale del Partito Comunista della Unione Sovietica.

    (il mancato grassetto al punto 5 è una finezza dei provocatori di stato che mi torturano e spiano nel cervello, al telefono e al computer)

(traduzione dallo spagnolo dal n.12 di “Antorcha” -torcia-, rivista politico-ideologica del Partito Comunista di Spagna –(ricostituito), ultimo numero di questa rivista concessomi in carcere in lettura dalla censura dello Stato imperialista italiano, uscito nel febbraio 2002 - sito )

 

PREMESSA di ANTORCHA

Davanti a ciò che è accaduto dopo la morte di Stalin, con l’usurpazione del potere nel PCUS e nell’URSS da parte di una cricca di revisionisti, ed a pochi anni dal loro fallimento, noi comunisti ci siamo fatti sempre la stessa domanda: cosa avvenne immediatamente prima della morte di Stalin ? Non si accorse la direzione del PCUS del pericolo che stava incubando nelle proprie stesse fila ? Come prima risposta, occorre dire che vi sono le opere di Stalin, che così male conoscono le attuali generazioni di comunisti, per sapere ciò che pensava il grande dirigente sovietico attorno al revisionismo e di come fargli fronte. Ma anche segnalare la necessità di studiare questa opera. Offriamo allora un documento che ci pare eccezionale e chiarificatore dei problemi a cui faceva fronte il PCUS e delle soluzioni che proponeva per superarli, proprio un anno prima della morte di Stalin: la parte della Relazione Politica presentato nel 1952 nel XIX Congresso, che tratta del Partito.

Questa relazione fu presentata da Giorgio Massimo Malenkov, Segretario del Comitato Centrale, giacchè a quel punto Stalin era già molto malato; ma si sa che vi ebbe una partecipazione attiva nella sua redazione, proprio nella parte dedicata al Partito. Chissà se questo fatto, la infermità di Stalin ed il fatto che la Relazione non fosse del tutto opera sua, spiega il grande “scompenso” che esiste tra l’insieme della Relazione –dove dominano in maniera schiacciante gli aspetti legati allo sviluppo economico dal punto di vista quantitativo– e il capitolo che offriamo a sua continuazione, dove si sono “concentrati” gli aspetti politici, senza apparente nesso tra le due parti. Disgraziatamente, la mancanza di spazio ci impedisce di poter offrire nella sua integrità non già tutta la Relazione, ma anche la terza parte, quantunque si possa dire che riproduciamo più del 90% di esso.

Vogliamo evidenziare da parte nostra come aspetto molto positivo della Relazione tutto quanto è stato relazionato con la lotta contro il burocratismo e la corruzione come “residui del capitalismo”, l’appello a far sì che “le masse lavoratrici” controllino attivamente tutti gli argomenti attinenti al Partito ed allo Stato ed esercitino il loro diritto a criticare seriamente tutte le deficienze, ed infine, la necessità di una maggiore preparazione ideologica, marxista-leninista, di tutti i quadri ed i militanti del Partito. Basta leggere questi paragrafi della Relazione per comprendere quanto si è mentito e quanto si è denigrata la figura di Stalin e della sua opera.

Questo XIX Congresso chiude una tappa nella storia del paese dei Soviet, dominata dal lavoro infaticabile di un autentico marxista-leninista, Giuseppe Stalin. L’anno successivo, questo grande comunista moriva, lasciando dietro di sé una grande opera e avendo tracciata una linea generale per superare gli errori ed i difetti che inevitabilmente si erano prodotti in così tanti anni di edificazione socialista; ma questa linea non fu seguita dai suoi successori di fronte al Partito, lasciandolo disarmato davanti alla avanzata revisionista che si intravedeva. Nel 1956, con Kruscev alla guida e con le nefaste conseguenze a tutti note.

 

 

RAPPORTO SULLE ATTIVITA’

DEL COMITATO CENTRALE DEL P.C.(b) DELL’URSS

Presentato dal compagno G.MALENKOV, Segretario del Comitato Centrale,

al XIX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (5-14 ottobre 1952)

 

Estratto

III

IL PARTITO

Lo sviluppo continuo del vigore della nostra patria Sovietica* è il risultato della giusta politica del partito comunista e del suo lavoro di organizzazione per portare a termine questa politica. In quanto forza dirigente della società Sovietica, il partito ha assicurato in tempo la preparazione del paese per la difesa attiva, ha concentrato tutti gli sforzi del popolo per sconfiggere il nemico durante la guerra e per organizzare un nuovo e potente recupero dell’economia nazionale dopo la guerra (…)

L’unità delle fila del partito è stata la condizione decisiva della vittoria del popolo Sovietico nella Grande Guerra Patriottica*. Nei giorni più duri, quando si decisero i destini della patria, il nostro partito ha operato come una organizzazione di combattimento unita, senza tenteggiamenti né disaccordi nelle sue fila. Alla luce dei risultati della guerra, abbiamo visto sorgere davanti a noi in tutta la loro grandezza il significato della lotta intransigente che per anni il nostro partito ha portato a termine contro ogni genere di nemici del marxismo-leninismo, contro i mostri trotskisti e buchariniani, contro i capitolardi ed i traditori che tentano di sviare il partito dalla linea giusta e di rompere l’unità delle sue fila. È dimostrato che questi infami traditori stanno sperando in una aggressione armata contro la Unione Sovietica e pensavano, in questo momento difficile, di dare una pugnalata alle spalle allo Stato Sovietico favorendo i nemici del nostro popolo. Dopo aver annientato l’organizzazione illegale dei trotskisti e dei buchariniani che era lì ove si concentravano tutte le forze antiSovietiche del paese, dopo aver depurato le organizzazioni del partito e quelle dei Soviet, dei nemici del popolo, il partito ha distrutto in tempo ogni possibilità di apparizione in URSS della “quinta colonna” ed ha preparato politicamente il paese per la difesa attiva. Non è difficile comprendere che, se questo non fosse stato fatto per tempo, la guerra di sarebbe trasformata in una carneficina sia al fronte che nella retroguardia e avremmo potuto perdere la guerra.

