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UNA STORIA SEMPLICE ?

TUTTALTRO, UNA STORIA COMPLESSA
CON UN PRESUPPOSTO SEMPLICEMENTE
FALSO

CHE PUO’ PORTARE A SVELARE

LA GRANDE GLADIO CARCERARIA

(ente informale di sterminio e collaborazionismo

in cambio di sesso e favori)

 

Partendo dal presupposto che una delle basi fondamentali della quotidiana ed infame asserzione accusatoria dei torturatori NON è quella dei reati che avrei commesso ad Aviano ed altrove dagli anni ’70 in poi  (come invece era l’aspetto principale nel maggio-giugno 2002)  MA BENSI’ è quotidianamente quella di mie presunte colpe “di trasgressione alle regole” dell’omertà (cosa del tutto risibile e falsa a fronte sia delle altrettanto presunte mie responasbilità politiche e militari nell’operazione di Aviano –nota 1-– sia delle circostanze organizzative e giuridiche attraverso cui si è svolta quella vicenda prima del 2 settembre 1993 e fino al 14 ottobre 1993, data di inizio ufficiale della collaborazione di A.D.L.),

Ne deriva che è più probabile che NON lo stato centrale in quanto tale (od apparati occulti come il SISES)–nota 2- MA una componente piemontese e carceraria dello stato, che poi attraverso dirigenti PRAP piemontesi e lombardi sia giunto a più alti livelli nel DAP, sia il livello di autorità che avrebbe permesso e concordato a medici piemontesi di innestarmi determinate componenti nella testa (DATO PER CERTO DA PARTE MIA SIN DALL’AGOSTO 2002 quando acquisii conoscenza di come venivano attivate queste componenti, con un semplice telecomando, e ricordai di analoga situazione da me vissuta senza possibilità di reagire, a metà gennaio 1996 al CTO di Torino dopo l’operazione del 10 gennaio,

Se così fosse la possibilità che gli apparecchi ricetrasmissivi inseriti nel mio capo non siano complicati strumenti ma i componenti essenziali di un telefono satellitare, gps compreso, e che questo spiegherebbe sia la onnicomprensiva raggiungibilità della mia persona da parte dei torturatori (avendo girato tutta Italia, ed anche luoghi lontani dalla terraferma, solo in certi punti di gallerie ferroviarie appenniniche i torturatori hanno avuto ridotta capacità di arrivare alla mia persona uditivamente), allora la presenza dei signori Roberto Mariotti di Novara (esperto matematico e tecnico industriale e dell’Olivetti, della cui filiale moscovita era dirigente prima di essere condannato dall’Italia per spionaggio) e Marino Sacchetti italo-svizzero domiciliato anche a Savona (ex carabiniere per 7 anni, ex vigilantes, ex mercenario per la Croazia, ex capo delle guardie del “Principe di Seborga”, e occupato per 4 anni in una stazione di radiotrasmissioni della NATO sui Monti Berici) non sarebbe stata casuale.

Ma riporterebbe ad una conoscenza o corresponsabilità di altri detenuti nel trattamento torturatorio che si sarebbero impegnati con la Direzione di non creare loro problemi nonostante fossero stati uno un ex spione e un altro un ex carabiniere, ed infatti i primi seri disturbi uditivi e torturatori ai miei danni riappaiono (dopo un solo episodio nel agosto 2000) nel dicembre 2001 (quando il Sacchetti dopo il G.P.Manca, capiscono che ho cattivissime intenzioni nei loro confronti, e dopo che mi viene sequestrato un ottimo coltellino, per il quale la PM di Biella di turbo F.Tondin si dimentica poi sia di perseguirmi che di interrogarmi). E qui si vede che certe cose che scrivo ora senza problemi avendo comunque raggiunto prove sufficienti dal mio punto di vista di Vittima, le avevo già paventate sin dal dicembre 2003 in comunicati pubblici rivolti al movimento (dicembre 2003) e in denunce penali (a Torino, 22 settembre 2004).

