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DEMISTIFICAZIONI

… DI MISTIFICAZIONI CONTRORIVOLUZIONARIE

DEL PASSATO E DEL PRESENTE

punti 1-2-3-4-5  edizione 31-7-2006 n.3

Pagina di corredo a LETTURE E DEMISTIFICAZIONI

Sulla bontà dell'informazione  - accenni critici e bibliografici di Paolo Dorigo
DEMISTIFICAZIONE DI UNA MANOVRA CONTRORIVOLUZIONARIA: IL FALSO COMUNICATO N.7, 1978 ITALIA

Contributo per una storia documentale delle Brigate Rosse – numero straordinario monografico del Bollettino dell’ASP, giugno 1996 – autore Paolo Dorigo – editore Giuseppe Maj    La strage di regime a Genova il 28-3-1980 nelle foto pubblicate 24 anni dopo dal Corriere mercantile

Compagne/i cadute/i nella lotta di classe e nella lotta armata in Italia

Ricordo di Carlo Pulcini

http://www.bibliotecamarxista.org/immagini/galesi/tombagalesi.htm   Tomba di Mario Galesi

SULLA/CONTRO LA DISINFORMAZIONE: AVIANO

 

1

Da “Contributo per una storia documentale delle Brigate rosse” numero straordinario del Bollettino dell’Associazione Solidarietà Proletaria del giugno 1996, autore il sottoscritto.

I paragrafi seguenti smentiscono importanti autori e pubblicazioni sulla lotta armata che attribuivano alle Br azioni di altri o di altre o.c.c. compiute negli anni 70-80 del XX secolo.

Questo rimanda anche alla tecnica di false azioni “guerrigliere” come la azione nazifascista pilotata dai servizi di Piazza Fontana (1969, 12 morti), che fu attribuita agli anarchici per indirizzamento politico alle forze di polizia in tal senso, come la azione nazifascista pilotata dai servizi di Peteano (1972, 3 morti carabinieri),che fu attribuita a Lotta continua per indirizzamento fisico (pacco di quotidiani nell’autobomba) degli attentatori, o come la azione fascista-malavitosa del febbraio 1978 firmata Ordine nero al Gazzettino di Venezia che comportò la morte di un vigilante, inizialmente attribuita falsamente alla Organizzazione operaia per il comunismo, che smentì, e più di recente come la “azione” davanti alla caldaia del Tribunale di Venezia del 2001, che venne indirizzata agli Nta-pcc con un falso volantino, e come “ideologo” al sottoscritto dal pm Papalia che accusò nel 1999 me ed altro prigioniero di pilotare questo gruppo e che non mi interrogò mai potendo probabilmente disporre delle relazioni sullo spionaggio della mia mente sin dal 1996 (cf. Comunicato 33 ter), e, ancora, come il falso suicidio del “Pirellone” che comportò la morte di 2 impiegate nel piano del Presidente della Regione Lombardia nella primavera 2002, fatto appunto passare per suicidio mentre probabilmente il pilota era telecomandato sotto controllo mentale, (come denunciato verbalmente dal sottoscritto a direttore carcerario di Spoleto, magistrato di sorveglianza di Spoleto, onorevoli in visita durante i miei scioperi della fame del 2003-2004), e più recentemente il falso volantino “Guerriglia comunista” – “partito comunista combattente maoista”, di autoattribuzione alle azioni fasciste golpiste contro le auto di centinaia di lavoratori nei quartieri periferici di Roma sud in particolare.

Precisiamo anche che le Brigate rosse, a parte forse un documento di un coordinamento tra le occ del Piemonte nel 1977, non hanno mai firmato alcun documento né militante né processuale con altri gruppi al di fuori dei Nuclei Armati Proletari.

Precisiamo inoltre che la Unione dei Comunisti Combattenti non aveva nulla a che vedere con le Unità comuniste combattenti (anni ’70), e che è sorta da una espulsione nel seno delle Br-pcc nel 1984, a seguito di una battaglia politica di due posizioni, e che non si è mai firmata “Brigate rosse-Unione dei Comunisti Combattenti” come invece la magistratura emergenziale romana (specie Ionta) volle fare negli atti processuali.