Il partito deve la coesione delle sue fila, anzitutto, al lavoro della nostra guida e maestro, il compagno Stalin, che ha salvaguardato la unità leninista del partito. (Tutti in piedi. Applausi entusiasti e prolungati che si trasformano in ovazione)

(…) La forza del nostro partito risiede nel fatto che è intimamente unito alle ampie masse e costituisce un partito veramente popolare la cui politica corrisponde agli interessi vitali del popolo. Il ruolo delle organizzazioni di massa, come i sindacati sovietici ed il Komsomol [organizzazione comunista giovanile, ndT], si è accresciuto seriamente per quanto concerne l’unità solida dei lavoratori attorno al partito ed alla sua educazione nello spirito del comunismo. Lottando per la libertà e per l’indipendenza della nostra patria, per l’edificazione della società comunista, il partito si è legato ancor più intimamente al popolo ed ha rinforzato i suoi legami con le grandi masse lavoratrici. Il popolo Sovietico sostiene unanimemente la politica del partito a cui riconosce la sua piena fiducia. (Applausi entusiasti)

Un brillante testimone del restringimento dei legami del partito con le masse e del rafforzamento del suo prestigio tra il popolo Sovietico ci viene dato dall’aumento dei suoi iscritti.

Nel XVIII Congresso [cfr. Opere scelte di Stalin, svoltosi nel 1939, cui si rimanda per la importante Relazione di Stalin in cui si fa anche autocritica per gli errori e gli eccessi della lotta interna alla controrivoluzione, ndT], il partito contava su 1.588.852 membri e 888.814 candidati, ossia un totale di 2.477.666 aderenti [ovviamente in calo rispetto al XVII Congresso, ndT]. Il 1 ottobre del 1952, il partito contava su 6.882.145 aderenti, di essi 6.013.259 militanti e 868.886 candidati. (Applausi)

(…) Dopo la fine della guerra, il Comitato centrale decise di rallentare un po’ le ammissioni al partito. Tuttavia, il numero dei nuovi iscritti ha continuato a tenere un ritmo accelerato. Il partito si rendeva conto del fatto che la rapida crescita dei suoi aderenti aveva anche un aspetto negativo, che portava ad un livello più scarso della coscienza politica degli iscritti, e ad un calo della composizione qualitativa del partito. Si produsse un certo squilibrio tra l’aumento quantitativo delle fila del partito ed il livello di istruzione politica dei suoi membri e dei candidati. Al fine di farla finita con questo squilibrio e di migliorare sempre più la qualità dei militanti, il Comitato Centrale ha considerato necessario non forzare a partire da allora la crescita delle sue fila, e di concentrare l’attenzione delle sue organizzazioni nell’aumento del livello politico dei suoi militanti e candidati. Conformemente alle indicazioni del Comitato centrale, le organizzazioni del partito hanno iniziato a fare un lavoro di selezione più diligente; hanno elevato i requisiti per l’ingresso di coloro che lo desiderano, hanno dispiegato un ampio lavoro di educazione politica dei comunisti [tra i quali i brevi Corsi del compagno Stalin, ndT]. Il risultato di tutto ciò è stato una crescita incontestabile del livello politico dei membri del partito, così come della coscienza marxista-leninista dei nostri quadri. Tuttavia, con questo solo non si può pensare che il compito che si è proposto il partito (eliminare il degrado nel livello di preparazione politica dei comunisti in rapporto alla crescita dei loro effettivi) sia stato raggiunto. Pertanto, oggi come ieri occorre smettere di seguire la linea tendente a limitare le ammissioni al partito, a migliorare l’educazione politica e la tempra dei comunisti, poiché il partito è forte non solo per la quantità dei suoi militanti, ma soprattutto per la sua qualità. (…)

I nuovi compiti che si sono delineati al paese dopo la guerra, rapportati al passaggio della costruzione della pace [l’avvio della teoria della coesistenza pacifica con cui l’URSS combattè il militarismo assassino dell’imperialismo USA, ndT], hanno richiesto un serio miglioramento nel lavoro interno del partito e l’elevazione del livello di direzione delle organizzazioni di partito e dell’attività politica ed economica dello Stato. Il fatto è che la situazione creata dalla guerra aveva determinato certi metodi particolari di direzione del partito e, allo stesso tempo, aveva ingenerato grandi insufficienze nel lavoro degli organismi e delle organizzazioni di partito. Questo si manifestò, soprattutto, nel fatto che gli organismi del partito avevano prestato meno attenzione al lavoro di organizzazione ed a quello ideologico. Il risultato è che in molte organizzazioni del partito questo lavoro si era allentato. Apparve allora un certo pericolo: quello di vedere gli organismi del partito slegarsi alle masse e perdere la loro qualità di organismi di direzione politica [considerando peraltro che si parla del partito in un paese già conquistato al socialismo, cos’altro significa altrimenti, con ancor più forza nella società capitalista, direzione politica se non guida delle masse lavoratrici ?, ndT], di organizzazioni di combattimento attive, per trasformarsi in una specie di istituzioni di regolamentazione amministrativa incapaci di opporsi alle manifestazioni di spirito idealista, ristrette e di altre tendenze contrarie agli interessi dello Stato, rimanendo ciechi davanti alle chiare deformazioni della politica del partito nella edificazione economica, ai pregiudizi che questo presupponeva per lo Stato.

Al fine di far fronte a questo pericolo e di risolvere con successo il compito di consolidare gli organismi locali ed il rafforzamento del lavoro delle organizzazioni del partito, era necessario liquidare le negligenze nel lavoro di organizzazione e nel lavoro ideologico del partito e farla finita con fatti come la introduzione nelle nostre organizzazioni di partito dei metodi amministrativi di direzione, che conducevano alla burocratizzazione del lavoro ed indebolivano la attività e l’iniziativa delle masse nel partito.