Perché non il solo Fragomeni (direttore di Novara prima e di Biella poi) che aveva disposto (con carta bianca) l’assegnazione in una sezione EIV di ex dissociati di malavita (come Carmelo Trichilo) o di ex dissociati (come Fabio canavesi) ma anche di persone di questo genere, che si trovavano in sezione celle di isolamento (a Nuoro, Marino Sacchetti e Giuseppe Mastini nipote amatissimo dello zio che poi seppi essere il pentito sinto Aldo Mastini, poi deceduto di vecchiaia alle Vallette, ed alle Vallette stesse, Roberto Mariotti), alcuni persino per anni interi, e non per punizione ma per scelta e pericolo di vita degli stessi

Ma anche chi aveva “concordato l’arrivo” e bene accolto queste spie di regime, che evidentemente si è trovato volente o nolente, coscientemente o no, nei panni del collaborazionista di regime, si è trovato a conoscere la “storia” di cosa aveva Dorigo (delle microspie in testa), collaborando nel non dire a Dorigo stesso questa cosa, e pensando di poter collettivamente gestire umananente la sua condizione detentiva limitando i danni in altri ambiti dati dalla sua fantasia in relazione a ciò che studiava o faceva, avvalorando una sminuizione e diffamazione oggettiva della sua persona e di fatto collaborando così all’imperialismo non solo nell’annientamento della persona e/o attività politica e/o sovversiva di Paolo Dorigo, ma anche complessivamente, perché fatto un esperimento se ne fanno altri cento.

In questo senso l’ipotesi di un “telefonino satellitare” o di qualcosa in qualche modo ad esso assimilabile (il Ministero di Giustizia negli ultimi 15 anni ha disposto che le carceri tutte siano tutte interconnesse non solo dal SIPI –sistema informativo penitenziario italiano– ma anche da una rete satellitare), -nota 3-  potrebbe essere del tutto riconducibile anche a qualcosa di simile che funziona SOLO IN ITALIA (di qui il divieto di andare all’estero) PROPRIO ATTRAVERSO I PUNTI TRASMISSIVI ITALIANI DELLE CARCERI.

Un’ipotesi che per me oggi è qualcosa di più, dato che spesso i miei torturatori avanzano ipotesi per “scrivermele in memoria” e poi dire ai loro responsabili, verificatori o referenti, che già la conoscevo.

Paolo Dorigo, militante marxista-leninista-maoista principalmente maoista, 21 ottobre 2006 ore 13

 

ALLA FINE DIRANNO A SE STESSI:
MA PERCHE’ NON ABBIAMO ACCOLTO
IL PROGETTO DI MAGGIO 1997 DI
AFFETTIVITA’ CARCERARIA ?

NON PERCHE’ DI MAGGIO MORI’
DI INFARTO A GIUGNO 1997 ?

 

Allora perche’ ? Perche’ qualcuno amava due donne ? Questo potrebbe essere egocentrismo e pensare di essere sempre al centro del mondo. Cosa che non mi è mai appartenuta né la ho mai considerata, al di fuori dei contesti oggettivi e soggettivi che coscientemente NELLA LOTTA DI CLASSE, ANCHE ARMATA, MA DEL PROLETARIATO e non nelle bande, no di certo. Per cui è un’altra storia…

 

-nota 1-

Il giovane PM d’assalto A.M.Fabbro era inesperto di terrorismo, e abitante nella stessa città di Pordenone del A.D.L.; la sua moglie A.D’Agostino era collega di studio legale del difensore di A.D.L.; per incompatibilità di sede, dopo che diventa GIP nel 1995, A.M.Fabbro viene trasferito a Treviso (non troppo lontano); va detto che nell’ambito del “riconoscimento giuridico alle BR-Pcc”, firma diversa da quella del volantino e non a caso smentite invece dalla maggioranza dei prigionieri BR-Pcc in quanto tali, il PM non a caso doveva sminuire il ruolo di Dorigo di fronte a quello degli “ex brigatisti” dato che l’attentato in primis alla mia esistenza viene da parte del PM, dopo che si rende conto della mia manovra e del danno alla sua istruttoria che ne è disceso (con A.D.L. che a quel punto il 4 novembre 1993 ritratta su A.P.) con la montatura delle motivazioni all’arresto di un altro imputato, appunto A.P., falsamente  e parzialmente ricondotte al sottoscritto (26-27 ottobre 1993, e per questo viene da me querelato personalmente (la querela arriva a Venezia e il GIP Casson falsamente la ascrive contro ignoti)  e la sua montatura smentita sia dal comune difensore processuale (avv.Baccioli) sia dal comportamento processuale di A.P. e collettivo; tant’è che il mio successivo reclamo dell’agosto 1994 al DAP trova accoglimento e posso quasi immediatamente (15 settembre 1993) ricongiungermi ad i miei coimputati A.P. e F.A. a Novara.