Sono solo alcune delle bufale VOLUTE che lo stato opera in questo campo e che consiglia ai media .

 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

2

Di recente nel sito del “CEDOST” ho trovato bestiali inesattezze e sintesi molto eccessive, nonché inserimenti di organizzazioni politiche legali come Lotta continua e di organizzazioni di altro genere, in un elenco di organizzazioni guerrigliere comuniste MESSO INSIEME A QUELLE NAZIFASCISTE !!!!!!!!! Occorre ricordare a questi signori che tra i fondatori della lotta armata in Italia vi erano (a stare, come fanno loro, ai più importanti magistrati in materia) un importante editore della sinistra, già tesserato al PCI come Giangiacomo Feltrinelli (dirigente dei GAP e in rapporto con le BR), e un capo partigiano come Giambattista Lazagna ?  E che pertanto mescolare rosso e nero (antico vezzo del partito che fu reame a  Bologna contro la contestazione proletaria stessa) non è un buon lavoro storico ?    A costoro precisiamo tra le altre bufale, che:

BR-PCC non ci risulta, ANZI, che Dario Faccio fosse di questa organizzazione, era un militante Br-Walter Alasia (che peraltro conobbi), evaso dal carcere di Piacenza nel 1983 e riparato in Francia, e figlio dell’on. Adele Faccio dei radicali; ora, dato che la colonna Walter Alasia fu espulsa nel 1980 senza mai smentite successive dal comitato esecutivo delle BR che un anno e mezzo dopo  cambiò denominazione in BR-PCC, tale attribuzione in mancanza peraltro della dichiarazione di appartenenza usuale in caso di arresto di ricercati, da parte di Dario, all’epoca del suo secondo arresto a Parigi (1988-1989), tale attribuzione del “CEDOST” è assolutamente arbitraria e direi anche, credo l’interessato concordi con me, diffamatoria giuridicamente parlando.

Idem per Enzo Calvitti, alias Vittorio, almeno così recitano decine di rapporti dei carabinieri sin dal 1986, quando si occupavano della Unione dei Comunisti Combattenti. In tale procedimento emerge anzi che costui era isolato dalle BR-PCC pur latitante, e che pure la UdCC non permetteva ai suoi militanti di incontrarlo.  Più avanti in altri rapporti dei carabinieri lo indicarono come fondatore della Cellula per la costituzione del pcc, organizzazione che ha al suo attivo il tentativo di incendio di un portone dello storico quotidiano “Avanti!”, che, sia pur divenuto covo di servi dei padroni, è pur sempre un fatto di cattivo gusto per la memoria del proletariato.

Unione dei Comunisti Combattenti. Il “CEDOST” indica Fabio Ravalli tra i suoi dirigenti, mentre è noto che il compagno fu partecipe della Brigata Dante Di Nanni in Toscana negli anni ’70 e poi delle BR-PCC di cui militante si dichiara sin dal secondo arresto del 1988. La abitudine di indicare “dirigenti” scelti a caso tra le cianfrusaglie dei media da parte del CEDOST appare anche nella attribuzione che ne fa di due membri tra i vari militanti condannati per “organizzazione” (comma 1 306 cp) di banda armata.

3

Sono quisquiglie, se le si raffronta a quello che han scritto personaggi di ben altro calibro, o alle cazzate che si sentono in tv. Ci torneremo ancora.

(sulle montature e le campagne di opinione e solidarietà)

(sulla soluzione politica inesistente, poichè l'unica soluzione è la rivoluzione e per i proletari la rivoluzione non è un'optional od un periodo della gioventù, e la lotta armata non è storicamente un fatto privato dei combattenti ma parte della lotta di classe degli sfruttati)

No soluzione politica n.1 -prigionieri BR-PCC- Tribunale Venezia 1987

No soluzione politica (mia posizione carcere Trento) 1987

No soluzione politica (posizione anche mia carcere Opera) 1997

 

(sull'estraneità culturale e politica di pl al campo rivoluzionario)

PL no grazie

Linea rossa e linea nera nella prima fase della lotta armata per il comunismo in Italia (1970-1982-1994)

CALENDARIO ROSSO 2006

 

(sulla guerra sporca e quelli che non si fanno i cazzi loro)

PL no grazie 2