Il Comitato centrale ha collocato al centro della attenzione delle organizzazioni del partito il compito di applicare con perseveranza la democrazia interna e dispiegare la critica e l’autocritica, di rafforzare, su questa base, il controllo da parte delle masse del partito sull’attività degli organismi, poiché questa è la chiave del successo di tutto il lavoro partitario, la chiave della crescita delle attività e dell’iniziativa delle organizzazioni e dei membri del partito. I metodi applicati dal partito per sviluppare la democrazia interna e l’autocritica hanno aiutato le organizzazioni del partito a superare, in misura importante, le insufficienze del lavoro politico, hanno svolto un importante ruolo nel successo di questo lavoro. Su questa base si sono viste aumentate le attività e l’iniziativa dei membri del partito, come le organizzazioni di base del partito nelle imprese, kolkoz ed amministrazioni, si sono fortificate; il loro lavoro è aumentato, il controllo delle masse del partito sulle attività degli organismi del partito si è rafforzato, così come il ruolo delle riunioni dei comitati del partito e delle assemblee dei militanti.

Tuttavia, sarebbe un errore non vedere che il livello di lavoro politico del partito porta tuttavia ad un arretramento rispetto alle esigenze della vita, dei compiti che abbiamo davanti, è necessario riconoscere che nel lavoro delle organizzazioni del partito ci sono insufficienze e carenze, che le nostre organizzazioni hanno conosciuto molti episodi negativi e a volte anche pericolosi. Dobbiamo conoscerli, vederli, denunciarli, allo scopo di eliminarli, superarli e garantire la marcia vittoriosa in avanti.

Quali sono queste insufficienze, queste carenze, questi aspetti negativi e pericolosi e, di conseguenza, quali sono i compiti che il partito ha delineato ?

1.      L’autocritica, e soprattutto la critica proveniente dalla base sono molto lontane dall’essere state impiegate pienamente e da tutte le organizzazioni di partito come il metodo principale per scoprire e correggere i nostri errori e le nostre insufficienze, i nostri punti deboli e i nostri mali.

Nelle organizzazioni del partito si constata tuttavia una sottovalutazione del ruolo della critica e dell’autocritica nella vita del partito e dello Stato, si ammettono le persecuzioni e gli espedienti dovuti alla critica. Abbastanza spesso si può incontrare dei responsabili che non cessano di proclamare la loro fedeltà al partito, ma che, nella pratica, non tollerano la critica che viene dalla base, la zittiscono e si vendicano di quelli che li criticano. Si conosce un buon numero di casi in cui l’attitudine burocratica ha causato un grave pregiudizio alla causa del partito, affogando l’iniziativa delle organizzazioni del partito, scavando nel prestigio della direzione ed impiantando in certe organizzazioni le abitudini anti-partito dei burocrati, nemici giurati del partito [per burocrati si intende funzionari del partito e dello Stato, ndT].

Il partito non può passar sopra al fatto che là dove la critica e la autocritica sono state relegate in secondo piano, lì si è indebolito il controllo delle masse sulla attività delle organizzazioni e delle istituzioni, vanno ad apparire inevitabilmente deformità come il burocratismo, la degenerazione e anche la disgregazione di alcune situazioni del nostro apparato. Naturalmente, questi casi non sono molto estesi tra noi. Il nostro partito è più solido e sano che mai. Però è necessario comprendere che, se queste infermità pericolose non si sono propagate in maniera grave, è stato solo perché il partito, servendosi della critica e dell’autocritica, li ha fatti uscire alla luce in maniera chiara e decisa al momento opportuno, ha dato colpi contundenti alle manifestazioni concrete della presunzione, del burocratismo e della degenerazione. Il saper dirigere consiste, precisamente, nel vedere il pericolo quando ancora si trova allo stato embrionale e nel non dargli la possibilità di crescere fino al punto che si trasformi in una minaccia.

La critica e l’autocritica sono un’arma rodata su cui conta il partito nella lotta contro le insufficienze, gli errori ed i fenomeni pericolosi che minano l’organismo sano del partito. La critica e l’autocritica non indeboliscono, ma consolidano lo Stato Sovietico, il regime sociale Sovietico, il che è un indice della sua forza e della sua vitalità.

Al momento attuale, l’importante è soprattutto, assicurare lo sviluppo dell’autocritica e della critica che provengono dalla base, combattere in forma implacabile, come nemici giurati del partito, tutti quelli che rendono torbido lo sviluppo della critica sui nostri difetti, a quelli che affogano la critica, a quelli che tollerano le persecuzioni e gli atti contro quelli che osano criticare. In effetti, grazie alla fine vittoriosa della guerra ed in grandi successi economici raggiunti nel periodo del dopoguerra, si è sviluppato in seno al partito un atteggiamento non critico rispetto alle insufficienze ed agli errori nel lavoro delle organizzazioni del partito, delle organizzazioni economiche ed altre. I fatti provano che i successi possono a volte ingenerare nelle fila del partito uno spirito conformista, la tendenza a considerare che tutto va bene e la tranquillità piccolo-borghese, al desiderio di dormire sugli allori e di campare sui meriti del passato. Si è assistito all’apparire di un buon numero di militanti che considerano che “siamo onnipotenti”, che “niente potrà fermarci”, che “tutto va bene” e che non vale la pena occuparsi di una cosa così sgradevole come la ricerca delle insufficienze e degli errori del passato, la lotta contro i fenomeni negativi e pericolosi nelle nostre organizzazioni. Questo stato d’animo, nocivo per le sue conseguenze, si è insinuato in una parte dei quadri male educati ed instabili dal punto di vista del partito. Abbastanza spesso, i dirigenti delle organizzazioni del partito, delle organizzazioni dei Soviet e delle organizzazioni economiche trasformano le assemblee, le riunioni dei militanti, le sessioni e le conferenze in una festa, in un luogo dove tutto si riempie di lodi [i tipici congressi e conferenze dei revisionisti italiani, in particolare il Pdci di oggi, ma anche il Prc; aspetti comuni comunque a moltissimi compagni rivoluzionari, sempre preoccupati di ciò che si può notare di loro, ndT], col che gli errori e le insufficienze nel lavoro, i mali e le deficienze non sono posti allo scoperto e criticati, il che rafforza la tendenza alla presunzione ed al liberalismo. Lo spirito liberale è penetrato nelle organizzazioni del partito. Si osservano tra i militanti del partito, tra i lavoratori delle organizzazioni economiche, nei Soviet e in altri, un rilassamento della vigilanza, casi di negligenza, di divulgazione di segreti del partito e dello Stato. Alcuni militanti, appassionati dai successi economici, iniziano a dimenticare che l’ambiente capitalista esiste ancora e che i nemici dello Stato sovietico si impegnano ostinatamente ad inviarci loro agenti, nell’utilizzare per i suoi ignobili obiettivi gli elementi meno stabili della società sovietica.