 

-nota 2-

il SISES in effetti “governa” con delega ad agenti doppi dei servizi che fungono da dirigenti penitenziari. E una volta a Novara avevo sentito, come anche altre volte, i termini “carta bianca al direttore”, come provocazione-illazione di agenti penitenziari nei miei confronti (trucco psicologico consistente nell’enfatizzare alcuni termini a voce alta al passaggio di qualcuno per mettergli paura, presupponendo che lui dovrebbe averne di qualcosa, e contribuendo comunque a creargli GAS, sindrome di adattamento graduale, che poi ho saputo esistere ed essere una componente prima dei trattamenti di controllo mentale).

in questo senso va la visita di un capitano dei carabinieri, a scopo investigativo, a Spoleto nell’ottobre 2002 mentre io ero a Sulmona perché mi si voleva impedire di protestare con il capo dello Stato (loro idea, misura collettiva preventiva, si era nel periodo degli scioperi di massa del settembre-novembre 2002) ad un ergastolano mafioso abbastanza considerato (un ex-medico) il quale mi riferisce poi a dicembre che questo ufficiale gli ha chiesto “se Dorigo sta dicendo cose da pazzi o se è vero quello che denuncia”, al che il detenuto gli rispose “se Dorigo non ha una otosclerosi acuta, io gli credo perché ho visto la sua sofferenza e non è certo uno stupido che si inventa una cosa del genere”.

In questo senso va anche l’atteggiamento del DAP centrale ai miei reclami, che muta radicalmente da prima a dopo il maggio 2002; prima, erano recettivi e rispondevano ai reclami, poi rispondono stringatissimamente in alcuni casi, e accolgono la tesi della “direttrice offesa” biellese dalle mie lettere di protesta: in pratica il “love bombing” ha funzionato nella prima fase di tortura, e io posso essere dal DAP tranquillamente “preso per pazzo”. La spiegazione sta nel fatto che il 10 gennaio 1996 il DAP era senza un direttore generale, e che il vice di allora Di Maggio muore di infarto nel giugno 1997.  (senza voler qui illazionare sulla quantità di infarti carcerari, l’infarto è tra le principali cause di morte delle vittime di controllo mentale, cfr. documentazione americana in rete)

E che la mia “immagine carceraria”; era stata complessivamente attaccata dalla custodia di Biella –giugno 2000 – maggio 2002 - (agenti nella sezione EIV in particolare dei GOM, e corruttibili tendenzialmente come gran parte del corpo della polizia penitenziaria), tanto da raffigurarla  in quella di una persona “fragile”, “matta”, “border line”: l’esatto opposto a 360° della mia personalità.  E in questo senso anche la viziata e risibile consulenza psichiatrica di parte Simonato (afferma psicosi ma precisa di non essere in grado di indicare quale genere di psicosi)  del maggio 2003  (data la negazione del novembre 2002 da parte di un GIP di Biella, della “perizia psichiatrica” richiesta dalla PM –esperta in pedofilia e quindi di scuola “psicologica”, R.Soffio– quasi convinto a proseguire le indagini sulle mie denunce –resoconto avv.Battain sulla udienza del gennaio 2004 contro Gambella–), così come la posizione di parte e preconcetta espressa dal medico-legale Barone, da me denunciata pubblicamente per aver espresso una analisi di “psicosi affettiva” ), in mancanza di un mioincontro con lo psichiatra insieme al consulente psichiatra di parte nostra Comite Mascambruno, (abbastanza usuale termine per chiunque sia privato di una normale esistenza affettiva e sessuale per più di qualche mese, figurarsi per 11 anni di detenzione carceraria ininterrotta.

Questa copertura del DAP si spiega solo con il fatto che dal 1999 il ministro Diliberto concesse la carriera dirigenziale al corpo di polizia penitenziaria con il risultato che dagli uffici del DAP si allontanarono numerosi magistrati e giunsero numerosissimi comandanti ed ufficiali di polizia penitenziaria, tanto da arrivare alla creazione del titolo di “generale” di polizia penitenziaria, oltreché alla fondazione dell’UGAP (che riesumò lo SCOP precedentemente chiuso) e la sua funzione di connessione operativa ai GOM.

 

-nota 3-

tanto che i “bravi bambini” detenuti perfettini e buonini hanno chiesto tramite i loro galoppini spesso e volentieri negli ultimi anni di poter vedere le tv satellitari (in pratica di portare le parabole dentro le celle: questo bisogno indotto e non certo essenziale ed indispensabile, di cui io faccio perfettamente a meno anche in libertà, ha qualche “secondo fine” ?)