Per far progredire con successo la nostra opera, è corretto portare una lotta risoluta contro i fenomeni negativi, orientare l’attenzione del partito e di tutti i Sovietici fino all’eliminazione delle insufficienze nel lavoro. Per conseguire questo obiettivo è necessario sviluppare ampiamente la autocritica e soprattutto la critica proveniente dalla base.

La partecipazione attiva delle ampie masse lavoratrici nella lotta contro le insufficienze nel lavoro ed i fenomeni negativi nella vita della nostra società è una chiara testimonianza del carattere autenticamente democratico del regime Sovietico e dell’alta coscienza politica dei Sovietici. La critica proveniente dalla base manifesta l’iniziativa e l’attività creatrice di milioni di lavoratori, le loro preoccupazioni per il consolidamento dello Stato Sovietico. Quanto più ampiamente si sviluppano l’autocritica e la critica provenienti dalla base, ancor più si manifesteranno le forze creatrici e l’energia del nostro popolo ed il sentimento di essere, (il popolo), padrone del paese sarà maggiore e si consoliderà tra le masse.

È un errore credere che la critica che viene dalla base possa svilupparsi da sé sola, spontaneamente. La critica che viene dalla base può crescere ed estendersi solo a condizione che ogni persona, facendo una critica sana, stia sicura che va a trovare l’appoggio delle nostre organizzazioni e che possa vedere correggere le insufficienze che ha indicato. È necessario che le organizzazioni ed i militanti del partito, tutti i nostri dirigenti si pongano alla testa di questo lavoro e diano l’esempio di una posizione onesta e cosciente rispetto alla critica. Il dovere di tutti i dirigenti e militanti del partito è di creare le condizioni affinché tutti i Sovietici degni possano criticare, audacemente e senza mezzi termini, le deficienze nel lavoro delle organizzazioni e delle amministrazioni. Le assemblee, le riunioni dei militanti, le sessioni e le conferenze di tutte le organizzazioni del partito devono trasformarsi in un’ampia tribuna di critica audace e vigorosa delle deficienze.

La lotta perseverante contro le deficienze e gli errori nel lavoro degli organismi del partito, dei Soviet, delle organizzazioni economiche e altre deve arrivare ad essere la preoccupazione quotidiana di tutto il partito. Il comunista non ha diritto a rimanere indifferente davanti ai fatti negativi ed ai difetti nel lavoro e ancor meno a nasconderli al partito. Se in questa o quella organizzazione le cose vanno male, se si pregiudicano gli interessi del partito e dello Stato, il militante del partito deve dare a conoscere le deficienze agli organismi dirigenti del partito, incluso il Comitato centrale, lasciando da parte ogni considerazione personale. Questo è un dovere di ogni comunista, uno dei suoi doveri più importanti come membro del partito. Abbiamo dirigenti che pensano che se i loro subalterni portino a conoscenza delle deficienze il Comitato centrale del partito, stanno impedendogli di dirigere e minano la loro autorità. Occorre farla finita radicalmente con tali opinioni nocive e profondamente anti-partito.

Il compito del partito consiste nello sviluppare sempre più ampiamente la critica e l’autocritica, nell’eliminare tutto ciò che lo intorpidisce ed ostacola. Quanto più prepariamo le masse alla lotta contro le deficienze nel lavoro, maggiore sarà il controllo da parte della base della attività di tutte le nostre organizzazioni e migliori saranno le nostre posizioni in ogni campo. La applicazione conseguente della consegna della critica e dell’autocritica esige una lotta risoluta contro tutti quelli che ostacolano il loro sviluppo, contro quelli che li combattono e ridicolizzano quelli che si sono azzardati ad utilizzare la critica. I militanti che non contribuiscono allo sviluppo della critica e dell’autocritica frenano l’avanzamento del nostro movimento, non sono preparati per essere dirigenti e non possono contare sulla fiducia del partito.

2.      La disciplina del partito e dello Stato è ancor debole in un certo numero di lavoratori del partito, delle organizzazioni dei Soviet, delle organizzazioni economiche e in altre.

Noi abbiamo tra i nostri quadri un buon numero di lavoratori che hanno un atteggiamento formalista verso le decisioni del partito e del governo, che non sono attivi e perseveranti nell’impegno per applicarle, che non si preoccupano quando le cose vanno male e si pregiudicano gli interessi del paese. Un atteggiamento formalista verso le decisioni del partito e del governo, un atteggiamento passivo verso la sua applicazione sono difetti che occorre eliminare implacabilmente. Il partito non ha bisogno di funzionari insensibili ed indifferenti che antepongano la loro tranquillità personale agli interessi della causa; abbiamo bisogno di combattenti instancabili, pieni di abnegazione e che si impegnino nell’applicazione delle direttive del partito e del governo, che collochino gli interessi dello Stato sopra tutto il resto.

L’occultamento, da parte di alcuni dirigenti, della verità sulla situazione reale che esiste nelle imprese e nelle amministrazioni che sono a loro carico, lo scoprimento dei risultati del lavoro, rappresentano una delle manifestazioni più pericolose e premeditate della violazione della disciplina dato. Il Comitato centrale ed il governo conoscono casi nei quali alcuni dirigenti ponevano gli interessi ristretti della loro amministrazione ed i loro interessi locali sopra agli interessi generali dello Stato e, con il pretesto di star facendo petizioni per le imprese che stavano al governo, occultavano le risorse materiali di cui disponevano, entrando sulla via della violazione delle leggi del partito e dello Stato. Sappiamo bene di casi in cui i dirigenti dell’economia, con la tolleranza delle organizzazioni del partito, chiesero materie prime e materiali, anche sapendo che non ne avevano tanto bisogno, e che, quando non corrispondono ai piani economici, si permettono di indicare nei bilanci contabili una produzione superiore al reale [sfruttando forse, coprendovisi, l’entusiasmo propagandistico del Partito fatto attorno alla figura di Stakanov e del movimento dello stakanovismo, ndT]. Si sa anche di un numero di dirigenti che dimenticano che le imprese che sono a loro carico e la loro gestione competono allo Stato e che si danno da fare per trasformarle in loro feudo, nel quale questi cosiddetti dirigenti “campano alla grande”. (Risate in sala) Un tremendo male poggia nel fatto che abbiamo un buon numero di dirigenti che suppongono che le decisioni del partito e le leggi Sovietiche non sono obbligatorie per loro, che si immaginano che tra noi esistono due discipline: una per i militanti di base e una per i dirigenti. Questo genere di “dirigenti” credono che tutto li sia permesso, che possono ignorare le regole stabilite dallo Stato e dal partito, che possono violare le leggi Sovietiche, commettere abusi e far ciò che gli pare e piace (…)

L’obiettivo consiste nel saper affrontare decisamente le infrazioni alla disciplina del partito e dello Stato, con le manifestazioni di irresponsabilità e di rilassamento, con l’atteggiamento formale di facciata alle decisioni del partito e del governo, con l’elevamento costante del sentimento di dovere verso il partito e lo Stato in tutti i lavoratori [qui forse uno dei punti deboli della concezione di direzione del Partito nel socialismo: se il Partito è l’avanguardia, lo è come espressione della lotta e della ideologia di guida, non come apparato estraneo, ma come internità, forza di punta delle masse lavoratrici, coscienti del processo storico in atto ma costantemente in questo attive e non solo guidate: dalle masse alle masse; occorre infatti ricordare che un anno dopo questo congresso il revisionismo prese il sopravvento; ndT], nel lottare implacabilmente contro la mancanza di sincerità e di onestà [anche qui, come in parte nella Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, permane un atteggiamento prettamente morale ed in questo scarsamente materialistico rispetto agli errori che si insinuano nelle persone, per cui esistono solo i buoni –tanti- ed i cattivi –pochi, o uno-, per cui la natura della lotta di classe all’interno delle masse si esplica con caratteri marcatamente antagonisti anziché ricondottivi al criterio di combattere la malattia per salvare i malati ndT]. Non si può tollerare nelle fila del partito la mancanza di affiliati che vogliano nascondere la verità al partito ed ingannarlo. La stretta osservazione degli interessi della nostra Patria, la lotta attiva ed instancabile per l’applicazione delle decisioni del partito e del governo è il primo dovere di ogni lavoratore del partito e dello Stato [le cose hanno dimostrato che fuori dalla guerra guerreggiata contro il nemico, la disciplina non è di per sé sufficiente, e che chi si ancóra ai richiami alla disciplina ed alla scomunica delle indiscipline, magari sotto gli occhi del nemico, anziché compiere il ‘primo dovere’, spesso limitandosi a questo solo ed a quanto ne consegue, fa più danni che altro perché impedisce l’accertamento della verità; spesso capita, e questo avviene anche in molti casi di giustizia, che sono proprio i colpevoli ad accusare di colpe inesistenti gli innocenti; ndT].

3.L’insegnamento del grande Lenin del fatto che essenziale nel lavoro di organizzazione è la accertata elezione di quadri ed il controllo che nella esecuzione dei compiti non si applica a sufficienza.

I fatti provano che la elezione giudiziosa dei quadri e del controllo nella esecuzione dei compiti che sono stati affidati loro non sono ancora, né molto meno, il centro dell’attività dirigente degli organismi centrali e locali del partito, dei Soviet e delle organizzazioni economiche.

La cattiva organizzazione nella esecuzione effettiva delle direttrici del centro e delle sue stesse decisioni, la assenza di un controllo imprescindibile della esecuzione, è uno dei difetti più diffusi e più profondamente radicati nel lavoro pratico delle organizzazioni dei Soviet, delle organizzazioni economiche del partito. Le nostre organizzazioni ed amministrazioni pubblicano distinti ordini, decisioni e direttive, molto più di quelle che sono necessarie, ma non si preoccupano molto di verificare se sono state eseguite e come. Orbene, l’essenziale non è compierle in maniera burocratica, ma in una maniera giusta. L’atteggiamento poco cosciente, irresponsabile con la messa in pratica delle direttrici degli organismi dirigenti è la manifestazione più pericolosa e depravata del burocratismo. L’esperienza dimostra che anche i buoni quadri, se lo si lascia agire da soli senza che esista un controllo e una verifica delle loro attività, iniziano a corrompersi ed a burocratizzarsi. Uno dei compiti essenziali del partito consiste nel rafforzare in tutti i modi il controllo e la verifica della esecuzione nell’insieme del sistema di direzione, nel lavoro di tutte le organizzazioni ed amministrazioni, dagli scalini più alti a quelli inferiori. Per tutto questo, occorre elevare la responsabilità dei dirigenti di tutte le organizzazioni ed amministrazioni per controllare la messa in pratica delle decisioni del partito e del governo, migliorare seriamente il lavoro dell’apparato di controllo e di verifica tanto negli organismi centrali quanto nella base, rafforzare i suoi quadri, in modo tale che questo compito sia affidato a persone che hanno autorità, sperimentate, che possiedano un acuto sentimento politico, capaci di vegliare rigorosamente sugli interessi dello Stato [ovviamente lo Stato socialista è di tutti i lavoratori, è la giusta personificazione degli interessi collettivi, ben diversamente dalla arbitraria e dittatoriale personificazione dello Stato borghese di cui abbiamo traccia in ogni atto istituzionale, connotato sempre per le specifiche condizioni del nostro paese, oltre che al segno dell’estraneità alle masse, dal paternalismo; quando sopravvengono il revisionismo, il burocratismo e la logica mafiosa nello Stato socialista, si giunge di nuovo alla lotta di classe dispiegata, solo che all’attacco sono questa volta i menzogneri ed infingardi traditori del popolo: è la situazione di oggi in Cina, e dagli anni sessanta in poi, quando, una volta sedimentata la dittatura revisionista grazie allo “shock” della “destalinizzazione”, la gente iniziava a svegliarsi; in Germania orientale ed Ungheria questo avvenne prima; ndT]. È necessario rafforzare sensibilmente il ruolo di controllo del partito, centrare l’attenzione del partito sul controllo della messa in pratica delle decisioni del partito e del governo. È necessario che i nostri organismi dirigenti si appoggino sul lavoro di controllo tra le ampie masse dei lavoratori, nelle organizzazioni di partito, nei sindacati e nel Komsomol, tra i militanti dei Soviet locali. Solo la combinazione del controllo dall’alto e dalla base da parte delle masse del partito e di quelle senza partito permetterà di eliminare per tempo le deficienze nel lavoro della nostra organizzazione e della nostra amministrazione, creerà l’ambiente ove le decisioni e le direttrici saranno attuate per tempo e con precisione, alla maniera bolscevica.

La forza decisiva della decisione del partito e dello Stato sono i quadri; senza la loro giusta scelta e la loro buona educazione è impossibile applicare con successo la linea politica del partito (…)

Grazie al lavoro effettuato dal partito, la composizione dei quadri dirigenti è migliorata notevolmente. Tuttavia, questo non vuol dire che l’obiettivo di migliorare il suo livello qualitativo sia stato realizzato del tutto. Oggi, quando tutti i settori dell’economia sono dotati di una tecnica di avanguardia ed il livello culturale del popolo sovietico si è accresciuto considerevolmente, le sfide che si presentano dinnanzi ai quadri dirigenti sono cambiate, sono più elevate. Uomini di cultura, che dominano la loro professione, capaci di insufflare aria nuova, di applicare tutto ciò che è avanzato e progressista e di svilupparlo in maniera feconda, devono trovarsi al comando dell’industria e dell’agricoltura, dell’apparato di partito e dello Stato [questa posizione può essere corretta in specificissimi casi, senza tuttavia mai venir meno il diretto controllo popolare; a meno che non si tratti anche di elementi di lotta militante, politicamente riconosciuti nella classe, il che sarebbe eccezionale; ndT]. Noi disponiamo per questo di tutte le possibilità, poiché la base per l’elezione e la promozione dei quadri che rispondano a tali esigenze è più ampia che in altre occasioni.

Il nuovo miglioramento nella composizione dei quadri dipende, a partire da allora e soprattutto, della giusta organizzazione al momento di esaminare ed eleggere gli uomini, e per questo è necessario, prima che mai, eliminare le deficienze, gli errori e le deformazioni nel lavoro dei quadri. Occorre dire che, in questo terreno, le deficienze non mancano.

Il principale difetto consiste nel fatto che certi dirigenti scelgono i quadri non per le loro qualità politiche e pratiche, ma basandosi sul familiarismo, sui rapporti di simpatia, nell’essere compaesani. Abbastanza spesso, e con diversi pretesti, si rende la vita impossibile ai lavoratori onesti e che conoscono bene il loro lavoro, ma che danno dimostrazione di chiarezza di idee, non tollerano le insufficienze e questo provoca inquietudini nella direzione; li si rimpiazza con uomini di valore sufficientemente dubbio o che non sono adatti per questo tipo di lavoro, ma che sono maneggiabili e di gusto di certi dirigenti. Queste deformazioni della linea del partito nella selezione e nella promozione dei quadri ingenera in alcune organizzazioni la formazione di una cricca che si appoggia reciprocamente e pone i propri interessi di gruppo sopra agli interessi del partito e dello Stato. Non c’è da stupirsi che questo ambiente porti prestissimo alla disgregazione ed alla corruzione. (…)

Il burocratismo al momento di esaminare e scegliere gli uomini conduce ad un grave pregiudizio per il miglioramento costante della composizione dei quadri. Non è raro inceppare con episodi in cui la scelta si fa a partire dai dati suggeriti dai questionari ed alle relazioni puramente formali, senza che esista una indagine delle qualità professionali e politiche dei quadri. Nella scelta dei quadri si è adottata una pratica scorretta, a causa della quale i lavoratori sono confermati e nominati nei loro incarichi senza che sia esistito un contatto personale. E quando questa posizione formalista e burocratica presiede alla scelta dei quadri, non si sa discernere correttamente se un lavoratore è adatto al lavoro per il quale è stato raccomandato. Se non si conoscono le qualità ed i difetti dei lavoratori, non si può sapere in che ambito potranno dispiegarsi meglio le sue qualità personali (…).

4.      In numerose organizzazioni del partito se constata una sottovalutazione del lavoro ideologico, il che fa sì che questo lavoro abbia un ritardo rispetto ai compiti del partito, che se trova addirittura del tutto abbandonato in alcune organizzazioni.

Il lavoro ideologico è il dovere primordiale del partito e sottovalutarlo potrebbe portare a compromettere irreparabilmente gli interessi del partito e dello Stato. Non dobbiamo dimenticare mai che l’indebolimento dell’influenza dell’ideologia socialista presuppone il rafforzamento dell’influenza dell’ideologia borghese.

Non c’è e non può esserci nella nostra società Sovietica alcun posto per la dominazione dell’ideologia borghese. Qui domina una ideologia socialista, che ha per base indistruttibile il marxismo-leninismo. Ma sebbene sussistano tra di noi le vestigia della ideologia borghese, rimasugli sopravvissuti della psicologia e della morale della proprietà privata. Questi rimasugli non muoiono da soli, sono ancora molto vivi, possono crescere e occorre scatenargli contro una lotta risoluta. Non siamo vaccinati nemmeno contro la penetrazione di opinioni, idee e tendenze contrarie alle nostre che ci vengono da fuori, dagli Stati capitalisti, e anche dall’interno, dai gruppi ostili al potere Sovietico che il partito tuttavia non ha potuto neutralizzare. Non si può dimenticare che i nemici dello Stato sovietico cercano di propagandare, animare ed alimentare differenti sentimenti nocivi, corrompendo ideologicamente gli elementi vacillanti della nostra società.

Alcune organizzazioni del partito si appassionano per l’economia dimenticando le questioni ideologiche, lasciandoli da parte. Anche in organizzazioni di partito così avanzate come quelle di Mosca si dedica una attenzione insufficiente al lavoro ideologico. E questo ha le sue conseguenze. Lì dove si allenta l’attenzione sulle questioni ideologiche, il terreno si volge propizio per il riapparire di opinioni e concezioni contrarie alle nostre. Nei settori del lavoro ideologico che per una o l’altra ragione sfuggono alla vigilanza degli organismi del partito, lì dove la direzione e l’influenza del partito si indeboliscono, è dove agiscono i nemici, i diversi elementi usciti dalle vestigia dei gruppi antileninisti sconfitti dal partito; questi cercano di annidarsi in questi settori, utilizzandoli per introdurre la propria linea, far rinascere e propagandare diversi “punti di vista” e “concezioni” antimarxiste.

La sottovalutazione del lavoro ideologico viene data, in grande misura, dal fatto che una parte dei nostri quadri dirigenti non si preoccupa di elevare la propria coscienza politica, non incrementano la loro conoscenza del marxismo-leninismo e non si migliorano con le esperienze storiche del partito. Grazie a ciò gli è impossibile arrivare a convertirsi in autentici dirigenti ben temprati. Quello che non avanza sul piano ideologico e politico, quello che vive di formule apprese a memoria e non sa vedere il nuovo, è incapace di orientarsi correttamente nella congiuntura interna ed esterna, non può stare alla testa del movimento e non né è degno (…).

Le organizzazioni del partito realizzano anche un lavoro insufficiente tra militanti e candidati per migliorare la propria formazione ideologica e politica, organizzando e controllando male il loro lavoro di studio della teoria marxista-leninista. Risulta, così, che numerosi comunisti non hanno le conoscenze necessarie del marxismo-leninismo. L’elevamento del grado di conoscenza politica del militanti e candidati del partito è la condizione necessaria per il rafforzamento del suo ruolo di avanguardia in tutte le sfere della vita e di una attività ancor più intensa delle masse del partito e del miglioramento del lavoro delle loro organizzazioni.

In conseguenza di una direzione insufficiente del lavoro ideologico e dell’assenza di un controllo del suo contenuto, succede che spesso troviamo errori e deformazioni serie nei libri, nei periodici e nelle riviste, così come nelle attività delle istituzioni scientifiche e in altre organizzazioni istituzionali ideologiche (…).

Il lavoro ideologico del partito deve svolgere un ruolo importante al momento di eliminare della coscienza degli uomini i residui del capitalismo, i pregiudizi e le tradizioni nocive della vecchia società. Ieri come oggi è necessario sviluppare nelle masse la alta coscienza del dovere sociale, educare i lavoratori nello spirito del patriottismo Sovietico e dell’amicizia tra i popoli, nello spirito degli interessi dello Stato, perfezionare le migliori qualità dei Sovietici: la sicurezza nel trionfo della nostra causa, la volontà e l’arte di trionfare davanti a tutte le difficoltà.

Le organizzazioni del partito hanno come obiettivo quello di farla finita definitivamente con la sottovalutazione nefasta del lavoro ideologico, di rafforzare questo lavoro in tutte le sedi del partito e dello Stato, smascherare infaticabilmente ogni manifestazione della ideologia contraria al marxismo. È importante sviluppare e perfezionare la cultura, la scienza,la letteratura e l’arte socialista, orientare tutte le forme di azione ideologica e politica, la nostra propaganda, nostra agitazione, così come la nostra stampa per migliorare la formazione ideologica dei comunisti, per elevare la vigilanza e la coscienza politica degli operai, dei contadini, degli intellettuali. Tutti i nostri quadri senza eccezione alcuna hanno il dovere di elevare il loro livello ideologico, di assimilare la ricca esperienza politica del partito per non rimanere indietro e stare all’altezza dei compiti del partito. È necessario che le organizzazioni del partito portino tra i militanti e i candidati un lavoro costante per elevare il loro livello ideologico, la loro conoscenza del marxismo-leninismo, facendo di essi dei comunisti coscienti, politicamente istruiti.

 

 

I nostri compiti per proseguire il rafforzamento del partito sono i seguenti:

1.      Continuare a migliorare la composizione qualitativa del partito, non lanciarci in una corsa a chi fa di più, ma concentrare lo sforzo nell’elevazione del livello politico e della tempra marxista dei membri e candidati del partito; elevare l’attività politica dei comunisti, fare di ogni membro del partito dei lottatori fermi, capaci di mettere in pratica la politica e le decisioni del partito, uomini intransigenti con i difetti nel lavoro e capaci di perseverare nella lotta per eliminarli; migliorare e perfezionare il lavoro dei sindacati e del Komsomol, rafforzare giorno per giorno il contatto con le masse, ricordando che la forza e l’invincibilità del nostro partito risiedono nei profondi e indissolubili legami con il popolo;

2.      Farla finita con le tendenze a pensare che tutto vada per il meglio e a lasciarsi esaltare dai successi, dello spirito di accomodamento e di sufficienza tra le fila del partito, tendenze ed azioni tutte nefaste e pericolose per la nostra causa; mettere allo scoperto ed eliminare audacemente e fermamente gli errori e le debolezze nel nostro lavoro; praticare una democrazia interna conseguente nel partito; sviluppare più ampiamente la autocritica e la critica proveniente dalla base, farlo di modo che i Sovietici onorati possano criticare decisamente e senza mezze misure i difetti nel lavoro delle nostre organizzazioni e istituzioni, lottare implacabilmente contro tutti i tentativi di zittire le critiche, di ridicolizzare e di reprimere quelli che le fanno; rafforzare al massimo la disciplina del partito e dello Stato, estirpare l’atteggiamento formalista rispetto alle decisioni del partito e del governo; lottare decisamente contro la indisciplina e le infrazioni contro gli interessi dello Stato.

3.      Elevare il lavoro delle organizzazioni del partito per ciò che concerne la selezione, la suddivisione dei compiti e l’educazione dei quadri, osservare rigorosamente i principi stabiliti dal partito per la scelta dei quadri, combattere con intransigenza quelli che violano questi principi, combattere implacabilmente l’atteggiamento burocratico nella scelta dei quadri, migliorare la qualità dei quadri dirigenti, promuovere con maggiore forza per le funzioni dirigenti agli uomini fedeli agli interessi del partito e dello Stato, che conoscano bene il proprio compito e capaci di far avanzare le cose, togliere gli uomini che non servono, che non convengono, che sono in mala fede [misura che non pare abbia garantito il PCUS dalla degenerazione, ndT]; rafforzare al massimo il controllo e la verifica dell’esecuzione dei piani nell’insieme del sistema di direzione, dall’alto verso il basso [altra questione che non ha garantito l’obiettivo di preservare il partito che ci si aspettava: sono regole e condotte che funzionano quando i comunisti sono alla macchia, combattono e solidarizzano strutturalmente per la propria comune condizione, ma che vengono ad essere insufficienti e a volte anche sbagliati se non si determinano in conseguenza alla lotta di classe delle masse; in questo senso il Partito Comunista, nel socialismo, APPARTIENE ALLE MASSE anche se le “deve” dirigere, perché il processo di transizione e trasformazione sociale è partecipativo e di lotta di classe; questa revisione è stata attuata in Cina con la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, dal basso verso l’alto, e anche se non è stata sufficiente, ha rafforzato l’esperienza storica del socialismo di un passaggio fondamentale, di fatto ignorato in URSS dopo la morte di Lenin in quanto condotto come dura lotta di classe dietro i dettami e le esigenze della fame, della guerra, della pianificazione economica, ndT] , aumentare la responsabilità personale dei dirigenti di tutte le organizzazioni e istituzioni in quanto alla verifica dell’applicazione delle decisioni del partito e del governo, combinare il controllo dell’esecuzione che viene dall’alto con un controllo dell’esecuzione che venga dalla base, dalle masse dei comunisti e dei senza partito [anche qui, la base può contribuire al controllo dell’esecuzione delle decisioni del vertice, ma di fatto non contribuisce alla sua definizione: un tale sistema è sempre stato foriero di aver generato con le più diverse giustificazioni, errori su errori e di aver permesso il radicarsi di cricche nere e revisioniste nel partito, come si è visto nel 1955-1956; viceversa non si spiegherebbero i plausi a Kruscev al XX congresso e la sostanziale pacificazione interna che il revisionismo ha gestito per oltre 30 anni in URSS, ndT]; far sì che la selezione corretta dei quadri e il controllo sull’esecuzione dei piani sia una questione essenziale nelle attività di direzione delle organizzazioni centrali e locali del partito, dei Soviet e dell’economia;

4.      Farla finita con la sottovalutazione del lavoro ideologico, lottare fermamente contro il liberalismo e la faciloneria verso gli errori e le deformazioni ideologiche, elevare e perfezionare sistematicamente la formazione ideologica e politica dei nostri quadri; impiegare ogni forma di azione ideologica, la nostra propaganda, la nostra agitazione, la nostra stampa, nell’opera di educazione comunista dei Sovietici [da cui si evince che era sottovalutato l’elemento del riconoscimento dei militanti da parte delle masse e della rotazione nei compiti tra loro, in quanto grande attenzione viene riservata giustamente alla formazione ideologica ma nessun peso viene attribuito al processo della pratica quale verifica e miglioramento dei singoli militanti: nel socialismo la pratica, diversamente che nel capitalismo ove questa è capacità di lottare e combattere di organizzare le masse e di far avanzare il partito e la sua credibilità e ruolo di direzione nella lotta di classe, è essenzialmente partecipare e far partecipare le masse in maniera che le deleghe siano ridotte al necessario; questo aspetto invece proprio per la cultura della prima metà del XX secolo, e della seconda metà del XIX secolo, era fortemente posto in secondo piano rispetto all’ammirazione verso i dirigenti, i migliori parlatori e dirigenti, dato che l’umanità ancora era legata molto al culto della persona migliore, del dirigente come persona ideale; queste cose si sono dimostrate un limite allo sviluppo del socialismo, come è stato evidenziato, pur con modalità coercitive a volte troppo morbide e a volte anche nella coreografia punitiva, eccessive, nella Grande Rivoluzione Culturale Proletaria: in guerra la pena di morte è inevitabile per reati per esempio contro i beni del partito o della zona liberata, mentre nel socialismo occorre anche costruire un sistema rieducativo di massa che vada oltre la impostazione carcerista del capitalismo, ndT]; porre ad un livello più alto la scienza Sovietica sviluppando la critica e la lotta di opinioni nel lavoro scientifico, ricordando che per la scienza Sovietica non c’è altro modo di garantirsi il successo che restando al primo posto della scienza mondiale;

5.      Continuare a tenere in conto come la bimba dei nostri occhi, l’unità leninista nelle fila del partito perché è la base della solidità e dell’invincibilità del nostro partito.

(Forti e prolungati applausi)

 

 

(traduzione a cura di Paolo Dorigo, militante comunista prigioniero marxista-leninista-maoista, giugno 2004)